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Musica

Nex Cassel: Tutti i colori del "Rapper Bianco"

Breakbeat, trap, Joey Badass, religione, autotune e rock'n'roll: tutte le influenze che Nex Cassel ha affiancato, senza paura, nel suo ultimo album.

Nex Cassel. Foto di Alberto Pepe.

“Sono d’accordo sul fatto che Rapper Bianco sia il mio disco d’esordio in pratica. Quando faccio un disco diciamo che la roba che davvero che m’interessa sia quella di fare un classico, il mio classico.”

Nex Cassel pare avere le idee serie sul suo rap e sul rap in generale. Dopo aver ascoltato praticamente in loop il suo disco, a questo punto, d’esordio, che arriva dopo vari mixtape e Come Dio Comanda, progetto dal passato burrascoso, specie post-release, l’ho incontrato nel luogo in cui tutto ciò è cresciuto e infine perfezionato, il Bande Nere Records, per parlare di Rapper Bianco, ma non solo.

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“Penso che pochi gruppi abbiano più di un classico, non parlo solo di rap. Quello che sto cercando di fare io è cercare di fare il mio disco, in questo senso. Fare già solo una pietra miliare, sarebbe un ottimo risultato. Non so se con questo ci sono riuscito perché fino a che il disco non esce e poi passa un po’ di tempo non riesci a rendertene conto. È una cosa che puoi capire solo quando il disco ha una vita propria. Poi difficilmente sono soddisfatto di ciò che ho fatto prima di mettermi al lavoro su qualcosa di nuovo, allora riparto come se dovessi fare un esordio e una pietra miliare.”

Il lungo periodo, tra l’altro, sembra essere proprio la dimensione del disco del rapper veneto, un disco che può solo che invecchiare bene, data anche il lavoro intensivo ed estensivo di ricerca che c'è stato a monte: “Diciamo che ascoltando rap da parecchio tempo tendo a pensare più in lungo. Calcola che per fare questo disco abbiamo fatto qualcosa come sessanta tracce, magari ce n’erano anche di più fighe o che erano più immediate, ma qua anche quelle più semplici sono state messe apposta all’interno del disco perché sono tracce che secondo noi possono reggere la distanza, abbiamo pensato più all’insieme, uno sguardo da lontano.”

Come si diceva, il disco è cresciuto e perfezionato nello studio milanese di Nex Cassel e St. Luca Spenish, ma la sua genesi è davvero lontana, non solo geograficamente. Nel disco c’è una forte matrice, per così dire, religiosa:

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“Quando siamo andati in Sicilia per la lavorazione di questo disco in realtà volevamo fare un disco psichedelico con tematiche, appunto, religiose o comunque esoteriche, usare quel tipo di immaginario per fare delle rime. Quindi ci siamo anche immersi in letture di questo tipo e abbiamo prodotto un disco tutto con quel mood, pensa a “Il Figlio del Padre”, tipo “Leggenda”. Poi quando abbiamo finito quel lavoro ci siamo resi conto che un disco del genere potesse essere un po’ ostico, così ci siamo rimessi daccapo, salvando alcuni pezzi, in realtà rimaneggiati. Qualcosa di quel periodo è rimasto, più nei featuring forse, come quello che ho fatto nel disco di Johnny Marsiglia e Big Joe [Fantastica Illusione ndr], o in quello di Cali. Poi un’altra cosa che ci ha fatto desistere è anche che questo tema fosse un po’ inflazionato nel periodo in cui poi saremmo voluti uscire, penso a The Equinox Of God di Lil Pin o Dio C’è di Achille Lauro.”

“Comunque abbiamo ancora tutti i provini… Quando avremo tempo, tireremo fuori queste cose. Dovremmo prendere in mano tutto quanto, forse ri-registrarlo, mixarlo.”

Ma probabilmente le divagazioni distraevano Nex e soci dall'obiettivo di tirare fuori un album diretto, semplice, come la sua copertina e il suo titolo, in bianco e nero, Rapper Bianco, come se fosse necessario, per poter divagare, liberare la rampa di lancio e renderla più liscia possibile.

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“Così, invece di fare un album particolare come quello concepito inizialmente, abbiamo deciso di farne uno che fosse 100% rap, a partire dal titolo. Abbiamo preferito non fare qualcosa di "strano" per forza, nonostante ci sia qualche divagazione tipo “Il Figlio del Padre”. Mi sembra che siamo riusciti nel nostro intento, comunque: scrivere un disco vario, ma che sia tenuto insieme dal mood un po’ cupo e negativo che caratterizza tutto quanto.”

E in effetti l'album, nonostante le variazioni sul tema portante siano frenate, contiene paesaggi sonori così diversi fra loro, ben rappresentati dai singoli usciti finora: si passa da quella che potremmo definire trap al rap classico, fino a suoni più hardcore, tanto che, durante l’ascolto, si ha quasi l’impressione di trovarsi davanti a un vero e proprio showreel delle capacità tecnico-stilistiche di Cassel:

Ed è anche per l'estrema commistione di generi che lo rende un album difficile da collocare in un anno o in un periodo preciso

“A proposito di sonorità vecchie e sonorità nuove: quel tipo di sound "old school" che abbiamo usato è tornato di brutto. Oggi è quasi più innovativo fare una traccia breakbeat rispetto alla roba trap. Nel nostro caso, comunque, abbiamo preso il basso dell'808, l'abbiamo tenuto altissimo, cioè abbiamo mixato tracce dal sapore anni Novanta in modo completamente diverso da come le avrebbero mixate negli anni Novanta.”

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Questa continuità/discontinuità col passato è un tema che torna anche nel disco, per esempio nel featuring con E-Green, che sputa sul microfono: “mo' fate i real dopo Badass ma con me non attacca”.

“C’è stata un po’ una moda di dire “No, io mi ascolto Joey Badass”. Io sono abbastanza fan di Badass, però il primo disco era troppo citazionistico, sembrava un disco proprio fatto in quegli anni là, secondo me va bene rimaneggiare le cose, però devi aggiungere qualcosa che non c’era una volta. Puoi fare un film in bianco e nero al giorno d’oggi, però non può sembrare un film di Charlie Chaplin. Io per esempio ho fatto una copertina in bianco e nero, però ho messo la scritta colorata, sennò sembrava che non avessimo i soldi per la cartuccia. Invece no, l’abbiamo fatta in bianco e nero perché ci piaceva in bianco e nero.”

Dato che stavamo parlando di immaginario e contesto, ho pensato che Charlie Chaplin e il bianco e nero fossero un buon ponte per passare a discutere di infuluenze musicali. Mi incuriosiva molto sapere da quali ascolti fosse partito Nex Cassel per arrivare ad una così ampia gamma di risultati, se ci fosse più trap che rap vecchia scuola o viceversa. Mi risponde che non vuole rivelare nel dettaglio le sue influenze, “perché sennò poi gli altri le vanno ad ascoltare [ride]. Certa gente dice “Incredibile, fai veramente del rap sopra la trap”, per me è normale rappare sopra la trap, non è che bisogna per forza cantare con l’autotune sopra la trap. A me per esempio piace Young M.A., che è di Brooklyn, e rappa sopra la trap, ma molto normalmente, molto tranquillamente."

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La tecnica mista che contraddistingue Cassel è forse uno dei tratti che lo differenzia maggiormente dal resto del panorama hip-hop italiano: non sta totalmente da una parte, né dall'altra, mischia "roba pseudo-trap con della roba più classica, perché magari al posto di mettere dei suoni elettronici ci abbiamo messo dei pianoforti o dei campioni filtrati, per cui si riusciva ad accostare. Adesso fortunatamente va anche questo tipo di trap grezza con i campioni, infatti non so nemmeno se sia giusto chiamarla trap."

Mi racconta poi di come probabilmente una delle influenze sia anche il rock, quello progressivo, strumentale. "Anche il look, se vuoi, è un po’ rock. Siamo amanti delle patch, sulla mia giacca trovi patch fatte da noi o dagli amici nostri, ne abbiamo anche fatta una proprio per l’uscita del disco. Poi l’ambiente rock è figo, perché, essendo un genere più datato, ti confronti con gente più vecchia, mentre alle serate rap, a volte, è invivibile."

Gli chiedo se non gli sia mai capitato di farsi una serata interessante, ultimamente, nel giro hip-hop, e mi risponde che forse l'ultima volta è stata al concerto di Skepta [al decimo anniversario di VICE Italia, NdR], anche se dice di non averlo ancora inquadrato benissimo. In generale, mi dice, sente tanta confusione, ed è per questo che preferire limitare i propri ascolti, per quanto riguarda il rap italiano così come quello internazionale.

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"Sento troppa roba mixata male… Io invece cerco sempre di tenere tutto a un livello molto elementare: c’è una voce, c’è la base, poi la base può avere tanti suoni, pochi, ma stanno per i fatti loro, non c’è un casino terribile. Secondo me il rap dev’essere una base, e una voce, qualche soluzione per i ritornelli, per non annoiare, ma non molto più di così…"

E qui si ritorna al discorso sulla semplicità di Rapper Bianco rispetto alla stratificazione degli album che escono in questo periodo, in cui diversi elementi elettronici, come l'abuso dell'autotune, a volte confondono il senso di un album e non permettono di arrivare ad un artista. "Ad esempio il disco di Travis Scott può essere anche quasi geniale, però all’atto pratico mi fa venire il mal di testa. Ascolti i singoli e ti piacciono, ascolti il disco e ti si frigge il cervello. Infatti quando arriva quel pezzo con Kanye West sembra una boccata d’aria fresca, è un po’ più normale. Quando arriva quel pezzo, finalmente respiri. Quel disco lì secondo me ha tanta tanta influenza rock diciamo, voci distorte, solamente che se vuoi fare il cantante sarebbe meglio che tu sapessi cantare. Perché cantare con un autotune, o meglio dover per forza sempre cantare con un autotune diventa pesante. Bello quando fanno i live con l’autotune, fino a che cantano va tutto abbastanza bene, quando iniziano a dire cose come tira su le mani, che viene una roba strana, è proprio strano… Cioè, prenditi due microfoni."

E così Nex continua per la sua strada, attingendo a piene mani dalle influenze che desidera assorbire e rielaborandole secondo il suo canone di semplicità e varietà, tanto che il suo modo di rappare sulla trap può essere considerato un trademark, una tecnica da tramandare.

"Tu mi chiedi se io rappi sulla trap quasi a “insegnare” come lo si faccia? Non so se ci sia un intento educativo mentre lo faccio, per come è nata la trap è normale che, nella sua evoluzione, tutte le cose vadano rimescolate: prendere alcuni elementi e rimescolarli creando qualcosa di completamente differente è ciò che rende bella la musica elettronica. Io non so se oggi venga interpretata male la trap, però non c’è una sola maniera di andare sopra le basi trap, l’importante è che le cose girino bene. Giustamente io sono un rapper, quindi rappo, se sento una base trap che mi piace chiaramente la voglio spaccare."

Puoi acquistare Rapper Bianco su iTunes. Segui la pagina Facebook di Nex Cassel o il suo account Twitter per beccarlo agli instore.

Segui Tommaso su Twitter: @TommiNacca