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Musica

DJ Sprinkles ci spiega come perdere fan e alienarsi tutta l'industria discografica

Una riflessione su come riuscire ad avere davvero qualcosa da dire nel mondo musicale di oggi, da parte di uno degli artisti più intelligenti e problematici in circolazione.

In qualità di fruitori e fan della musica ci piacerebbe sempre saperne di più sui musicisti. Che tipo di persone sono? Che tipo di musica ascoltano? Come reagiscono alla cancellazione di un volo? Molto spesso questi discorsi sfociano nel gossip idiota, ed è sicuramente tutto molto meno importante della musica stessa, ma noi continuiamo a documentarci.

Anche nel caso dell'elettronica più astratta, molte persone hanno sottolineato l'importanza del contesto per la definizione del genere stesso, alla luce di tutto ciò, sembra che nessuno meglio di Terre Thaemlitz possa parlare di contesto musicale. Conosciuta prevalentemente per i suoi lavori sotto lo pseudonimo di DJ Sprinkles, la sua musica—imparentata con la tradizione della deep house frocia di New York—può definirsi fieramente politicizzata, spesso malinconica e incentrata su temi s ignorati dall'intera industria. Per dirla a parole sue: "Il contesto da cui è emersa la sonorità deep house è fin troppo dimenticato dalla gente: crisi sessuale e dei generi, prostituzione transgender, mercato nero degli ormoni, dipendenza da alcol e droghe, solitudine, razzismo, HIV e associazioni per la lotta all'AIDS, la parata drag a Thompkins Square Park, la violenza della polizia, il pestaggio dei froci, la disoccupazione, gli stipendi bassi e la censura… il tutto a 120 Bpm." Le produzioni house di Thaemlitz trasudano talento anche nella sua meravigliosa musica ambient, creando tracce atmosferiche uniche nell'abilità di accostare il sublime alla sofferenza. Il suo progetto Soulnessless non solo ha costituito una forma di critica verso la distribuzione da parte delle major discografiche, ma anche una fonte di discussione interna alla scena musicale, sulle modalità di pubblicazione non ortodosse de proprio album.

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Abbiamo chiesto a Thaemlitz di contestualizzare la priopria musica e di condividere le proprie sensazioni su come il suo pubblico fruisca e metabolizzi le sue produzioni. Di tutta risposta, lei ci ha offerto una guida introspettiva ai principi formanti della propria musica, oltre che ai sacrifici sopportati per continuare a proprio modo nell'industria musicale.

Penso che la reazione di rifiuto del femminismo da parte della maggior parte delle persone avvenga ad un livello di subconscio, come un atto di auto-preservazione di preconcetti che altrimenti destabilizzerebbero determinate relazioni sociali. Per una persona, certi argomenti acquistano rilevanza solo in caso di diretta sperimentazione personale che in tal modo allontana dal soggetto il senso di apatia. Quindi, ovviamente, ciò significa che molte delle persone che si imbattono in una mia produzione potrebbero non comprenderla per via del proprio contesto di vita forse troppo semplice, o forse perché la loro vita è tanto ardua da non poter confrontare apertamente le mie varie pubblicazioni.

SABOTATE VOI STESSI

Non sono affatto un musicista pop che si preoccupa di farsi comprendere dal maggior numero possibile di persone. Per me, l'immagine di una folla di migliaia di persone che acclama all'unisono qualcuno è al contempo fascista e sgradevole, quanto di più lontano dal mio modo di agire culturalmente. Faccio scelte che mi impediscono di avere a che fare con la domanda commerciale dei gusti delle masse, nonostante queste decisioni siano controproducenti in un'ottica di flusso di guadagno capitalista. Non provengo da una famiglia ricca, perciò tutte queste sono decisioni ovvie per me, per cui posso semplicemente trastullarmi con queste pubblicazioni ad un qualche livello meramente artistico o teoretico.

SIATE IL PIÙ INUTILI POSSIBILE

Ho speso decenni a elaborare strategie per guadagnare, a pagare l'affitto e a inserire cibo nella mia bocca e tutto ciò costituisce un continuo ed instabile processo che richiede molte energie. È fondamentale comprendere che non si tratta di essere "fedeli a sé stessi" o altre stronzate piene di cliché da artista-eroe, non è nemmeno una questione di "fai ciò che ami" NO! Bisogna semplicemente affrontare i compromessi quotidiani in quest'industria, come sosteneva la femminista Laurence Russel in Useless Movement: "Non ci arriveremo mai. Voglio dire, non troveremo mai il nostro posto inquanto produttori di cultura, staremo sempre a sostituire, a rincorrere, a traslocare, sempre a desiderare qualcosa che non avremo mai. Tutto ciò ci consegna molta energia, tante aspettative e mosse inutili." Qui, il senso di "inutile" ha a che fare con l'esclusione volontaria delle aspettative patriarcali dominanti, incluso il rifiuto di esibirsi secondo le forme richieste dal mercato capitalista. Ciò che le regole culturali rigettano come "inutile" o senza alcun valore può invece essere convertito talvolta in qualcosa di inutilmente funzionale, che semplifichi l'esistenza. Ma questo richiede sfacciataggine, la stessa impiegata dai bastardi delle major discografiche.

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DIRE CHE LA MUSICA È UNIVERSALE È UNA STRONZATA

È un errore quello di considerare la musica come retoricamente "universale", come se esistesse un rapporto empatico tra produttore e fruitore. Mi rincuora che si possano sperimentare più reazioni riguardo ad una stessa traccia audio a seconda di chi l'ascolta, un progetto può tranquillamente avere un target di persone, ma non necessariamente chi ha comprato il disco ne farà parte al cento percento (sempre che l'abbia comprato e non scaricato). Quindi, in parole povere, posso interpretare il vostro sentimento "voyeuristico" come una consapevolezza di evidenti disparità sociali, e questo è il primo passo per allontanarsi dalla stronzata distorta de "la musica è una cosa universale." Si riconduce tutto ciò al comprendere il contesto, cosa che cerco in tutti i modi di fare comprendere alle persone. Sono più spaventata da quel tipo di persone che non sentono affatto le distinzioni sociali, tipo quelli un po' snob e riccastri che frequentano locali per bianchi in cui si ascoltano solo vecchi dischi raggae e rocksteady e nessuno pensa che sia contraddittorio. Avete presente?

NON METTETE A PROPRIO AGIO LE PERSONE

Quel "qualcosa" che tutti noi dobbiamo assolutamente "ottenere" non è per niente il comprendere empaticamente le esperienze vissute da altri, bensì un atto di comprensione di come la visione di qualcuno si relazioni con l'abilità di altri di capire le interazioni tra altri contesti. Anziché aspirare ad alleanze sentimentali attraverso la musica, credo sia più importante fare caso all'alienazione e alle dinamiche di potere che si possono incontrare nelle fasi di produzione, distribuzione, esibizione, ascolto, ecc. Si impara molto più dalle differenze che dagli aspetti in comune: non penso che si possa iniziare a dedicarsi alle realtà materiali che comporta un privilegio sociale, il potere e il controllo, finché non si comprende a pieno che questi elementi sostengono di fatto la propria condizione di comfort. Se vuoi cominciare ad interferire o smantellare determinati controlli oppressivi sulla tua vita, non sarà di certo copiando qualche abitudine o ascoltando musica di altre comunit: devi semplicemente informarti delle pratiche altrui e capire come applicare al tuo contesto le conoscenze acquisite. "Ottenerlo, raggiungerlo" fondamentalmente significa di dover minare la propria condizione di stabile comodità, anche in modi che possono distruggere le nostre relazioni.

Per ovvie ragioni, molte persone non dispongono della volontà, della capacità o del coraggio per agire socialmente in questa direzione. Molto è stato scritto su questa passività, che molto spesso ha a che fare con episodi di perversione sessuale, perciò si tratta di un'area di studio che potrebbe fornirvi alcune strategie per adottare questo tipo di approcci. Dopodiché cominciate a pensare in quale genere musicale vi sentite più attivi e iniziate a scomporre tutti i processi ideologici dietro a quell'assopimento quotidiano. È questo che più di ogni altra cosa ci dovrebbe entusiasmare e tenere all'erta.

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La traccia "Ball'r (Madonna Free Zone)" di Thaemlitz critica esplicitamente "Vogue" di Madonna. Qui sotto ci spiega le ragioni del suo disdegno.

CONTRO MADONNA E L'ANNULLAMENTO DEI CONTESTI SOCIALI

Ciò che sto per dire concerne molto più della semplice "Vogue", ma il problema di questa traccia non è causato dalla mancanza di autenticità di Madonna. Se parliamo apertamente della drag culture, inscindibile dai segreti sessuali nati dalla violenza di una società eterosessuale, sfociamo istantaneamente nel dominio culturale della menzogna e dell'ipocrisia. L'autenticità non è per niente il punto della questione, fanculo l'autenticità: il punto è la modalità di funzionamento della traccia in quanto mezzo di comunicazione e come stratagemma rappresentativo sotto forma di brano pop che ha venduto centinaia di migliaia di copie, se non milioni. "Vogue" si è assicurata l'accesso al mercato globale cancellando brutalmente i fattori di razza e genere che hanno dato vita al vogue, assicurandosi così un'appetibilità mainstream. In una dimensione di mero marketing, non v'è dubbio che mainstream significhi "eterosessuale bianco", ecco perché finisce con il verso "Non fa differenza se sei bianco o nero, o se sei uomo o donna." Di fatto, la sottocultura vouge era inevitabilmente connessa ai contesti sociali definiti dai princìpi esclusivi di razza, genere e orientamento sessuale, quindi, ecco finalmente la questione: il pubblico non sa di essere succube dei modi in cui si intenda comunicare con esso, anticipandone e mediando i fraintendimenti che insorgeranno. Si chiama "strategia figurativa".

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Trovo che le strategie di Madonna siano piuttosto ponderate nell'esecuzione, ecco perché una traccia come "Vogue" diventa problematica. Perché offre riduzionismi ben ponderati che danneggiano le stesse cause che sostiene di appoggiare. Fallisce deliberatamente nell'insegnare ciò che tanto si vanta di fare apprendere alla massa di ignari ascoltatori. In maniera del tutto simile, il suo brano "Papa Don't Preach" non sarebbe mai entrato nelle classifiche pop americane se il verso "but I made up my mind, I'm keeping my baby" (ma ci ho pensato molto bene, terrò il bambino) fosse stato in realtà "non terrò il bambino." WOW, sarebbe stata una traccia tremendamente diversa, che mi avrebbe fatto diventare fan di Madonna all'istante! Senza alcun dubbio i più grandi distributori avrebbero bandito il brano senza pensarci un istante. Non so se la gente al di fuori degli USA sappia quanto anti-abortista sia l'opinione pubblica americana e quanto sia impossibile per i social media dimostrare il contrario. Se guardate una qualsiasi trasmissione TV americana, accade sempre che il personaggio incinta, dopo aver "considerato le opzioni" (la parola aborto non viene mai pronunciata), finisce per tenere il bambino.

Si contano sulle dita di una mano le storiche eccezioni in cui è capitato il contrario, per poi scoprire che la ragazza non era davvero incinta oppure ha subito un aborto spontaneo. È una retorica imposta culturalmente secondo la quale "è ovvio che ogni donna terrebbe il bambino se potesse." No, non è affatto vero, e certamente non lo dovrebbe essere, le donne non dovrebbero sentirsi in colpa, specialmente per patriarcati che le opprimono con la responsabilità dell'allevamento della prole. Siamo nel 2014 e il vecchio slogan degli anni Ottanta "Aborto su richiesta e senza scuse" rimane il più commovente di sempre.

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NON SCENDETE A COMPROMESSI

I concedersi per accedere al mercato musicale mainstream comporta profondi compromessi nel contesto politico. In un'economia globale in cui persone da nazioni più fondamentaliste degli USA canticchiano questi testi, come non possiamo considerare il tutto come propaganda? Ovviamente, è unatragedia che in molte nazioni, inclusi gli USA, "Vogue" e"Papa Don't Preach" siano state accolte come radicalmente "liberali." Tipo che i matti religiosi erano sconvolti da "Papa" poiché si parla di una giovane ragazza alle prese con il sesso prematrimoniale: che messaggio vogliamo lasciare ai nostri figli? Bla, Bla Bla… E ancora, mi colpisce quanto sia indubbiamente conservatore ciò che sottintendono entrambe le tracce perché, di fatto, sabotano ogni tentativo di dapprofondimento sulla questione. Sono dei campi minati per interrompere ad un certo punto la conversazione, e ciò si connette inestricabilmente alla loro capacità in termini di vendite e marketing.

Ecco come si origina il vero problema etico sui "fraintendimenti" da parte delle masse. Su questo livello di analisi le persone dovrebbero imparare ad ascoltare la musica perché quando arrivano a pensare che i gusti constribuiscano a definire la loro identità, entrano in gioco le varie dinamiche sociali e culturali. Se non arrivate a questo livello dia nalisi, direi che c'è una profonda carenza di coscienza riguardo la manipolazione culturale. È un limite in termini di possibilità di azione politica.

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INDIVIDUATE LE IPOCRISIE NEL VOSTRO STESSO LAVORO

Non posso comparare la popolarità di "Vogue" di Madonna con la mia, perché la mia mole di pubblico e distribuzione non ne costituisce che una minima frazione di percentuale, pertanto, le ramificazioni culturali ed economiche sono totalmente differenti. Sicuramente, però, si possono trovare chili di merda ipocrita anche nelle mie produzioni, la differenza è che personalmente cerco sempre di badare a queste ipocrisie più apertamente e attivamente. Metto sempre sotto una luce critica me stesso e le etichette con cui lavoro, prevedendo ampiamente ogni tipo di fraintendimento che potrebbe insorgere. Cerco di aprire al dibattito e a i problemi, conscio del fatto che in tal modo ne risenta la mia appetibilità verso le masse.

PREFERITE LA PARTICOLARITÀ ALL'APPETIBILITÀ

Nella musica pop, il metro convenzionale per stabilire il valore di un artista è la popolarità. Io vado in una direzione differente, in cui l'appetibilità viene evitata in favore della chiarezza e del dialogo. Ovviamente, non sono soltanto miei sforzi a fare il tutto, le etichette con cui lavoro e gli ascoltatori devono farsi carico di alcuni compiti. Purtroppo, la cultura dominante ci preclude gli strumenti per vedere e ascoltare quello che vorremmo, sta a noi disimparare le regole ferree che questa cultura ci impone. Dobbiamo cercare altri metodi di ricezione, dobbiamo imparare ad ascoltare. Ma si tratta di un serio processo di lavoro e auto-valutazione. Non è uno scherzo e, ovviamente, è il motivo per cui la maggior parte delle persone eviterà, convincendosi che le questioni di genere, razza o orientamento sessuale siano processi indipendenti dalle proprie volontà.