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Musica

Perché i pezzi dance hanno sempre testi del cazzo?

La dance music non ha bisogno di aderire alla struttura tradizionale della canzone pop, non ha bisogno di avere un senso, anzi.

La risposta alla domanda di cui sopra è semplice: non devono avere testi elaborati. La risposta un po' più elaborata alla stessa domanda è: non devono, ma c'è un perché, ci sono delle spiegazioni. Quando sei giovane, sei più impressionabile e cerchi disperatamente di stabilire una connessione tra te e il mondo, con gli altri esseri umani intorno a te, sei più predisposto a comprendere la poesia. Quando la mente non è ancora corrotta da questa vitaccia, la poesia non sembrava quella forma d'arte autoindulgente e vacua che ha smesso di interessarti quando hai smesso di pianificare l'interrail. Quando sei un giovane virgulto innocente, ti lasci pervadere dal senso del mistico, hai voglia di trovare ogni strada che ti porti a contatto con qualcosa che vada oltre l'immanenza… Poi invecchi e all'improvviso capisci che tutti i tuoi sogni giovanili si fondavano su mere illusioni e che la vita è una merda, e che tutte le colonne di polvere su cui erano edificate le tue fantasie stanno per essere soffiate via dall'alito freddo dell'età adulta. Quando una persona supera l'età adolescenziale ed è ancora attaccata ai testi delle canzoni, ecco, quella è una persona di cui NON FIDARSI. Di solito si tratta di individui molesti che indossano maglie di Bob Dylan al pub, che mettono riferimenti al cantautorato qua e là nelle conversazioni, il che li rende interessanti come una vecchia replica dei Simpson. La vita di queste persone ruota attorno alle nozioni, non all'esperienza. I testi delle canzoni non sono altro che parole a caso che riempiono lo strumento voce umana. Non bisogna dar loro troppa importanza, se non a livello puramente fonetico, perché è lì che lavorano, ma già un testo non cantato, un testo scritto, perde il 99% del proprio valore. Sono solo parole su una pagina. Alcune di queste parole, all'interno del contesto cui sono funzionali, sono fantastiche, riescono a centrare il punto, ma decontestualizzate perdono ogni senso.

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Ed è questo il punto. Non c'è modo di tradurre un linguaggio puramente verbale in un linguaggio adatto a un club. La dance music non ha bisogno di aderire alla struttura tradizionale della canzone pop o del cantautorato che ci ha abituato alla centralità assoluta del senso. I club sono il luogo in cui il senso perde di significato, e la musica per il club funziona con lo stress semantico dei propri termini, utilizzando parole ripetute fino a che risultano un suono, tra altri suoni, così come tu che li ascolti fai parte dello stesso flusso sonoro e del flusso umano che ne è investito. Le tracce pensate per i club lavorano a un livello più istintivo, primitivo rispetto a quelle che hanno bisogno delle parole per avere valore. Un disco pensato per il club ha la primaria funzione di farti ballare, e se non lo fa fallisce. O meglio, se non dà al proprio ascoltatore la sensazione di potercisi perdere, fallisce, e a volte il linguaggio verbale è un vincolo, un ostacolo, una distrazione. Il fatto che la dance music sia considerata, per questo, un genere privo di senso è molto riduttivo, perché non coglie l'elemento fondamentale che è proprio quella privazione di senso. Prima di liberarci dalla condizione di semi-primati che disegnavano bufali sui muri delle caverne e mangiavano carne di mammut, o qualsiasi cosa facesse l'umanità prima che i greci e i romani inventassero la centralità della parola, il mondo di Dioniso aveva la precedenza e, a parte quelle cazzatelle sui muri, non facevamo altro che ballare. La nostra forma espressiva era quella. Ed è pensando a quel passato primordiale, martellante, percussivo, tribale, che desideriamo muovere il corpo su tracce così elementari. Invece la dance si ostina a darsi un senso, con tre tipi di testi, ognuno dei quali è una merda. Ci sono gli imperativi, quelli che parlano di droghe e le robe assolutamente nonsense. Vediamoli nel dettaglio.

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Il testo imperativo è forse il più semplice da descrivere: quante volte in discoteca vi hanno obbligato a MOVE YOUR BODY ad alzare il braccio a battere le mani a twerkare a SHAKE THAT BOOTY e così via. Probabilmente almeno dodici volte in un'ora, solo sabato scorso. Perché è così che fanno i DJ, vogliono sentirsi potenti e fanno un uso improprio dell'autorità verbale, o anche solo della funzionalità della ripetizione: se te lo dico cinquanta volte, probabilmente mi starai a sentire. Quando Paul Johnson ti dice get down, è quello che devi fare o sei un coglione. Lo stesso quando Byron Stingily ti dice c'mon get up. E alzati, coglione! In una sola notte le tracce che hai sentito ti hanno imposto più comandamenti di una nonna molto cattolica. Ed è ancora ok per un club, mentre appena torni a casa quel comandamento ripetuto e ridondante diventa un fastidio, e le parole suonano come quelle conte che si facevano alle elementari. Molto stupide e insensate. Il che ci porta alla seconda categoria. Le droghe sono un tema interessante solamente per due tipi di persone: quelli che ne usano un po' troppe e quelli che non ne usano affatto. Chiunque abbia un'esperienza media con le droghe sa che sono un argomento noioso di cui parlare, le droghe si prendono e basta, chi ci fantasizza sopra, chi le mistifica in un senso o nell'altro, deve farsi due domande. Non vogliamo sentire una traccia che parla di droghe, semplicemente perché la droga non si parla, al limite si fa. Vantarsi delle droghe, sbandierarle in una canzone, è una roba da liceali gasati. Nemmeno sotto forma di metafora. Non abbiamo più 15 anni. E proprio perché non siamo più adolescenti che subiscono ogni influenza del mondo esterno e della realtà virtuale senza battere ciglio, nessuno ha più bisogno di testi del cazzo come "It's a lovely day/and the sun is shining/everywhere I go/I see children smiling" anche se "Lovelee Dae" di Blaze è un classicone intramontabile. Non è veramente un giorno bellissimo e felice, a meno che non ci sia qualche pompa di serotonina nel tuo sangue. E se qualcuno è gasato da robe del genere senza nessun aiuto è probabile che soffra di schizofrenia.

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In pratica, l'unico testo decente di un pezzo dance è quello di "Just the Way You Are" di Milky.

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