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Musica

James Kelly, dagli Altar Of Plagues a WIFE

L'ex metallaro ci parla del suo nuovo progetto solista.

All'apice della loro carriera nell'ottobre del 2013, gli Altar of Plagues hanno chiuso il loro ultimo concerto dal vivo suonando i pezzi del loro più grande successo The Teethed Glory & Injury. Subito dopo è arrivata la notizia che il loro frontman, James Kelly avrebbe perseguito una strada differente fondando un nuovo progetto: Wife. Questa mossa ha suscitato una grande attesa e una grande curiosità, il nuovo progetto è infatti un completo cambio di direzione rispetto al black metal, che va a solcare acque completamente inesplorate.

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Meno di un anno dopo è finalmente arrivato l'album di debutto, si chiama What's Between ed è uscito per Tri Angle. In esclusiva su Noisey potete ascoltare "Tongue" e "The Heart Is a Far Light" mentre vi immergete nel mondo di Kames Kelly leggendo questa intervista che gli abbiamo fatto per voi.

Noisey: Parliamo un po' della tua concezione della musica, nel momento in cui suonavi negli Altar of Plagues rispetto a quando hai deciso di creare Wife. Hai preso una direzione davvero molto diversa.

James Kelly: Ho sempre ascoltato molti generi di musica differenti e non ho mai pensato che il progetto degli Altar of Plagues sarebbe durato quanto è effettivamente durato, è stata una specie di incidente felice, non avrei mai pensato potessimo ottenere un contratto discografico o la possibilità di andare in tour e dopo un po' di anni mi sono sentito come inchiodato lì, quindi mi sono detto "è qualcosa che voglio realmente fare o ho bisogno di tracciare una linea nella sabbia e occuparmi di altre cose?" Credo di aver avuto l'esigenza di dare a tutte le altri parti di me, che ribollivano sotto la superficie da molto tempo, una possibilità concreta. Sì, è stato davvero così, è stata un'esigenza di fare quello che davvero avevo bisogno di fare.

Quindi, per capire bene, c'è sempre stata questa concezione separata per te? Nel senso che non hai mai pensato di includere qualcosa del resto negli Altar of Plagues?

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No no, è tutto completamente separato. Anche quando avevo più o meno chiaro entro quali parametri volevo fossero gli Altar of Plagues, quindi suppongo che intorno all'ultimo ma anche forse già al secondo disco degli Altar of Plagues, avevo iniziato a prendere tutto quello che stavo imparando giochicchiando qui e lì per poi metterlo in Wife, anche allora avevo davvero chiari i miei confini in quello che potevo dare alla band.

Anche se non immediatamente leggibili, ci sono di sicuro delle somiglianze tra Wife e gli Altar of Plagues. Non vi eravate piegati alla semplice visione nichilista che accompagna una buona parte del black metal, il che è edificante in un panorama generale piuttosto monotono. C'è una certa vena di malinconia nel nuovo materiale di Wife che mi colpisce allo stesso modo.

È vero, credo che le influenze siano riferibili ad Arvo Pärt o ai primi Emperor, il suono è scuro ma è un'oscurità rassicurante.

Partendo dal presupposto che il black metal è qualcosa di negativo per sua natura, Wife va in una direzione molto più piena di speranza, in questo senso lo senti come una reazione di qualche genere agli Altar of Plagues? Anche solo per il fatto che sentivi di aver chiuso con quell'attitudine.

Beh sono cose un po' differenti… Innanzitutto sono sempre stato piuttosto conscio del fatto che gli Altar of Plagues fossero una band piuttosto fisica, da palco. Quando vedo gruppi come i Neurosis, o qualcosa del genere, e voglio ricevere l'energia che mi aspetterei dal vivp, rimango sempre un po' deluso perchè sembrano aver perso parecchio rispetto qualche anno fa. Personalmente, credo sia una mancanza di rispetto nei confronti della musica stessa fare una performance che risulti evidentemente invecchiata. Per noi valeva lo stesso: percepivo il progetto come una cosa con una scadenza e in rapido invecchiamento, non avrei mai voluto performare senza avere le giuste energie per farlo. In secondo luogo volevo davvero cambiare e fare qualcosa di completamente differente… non tipo "hey avevo una band black metal ma ora faccio solo death", Volevo realmente provare a fare qualcosa di nuovo… non so, forse la cosa più punk che puoi immaginarti di fare oggi è scrivere una canzone super felice anziché un pezzo triste e cupo. Mi piace scrivere canzonette pop, penso di aver già passato abbastanza tempo durante l'adolescenza a essere triste e meditabondo.

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La questione interessante è che in molti modi mi sembra che Wife derivi dalle cose più estreme connesse alla scena black metal, quella più noise. Quanto ha influenzato Wife questa tua esperienza di ascolto e passione per il noise?

È vero, c'è una connessione, persone come Dominick Fernow sono un'ispirazione, Bermuda Drain è un disco perfettamente a cavallo di quella linea che divide il pop e il noise.

Al di là di tutte le altre influenze, Wife è partito come un mio tentativo di fare essenzialmente musica da club, ero davvero molto inserito nel contesto della prima dubstep e dei primi dischi dei Prodigy, della techno… cose del genere. Ascoltare musica pesante che si può anche ballare… è una cosa molto viscerale… una volta immerso in quel mondo ho iniziato a percepire la produzione di beat clinici come una specie di vuoto, una mancanza di sentimento, e mi sono reso conto che volevo aggiungere quello di cui sentivo la mancanza nella mia musica: volevo i sentimenti. È così che mi sono reso conto di cosa realmente mi colpiva di più: il pop.

Credo che alcune grandi ispirazioni per me siano Kate Bush, Fleetwood Mac… mi piace molto anche Bat of Lashes, lei è incredibile… ma ci sono anche dei cantanti maschi tipo Scott Walker, roba così. È piuttosto divertente, più sono diventato consapevole del mio modo di cantare più lo sono diventato anche dell'esistenza degli altri, ho scoperto di essere molto più influenzato dai vocalist che dai cantanti, Trent Reznor è una grande figura di riferimento, ma è davvero più un vocalist che un cantante, la sua voce può risultare davvero poco piacevole la maggior parte delle volte, detto questo non riesco a immaginarmi nessun altro a fare quello che fa lui. Anche Morrissey è parte di questa cerchia, Iggy Pop, Ian Curtis… È il loro messaggio e riescono a farlo arrivare perfettamente. C'è una certa onestà nelle loro voci che riesce a superare tutte le caratteristiche tradizionali di quello che è considerato "un buon cantante." Nell'era dell'autotune è come se tutti avessero paura di mostrare i difetti di quello che fanno e questo dal mio punto di vista è un grande appiattimento, l'intonazione perfetta copre la perfetta intonazione emotiva se vogliamo.

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Nel momento in cui hai deciso di finire con gli Altar of Plagues e procedere con la fondazione di Wife, quanto eri già distante da quello che stavi facendo con il nuovo progetto? Avevi già un album completo tra le mani?

No, si trattava più che altro di abbozzi di canzoni e qualche demo. Credo che per ogni nuova band il primo materiale è sempre davvero molto basico e non necessariamente corrispondente a come si svilupperà la sua musicalità: per il mio primo disco, Wife EP, è stato così. Quando un nuovo gruppo lancia un nuovo disco c'è tutta la libertà data dal fatto che nessuno sa esattamente quello che si aspetta di sentire da loro.

Ora che l'LP è fatto e finito ed uscito il nove giugno, quali pensi che saranno i tuoi nuovi obiettivi a breve termine? Un tour?

Volevo solo fare un disco con canzoni molto oneste, per il resto sì, ad un certo punto mi piacerebbe ritornare a girare per le strade degli USA.

L'attuale setup dal vivo prevede la tua presenza ai controller e alcuni altri elementi visivi. Hai mai pensato ad un'espansione in altri campi ?

Sì sì assolutamente. Quello di cui ho bisogno in primis è fermare l'idea precisa di quello che devo fare, da lì in poi incorporare altri elementi. Negli Altar of Plagues siamo riusciti a capire il ruolo ed il peso di ognuno dei performer dal vivo solo dopo centinaia di live, voglio essere certo di avere pronto tutto lo show prima di iniziare ad incorporare altre persone. Comunque il progetto ha sicuramente la possibilità di avere un buono sviluppo dal vivo, nel disco c'è moltissimo suono strumentale.

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Quindi, vista tutta questa presenza strumentale, hai composto i pezzi con la prospettiva di un live?

È più una questione relativa a quello che so fare e a quello che sono abituato a fare: potrei registrare cose a pianoforte, suddividere le idee in grandi gruppi e poi provare a costruire tutte le tracce partendo da lì. La maggior parte di quello che si sente nel disco sono una sorta di piccoli ritagli di storie della mia vita, per esempio una parte del disco contiene parti a violoncello, che ho campionato fingendomi uno studente per poterlo prendere in prestito per una notte, oppure in un altro pezzo ci sono alcune registrazioni fatte con il mio IPhone di un suonatore di strada che ho trovato a Pechino, una parte a chitarra in "Bodies" l'ho registrata solo con il microfono del computer. L'ispirazione può davvero arrivare da ogni parte possibile.

Quindi non stiamo parlando solo di composizione musicale e testo: tutto l'album è proprio un collage della tua esperienza di vita.

Esattamente. Strati su strati di esperienze di qualsiasi genere.

Una cosa di cui mi rendo sempre conto è l'esistenza di un certo tipo di atteggiamento nei confronti di coloro che non si sono mai occupati di metal rispetto a quelli che l'hanno fatto: è quasi uguale, ma quel quasi segna una sottile differenza. È come se tu fossi sempre "quello che ha fatto metal" nemmeno fossi stato un attore porno.

Sto iniziando solo ora a fare esperienza di questo pregiudizio. Ero un po' scettico nel comunicare quale fosse il mio progetto precedente a Wife per paura di essere incasellato in una categoria che non mi apparteneva più, sapevo che alla fine lo avrebbero scoperto tutti, ma in fondo perché nel mentre non provare ritardando l'avvenimento? Ero molto preoccupato dei pregiudizi delle persone, avevo paura di essere giudicato come "il ragazzaccio del metal" che si cimenta con il pop, ma non è sicuramente questo il caso. La cosa divertente è che molti di quelli che ora sono nel pop—nel senso tradizionale del termine—sembrano molto più sensibili a questo pregiudizio di quelli che si occuapano di metal, che, al contrario, sembrano accettare il cambiamento tranquillamente.