FYI.

This story is over 5 years old.

Musica

Colonne Sonore Bellissime: Il Cielo Sopra Berlino

Che rumore fa un angelo mentre precipita dal Cielo?
Mattia Costioli
Milan, IT

Una passante, che sotto la pioggia chiuse di colpo l'ombrello, lasciandosi bagnare tutta. Ah, ecco: uno scolaro, che descriveva al suo maestro come una felce nasce dalla terra. Ha fatto stupire il maestro.

Il Cielo Sopra Berlino (Der Himmel Über Berlin) è un film del 1987 di Wim Wenders che racconta la vicenda di Cassiel e Damiel, due angeli interpretati da attori di cui uno è famoso per i video in cui Hitler si arrabbia per Sanremo o qualsiasi altra amenità, e la storia è ambientata durante gli ultimi anni della Guerra Fredda.

Pubblicità

Ieri il film è stato eccezionalmente proiettato in quasi tutte le sale italiane, in una versione restaurata della pellicola originale, quindi mi sembrava il momento più adatto per parlare della sua colonna sonora.

Tutta la pellicola è interpretata dalla colonna sonora, che diventa la vera voce della catarsi dei personaggi che, di fatto, una voce per interagire con la realtà non ce l'hanno mai.

Il film comincia con una poesia di Peter Handke, che ha pure collaborato alla maggior parte dei dialoghi e monologhi, "Lied vom Kindsein" (Canto della Fanciullezza) che in due minuti riesce a condensare l'intera questione umana che verrà rappresentata nelle successive due ore. La traduzione italiana perde una parte della musicalità del testo, ma il concetto è perfettamente salvo, per quanto inesplicabile. Dal punto di vista che più ci interessa analizzare questa specie di canzonetta è davvero importante, perché costruisce il primo di vari piani narrattivi paralleli, e verrà richiamata in diverse occasioni per tutta la durata della pellicola.

L'intero film è in realtà un continuo confronto tra piani paralleli, di cui la colonna sonora è uno dei più espliciti, e il cui risultato sono due diversi temi che si affiancano per la maggior parte del tempo. Così come la poesia si chiede "Chi siamo e da dove veniamo?", in cui quel dove è sia spazio che tempo, in un misto tra superstizione e fisica dei quanti, anche la colonna sonora comincia a generare il suo primo filone narrativo.

Pubblicità

Quando il bambino era bambino, | era l'epoca di queste domande: | "Perché io sono io e perché non sei tu? | Perché sono qui e perché non sono lì? | Quando comincia il tempo, e dove finisce lo spazio? | La vita sotto il sole è forse solo un sogno? | Non è solo l'apparenza di un mondo davanti al mondo quello che vedo, sento e odoro? | C'è veramente il male e gente veramente cattiva? | Come può essere che io che sono io non c'ero prima di diventare? | E che una volta io che sono io non sarò più quello che sono?"

Se queste parole sono accompagnate soltanto dal rumore sporco della pellicola, le note accompagnano la prima (e unica) apparizione alata di Damiel, il primo angelo, che osserva dall'alto gli uomini sotto di lui. È la musica che ci si aspetterebbe di ascoltare mentre un tizio con le ali si affaccia dalla sommità di ciò che resta della Kaiser Wilhelm Gedächtniskirche (Chiesa commemorativa dell'Imperatore Guglielmo): qualcosa di vagamente spirituale e trasognato, che quasi stona con il suo abbigliamento, privo di qualsiasi retaggio derivato dalla tradizione biblica.

Il primo angelo in un film sugli angeli entra in scena dalla sommità di una chiesa bombardata durante la guerra più feroce della storia umana, ed è solo a questo punto che l'aria inizia a vibrare del brusio generato dai pensieri delle persone, che compongono a tutti gli effetti una parte della colonna sonora del film. Le prime note arpeggiate, che si fondono con i suoni ambientali, sono opera di Jürgen Knieper, giovane compositore che ha esordito nel mondo del cinema proprio grazie a Wenders, con cui collabora ormai da oltre dieci anni.

Pubblicità

Il primo contrasto tra la condizione umana e quella angelica è anticipato dalla batteria industrial del brano "Pas Atendre" degli Sprung Aus Den Wolken (Saltare dalle Nuvole) e dalla sirena di un'ambulanza. È questo il sottofondo sonoro che accompagna le preoccupazioni e le sofferenze delle persone: un pezzo di un piccolo gruppo undergound della scena minimalista berlinese, che scompare soltanto per lasciare posto al dialogo tra i due angeli, che si tiene all'interno di una concessionaria BMW e più precisamente sui sedili di una cabriolet, sulle note di un leggerissimo arco che da qui in avanti comporrà il tema di tutti i momenti di azione angelica (ricordare, annotare, tramandare…).

Cassiel, l'altro angelo protagonista del film, comincia ad elencare una serie di fatti avvenuti quel giorno, partendo da quelli storici fino ad arrivare all'impiegato che alla fermata Zoo del metrò, invece di dire il nome della stazione, improvvisamente ha gridato: "Terra del Fuoco". Fatti straordinariamente irrilevanti che nel momento in cui vengono raccontati entrano a far parte di una memoria collettiva, che è esattamente la sostanza di cui sono fatti questi angeli.

È in una biblioteca che si celebra il punto più alto della colonna sonora de Il Cielo Sopra Berlino, il brano si chiama "Die Kathedrale Der Bucher" (La Cattedrale dei Libri), è composto appositamente da Knieper e accompagna il momento più affollato d'angeli dell'intero film, ognuno a fianco della propria persona, altri semplicemente immersi nel fiume di pensieri collettivo. Tutto è accompagnato da questa Litania dei Santi campionata, stravolta e fusa con il vocio di singole coscienze presenti nella biblioteca, in uno spaventoso dipinto sonoro a cui le immagini fanno più che altro da sfondo, dato che sono i pensieri, e con loro la musica, ciò di cui si compone la vera natura degli attori in scena. La litania traduce l'ansia che pervade i personaggi e compone il primo incontro tra i due temi sonori, tra l'infinito e il finito, in cui i suoni sporchi, cupi, diventano una strada fondamentale e parallela per capire l'esistenza umana, per desiderare l'esistenza umana.

Pubblicità

Ed è a questo punto che Damiel incontra il motivo che lo porterà a cadere: Marion, accompagnata da una marcetta da circo, che sembra contraddire in pieno quanto appena sostenuto. Il brano ad accompagnare le sue piroette nell'aria è "Zirkusmusik", composta da un altro storico collaboratore di Wenders, Laurent Petigard, che in questa circostanza veste anche i panni del direttore del circo. In qualche modo la musica, così come lo stesso gioco funambolico, diventa una metafora di caduta, perdendosi nei suoi giri d'armonica.

In antitesi allo spettacolo di Marion si svolge la vicenda di un ragazzo suicida a cui asssite impotente Cassiel. "Per me è uguale. È uguale", pensa prima di gettarsi, sulle note di "Angel Fragments", splendido brano ambientale composto da Laurie Anderson appositamente per il film, in un periodo, la seconda metà degli anni Ottanta, in cui gli angeli erano l'ossessione della sua arte, ma di cui questi sono probabilmente i due minuti più ispirati (che comunque sfoceranno nel disco Strange Angels, di poco successivo). Le sonorità sembrano in qualche modo riuscire a fondere i due temi che si erano presentati fin'ora e che offrono una soluzione accettabile allo scontro tra finito e infinito almeno mezz'ora prima che la trama riesca veramente a risolverlo.

Lo spettatore è trascinato su questa musica in cui l'angoscia e gli arpeggi del tema iniziale riescono a fondersi, in un risultato che è emozionalmente tremendo, ma matematicamente perfetto. Si percepisce più nettamente l'infelicità che pervade l'esistenza, e la ripresa del brano della biblioteca ne è il collante trasversale, a sottolineare tutti i percorsi opposti intrapresi dagli angeli e delle persone coinvolte, ognuno in cammino su direzioni diverse della retta finito-infinito, in questo caso verso l'idea di nulla prevista dal suicidio.

Pubblicità

Segue un volo rabbioso di Cassiel, che si getta dalle ali della Colonna della Vittoria, sulle note di un violino impazzito accompagnato da urla e strida delle persone incontrate durante il suo precipitare.

Nel frattempo Damiel continua a seguire Marion, fino ad arrivare in un piccolo club dove i Crime & The City Solution stanno suonando "Six Bells Chime", che sarà l'unico contributo musicale alle scene fino all'effettiva caduta dell'angelo e al vero incontro tra lui e Marion, che sarà accompagnato dalla seconda performance dal vivo del film: "From Her To Eternity" di Nick Cave & The Bad Seeds.

I testi di entrambe le canzoni sono estremamente significativi per il momento della trama "lay down your head now / you will sleep sound / I will hold onto you through lifes time / you're seventeen / you're are seventeen at this time […] i will hold onto you until death time" canta Simon Bonney mentre l'angelo guarda Marion ballare, mentre lei riflette sul suo posto nell'universo lui invidia la possibilità di farne parte, mentre sente cantare di tempo e morte.

"Un'altra canzone ed è finita, ma non parlerò della ragazza, non voglio dirgli niente della ragazza" pensa Nick Cave, ma ciò che può sentire Damiel, ormai umano è "Voglio parlarvi di una ragazza. […] This desire to possess her is a wound / And it's naggin' at me like a shrew / But, I know, that to possess her / Is, therefore, not to desire her / Oh then, that lil' girl would just have to go / Go! Go! From her to eternity / Go from her to eternity / From her to eternity."

Pubblicità

La condizione umana si manifesta prepotentemente nell'ex angelo, come una voragine nel torace: Marion. La ritroverà ancora nello stesso club, con questa volta Nick Cave sul palco, dove la musica delle chitarre si fonderà, in un tentativo piuttosto simile a quello ascoltato nella scena del ragazzo suicida, con il tema composto da Knieper che ha accompagnato tutta la vicenda, celebrando un altro incontro e un'altra presa di coscienza.

Nick Cave canta di desiderio, possesso, eternità, tutte cose di cui Damiel non ha alcuna esperienze e che non può in alcun modo comprendere. Cose che Marion proverà a spiegarli.

Sono i Tuxedomoon e le acrobazie di Marion a concludere la ricerca di Damiel, finalmente completo, capace di generare un'immagine, anziché esserne soltanto testimone, capace di abbracciare la sua finitezza, ma ormai partecipe di quel vorticare incessante che è sullo schermo, nelle orecchie e in fondo nell'esistenza degli spettatori. Ciò che prima era stato soltanto accennato qui trova compimento, come se il vero scopo dell'esperienza umana fosse quel vorticare creato dai synth fusion dei Tuxedomoon.

Io ora so ciò che nessun angelo sa. Desiderio, possesso, immagini eterne: così si conclude la poesia iniziale, che ha fatto da linea guida per l'intera narrazione, ed è così che esce di scena Damiel, insieme al primo tema musicale, finalmente risolto. Desiderio, possesso.

Il film si conclude con Cassiel, ormai solo, intento ad osservare la camminata di Homer, il cantore dell'umanità, mentre la Litania della biblioteca e il coro di pensieri e preghiere ricomincia incessante, bisognoso di altri testimoni.

Segui Mattia su Twitter: mattia__C