Cultura

Per favore, basta attori bellissimi che interpretano persone normali

Attori e attrici oggi sono così esageratamente belli che nei film vengono "imbruttiti" con protesi e trucco. Ma chi volete prendere in giro?
Giacomo Stefanini
traduzione di Giacomo Stefanini
Milan, IT
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Adam Driver in White Noise. Foto: PR

“Too Darn Hot” è una canzone scritta da Cole Porter per il musical Kiss Me Kate nel 1948, ma può anche essere usata come descrizione dell’attuale scena cinematografica, uno scenario da incubo in cui ogni persona è bellissima in ogni momento, anche il personaggio più secondario sprizza sex appeal e potrebbe fare carriera come modello Instagram, e Anya Taylor-Joy, la cui pelle di alabastro e delicata struttura ossea sembrano a malapena appartenere a questo mondo, può essere scritturata per interpretare una donna qualunque. Noi ci aggiriamo in questo abbagliante scenario apocalittico con le pupille ormai insensibili alla bellezza, assorbendo senza poter opporre resistenza la nostra dose quotidiana di avvenenza—in quanto si manifesta anche online, questa ubiqua figaggine, e in palestra; capitano anche i politici sexy oggigiorno. Ah, quanto ci manca vedere un naso sproporzionato sul grande schermo! Quanto aneliamo dei pori dilatati!

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Il film del 2022 Funny Pages, il bel debutto del regista Owen Kline, ambientato nel mondo dei fumetti, è notevole per molti aspetti: la sceneggiatura brillante e divertente e l’adorabile estetica indie retrò, analogica e calda. Ma la cosa che colpisce di più, in contrasto con il panorama cinematografico del 2022—almeno ai miei occhi—è la perfetta bruttezza del suo cast. Questi personaggi sono o persone ordinarie che vivono una vita ordinaria, o reietti ai margini della società, e il film di Kline, ispirandosi dall’estetica slacker di artisti come Robert Crumb, onora il portamento indelicato e le maniere sgraziate di queste persone con gli occhi gonfi, i capelli crespi, i capelli unti, i capelli radi, le tette cadenti, i brufoli, le labbra umide.

Il protagonista di Funny Pages, un adolescente nerd in fissa con i fumetti, è ragionevolmente attraente, ma non più del meno brutto tra i brutti della tua compagnia; e i suoi genitori assomigliano a qualunque mamma e papà del mondo. Non c’è confronto con i film di Spider-Man, in cui il muscoloso, bello e sicuro di sé Tom Holland interpreta il “nerd” Peter Parker, e il ruolo dell’anziana zia May è stato prontamente rivisto come una delle persone più belle del mondo.

Ovviamente, il primo film è un’opera indipendente con un budget bassissimo, e il secondo è un capitolo di una serie di blockbuster destinato a conquistare ogni botteghino—ma anche in questo mondo patinato, l’evoluzione di Peter Parker da Tobey Maguire a Tom Holland via Andrew Garfield ci racconta una storia ben precisa; e quella di zia May da Rosemary Harris a Marisa Tomei sintetizza il nostro viaggio da volti più o meno normali a un’avvenenza onnipresente e gratuita.

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E l’elenco non finisce qui. Gli attori oggi sono sempre così attraenti che i film devono in continuazione “imbruttire” questi semidei per farli interpretare ruoli da persone qualunque. Nel film di prossima uscita White Noise, il notoriamente sexy Adam Driver interpreterà il ruolo principale da professore e padre, in seguito alle sue ultime parti in House of Gucci, in cui interpretava l’ordinario Maurizio Gucci, e, e questo è ancora più ridicolo, nel musical Annette, in cui il personaggio di Driver è raccontato come una specie di mostro che odia sé e gli altri, un moderno rifiuto della società da La Bella e la Bestia. “Tutte le ragazze che vedo,” canta Driver, “Che cosa vedono in me?” Non so, magari ci vedono il tuo viso che sembra scolpito da Michelangelo o i tuoi pettorali da sogno?

Il regista di Annette, Leos Carax, ha lavorato molto con Denis Lavant, uno dei volti più inusuali e magnetici mai visti al cinema, con un corpo esile e un interesse particolare per le cose mostruose: Lavant sarebbe molto più facile da immaginare in questa parte da misogino con un enorme disprezzo di sé, perso nella gelosia e nell’amore per una bellissima principessa.

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Colin Farrell davanti a una foto di sé nei panni del Pinguino in "The Batman".

Colin Farrell davanti a una foto di sé nei panni del Pinguino in "The Batman". Foto: Anthony Behar/Sipa USA

Ma andiamo avanti e arriviamo a The Batman, in cui la parte del Pinguino è stata interpretata dal playboy Colin Farrell, che ha sfondato nel cinema grazie alla sua scandalosa avvenenza. Per il ruolo del reietto Oswald Cobblepot, Farrell si è sottoposto a ore di trucco e applicazione di protesi atte a renderlo irriconoscibile. Funziona, naturalmente—e Farrell offre sicuramente la prova attoriale più divertente in quel polpettone emo da dieci ore—ma possibile che non ci fosse nessun altro a disposizione?

Non serve nemmeno specificare che il ruolo di Cobblepot/Pinguino è stato reso iconico, e interpretato indubbiamente meglio, da Danny De Vito in Batman Returns. De Vito, alto appena un metro e 47 centimetri, ha un volto abbastanza gradevole, ma diciamo che il suo calendario non andrebbe a ruba; gli hanno schiaffato in faccia un gran nasone e un bello strato di cerone bianco alla Tim Burton, ma, a parte quello, lui funziona in questa parte perché la sua presenza fisica rappresenta bene il personaggio. Forse—con tutto il rispetto—Danny De Vito ha potuto attingere alla sua esperienza personale di trasformazione in un personaggio sopra le righe per compensare la percezione che gli altri avevano di lui.

De Vito si è formato nei tardi anni Settanta nella serie TV Taxi, a fianco di altre facce degne di nota come Judd Hirsch ed Andy Kaufman. Gli anni Settanta avevano già visto l’ascesa della Nuova Hollywood, in cui attori di peso come Dustin Hoffman, Michael Caine e Gene Hackman hanno strappato il controllo dalle mani delle consunte star dorate di Hollywood. Bud Cort in Harold e Maude, Stacy Keach in Città Amara, Malcolm McDowell in Arancia Meccanica sono stati alcuni dei protagonisti più eccentrici in film di successo; in ruoli secondari, attori come De Vito, Christopher Lloyd e Brad Dourif (in Qualcuno volò sul nido del cuculo) o John Cazale (Quel pomeriggio di un giorno da cani) aggiungevano profondità alla storia e magari anche un tipo di personaggio cinematografico diverso. Dal lato delle donne—con la riserva che i film fatti dagli uomini tendono ad avere uno sguardo reificante e quindi a scritturare più donne convenzionalmente belle—attrici come Shelley Duvall, Sissy Spacek e Jill Clayburgh andavano in senso contrario alla formula imposta, portando lentiggini e occhi grandi, fisici sgraziati e look sempre diversi sulla scena.

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Negli anni Novanta e primi Duemila una nuova ondata di cinema indipendente ha messo altri attori sotto i riflettori, in ruoli secondari e principali, che di nuovo andavano in controtendenza rispetto alla bellezza inarrivabile delle star del botteghino, le Julia Roberts e i Tom Cruise. Steve Buscemi, Paul Giamatti, Illeana Douglas, Don Cheadle, Christina Ricci, Jane Adams, Shirley Henderson, anche Vincent Gallo, potevano interpretare ruoli secondari o in alcuni casi portare l’intero film sulle proprie spalle. Si tratta di persone che, per quanto affascinanti tu le possa trovare personalmente, possono fare da caratteriste, aggiungere un sapore diverso o una linea comica a un film. Pensa all’ottimo supporto che Philip Seymour Hoffman offre allo scintillante cast centrale (Matt Damon, Gwyneth Paltrow e Jude Law) in Il Talento di Mr Ripley, contrastando brutalmente il loro stile e le loro maniere vellutate, come uno spruzzo di acidulo per alleggerire un composto. Dov’è il Philip Seymour Hoffman del 2022?

Un critico dev’essere giudizioso nel scegliere le parole che usa per descrivere l’aspetto di attori professionisti—e non stiamo chiamando racchio nessuno qui!—ma vale la pena far notare che certi volti e certi fisici nel moderno mondo cinematografico sono ancora non convenzionali. Alcuni attori continuano a portare un tocco di normalità—per citare i più in vista, Jesse Plemons e Olivia Colman. In La Favorita, la disponibilità di Colman a mettersi in cattiva luce, a mettere la sua fisicità a servizio della performance, sembra prendere tutti quasi di sorpresa; interpretando la regina viziata e invidiosa a fianco di Rachel Weisz ed Emma Stone, Colman arriva dritta al cuore umano della sua parte, restituendoci una componente bieca e sgradevole nel comportamento del suo personaggio. 

In maniera simile, Plemons lavora controcorrente in I’m Thinking of Ending Things, in cui il suo personaggio si trasforma da un esasperato uomo qualunque in un inquietante, impenetrabile uomo di statura regale. La differenza nel portamento di Plemons e il modo in cui è in grado di cambiare registro dipendono da un viso interessante e coinvolgente, che ci fa intuire qualcosa di nascosto, deviato e doloroso.

Dakota Johnson in Persuasione

Dakota Johnson nel ruolo della "zitella" Anne in "Persuasione". Foto: Album / Alamy Stock Photo

Che cosa ci fa Dakota Johnson nella parte della “zitella” abbandonata Anne Elliot in Persuasione? O Ncuti Gatwa come nerd sfigato in Sex Education? O Lily James che interpreta la dimessa donna di casa in Rebecca? Ogni persona che recita in The Crown è 50 volte più bella del suo corrispettivo nella realtà. Ciò produce un mondo patinato fatto di sorrisi perfetti; può avere qualcosa di piacevole, ma non allena l’occhio del pubblico, non ti trascina da nessuna parte.

La figaggine instagrammabile di molti attori moderni—sul cast di Top Gun: Maverick si possono contare 500 muscoli addominali perfettamente definiti—è già irritante di per sé, ma, se ci aggiungiamo le piattaforme social e il loro tsunami di individui di plastica tutti uguali, può recare un senso di monotonia inquietante, una familiarità strisciante e appiccicosa, in cui ogni persona avvenente è praticamente equivalente a un’altra, come le intercambiabili more formose nelle serie di Ryan Murphy. Forse c’è una rivoluzione in arrivo e vedremo una nuova ondata di facce e tipi scalcagnati, persone che possono interpretare un bancario in modo credibile; e magari noi a nostra volta inizieremo a spendere meno in creme di bellezza. Magari gli attori che daranno vita a questa rivoluzione sono ancora a scuola, dove i loro fascinosi, perfetti, immacolati compagni li prendono in giro chiamandoli “Zero Like McGee” o “Ariana Grandissima”. Noi li attendiamo con il fiato sospeso.