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Musica

Recensione: Sheck Wes - Mudboy

Il rapper di Harlem dimostra una freschezza e incazzatura rare in un prodotto con ambizioni “mainstream”.
sheck wes mudboy cover artwork

In queste settimane cercavo un brano che rappresentasse quello che sentivo dentro, in cui rispecchiarmi, che dicesse quello che volevo dire io. E finalmente l’ho trovato con “Fuck Everybody” di Sheck Wes, soprattutto dopo essere stato costretto ad ascoltare il disco dei Subsonica per poi sentirmi dire che la mia recensione era "impubblicabile" (ahem). Ma in fondo è andata bene così: il rapper di Harlem, al suo album debutto dopo l’exploit del singolo "Mo Bamba", dimostra una freschezza e incazzatura rare in un prodotto con ambizioni “mainstream” (il nostro è un protetto di Kanye West).

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La voce di questo ragazzo figlio di immigrati senegalesi, che rifiuta l’utilizzo dell'autotune, è quella ruvida e stonata (nel senso di stoned) di chi non racconta storie o sogni, ma la cruda realtà di una condizione eternamente ghettizzata a cui si resiste, fra le varie cose, rappando.

Così Sheck Wes poggia le sue corde vocali bruciate su basi incastrate, con batterie sbarattolanti e a volte completamente swinganti, a volte con tastierine cheap, a volte con sequenze ossessive, a volte con un piglio da darkettone, a volte usandola per giochi sonori e linguistici quasi ai confini della lallazione, passando in maniera schizofrenica dalle filastrocche a veri e propri scandagli esistenzial-ritimici di stile afrotribale.

Non solo, ma certe volte sembra che imiti l’andazzo di un autotune, come se facesse prima le melodie con quell’attrezzo e poi le ri-registrasse senza. A proposito di melodia: c’è o non c’è? Come no, a pacchi. Troviamo il nostro capace di una vena melodica non indifferente, che anche qui non segue il gregge della trap oggi in voga per cercare di andare da qualche altra parte, una parte che è l’antitesi del sistema in cui si trova comunque ad operare, una contraddizione nella contraddizione.

A volte le basi si perdono addirittura in momenti psichedelici squagliati in cui il disagio rotola da una parte all’altra del disco come un pan in un paio di altoparlanti, sembrando la versione trap di qualche brano storico dei Clouddead, oramai trasfigurato.

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Altre volte troviamo delle intuizioni che sarebbero state bene in un disco di Madonna degli esordi, mescolando tutto in un marasma mentale evidentissimo. Dal fango alla luce insomma, la luce di una possibile star. Viene però dalle grate grigie di una fogna: cosi’ vicina quanto forse irraggiungibile, che ci fa gridare ancora ancora ed ancora “BITCH!!!”.

Mudboy è uscito il 5 ottobre per Interscope.

Ascolta Mudboy su Spotify:

TRACKLIST:
1. Mindfucker
2. Live Sheck Wes
3. Gmail
4. Wanted
5. Chippi Chippi
6. Never Lost
7. WESPN
8. Kyrie
9. Mo Bamba
10. Burn Slow
11. Jiggy On The Shits
12. Fuck Everybody
13. Danimals
14. Vetements Socks

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