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Ho chiesto a una neuroscienziata perché voglio strapazzare ogni cucciolo che vedo

Si chiama cute aggression ed è un fenomeno psicologico molto ben documentato.
Immagine dell'utente Flickr Jonathan Kriz.

Avete presente quella sensazione che si prova a stringere tra le braccia un esserino adorabile e improvvisamente volergli comprimere la cassa toracica fino a bucargli i polmoni? Di solito si accompagna a frasi tipo "È così carino! Tutto da mordere," o "Lo mangerei di baci." Su due piedi può sembrare una cosa da psicotica, ma ho scoperto che in realtà è un fenomeno psicologico noto che va sotto il nome di cute aggression.

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Il fenomeno è stato documentario per la prima volta da due ex studentesse di Yale, Rebecca Dyer e Oriana Aragon, nel 2012. Le due hanno consegnato a 109 partecipanti allo studio un foglio di bubble wrap [la carta da imballaggio con i pallini] e hanno mostrato loro serie di foto di animali teneri, divertenti o neutri. Quello che volevano dimostrare è che le persone avrebbero trafficato con la plastica a prescindere, e le foto di animali teneri non avrebbero causato alcuna differenza nel numero dei pallini scoppiati. Al contrario, hanno osservato che il gruppo a cui avevano mostrato le foto di animali teneri era uscito di testa, scoppiando un sacco di bolle.

Per capire il perché ho contattato Anna Brooks, che insegna neuroscienze cognitive alla Southern Cross University. Secondo Brooks, questo comportamento è "frustrazione per una reazione esagerata a cui non troviamo sfogo." Non solo: la sensazione diventa molto più forte per chi non può fisicamente toccare l'animale che vede.

La nostra conoscenza della cute aggression è ancora vaga, ma Brooks spiega che le teorie simili di solito si basano sugli impulsi incrociati cerebrali. "Il sistema mesocorticolimbico del cervello media la risposta alla tenerezza," dice. "Viene rilasciata dopamina, cosa che ci fa sentire bene. La cosa interessante è che questo stesso processo entra in gioco anche quando diamo sfogo a tendenze aggressive. È possibile che esista un incrocio delle risposte di tenerezza e violenza, mediate dal rilascio di dopamina."

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Chiedo a Brooks perché, e mi dice che la spiegazione sta nell'evoluzione: il cervello umano consuma enormi quantità di energia, soprattutto quando è stimolato a livello emotivo. E per questo deve essere in grado di modulare le proprie risposte emotive. Brooks mi spiega che "la capacità di regolare la forza della propria risposta emotiva è un elemento adattivo: ci permette di non sprecare troppa energia."

Per metterla facile, quando ci sdilinquiamo a guardare foto di cagnetti su Facebook stiamo sprecando energie che i nostri corpi potrebbero benissimo spendere in qualcosa di produttivo. Quindi il nostro cervello cerca di compensare. Genera un'emozione contrastante ed egualmente forte per mediare e comunicarci di smettere di perdere tempo e fare quello che dobbiamo fare. Brooks avvicina l'esperienza a quella di scoppiare a ridere istericamente quando si è tristissimi.

Dyer e Aragon, le due dello studio di Yale, hanno chiamato questi meccanismi "espressioni dimorfe di emozioni positive" e sono arrivate più o meno alle stesse conclusioni. In un'intervista a Live Science, Dyer ha spiegato che "potrebbe essere che il modo in cui cerchiamo di gestire un'emozione fortemente positiva è di darle anche una sfumatura negativa. È una specie di compensazione, ci tiene in equilibrio, e sfoga quell'energia."

La cute aggression è un fenomeno universale, che tutti gli esseri umani provano in gradi diversi. È il tagalog, lingua parlata nelle filippine, che ha forse la parola più specifica per indicarla: gigil, che significa "digrignare i denti e tremare quando una situazione si fa insostenibile."

Il nostro cervello ci premierà, facendoci sentire meglio, quando guardiamo cose tenere perché—nonostante tutti gli anticoncezionali di cui disponiamo indichino che non ci vada poi tanto—siamo programmati per volere figli. Certo, i cani non sono bambini, ma hanno molte caratteristiche in comune con essi. E questo è il motivo per cui voglio strapazzare di coccole un cucciolo di cane fino a soffocarlo.

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