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Commentare tutto, commentare bene - Storia della Gialappa's Band

Indipendentemente da come andrà Mai Dire Talk, ricordatevi che quando fate i gruppi d'ascolto con i commenti sarcastici state imitando la Gialappa's.
ingegner cane
L'ingegner Cane, interpretato da Fabio De Luigi. Screenshot via Mediaset Play.

Mai dire gol edizione 1998-99, presentato da Ellen Hidding, Alessia Marcuzzi e, ovviamente, dalla Gialappa’s Band. Uno degli sketch ricorrenti è una parodia dei programmi itineranti per l’Italia in onda nel weekend come Linea Verde, che celebravano paternalisticamente le tradizioni nostrane. Il conduttore nella parodia è Lello Putignani, i personaggi che incontra, sempre uguali in tutti i paesi in cui va, sono il battitore di ferro Bastilani, l’esperto di tradizioni ingegner Campianella, una vecchina ultracentenaria, la Bella del Paese, il Sindaco. Gli interpreti di questi personaggi sono, in ordine, Maurizio Crozza, Fabio de Luigi, Gioele Dix, Ugo Dighero, Luciana Litizzetto, Claudio Bisio. A fare le comparse ogni tanto ci sono anche Ale & Franz.

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"Hai idea di quanto costerebbe fare oggi quello sketch?" mi ha detto una volta un autore di quella edizione di Mai Dire Gol. Allora, invece, si poteva fare. Se questi nomi vi fanno accapponare la pelle, provate per un momento a slegarli da quello che fanno ora e cercate dei frammenti online, oppure fidatevi: erano incredibili, scritti bene e recitati meglio. E sopra ogni cosa, la voce della Gialappa’s Band faceva da contrappunto e non lasciava passare nulla in secondo piano, nemmeno eventuali errori.

E quelli di Putignani erano solo cinque minuti all’interno di un programma di poco più di 50 in cui non c’era un secondo di tregua. L’impressione guardando Mai dire Gol è di avere davanti il materiale scritto e girato che oggi si userebbe in una trasmissione di almeno due ore. Quando c’è un secondo di tregua, entra la Gialappa’s. Che sia sui gol della settimana, sulle assurdità degli altri programmi televisivi, sugli errori dei conduttori del programma (Ellen Hidding, Teo Teocoli o il Mago Forrest non importa, nessuno viene risparmiato) i tre hanno sempre qualcosa da dire e la dicono al millesimo di secondo giusto.

Il commento è la chiave. La Gialappa’s Band, composta da Marco Santin, Carlo Taranto e Giorgio Gherarducci, è nata all’interno di un programma radiofonico di commento alle giornate di campionato, è passata in tv con il commento simil-calcistico delle telenovelas sudamericane in Un fantastico tragico venerdì, per poi proseguire con il commento dello show giapponese Takeshi’s Castle in Mai dire Banzai, e ancora Mai Dire TV, in cui la Gialappa’s commentava i programmi in onda sulle TV locali. Poi c'è stato di nuovo il commento calcistico in Mai Dire Gol, nato nel 1990 come una striscia solo calcistica andata via via ampliandosi con il susseguirsi delle edizioni, in cui il calcio cedeva spazio ai personaggi comici e agli sketch, al punto da doversi sdoppiare (in Mai Dire Gol e Mai dire Gol del Lunedì) per accontentare tutti.

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All’interno di questo programma la Gialappa’s ha commentato tutto: lo sport, l’attualità, la politica, il giornalismo, la televisione. Il commento sulla TV prende il sopravvento con la nascita di Mai Dire Grande Fratello, sia show che striscia post-GF. Il formato a striscia diventa la coda di molti reality di Mediaset. Poi c’è la RAI, dove in radio hanno commentato il Festival di Sanremo, i Mondiali e gli Europei per più di dieci anni, e in TV ancora il calcio e l’attualità in Quelli che il Calcio, Rai dire Niùs e al DopoFestival.

Tra l’altro, presente il giochino dei Jackal di far dire le parole buffe a Sanremo (e recentemente a X-Factor)? La Gialappa’s lo faceva nel 2003. Del resto anche le prime persone che hanno utilizzato Twitter per commentare i programmi televisivi a colpi di battute tutte uguali forse avevano quelle tre vocine nel cranio. Forse qualcuno ha anche la speranza di essere “scoperto” con quelle battute sagaci e di diventare “tipo la Gialappa’s”. Anche da queste parti ci siamo trovati davanti ai fenomeni di costume nostrani e li abbiamo commentati come la Gialappa’s davanti al Mago Gabriel, però purtroppo il risultato finale più che informativo o comico era spesso etnocentrico—tre vocine nella mia testa mi stanno prendendo per il culo fortissimo per la parola “etnocentrico”, e lo fanno ininterrottamente da quando ho accettato di scrivere questo pezzo.

La lungimiranza nel capire che il commento è importante quanto il commentato è la stessa che hanno avuto nella scelta dei comici che si sono susseguiti nei loro programmi. Nessuno di loro era di primissimo pelo: Teo Teocoli, primo presentatore di Mai dire gol, era già famosissimo, Aldo Giovanni e Giacomo erano già apparsi in TV e da anni facevano teatro, gli ex-Broncoviz (Maurizio Crozza, Ugo Dighero, Marcello Cesena) avevano già avuto il loro programma su Rai Due, stesso discorso per Luciana Littizzetto, Paola Cortellesi, il Mago Forrest, Paolo Hendel, Virginia Raffaele, e così via. Ma sulle rispettive pagine Wikipedia il passaggio per Mai dire… viene sempre accompagnato da frasi come “il grande successo arriva con la partecipazione a”. Merito della Gialappa’s è stato quello di mettere insieme le migliori teste comiche degli anni Novanta e Duemila in un contesto in cui era fondamentale venirsene fuori ogni settimana con qualcosa di più di una semplice imitazione o di più astratto della satira dura e pura—che comunque non è mancata, si veda lo sketch "Tabloid" di Daniele Luttazzi o "Pierpiero" di Antonio Albanese. La capacità di scegliere i comici, dargli i personaggi perfetti ed essere poi la spalla perfetta per loro è stato ciò che ha reso Mai dire Gol e simili dei programmi formidabili.

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Aggiungo un dettaglio che ho potuto notare spulciando alcune vecchie puntate di Mai Dire Gol. In una delle edizioni di fine anni Novanta la Gialappa’s commentava in maniera ironica e preoccupata la tendenza delle reti televisive di mostrare ragazze alle prese con lap dance o sfilate di intimo in maniera totalmente ingiustificata. Prima di Il Corpo delle Donne o Videocracy, documentari sul tema usciti intorno al 2009.

Ok, è vero, hanno avuto anche loro le Letteronze. E tutto quello di cui si è parlato finora è di almeno nove anni fa. E pare abbiano fatto venire l’esaurimento ad alcuni comici e presentatori che lavoravano con loro—non lo dico io, c’è scritto nella pagina Wikipedia di Claudio Bisio. E dopo aver trasformato il commento in un’arte, ne hanno abusato, lasciando trasparire quello che forse è il più grande problema di chi fa comicità: hanno smesso per primi di divertirsi.

Sicuramente finita l’epoca degli show in stile Mai Dire non ci hanno lasciato granché di memorabile. Ma il fatto è che ci sono svariate ragioni per cui, come molti della mia generazione, non posso essere oggettiva quando scrivo della Gialappa's Band. Vi metto le prime che mi vengono in mente, certa di lasciarne fuori un’altra decina:

- Periodo del catechismo, seconda metà degli anni Novanta. Mentre imparavo che Dio spiava ogni mia mossa per vedere quanto stavo peccando, nel bar dell’oratorio i ragazzi di qualche anno più grandi si percuotevano il pacco con bottiglie di plastica vuote non appena ne entravano in possesso. Lo avevano visto fare da Tafazzi a Mai Dire Gol e lo trovavano esilarante. Anche io lo trovavo esilarante, più della Stasi cristiana.

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- Un fratello maggiore fanatico del calcio monopolizzava la televisione di casa per seguire qualsiasi programma sul tema. Tra questi, Mai Dire Gol era l’unico a rendere l’argomento digeribile, persino interessante. Mi offriva anche una sponda per poter deridere gli altri programmi che ero obbligata a sorbirmi.

- Il primo album acquistato con soldi “miei” (cioè dei miei genitori) è stato la colonna sonora di Tutti gli uomini del deficiente, il film della Gialappa’s Band, firmata da Elio e le Storie Tese. (Del fatto che Ready Player One sia un plagio di Tutti gli uomini del deficiente ne parliamo un’altra volta.)

- Nel primo cellulare in cui era possibile registrare audio e utilizzarli come suonerie, la mia suoneria dei messaggi era la frase “Donna, non ti preoccupare, sta arrivando Me-dio-maaaan”, un personaggio di Fabio De Luigi (che trovavo fighissimo).

- Negli anni del liceo, quando c’erano i Mondiali o gli Europei, registravo alcune telecronache della Gialappa’s e le riascoltavo per sopravvivere all’insonnia, con il rischio di strozzarmi con le cuffie. Stessa cosa con la cronaca di Sanremo.

- Qualche anno fa un fidanzato mi ha lasciata male. Dal giorno successivo ho guardato a ripetizione le puntate della stagione di Mai Dire Gol 1996-97, messa a disposizione integralmente da ignoti. Ci andavo a dormire insieme, mi ci svegliavo al mattino. Mi hanno risparmiato una potenziale depressione e una molto più probabile cirrosi epatica.

Per questa ragione, qualsiasi cosa succederà dopo stasera dentro a Mai dire Talk, il talk show che la Gialappa’s Band condurrà insieme al Mago Forrest, Greta Mauro e Stefania Scordio, imballato di nuovi comici e “vecchie” glorie, andrà bene. Alla peggio vi passo le audiocassette del commento ai Mondiali del 2002.

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