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Musica

Le recensioni della settimana

Quali dischi ci hanno fatto esprimere delle opinioni questa settimana: XXXTentacion, A$AP Mob, The War on Drugs e altri.

Noisey è cresciuto e non usa più le faccine col vomito, ma le recensioni restano sempre scritte da persone piene di problemi che non vogliono necessariamente essere prese sul serio.

ACTION BRONSON
Blue Chips 7000
(VICE Records/Atlantic)

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Full disclosure: i nostri colleghi americani hanno un'etichetta, e quindi ovviamente spingono la roba che pubblicano. Noi di Noisey Italia non abbiamo niente a che fare con i processi decisionali della suddetta etichetta e potremmo tranquillamente dire che Action Bronson ormai è un meme vivente che si spacca di cibo e alcool ed erba. Ma invece no, perché Bronsolino sa ancora scrivere barre che pisciano in testa a molti suoi colleghi, in piena tradizione rap newyorkese che dà importanza a una conoscenza approfondita del dizionario—tipo " My bloodline predate Aardvark and large shark / And cookin' flesh off of charred bark". Tra l'altro, su basi poliedriche che hanno dentro il funk, il soul, i violini, la sabbia del West e il brecciolino. E questo indipendentemente dal lavoro che fa per VICELAND, che comunque merita abbastanza se volete imparare a farvi un blunt come si deve invece di chiederlo ogni volta al vostro amico che fuma da quando aveva sedici anni e non è babbo come voi che ci siete arrivati dopo aver sentito Sfera.
PATATINA AL SALAME E FINOCCHIETTO SELVATICO (EA)

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THE WAR ON DRUGS
A Deeper Understanding
(Atlantic)

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Caro Giacomo, perché mi fai recensire sta roba? Non potevi farla recensire a Elia? Non potevi darmi XXXTentacion che almeno avevo lo stimolo di ascoltarlo, visto che ne parlano tutti e rischia pure di essere figo? Io peraltro pensavo di trovarmi davanti a uno di quei gruppi indie mezzi psych che vanno forte adesso, che sono un pacco ma almeno non fanno del tutto schifo, tipo Tame Impala, quelle cose lì. Invece 'sto disco è tutto uguale, c'ha dei suoni di merda, sembra il peggior Bruce Springsteen misto a roba che potrebbe ascoltare un cinquantenne americano babbo mentre va al lavoro in macchina (cioè sempre Bruce Springsteen? Sì, ma anche AOR, Dire Straits ecc.). Il pezzo più ascoltabile è quello che dura 11 minuti ed è un po' diverso dagli altri. Il resto è una specie di brutto classic rock pacchiano post-ultimi Coldplay, con spruzzate di psichedelia fasulla e del peggio degli anni '80, fatto però oggi, senza un valido motivo al mondo. Viene quasi il dubbio che sia una cosa concettuale tipo il disco di Destroyer del 2011 (che a me piaceva, e almeno aveva bei pezzi ed è stato influentissimo - forse più nel male che nel bene, va detto, soprattutto in Italia). Alla fine se non fai musica "sperimentale" ma scrivi canzoni puoi pure decidere di fare un disco con i suoni più brutti del mondo ma se le canzoni sono belle può funzionare lo stesso, la cosa più grave qui è che, se pure a qualcuno del tutto privo di buon gusto dovessero piacere 'sti suoni, sto modo di cantare eccetera, i pezzi comunque sono bruttini, non restano, non funzionano. Mi viene pure il sospetto che il nome che il tipo si è scelto non sia ironico. Ma veramente la roba che piace a chi ascolta indie nel 2017 è questa qua?
NANCY REAGAN (FS)

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LIL B
Black Ken
(Basedworld)

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Ci fa piacere che nell'hip hop ci siano ancora caposcuola come Lil B perché vuol dire che è possibile sconfiggere l'omologazione delle basette scaricate online e spacciate per produzione. In questa mixtape infatti c'è un tale mischiotto di generi e microgeneri, sperimentazioni e tanta di quella roba che è una sorta di Sgt. Peppers hyphy/deep, con inni quali "Go Stupid Go Dumb" o "Young Niggaz" che ti si stampano nel cervello immediatamente. Decolla traccia dopo traccia, divertente quanto allucinato, quasi inattaccabile: ci ha messo sette anni per farlo uscire e a tratti si sente, in quanto nel frattempo molte cose del suo modo di produrre sono state apparentemente assorbite da altri. Dico apparentemente perché ascoltando sta roba è chiaro che di Lil B ce n'è uno solo: o forse al contrario è una legione? D'altronde sta in tiro per ben ventisette tracce, che sarà mai. Bella pe' lui quindi.
AXE HORBENTE (DB)

QUIET RIOT
Road Rage
(Frontiers)

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Siamo seri: cosa ci fanno i Quiet Riot in giro nel 2017? Si sono sciolti e riformati qualcosa come N³ ( ennealcubo) volte, dei membri originali non c'è più traccia da una decade buona, la loro musica oggi suona attuale quanto lo sarebbe il volantinaggio dannunziano a Fiume, quindi in buona sostanza perché? Spoiler: nessuno lo sa. Nemmeno i Quiet Riot stessi, o quantomeno sedicenti tali. Sarei curioso di sapere cosa ne pensa Randy Rhoads, se si rivolta nella tomba ancora a più di trent'anni di distanza dall'esserci entrato o che. Non dico DuBrow, che probabilmente se la sta pippando allegramente con Mefistofele e una pletora di vecchi amici, ma almeno per Rhoads, un po' di buongusto. Basta. Che poi a tratti qualche disco hard'n'heavy buono è uscito pure negli ultimi dieci anni, piuttosto che l'ennesima fotocopia senz'anima con dei suoni vecchi a prescindere che è Road Rage preferisco dedicarmi al perfezionismo petulante dei Boston di Tom Scholz o alla ruffianaggine testosteronica di Kip Winger o ancora alle pagliacciate d(e)i Lordi.
PREPPER FOR THE AROCKALYPSE (AB)

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THE COWBOY
The Cowboy Album
(Fashionable Idiots)

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È una soddisfazione perversa quella che provo nel parlare di questo album su Noisey. Ci troviamo infatti davanti a quello che potrebbe tranquillamente essere il miglior gruppo rock'n'roll d'America, almeno finché due dei suoi membri non torneranno a suonare con l'altro loro gruppo, gli Homostupids, che il miglior gruppo rock'n'roll d'America lo sono per certo. Sia chiaro: non vi è traccia di ironia in quello che scrivo. Voi mi direte: ma questo disco è uscito in massimo 500 copie per l'etichetta più fallimentare del mondo, Fashionable Idiots di Minneapolis. Nessuno parla di loro e nessuno ne parlerà al di fuori di un circuito che comprende forse poco più di un migliaio di persone in tutto il mondo. Ma questo non ha nulla a che fare con il disco. Ascoltare, prego, la seconda traccia, omonima: è lo zenith dell'intelligente semplicità del punk rock del Midwest. Un riff di tre note, uno stop and go da brividi, una ruvidezza che solo nell'aria piena di fuliggine di Cleveland. "Mister I have always been here / Always will be / Cowboy". Ecco un altro motivo per cui fa ridere parlare di questo disco. È totalmente incomprensibile—o colpisce alla pancia o niente. "Father will be home from work just in time / and you're (sic) mother is still a jerk / Still a jerk but she loves you / Chinese flowers in her hair". Che cazzo vuol dire? Come si compongono delle canzoni come queste? Non lo so spiegare, ma lo so. Tu lo sai?
WEARING SAMMY (GS)

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ARTURO STÀLTERI
…e il pavone parlò alla luna
(Soave)

arturo stalteri e il pavone parlò alla luna recensione review copertina cover album streaming mp3 2017

Ho questo disco in wishlist su Discogs da un sacco di tempo, oltre a me ce l'hanno più di 200 persone e ormai si vende a cifre superiori ai 100 euro. Quindi evviva Soave (che non sta sbagliando un colpo) e questa benedetta ristampa. Arturo Stàlteri muove i primi passi nei Pierrot Lunaire, gruppo geniale e estremamente eclettico, come dimostra il loro schizofrenico capolavoro Gudrun. Poi si dà alla carriera solista, all'insegna di un post-minimalismo tra Steve Reich e Philip Glass ma anche venato di space-rock, con la perizia e la fantasia di un grande polistrumentista che alle trame elettroniche affianca chitarre, percussioni e strumenti orientali per lavori dalle sonorità splendide e di grande originalità. I capolavori di questa fase sono l'esordio André sulla luna, nato dopo un viaggio di due mesi in India, e appunto questo …e il pavone parlò alla luna, basato principalmente sul piano e sull'organo ma che contiene influenze anche da svariati altri mondi, come quelli dell'elettronica, dell'avanguardia, del prog e della musica classica—non solo di casa nostra ma anche orientale (come nella stupenda Raga Occidentale), oltre a brani con sonorità davvero aliene come "La pescatrice di perle". Insomma, sto disco è bellissimo, compratevelo, per Dio.
ARTURO DARKSIDE (FS)

A$AP Mob
Cozy Tapes Vol. 2: Too Cozy
(Sony/RCA)

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Lungo tutto il nuovo tape della A$AP Mob compaiono collaborazioni di tale "Smooky Margielaa", che—dopo una breve ricerca su Google—scopro essere un rapper di quattordici anni con quattromila follower su SoundCloud. Non è la prima volta che Rocky prende su della gente a caso e la mette sui suoi album, se ricordate durante le registrazioni di LONG.LIVE.A$AP il nostro prese con sé totalmente a caso un busker londinese, tale Joe Fox, e gli fece suonare la chitarra su mezzo disco. Bella per Joe, bella per Smooky, bella per Rocky che sparge opportunità come sementi tra i solchi. Sono solo un po' colpito dal fatto che le barre di Smooky non sono poi così diverse, qualitativamente parlando, dalla maggior parte di quelle presenti su questo tape. Sarà lui che è avanti? O forse che per questo progetto tutti hanno tenuto l'asticella piuttosto bassa? Diciamo la seconda. I ritornelli sono quasi tutti una frase stanca ripetuta quindici volte, Playboi Carti suona preso bene come mia madre quando le dico che il weekend non torno a casa e ci sono molti più riferimenti al fatto che il rapper di turno si scopa la tua tipa rispetto a quanti è lecito aspettarsi. Almeno ci sono un paio di bombette. "Frat Rules" è un intreccio di barre di Rocky e Big Sean con una base tutta soulful diversa dalla trap monocorde di maniera che appesantisce la maggior parte del tape, "RAF" ha dentro un Frank Ocean con la benza cento ottani nel serbatoio e "What Happens" è una posse cut coi coglioni: ma d'altro canto è difficile non fare una posse cut coi coglioni se la produzione è di RZA e a partecipare sono la A$AP Mob, i ProEra di Joey Bada$$ e i Flatbush Zombies.
MEECHY GARKO (EA)

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XXXTENTACION
17
(Bad Vibes Forever / Empire)

xxxtentacion 17 recensione review copertina cover album streaming mp3 2017

È proprio vero che a volte si danno le cose per scontate: calcolate che appena ho messo il debutto di XXXTentacion non ci volevo credere. Che sono ste chitarrine acustiche? Che è sto pianino desolante? Che è sto cantato che sembra la versione r&b di Kurt Cobain? 'Ndo cazzo è finito l'irruento battitore di una volta, il rapper avanzo di galera? Ebbene, evidentemente ha deciso di gettare la maschera, per cui in 22 minuti di disco ci troviamo di fronte a tutti i suoi lamenti e fragilità assortite, costi quel che costi. Per sintetizzare, una versione trap di Daniel Johnston che però (ironia della sorte) rischia di somigliare più a Jovanotti quando vuole fare il cantautore. Chiariamoci, X è onesto, sta roba si sente che viene dal cuore (anche se cazzo, fa' qualcosa per ripigliarti) e di buono ha che rappresenta uno strappo rispetto a quella immagine pubblica stile social che va tanto fra i ggiovani, per cui il personaggio viene prima dell'uomo. È chiaramente una mossa spiazzante per la sua sincerità. Ma in queste canzoni—per quanto sofferte—manca qualcosa, sono come una mela acerba: appena le assaggi ti si restringe la lingua. Ma in fondo è giusto così e ce lo spiega anche lui all'inizio: "You are literally entering my mind. And if you are not willing to accept my emotion and hear my words fully, do not listen". E in un mondo in cui non si ascolta più nulla e nessuno, a voi la scelta se prendere o lasciare.
WILLY MONCA (DB)

NATVRE'S
Early Cvlts
(Argento)

natvre's early cvlts recensione review copertina cover album streaming mp3 2017

Non conoscevo i Natvre's e non conoscevo la Argento, ma dopo aver scoperto che l'etichetta fa capo a Michael Bertoldini dei The Secret mi sono detto che forse sono un po' stronzo ed è il caso di rimediare. E infatti, pur non essendo neanche lontanamente paragonabili alla violenza, genialità e-tutta-una-serie-di-altre-cose-bellissime dei The Secret, Mike conferma il suo buongusto e stampa il secondo album di una band che spacca un discreto quantitativo di culi, lenendo in parte la sua colpa di non aver ancora dato un seguito ad Agnus Dei. I Natvre's, ad ogni modo, sono black metal abrasivo e a suo modo modernissimo nella veste: nonostante una batteria che di quando in quando rolla beata, i Greci si fondano su una voce filtrata sporchissima, ai limiti dell'industriale, e chitarre sparate a cannone che ronzano con una distorsione tale da far sembrare la Norvegia del '92 la Fabbrica di Willy Wonka. Un concentrato da emicrania e schifo del mondo dall'insospettabile Salonicco. Nessuna velleità da segnalare, solo tanta voglia di nuclearizzare il creato tutto.
SOLVZIONE FINALÆ (AB)

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