smokepurpp milano

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Musica

Siamo stati al "concerto" di Smokepurpp a Milano

Anche se chiamarlo concerto è un po' troppo, dato che si è presentato in ritardo e ha suonato 15 minuti (e ci ha bucato l'intervista).

Sono le 2.40 e sto sconsolatamente accendendo l’ennesima sigaretta, mentre Elisa mi lancia un’altra occhiataccia, che presumo contempli un maleficio di qualche tipo. Dell’ospite d’onore non sembrerebbe esserci alcuna traccia, la folla inizia a spazientirsi, gli animi tendono a scaldarsi. All’improvviso, però, arriva una sfavillante Bentley.

Riavvolgiamo il nastro. Mercoledì sera, mentre ero ai Magazzini Generali ad ascoltare tutt’altro, ho ricevuto un messaggio col quale Noisey mi chiedeva se mi andasse di intervistare Smokepurpp in occasione della prima data italiana del suo tour europeo, giovedì 21 febbraio al Gate di Milano. Ero pieno di curiosità per un artista di quel tipo: come vive il movimento rap dalla sua posizione, se avesse idea di cosa succede nella scena italiana, eccetera eccetera. Così ho accettato la proposta e ho coinvolto Elisa, un’amica e collega, nonché ottima fotografa, che da quel 21 febbraio nutre uno sterminato rancore nei confronti miei e di Smokepurpp, ma questa è un’altra storia.

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Prima di giovedì conoscevo Smokepurpp soprattutto per “Fingers Blue”, traccia contenuta nel suo primo progetto ufficiale Deadstar, con la collaborazione del semidio Travis Scott. Oltre al corposo Deadstar e a diversi singoli su Soundcloud, ha all’attivo anche Bless Yo Trap, progetto realizzato col produttore Murda Beatz. La musica di Smokepurpp non si dissocia molto da quello che è il filone sonoro del Soundcloud rap, di cui è stato uno dei pionieri, e della trap, della quale riprende fortemente anche l’immaginario e lo stile. In sostanza, mi trovo di fronte ad un artista abbastanza monodimensionale, ma in grado di sorprendere con elementi di ricerca musicale tutt’altro che banali, grazie anche al suo lavoro di beatmaker oltre che di rapper.

L'intervista è programmata per il post-concerto, attorno alle 2.30, ma Elisa e io decidiamo comunque di arrivare al Gate attorno a mezzanotte, in modo da poterci guardare intorno. Mi interessava particolarmente capire che tipo di pubblico potesse essere attirato da uno show come quello di Smokepurpp, visto anche che l’evento è stato fortemente promosso all’interno della cornice della Milano Fashion Week, il che mi ha portato a pensare che moltissimi dei presenti sarebbero stati più o meno legati al mondo della moda e dello streetwear e attratti più che altro dall'hype: previsione avveratasi in pieno. Aggirandosi in pista durante il DJ set, saltava subito all’occhio la totale assenza di quello che potremmo definire il classico “rappuso”, rimpiazzato da tanti classificabili come clubber.

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Bevuti un paio di gin tonic e fumate fin troppe sigarette, l’attesa iniziava a farsi spasmodica. Erano ormai le 2 inoltrate, la mezz’ora di ritardo fisiologica era sfociata nell’ora abbondante, in pista i brani iniziavano a ripetersi. Tanti volti noti avevano iniziato ad affollare il backstage: Dark Polo Gang, Lazza, Enzo Dong, Ghali, Roshelle, Chadia Rodriguez. E per fortuna che c'erano loro a intrattenere i fan, scambiando chiacchiere e foto, rendendo più sopportabile un’attesa che diventava sempre più surreale.

Sono le 02.40 e sto sconsolatamente accendendo l’ennesima sigaretta, mentre Elisa mi lancia un’altra occhiataccia, che presumo contempli un maleficio di qualche tipo. Dell’ospite d’onore non sembrerebbe esserci alcuna traccia, la folla inizia a spazientirsi, gli animi tendono a scaldarsi. All’improvviso, però, arriva una sfavillante Bentley. C'è già stato un falso allarme un po' di tempo prima, all'arrivo di Ghali, quindi siamo tutti piuttosto diffidenti. Quando però un “ESKEREEE” urlato a pieni polmoni squarcia il rimbombo dei bassi provenienti dalla sala, non sembrerebbe esserci più alcun dubbio: Smokepurpp è arrivato, accompagnato da Sfera Ebbasta. Alla sua corsa nel backstage segue la corsa dei presenti in sala. Gli ultimi ritocchi alla logistica, qualche ulteriore pezzo scelto ad hoc per scaldare la pista, l’apertura ad opera dei rapper che lo stanno accompagnando in tour. Ormai ci siamo.

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smokepurpp live milano

15 minuti dopo, 20 a voler arrotondare per eccesso, è tutto finito. Un live brevissimo e molto poco “live”: il grosso lo ha fatto il DJ, lui si è limitato di tanto in tanto a chiudere le doppie alla sua voce registrata, non viceversa. Su “Fingers Blue” sembrava intenzionato ad invertire la rotta, rappando decisamente di più, ma la cosa si è rivelata un fuoco di paglia. Quando è salito sul palco Sfera per cantare "Pablo" sembrava un inizio col botto, e invece era già quasi la fine. Dopo aver suonato un paio di pezzi del compianto amico XXXTentacion, Smokepurpp ha abbandonato il palco, lasciando praticamente la totalità del pubblico piuttosto sgomenta. Abbiamo aspettato due ore per questo?

sfera smokepurpp live milano

La folla si è presto riversata fuori, esternando il proprio malumore nelle forme di (altri) cocktail, (altre) sigarette, (tantissime) imprecazioni. Una manciata di minuti dopo, Smokepurpp è uscito dal backstage ed è salito sulla Bentley: mentre si allontanava, scomparendo tra le strade di Milano, qualcuno lo rincorreva col cellulare puntato in faccia, altri gli urlavano dietro insulti in una lingua che non capisce. Temo che l'intervista sia annullata. Io ed Elisa, piuttosto confusi, cerchiamo di fare il punto della situazione con i ragazzi dell’organizzazione, che sembrano però più confusi (e decisamente più stressati) di noi. Stanchi e rassegnati, privi di energie ma carichi di rancore, decidiamo di battere in ritirata, aiutati da un amico che ci ha miracolosamente riaccompagnati a casa evitandoci un’odissea di mezzi notturni.

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sfera smokepurpp milano live

La mattina dopo, ancora rincoglionito per la nottataccia e i gin tonic, ho trovato un messaggio degli organizzatori sul cellulare: ovviamente loro ci sono rimasti ancora peggio di me, ma ci tengono a farmi sapere che hanno provato a farmi avere l'intervista che mi era stata promessa—solo che Smokepurpp è scappato via sostenendo di non avere "i capelli in ordine".

Mettendo per un attimo da parte la frustrazione per la (non) intervista, non posso fare a meno di pensare a come si sono sentiti tutti i presenti. Al netto degli sforzi e dei buoni propositi dell'organizzazione, che cosa permette a certi artisti di comportarsi in questo modo? Per il pubblico italiano l'arrivo di un artista come questo è un sogno che si avvera, ma la realtà finisce troppo spesso per essere piuttosto grottesca. Non parlo tanto della qualità della performance (anche Playboi Carti al Fabrique si era limitato a saltare sul palco ma lo aveva fatto con puntualità, per un’intera ora, davanti ad un pubblico davvero gasatissimo), quanto proprio dell’approccio da lega minore con cui questi artisti arrivano nel nostro paese. Ha davvero senso continuare a rassegnarsi a eventi che poi si rivelano dei siparietti? A rigor di logica sembrerebbe assurdo, eppure i biglietti continuano ad essere venduti. Gli stessi che se la prendono per la pessima situazione sono lì anche la volta dopo, e quella dopo ancora.

Riccardo scrive di rap e streetwear in giro. Seguilo su Instagram.

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