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Musica

I Riviera fanno musica per l'attimo fuggente

I componenti della band emo punk romagnola sono sparsi per l'Europa, per cui quando si vedono fanno in modo che sia speciale. Li abbiamo intervistati per parlare del loro nuovo album, Contrasto.

A essere onesto, non scrivo più molto di musica. Sì, l’ho fatto per anni su diverse riviste online quando ancora ero un ragazzino e, in quanto tale, un cliché vivente che andava avanti a idealismi, frasi fatte, magliette Gildan e concertini DIY. Per farla breve: un minorenne, forse fortunato, preso bene con l’emo, il post-HC che—per qualche motivo ancora ignoto—veniva pagato per scrivere recensioni di dischi che nemmeno ascoltavo. Tutto questo, negli anni in cui Pitchfork mandava le pubblicazioni cartacee finanziate dalle grandi corporation a farsi fottere. Ora, potremmo farci una serie di domande sul funzionamento del giornalismo musicale post bolla di internet 2010 ma non mi sembra questo il momento. Quello che voglio dire è che, semplicemente, sono diventato un po’ più grande, che scrivo di tutt’altro e che cancellerei volentieri il 98 percento di tutte le stronzate che ho scritto su internet negli anni sopracitati—anche conosciuti come gli anni in cui in diretta Skype ho chiesto a un gruppo sotto Universal: "Ho visto che XXX è stato il disco più venduto nei negozi indipendenti inglesi per un bel po’, siete contenti?”. Bene, se ho scritto 98 percento è perché di una minima parte sono ancora piuttosto convinto ed è proprio in quel misero due percento che rientrano i Riviera che, nel 2014, hanno pubblicato per To Lose La Track, Fallo Dischi, Black With Sap (tra gli altri) il loro primo disco omonimo. Erano gli anni d’oro, per così dire, del revival emo italiano e sulla scia dei Verme nascevano gruppetti emo uno dietro l'altro. Il problema? Questi gruppi, gran parte delle volte, non avevano niente da dire, non cambiavano mai niente e non aggiungevano nulla rispetto a quello che c'era già stato. I Riviera invece, insieme a pochi altri, erano riusciti a ritagliarsi un spazio tutto loro in quella sorta di stagno e nel giro di poco stavano su un furgone a suonare in giro per l’Italia a riempire piccoli centri sociali e a farsela prendere bene davanti a gente che in un mese si era imparato i loro testi a memoria. Da allora sono passati quattro anni e nel frattempo hanno continuato a fare qualche data, sono andati avanti con le loro vite ma da un punto di vista discografico non hanno fatto molto altro. O almeno, fino a poco fa: a fine luglio, infatti, hanno pubblicato "Disordine", un pezzo nuovo che sarà in Contrasto, il loro secondo disco in uscita a Ottobre. Per l’occasione, ho chiamato Andrea Vasumini, il cantante della band e gli ho fatto un po’ di domande su quello che hanno fatto in questi anni, su cosa pensano di fare in futuro e su cosa ci sarà in Contrasto.

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Noisey: Quando ti ho scritto su Facebook mi hai detto che stavi in paranoia con l’idea che registrassi l’audio della nostra telefonata. Come mai?
Andrea Vasumini: Guarda, non mando i vocali perché mi ritrovo ad ascoltare la mia voce mi sembra veramente anormale e sembro sempre sbronzo. Be’, è un po’ strano per uno che canta. No?
[Ride] La paranoia di registrare e cantare l'ho superata ma perché so che sono concentrato. Quanto ai pochi vocali che mando, li riascolto sempre ed è un po’ una terapia d'urto.

Comunque sia, che avete fatto negli ultimi quattro anni?
Abbiamo cambiato un po’ la formazione della band ma soprattutto continuiamo, singolarmente, a cambiare città. Questa cosa, com’è facilmente intuibile, non è che rende liscia la vita di una band. Di base, infatti, si spostava Giacomo (l’altro chitarrista) che da Venezia è andato a Parigi e poi è tornato a Venezia. Solo che adesso Paride (il trombettista) si è trasferito ad Amsterdam con la sua compagna e in tutto questo sono nati anche due bambini: uno di Paride e uno di Davide. E come se non bastasse, Alba (il batterista) ha trovato un lavoro vicino Londra e dopo il tour si trasferisce. E come la vivete questa cosa in termini di band?
Il progetto Riviera è un progetto che è sempre stato così fin dal primo giorno. E ora che ci penso bene è proprio questa condizione di instabilità che fa sì che, in qualche modo, tutto quello che facciamo sia naturale. In sostanza: ognuno di noi rispetta l’altro e, questo, in base alla propria vita. Infatti mi ricordo che, dopo un live vostro di tre anni fa, ti ho chiesto cosa avreste fatto in futuro e tu mi hai risposto che non ne avevi la più pallida idea…
Sì, come ti dicevo è chiaro che non vedersi per provare fa sì che si creino degli scompensi all’interno di una band. Giacomo e Francesco lavorano entrambi tramite l’università e capisci che le opportunità sono quelle che sono per cui loro seguono il flusso delle proposte e Riviera assume un’importanza secondaria. Ed è giusto così, eh. Al contempo, però, quando riusciamo a stare tutti insieme e diciamo “bella ragazzi, questo mese andiamo in sala e registriamo i pezzi” è tutto molto naturale e stiamo bene ed è proprio allora che questo nostro attendersi, aspettarsi e rincorrersi assume un senso. A proposito di sala prove. Non vedendovi spesso come funziona la scrittura di un pezzo?
Fino a qualche anno fa, alcune canzoni nascevano prima dal testo e poi ci si adattavano le varie parti musicali che venivano fuori dalle prove ma questo cosa è un po’ cambiata. Con sempre meno tempo a disposizione abbiamo cominciato ad arrangiare le varie parti strumentali e la voce la aggiungo poi con calma, raccogliendo le idee abbozzate in fogli e quaderni vari.

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Il primo disco vostro l’ho sempre percepito come un disco che rende piuttosto bene la malinconia post adolescenziale e piccoli grandi problemi della giovane età adulta tramite piccole scene e sfoghi. Contrasto invece di cosa parla?
Come ti dicevo, la modalità di scrittura dei testi è rimasta un po’ la stessa. Quando scrivo i testi parlo sempre di fatti realmente accaduti, magari prendendo il piccolo per parlare di qualcosa di più grande. Ecco, credo che sia un approccio sincero. Quello che è cambiato questa volta è che, per la prima volta, ho scritto delle canzoni facendo attenzione a quello che avrei cantato. Come sono andate le registrazioni?
Anche questa volta abbiamo registrato tutto in due giorni e sempre in presa diretta. Certo, magari abbiamo prestato un po’ più di attenzione e non abbiamo lasciato tutto alla buona come nel primo disco. C’è un minimo di maturità in più. Dico “minimo” perché non avendo delle prove settimanali fisse è ovvio che si perdono cose come una compattezza di suono e questo nel disco si può sentire ma allo stesso tempo che ti devo dire? Penso che questo rispecchi totalmente le nostro modalità di approccio al progetto.

Numericamente parlando, siete una band con un seguito “piccolo”. Nonostante questo, però, i concerti vostri sono sempre pieni e molto sentiti dal pubblico. Come me la spieghi questa cosa?
Credo che abbia a che fare con la spontaneità e con una questione di latitanza, per così dire. Da un lato dobbiamo rifiutare un sacco di date e quindi facendone meno riusciamo, magari, a raccogliere più gente che ci vuole davvero sentire. Dall’altro quando suoniamo lo stiamo facendo perché ci siamo ritagliati quel momento particolare per noi e questo la gente lo riesce a percepire. Mi sembra di capire che il vero segreto dei Riviera è che non vi vedete mai.
Sì, meno ci vediamo meglio stiamo! No, scherzo, quando ci vediamo stiamo bene: la nostra è una relazione a distanza amorosa fortunata.

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Continuando a parlare di relazioni, "Disordine" mi sembra un pezzo che parla proprio di questo.
Sì, è un discorso amicale e parla di come le relazioni possono cambiare nel tempo e assumere pesi stravolti. Può sembrare un discorso stupido ma in qualche modo parla di come a certi avvenimenti non puoi girare le spalle e di come, anche se tutto sembra fermo, il mondo sotto ai tuoi piedi cambia insieme a te.

E che mi dici, invece, di "Scogli"?
Anche qua è nata prima la parte musicale. Gli ho adattato un testo di un classico fallimento amoroso di un amico. Inizialmente aveva un titolo bizzarro… tipo risotto o risoglio, dipendeva dai casi. Di solito partiamo da titoli a caso giusto per ricordarceli ma spesso ci affezioniamo e poi non li cambiamo, ma in questo caso ci sembrava troppo stupido e quindi lo abbiamo chiamato "Scogli".

Il video, invece, è un classico video skate anni Novanta. Avevamo da sempre sperato che una canzone nostra finisse in un video di skate e abbiamo chiesto ai ragazzi di Malva di occuparsene. Come nel caso della copertina [realizzata da Francesco Goats] gli abbiamo dato carta bianca e quello che ne è venuto fuori ci piace.

Il pezzo mi sembra in linea, da un punto di vista prettamente musicale, con quelli del primo. Ci sono i piri piri alla Cap'n Jazz, riferimenti ai VERME e parti più punk fine anni Ottanta. Che roba vi ascoltate voi?
Be’, questa è una domanda difficile. Abbiamo sempre fatto un po’ di fatica a confrontarci sotto questo punto di vista. Giusto per farti un esempio, una volta ho chiesto a Giacomo se conoscesse i NOFX e lui non ne aveva idea. Quindi che ti dico? Per quanto riguarda me, al genere mi ci sono sicuramente avvicinato grazie ai Verme, ma non so dirti una roba che ci accomuna tutti. Anzi, no, ora che ci penso bene, c'è tutto il filone emo/screamo francese, Daitro, 12xu, Sed Non Satiata, che ci ha sempre gasato a tutti.

Bene, conosco solo i Daitro. Gli altri me li sentirò. Qua però stiamo andando per le lunghe. Ora che avete il vostro secondo disco tra le mani come pensi che andrete avanti? O come vi vedete tra 20 anni?
Urca, posso dirti che sono felice di tutto quello che abbiamo combinato che di sicuro spero di toglierci qualche altra soddisfazione e che se riesco ad avere lo stesso fiato mi piacerebbe continuare a suonare. Quanto a noi come gruppo, una cosa che non smetteremo mai di fare è incontrarci per mangiare e raccontarci cosa ci succede ma questo lo dico io. Se lo chiedi a Giacomo credo che ti risponderebbe con “fare un concerto di spalla ai Converge”. Come dargli torto?

Leon scrive di non-musica su VICE. Seguilo su Twitter.

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