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Musica

L'ascesa di Cardi B è la prova della morte della vecchia macchina del pop

Bastano sincerità e una bella canzone per raggiungere la vetta, ma le vecchie superstar come Taylor Swift faticano ad adattarsi.
Immagine di Phil Witmer

Eccoci qua, è la guerra della classifica. Cardi B, come era stato previsto da molti, è riuscita a sorpassare il singolo di Taylor Swift "Look What You Made Me Do" sostituendolo al numero uno con l'irresistibile "Bodak Yellow" ("Look" in realtà è scesa di due posizioni, fino alla terza, mentre "Rockstar" di Post Malone e 21 Savage ha conquistato la seconda). Vedere Cardi B che eclissa il ritorno di Taylor Swift è avvincente perché si tratta di due personaggi pazzeschi. Cardi è una ex-spogliarellista, celebrità di Instagram e star dei reality che viene dal Bronx ed è apertamente se stessa—divertente, esagerata, tenera, dice le cose come stanno perché le cose stanno davvero così. Ha iniziato a rappare soltanto due anni fa ed è già in corsa per il titolo di Regina del Rap di New York, avvicinandosi per un po' a Nicki Minaj, la quale, per coincidenza (o folle scienza delle classifiche) è stata anche lei in un testa a testa con Swift nel 2014 con "Anaconda", ma senza aggiudicarsi la prima posizione.

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La narrativa costruita dai media della lotta tra Taylor e Cardi, tuttavia, è soltanto una parte della storia. Il meritato numero uno di Cardi B marca la fine di un certo modo di pensare alla vittoria nel genere pop. Creare un tipo di pop per tutte le taglie, che separa l'artista dalla politica è stato un'usanza per anni. Ma ora, il successo è determinato da una linea che unisce opinioni e musica. Essere apolitici, o saltare su un carrozzone senza contribuire veramente, non garantisce la vittoria nel pop ed è il motivo per cui molti artisti pop di alto livello hanno fatto flop. La sincerità e una bella canzone possono bastare a farti arrivare al top, e la prova è "Bodak Yellow"; artisti come Taylor Swift faticano a prosperare in questo nuovo panorama pop. Le pop star bianche non saranno più in grado di portare il vero cambiamento, a meno che non lo vogliano sinceramente.

Il famoso (forse famigerato) motto di Cardi B è "regular, degular, shmegular girl from the Bronx". E si tratta di una parte vera e importante dell'ascesa di Cardi e spiega in parte perché l'ascoltiamo quando parla. La ex star di Love & Hip-Hop ha firmato un contratto che si dice valere milioni di dollari con la Atlantic alcuni mesi fa, anche se ha usato diverse piattaforme per spingersi sempre più avanti. La visibilità di Cardi, in particolare come donna di colore, nell'America di Trump è importante. Può parlare di ingiustizia razziale, come quando ha raccontato uno spiacevole incontro con la polizia in una serie di tweet poi cancellati. Semplicemente esistendo in questo spazio, Cardi dice molto, in maniera simile a Lauryn Hill, l'ultima rapper donna a raggiungere il numero uno nel 1998. Che ci siano voluti quasi vent'anni perché un'altra donna nera senza features raggiungesse la cima della classifica è importante. Sono genuine e contribuiscono molto di più nel contesto di oggi—condizione necessaria per avere una hit. Allo stesso tempo, Taylor Swift è una scommessa sicura del pop che non fa altrettanto gola nell'Anno Domini 2017, tanto che il suo ritorno a metà agosto ha incontrato una risposta freddina da parte della critica. "Look What You Made Me Do" è senza dubbio catchy e dimostra una certa consapevolezza di sé e di come Swift è rappresentata nei media. Segue la stessa formula pop che ha sempre usato: Jack Antonoff dei Bleachers in produzione, suo braccio destro nel successo di 1989.

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Swift è una figura che divide nel mondo del pop perché narratrice incoerente, di cui non ci si può fidare. La musica per lei è sempre stato un mezzo per sfogare le proprie lamentele personali, mentre la sua sincerità veniva messa in discussione dai bersagli dei suoi attacchi. Ma ora, specialmente dopo che la sua lunga faida con Kanye e Kim Kardashian dopo essere stata sbugiardata pubblicamente, la sua figura assume contorni triviali con il tentativo di riprendere controllo della sua immagine e trasformarsi in serpente. Sta ancora facendo la vittima—un ruolo che recita senza ironia inseguendo la lunga fila di Taylor che si vedono nel video di "Look". Swift utilizza retorica femminista, ma soltanto quando può aiutare le vendite di un album. Evita di parlare di Trump e del suo linguaggio offensivo verso le donne, e non ha mai preso posizione prima, durante e dopo le elezioni del 2016. Questo atteggiamento apolitico e il rifiuto di dare scossoni alla sua immensa fanbase dimostrano che ha perso il filo di quanto sta succedendo. La maliziosa consapevolezza di sé—con un anno di ritardo—non fa che evidenziare un rifiuto di scavare più a fondo, di trovare qualcosa di vero e di adattarsi ai tempi che corrono. Swift non vuole perdere nessun fan potenziale, non vuole perdere un soldo e, restando zitta a questo scopo, ha inavvertitamente creato una frattura. Il suo silenzio suona come assenso.

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Quello che sta succedendo a Swift non è nulla di nuovo, anzi, è una tendenza che si è vista per tutto l'anno. Katy Perry ha pubblicato Witness, vagamente conscious tipo "Socrate è fico", ma nessuna di quelle canzoni è arrivata molto in alto. Nessuno era in grado di capire cosa fosse "Chained to the Rhythm", a dir la verità, e la sua strana promozione, compresa la maratona live streaming per tutto il weekend con Deray e il presentatore di The Therapist è riuscita solo a creare ancora più confusione. Nemmeno la critica ha trattato particolarmente bene Witness, che in effetti sembra più che altro un tentativo di capitalizzare con un disco woke-pop. Mentre Perry ha fatto l'opposto di Swift—cercando di essere più politica che mai e schierandosi apertamente con Hillary Clinton—non ha funzionato. Anche Miley Cyrus ha creato un po' di casino dicendo che l'hip-hop è troppo "vieni qua, siediti sul mio cazzo, succhiami l'uccello" e che non riesce più ad ascoltarlo, facendo riferimento a "Humble" di Kendrick Lamar come a una boccata d'aria fresca, chiaramente inconsapevole del fatto che contiene gli stessi riferimenti che a lei danno fastidio. Peggio ancora è il fatto che, nel suo ultimo album, Miley ha twerkato per metà del tempo e lavorato con il famoso producer hip-hop Mike WiLL Made It. Quindi questo ritorno improvviso alle sue "radici" country è parso strano e ha spinto molti a credere che il suo flirt con l'hip hop fosse, come per molti artisti prima e dopo di lei, soltanto una cosa di facciata per fare la dura. Che il suo ultimo singolo "Malibu" e il suo album in uscita Younger Now non abbiano ottenuto molto di più di un'apatica scrollata di spalle l'ha portata all'incredibile dichiarazione che lei sarebbe l'unica ad ascoltare tanto Wiz Khalifa quanto Leonard Cohen.

Tuttavia, non bisogna mettere il carro davanti ai buoi. Mentre Katy Perry e affini sono crollate, manca ancora un mese e mezzo all'uscita di Reputation e può accadere di tutto. Swift sembra essersi ammorbidita con l'uscita di "Look", avendo permesso lo streaming da altre piattaforme oltre che da Apple. E lo streaming è la grande livella. Quindi a livello puramente numerico lei è ancora in vantaggio e nonostante le critiche ha un album al numero uno e un singolo in Top 10. Ma Cardi B che rovescia il regno di Taylor Swift potrebbe, come molti hanno ipotizzato, costringere la superstar a ripensare la propria strategia come fu costretta a fare con l'impulsiva e perlopiù dimenticata "…Ready For It".

Comunque, se l'ascesa di Cardi dimostra qualcosa, è che la Vecchia Taylor—incrollabile regina delle classifiche—e la vecchia macchina del pop sono davvero, finalmente, morte.

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