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Musica

I Threatin, la finta band che ha quasi truffato il mondo

Migliaia di followers comprati, visualizzazioni su YouTube fasulle, etichetta inesistente: poteva davvero cascarci qualcuno, organizzando un tour mondiale? A quanto pare sì.
Threatin fake band

Arrivo sempre tardi sul gossip della settimana, perché come mio solito sono più impegnato a seguire gli annunci di Dark Descent e Ván Records che a leggere le notizie dei gruppi che fanno più di cento spettatori paganti a un concerto (oh tra un mese esce il nuovo Sulphur Aeon e sono tutto un fremito). Quando mi hanno chiesto “Hai sentito dei Threatin?”, ho risposto “Chi?” e mi hanno detto “Una band underground che sta facendo una figura di merda indecorosa in tutto il mondo” sono cascato dal pero. Insospettabilmente mi è venuta in soccorso la BBC con un dettagliato resoconto di ciò che sta succedendo in questi giorni, e io ho scoperto il mio nuovo eroe.

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I fatti in realtà sono abbastanza semplici: una one-man band californiana di nome Threatin, capitanata dal lungocrinito multistrumentista Jered Threatin, ha trollato durissimo una serie di persone per arrivare ad organizzare un tour in Europa senza avere i numeri per farlo, e una volta in Europa, dopo un paio di esibizioni in locali vuoti, la bolla è esplosa. Lì per lì sembra una storia curiosa e poco più, in realtà nasconde una complessità a tratti spaventosa ed evidenzia una serie di problemi ormai connaturati all’era digitale, che però vengono solitamente considerati lontani dalla sfera musicale - quando invece il Threatingate rende evidente come questi siano strutturali in qualsiasi settore, ambiente o Paese.

Mai avrei pensato di dirlo nella vita, ma nella ricostruzione dei dettagli di questa assurda vicenda mi è venuto in aiuto il giornalismo investigativo di Novella 2000 Metalsucks, che in questo frangente ha dato prova di enorme professionalità e perizia certosina nell’andare a fondo di ogni aspetto della questione e fare fact-checking su qualsiasi cosa fosse fact-checkabile. Risultato: tredici articoli di approfondimento in cinque giorni, e sono già qui che pregusto l’aggiornamento di oggi.

Ora, i fatti: tutto è iniziato la prima settimana di Novembre, quando la band hard rock Threatin si sarebbe dovuta esibire in una manciata di date tra Inghilterra, Scozia e Irlanda, per poi arrivare a calcare anche i palchi di Francia, Italia e Germania in quello che avrebbe dovuto essere il Breaking The World Tour. Purtroppo, dei tre concerti in cui la band si è effettivamente esibita, due non hanno venduto neanche un biglietto e il terzo ne ha venduto uno. Qualcuno ha iniziato a insospettirsi, soprattutto i gestori dei locali, che hanno iniziato a comunicare su Facebook l’accaduto. Nel senso che si sono lamentati ufficialmente sulla pagina del gruppo chiedendo che fine avessero fatto quelle 291 prevendite che il management diceva di aver venduto (tutto sempre documentalmente riportato da Metalsucks, perché chiaramente i post sui social relativi a tutta questa sciarada stanno via via scomparendo).

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L’effetto domino che si è generato è stato sconcertante: è saltato fuori che nessuno aveva mai sentito parlare dei Threatin perché, fondamentalmente, beh, nessuno aveva mai sentito parlare dei Threatin. Quella che potrebbe apparire come una semplice tautologia da redattore scemo nasconde invece il succo del discorso: i like sulla pagina Facebook della band (trentottomila, ad oggi) sono fasulli. Le visualizzazioni sui video Youtube della band (per il singolo “Living Is Dying” oltre un milione e centomila) sono fasulli. L’agenzia di booking che ha perculato una manciata di locali europei per fissare le date della band (StageRight Bookings) è fasulla. L’etichetta discografica per cui ha firmato la band (Superlative Music) è fasulla. L’agenzia che ha trovato i turnisti per il tour della band (Aligned Artist Management) è fasulla.

Il che porta a una subitanea considerazione: per mettere in piedi, anche se solo rudimentalmente e con un background assolutamente poco accurato, una pagina Facebook (anzi, più pagine Facebook, considerando anche quelle delle relative agenzie), un’agenzia, un’etichetta, un’altra agenzia, organizzare audizioni e predisporre un intero tour ci vogliono tempo e soldi. Possibile che Jered Threatin sia così ricco e non abbia davvero un cazzo di meglio da fare nella vita?

Di nuovo, gli esimi colleghi d’oltreoceano ci vengono in aiuto stilando un profilo abbastanza preciso del buon Threatin: a quanto pare dietro questo genio della truffa si nasconde il ventinovenne Jered Eames, dal Missouri, mente dietro il progetto black/death Saetith, che portò avanti con il fratello Scott tra il 2005 e il 2012 raggiungendo anche alcuni discreti traguardi come aprire a Monstrosity, Vital Remains e soprattutto Cannibal Corpse in giro per gli States. Oltre a ciò, a quanto pare Jered è anche riuscito a suonare il basso per circa dieci minuti negli Abigail Williams, nel lontano 2010, notizia confermata dal leader Ken Sorceron (sempre che il buon Ken non stia trollando tutti a sua volta sfruttando l’entusiasmo del momento). A far sorridere, scavando un minimo più a fondo, è l’ansia di Eames, che all’epoca aveva più o meno vent’anni, di raggiungere il successo e di far parlare di sé e della sua band. Perché dai, obiettivamente, a chi gliene potrebbe mai fregare di comprare dei plettri serigrafati con l’autografo del mastermind dei Saetith?

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Di poco fa, inoltre, l’ultimo aggiornamento di Metalsucks, che ha davvero preso a cuore la storia: il fratello di Jered, Scott Eames, che oggi suona negli originariamente colombiani e ora trasferitisi in Texas Thy Antichrist come turnista, ha rilasciato ai loro microfoni digitali un commento in cui si dissocia dall’operato di Jered. Scott dichiara di non avere contatti con il fratello dal 2012, proprio il periodo in cui i Saetith vennero messi a riposo; a suo dire, fu “principalmente perché Jered voleva portare le cose nella direzione che ora vedete tutti davanti a voi”. A questo punto, visto che Scott Eames non ha riportato la dichiarazione su nessuno dei suoi profili ufficiali e che i Thy Antichrist hanno quasi trecentomila follower su Facebook a fronte di un album nel 2004 e un altro nel 2018 uscito su Napalm Records, il complottista che è in me si aspetta qualche ulteriore sviluppo su questo nuovo fronte del Threatingate, che più passano le ore più diventa avvincente per il debordante quantitativo di minchiate che lo circonda.

Dopo aver speso tempo della mia vita a cercare di riassumere secondo un filo logico una storia che all’inizio era divertente, ma che dopo un tot di ore si è rivelata nient’altro che la noiosa storia di un tentativo fallimentare di raggiungere il successo, voglio permettermi un unico commento: ma è davvero possibile che i gestori di locali conosciuti e “storici” come l’Underworld di Camden (d’accordo, non conosco gli altri) si siano fatti infinocchiare con quattro mail e un paio di numeri gonfiati su Facebook? Possibile che a nessuno sia venuto il dubbio di andare a controllare chi fossero i personaggi dietro quest’agenzia di booking, chi fossero i fan del gruppo, chi avesse messo anche solo un “mi interessa” agli eventi su Facebook? Chiaro, non che siano indicativi, ma se dei quattrocento profili interessati a un evento londinese duecentocinquanta arrivano dal Botswana magari un paio di domande vale la pena di farsele, così, a puro titolo informativo. Ma soprattutto: possibile che nessuno si sia reso conto di quanto la musica dei Threatin faccia incontrovertibilmente cagare? Jered, dal canto suo, ha pagato la fee di noleggio del locale con anticipo, quindi il danno è stato contenuto e tutto si è risolto con una bella (?) e assurda storia da raccontare questa settimana, ma questa faccenda delle fake news sta sfuggendo di mano, e Threatingate è la conferma che nemmeno un settore di nicchia come quello del metal è al riparo.

Ieri, dopo una settimana di guazzabuglio, Jered “Threatin” Eames ci ha tenuto a dire la sua a riguardo, con un comunicato ufficiale pubblicato trasversalmente su tutti i suoi canali che è tutto un programma: “Cosa sono le fake news? Ho trasformato una stanza vuota in un titolo internazionale. Se stai leggendo queste parole, anche tu sei parte dell’illusione”. Fino all’ultimo ho sperato che dietro tutta la messinscena si nascondessero un ricercatore di qualche università alle prese con strani esperimenti sociologici, un genio del crimine che attraverso canzonette orrende sperava di conquistare il mondo o qualche altra soluzione esotica, ma tutto fa pensare che non sia così, e che alle spalle di questa truffa fallita ci sia soltanto l’ennesimo povero pirla.

Andrea è uno dei Lord di Aristocrazia Webzine. Seguilo su Instagram.

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