FYI.

This story is over 5 years old.

Musica

Per il suo nuovo album, En?gma ha indossato l'elmo e la lancia

Abbiamo intervistato il rapper sardo per parlare di rabbia, leggende, indipendenza e di 'Shardana' che è uscito oggi.
Giacomo Stefanini
Milan, IT
Foto di Riccardo Melosu. 

Quando En?gma entra nella nostra redazione si percepisce subito una certa aura di intensità. È un rapper serio, e con il suo ultimo disco Shardana mostra anche un lato di sé piuttosto incazzato. Il titolo è preso da una leggendaria stirpe di guerrieri, ed è facile immaginare il perché quando si sentono pezzi come "Krav Maga", "Father & Son" (feat. Bassi Maestro), "Sobborghi".

Rispetto al precedente Indaco infatti il rapper di Olbia ha affilato le armi, mettendosi comodo nello spazio ritagliatosi dopo l'uscita da Machete e gridando al mondo la propria indipendenza. Shardana è un disco orgoglioso, che viaggia sicuro e a testa alta senza cedere alla moda ma allo stesso tempo senza risultare reazionario. Se da un lato En?gma non ha abbandonato la sua verve poetica e ricercata (vedi "Malasuerte", con la partecipazione di un altro poeta della scena, Gemello), dall'altro il focus di questo album sembra proprio quello di sfogare un po' di scazzi, contro chi pensa solo ai soldi, contro chi non vuole aprire gli occhi, contro i suoi stessi brutti pensieri.

Pubblicità

Dall'aura d'intensità di En?gma esce una mano, la stringo, ci accomodiamo nella sala predisposta per l'intervista e passiamo una piacevole mezz'oretta a chiacchierare di rabbia, leggende e Sardegna. Ecco cosa ci siamo detti.

Noisey: Shardana è il secondo disco dopo la separazione da Machete e il ritorno in Sardegna, che cosa ti sembra di aver imparato in questo periodo di autogestione che ha seguito l’uscita di Indaco?
Una cosa che pochi sanno è che anche quando facevo ancora parte di Machete io ero già tornato a vivere in Sardegna. Fin dal Machete Mixtape 2, che è uscito nel 2012, ho sempre scritto tutto in Sardegna. Quindi in effetti Indaco ha rappresentato più l’emancipazione che il ritorno a casa. Sicuramente in questo periodo di indipendenza totale ho guadagnato consapevolezza e ulteriore grinta. Indaco era più introspettivo, mentre Shardana è più diretto e aggressivo per i miei standard, pieno di rabbia e senza paura di esternarla. È concepito anche molto per i live.

Questa rabbia è nuova o vecchia? Viene dal tuo presente o dal tuo passato?
È anche rabbia latente. Prima restavo un po’ più chiuso in una dimensione introspettiva e cupa, ma un po’ troppo “poetica”; questa volta ho scelto una poesia d’impatto, per liberare un po’ di rabbia. Nel disco ci sono riferimenti a frustrazioni recenti, sia per quanto riguarda la mia vita che il mondo circostante, ma c’è anche rabbia accumulata dalle mie esperienze personali passate. È un disco che parla di rapporti, di quello che vedo attorno a me.

Pubblicità

Alcuni testi sembrano molto incentrati su una critica all’ingiustizia, che poi rigiri e associ anche al mondo del rap, criticando il culto dei soldi e la superficialità di molta della scena attuale. Da dove viene questa spinta?
Io ho rispetto per tutti e per ogni visione. Non voglio fare quello che rompe le palle con i contenuti, anch’io ascolto musica più “leggera”, diciamo, anche trap. Però credo che ci sia lo spazio anche per cose più profonde, io mi rifiuto di smussare i miei angoli per questioni di moda. Chiaramente mi piacerebbe che si creasse lo stesso spazio per chi antepone ancora la musica all’estetica, invece di dare più spazio a chi fa dell’estetica il proprio cavallo di battaglia. Credo che il fatto che certi fenomeni e certi personaggi abbiano successo fa gioco a tutti, quindi non voglio criticare. Il mio è un grido di giustizia, perché mi sembra che a volte le cose si affrontino con due pesi e due misure. Adesso va questa roba, ma negli anni Novanta, per farti un esempio, si esagerava dall’altra parte: i Sottotono sono stati martoriati perché non erano abbastanza impegnati. Non si riesce a trovare un equilibrio. Magari grazie a questa nuova onda che porta avanti un certo tipo di estetica e di suono si apriranno nuovi spazi, spero che chi fa rap in un certo modo possa continuare a vivere e a crescere. Sarebbe bello avere equità.

I featuring sul disco sono tre: Bassi Maestro, Madman e Gemello. Qual è il senso di queste tre collaborazioni?
Io mi ritengo uno abbastanza vario. Ho fatto canzoni molto introspettive, canzoni aggressive, un po’ di autocelebrazione a modo mio, e cerco sempre di metterci un pizzico di tematiche importanti. I tre feat. rappresentano i miei vari approcci: c’è l’autocelebrazione un po’ freestyle con Madman, c’è il rap classico con una leggenda del rap classico come Bassi, e poi ci sono e atmosfere un po’ più oniriche nel pezzo con Gemello. Volevo affrontare tutti i campi e farlo con degli artisti che fossero adatti alle varie cose. Con Bassi è stato tutto molto naturale, ci conosciamo da tanto tempo (ho registrato con lui il mio primo EP, Rebus) e ci siamo sempre stimati. Nel corso della mia carriera ho sempre collaborato con tanti artisti, ma nei miei dischi da solista ho sempre cercato di privilegiare la mia figura. Adesso voglio prendermi il mio spazio e queste collaborazioni aiutano a individuarlo: è un onore avere uno come Bassi, un esempio sotto tanti punti di vista, anche di vita. Mi sono anche tolto lo sfizio di fare qualcosa con Madman che mi aveva voluto in un suo mixtape anni fa e poi ho voluto avere un artista più simile a me come Gemello. È stata una scelta ponderata anche sotto il punto di vista delle atmosfere, oltre ad avere tre ospiti super validi volevo anche che fossero molto diversi tra loro per rappresentare varie anime.

Pubblicità

Nelle mie ricerche ho letto che alcuni studiosi attribuiscono alla stirpe di guerrieri Shardana il ruolo di antenati del popolo sardo. Quindi il disco parla anche di radici?
Sì, sono contento che tu faccia questo riferimento. Non è una cosa che dico in giro semplicemente perché non è una teoria scientifica comprovata, ma soltanto un’ipotesi, però ovviamente per me è affascinante. La “leggenda” narra appunto che questi guerrieri del mare chiamati Shardana, le cui tracce riportano all’antico Egitto, siano stati la comunità da cui ha avuto inizio la popolazione sarda. E io tengo molto alle mie radici, quando scrivo in Sardegna sono molto più ispirato, credo molto nella magia della terra, della terra nostra. Credo abbia un impatto particolare su chi ci vive a lungo o chi ci è nato – ti porti sempre appresso un certo tipo di nostalgia.

Pensi che la scena sarda stia vivendo un buon momento? Quanto è importante per te la scena locale?
Sicuramente la Machete ha messo la Sardegna per bene sulla cartina geografica del rap recente. Io porto avanti un mio discorso, vivendoci e cercando di sfoggiare, con tanti riferimenti, questa mia identità. Sono però dell’opinione che se si vuole che la Sardegna sia effettivamente presente sulla scena rap nazionale non ci si possa fossilizzare. È importante essere spendibili per l’Italia e, perché no, per il mondo. Non si deve imporre troppo al propria territorialità, bisogna rispettare l’ascoltatore della Val D’Aosta o del Trentino. Questo è un limite che ho riscontrato nel movimento rap sardo. Ma capita in tutta Italia che ci siano artisti molto validi che però sono poco attenti alla questione dell’universalità. Mi interessa che la mia componente regionale colpisca l’ascoltatore e che lo affascini, ma non voglio che diventi un’imposizione pesante.

La persona più importante della scena di Olbia per me è naturalmente Kaizen, che ha curato con me la produzione e la direzione artistica dell’album. Quando si fanno le cose in modo totalmente indipendente bisogna circondarsi di persone fidate. Noi facciamo tutto in due, l’abbiamo fatto per Indaco e ora anche per Shardana, in un certo senso è un inno all’indipendenza. Spero che sia anche un esempio per chi vuole fare l’artista e dettarsi le proprie regole nel 2018: si può fare, ma bisogna sporcarsi le mani. Io e Kaizen l’abbiamo fatto.

Shardana è uscito oggi autoprodotto. Compralo o ascoltalo in streaming qui.

Segui Noisey su Instagram e Facebook.