Il rap russo esiste davvero
Screenshot da YouTube da un video di Face.

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Il rap russo esiste davvero

Mentre la Russia di Putin diventa sempre più opprimente i giovani rispondono, sia dalle città che dalla Siberia, a forza di "ESKERE", diti medi, attacchi politici e freestyle.

"Sono meglio di Tupac, Biggie, Eminem, Kendrick, J. Cole, e persino Lil Pump," rappa Face. Viene da Ufa, la capitale della repubblica della Baschiria, in Russia. Ha un look androgino, tatuaggi in faccia, porta occhiali troppo grandi per il suo viso e ha in testa lunghi capelli lisci che gli si appoggiano, setosi, sulle spalle. In una delle sue hit, "БУРГЕР" ("Burger"), un pezzo minimale tenuto assieme da una linea di basso esageratamente violenta, ripete e ripete di voler derubare un negozio di Gucci. Face ha 21 anni ed è già uno dei rapper più controversi di Russia. I giovani lo adorano, ma tutti gli altri—le generazioni più vecchie, in particolare—lo trovano scioccante. Il video di "БУРГЕР" ha 24 milioni di visualizzazioni, ma anche 288,000 dislike.

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Face è uno dei molti giovani artisti che stanno trasformando la scena hip-hop russa. In passato, i rapper russi avevano tratto ispirazione dalle stelle americane adattando le loro tecniche alla lingua russa, ma negli ultimi anni alcuni artisti, come Pharaoh e Oxxxymiron, hanno cominciato a sperimentare un sound che tenesse conto delle loro origini. Il rap è al suo apice di importanza storico in Russia e per i giovani, come in molte altre parti del mondo, è il genere più importante della nazione. Anche se MTV Russia aveva già cominciato a promuovere rapper locali dieci anni fa, aiutandoli a vendere copie e vincere premi, questa nuova generazione di rapper russi opera in maniera indipendente dalle vecchie strutture musicali. Usano i social media per promuoversi e si gestiscono da soli le vendite del merchandising e i concerti. Inoltre, non dipendono da canali mediatici che trattano la cultura hip-hop, dato che ci sono solo due testate rilevanti nell'intera nazione, rap.ru e the-flow.ru. Il loro è un approccio fai-da-te che sembra stare funzionando. Ma come suona il rap russo? Contiene un elemento politico? È possibile lavorare liberamente in un paese che ha mandato una delle Pussy Riot in Siberia?

Il problema principale che si incontra approcciandosi al rap russo è la lingua. Abbiamo contattato 11 artisti per questo articolo. Da molti non abbiamo ricevuto risposta. Due si sono rifiutati di parlarci dicendo di non saper parlare inglese. I russi parlano russo, e l'inglese non può essere data per scontata, in particolare al di fuori di Mosca e San Pietroburgo, i due luoghi dove prosperano le sottoculture in Russia.

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Fortunatamente siamo riusciti a parlare su Skype con Nikolai, che ha chiesto che il suo nome fosse cambiato per questo articolo. È un ragazzo che ha studiato giornalismo, lavora nell'industria musicale e organizza eventi. Ma, soprattutto, è un membro attivo e appassionato della comunità hip-hop russa.

Com'è nato il rap in Russia?

"In Russia siamo alla nostra terza generazione di rapper", spiega Nikolai. "La scena è enorme, anche solo per motivi anagrafici. Negli anni Novanta sono nati un sacco di bambini". È stato proprio all'inizio di quel decennio che i giovani russi hanno cominciato ad appassionarsi al rap e ad esprimersi tramite i graffiti. L'Unione Sovietica era caduta, e le possibilità a livello creativo sembravano infinite. Ovviamente, prima del 1991 l'hip-hop era una cultura completamente impossibile da conoscere e sviluppare: in una nazione in cui era vietato indossare i jeans, la musica occidentale non era certa la benvenuta. Ma c'erano eccezioni, ovviamente. La prima traccia rap russa uscì nel 1984 e si intitolava, con poca immaginazione, "Rap"—era un rifacimento in russo di "Rapper's Delight" della Sugar Hill Gang, un classico dell'hip-hop americano, prodotta da una band, i Час пик. Il rap, ai tempi, era solo una modalità musicale che veniva utilizzata per farsi due risate, e non un legittimo punto d'inizio di una scena hip-hop nazionale.

Negli anni seguenti, il rap russo cominciò lentamente a trasformarsi in un genere a tutti gli effetti. I testi parlavano di divisioni post-Unione Sovietica, sentimenti smielati e provocazioni varie. Non c'erano vere novità a livello di suono rispetto a quello che succedeva negli Stati Uniti, se non per la lingua. Nikolai descrive il rap di quegli anni come una parodia non intenzionale della sua controparte americana. Non era un granché, ma bastava a divertire la gente e funzionava come colonna sonora delle feste. I Мальчишник o i tentativi di crossover dei Децл, per esempio, erano entrambi considerati volgari per gli standard dell'epoca. Mosca e San Pietroburgo diventarono, a ogni modo, gli epicentri della scena. Lo sono tuttora, a tal punto che molti artisti ci si trasferiscono anche se potrebbero vivere meglio in altre aree della nazione. Pharaoh, che abbiamo intervistato via mail, ci ha inoltre detto che "forse tutto succede lì perché è più facile trovare più droghe".

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Per un sacco di anni il rap russo è stato un enorme cliché. Uomini muscolosi che cazzeggiavano con altri uomini muscolosi; donne come ballerine mezze nude nei video, o al massimo rappresentate nel ruolo di angelo in mezzo a mille troie, un popolare topos sessista del rap. Il machismo era una componente portante del rap russo delle origini come lo è di quello attuale, essendo ampiamente presente nella conversazione, nella politica e nella società russa. Il rapper di maggior successo di Russia a livello commerciale, Timati, ovviamente supporta Vladimir Putin. Sembra un oligarca che nuota nei soldi, può fare quello che gli pare dato che suo padre è amico di un importante politico ed è stato recentemente fotografato mentre guidava la sua Rolls Royce. "È un fenomeno all'interno dei media mainstream", dice Nikolai di Timati, "ma nelle scene locali tutti lo odiano".

Le nuove generazioni russe, come le loro controparti nel resto del mondo, hanno però cominciato a concepire il rap come qualcosa di diverso. Cantano e imparano a memoria testi che parlano di depressione, sono interessati a sonorità sperimentali e preferiscono l'androginia al machismo. Timati compare in televisione, mentre i nuovi artisti vivono e operano su VK, il Facebook russo. "Succede tutto su internet", dice Nikolai: è lì che le etichette indipendenti operano ed è lì che la gente scopre nuovi artisti, all'interno di gruppi dedicati come Рифмы и Панчи ("Ritmo e pugni"). Avere SoundCloud non è poi così importante, e quasi nessuno stampa CD dato che ormai non se ne vendono praticamente più. I soldi arrivano dal merchandising e dai concerti, e all'interno della scena aleggia una certa tranquillità per quanto riguarda il suo seguito: "Il rap russo va forte perché qua la gente non parla inglese, e quindi non ascolta tanto rap statunitense", spiega Nikolai.

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Pharaoh, re dell'emo rap russo

Pharaoh, invece, aspira a diventare qualcosa di più di una stella dei social con qualche milione di follower su Instagram, come dice nella sua "ФОСФОР" ("Fosforo"). Sul pezzo canta, grida come se cantasse in una band screamo e rappa con un flow che può uscire solo da un ragazzo che ha ascoltato un sacco di Eminem crescendo, unendo beat oscuri ed esplosioni emotive. È roba da brividi nella schiena. Anche lui, come Face, porta i capelli lunghi, veste roba stravagante e si distacca pesantemente dal mainstream russo adottando estetica e sonorità emo.

Il suo collettivo, Dead Dynasty, ha sempre operato seguendo un'etica indipendente. "Preferisco registrare da solo le mie robe. Così posso spingere la mia visione musicale", spiega, aggiungendo che è lui a curare i suoi video e citando Tarantino come grande influenza. Sebbene il suo commento possa sembrare un cliché, la realtà russa è invece oggettivamente complessa da gestire per un artista. L'industria è decisamente refrattaria al cambiamento, e chiunque voglia fare musica in maniera indipendente deve davvero fare tutto da solo.

A soli 22 anni, Pharaoh è uno dei talenti più promettenti della scena russa assieme a Face. Ma gli ci sono voluti anni per cominciare a sentirsi definire tale: cinque anni fa, all'inizio della sua carriera, era poco più che una sorta di Yung Lean russo. Solo nel suo ultimo progetto, "Pink Phloyd," ha cominciato a sviluppare un suono veramente suo. Ma questo cambiamento musicale è coinciso con uno sociale: "La gente ha cominciato ad accettare l'hip-hop solo quando i giovani hanno cominciato ad appassionarcisi, ma soprattutto quando si sono resi conto che potevano farci dei soldi. Ed è davvero ipocrita", sostiene. Ovviamente gli fa piacere suonare davanti a migliaia di persone, ma è ancora preoccupato: "La sottocultura sta crescendo, ma con l'aumentare della popolarità diminuisce la creatività".

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Oxxxymiron, il battle rapper più forte del mondo

Pharaoh ha ragione quando parla di commercializzazione della sottocultura hip-hop, ma il caso di Oxxxymiron prova che è ancora possibile mantenere un approccio fortemente creativo all'interno dei confini del mainstream. Oxxxy viene da San Pietroburgo, dove si tiene la più grande battle di Russia, "Versus". "Le battle stanno andando veramente forte in questo periodo", spiega Nikolai, e Oxxxy si è affermato come il miglior battle rapper di Russia - e forse del mondo, dato che è così che il magazine Source lo ha definito in un articolo pubblicato recentemente. A riprova delle sue abilità c'è la sua battle con il rapper americano Dizaster, che al momento ha circa 10 milioni di views. Ad aiutare Oxxxy c'è il fatto che parla due lingue, dato che è cresciuto nel Regno Unito.

La famiglia di Oxxxymiron è di Leningrado (la città che oggi è San Pietroburgo), ma i suoi genitori si trasferirono a Londra poco dopo la sua nascita. La sua infanzia e la sua adolescenza furono piuttosto difficili: andava a scuola in un grigio sobborgo della metropoli e aveva una situazione finanziaria precaria a dir poco, ma riuscì a smarcarsi dal suo passato facendosi prendere a Oxford. Il suo bagaglio culturale unisce quindi alto e basso, le parole degli MC grime che ha conosciuto in strada e quelle degli scrittori che ha studiato lungo il corso degli anni. I suoi testi in russo hanno una qualità letteraria: i suoi attacchi verbali sono al limite della poesia e scrive spesso tracce con concept ben definiti. A 33 anni, dopo anni di sbattimenti e sulla forza dei suoi risultati nelle battle, Oxxxy è diventato uno dei rapper russi più importanti.

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Nonostante abbia circa dieci anni in più dei nuovi talenti che animano la scena russa, Oxxxymoron è completamente dalla loro parte. Con loro condivide l'etica DIY, sebbene si concerti molto di più sui testi. Il suo suono è decisamente brutale se paragonato a quello di Pharaoh, a dimostrazione di quanto anche in Russia la scena rap si sia fatta variegata. "La nuova generazione ha un'idea più definita di quello che succede a livello globale, e quindi incorpora nuove influenze nel suo sound", spiega Nikolai. Ci è voluto un po' ma anche in Russia, come in molte altre nazioni, il rap ha smesso definitivamente di essere la brutta copia di quello che succedeva negli Stati Uniti.

Ok, ma Putin?

Per quanto possa sembrare strano, in Russia è esistito un passato in cui Vladimir Putin ha tentato di sembrare giovane assistendo a una battle in televisione. Il video qua sopra risale al 2009 ed è tratto da un varietà russo. Putin, vestito con un dolcevita bianco, siede nel pubblico in mezzo a un sacco di ragazzi con cappellini New Era che masticano gomme. Lui fissa il palcoscenico, ridendo beffardo, e tiene il ritmo con la mano, leggermente imbarazzato. A battle finita, Putin sale sul palco, si rimette un minimo in sesto e comincia a parlare: "Questi ragazzi trasmettono un fascino russo unico, grezzo ma importante dato che affronta problemi sociali sempre più prominenti". Contando che solitamente Putin passa il tempo a farsi fotografare mentre doma orsi, un'apertura simile all'arte non è proprio comune per il suo personaggio. Soprattutto dato che governa un paese la cui libertà di stampa è alla posizione 148 a livello mondiale. Nonostante questo, ci sono rapper che sfidano i preconcetti della società in cui vivono: non parlando esplicitamente di politica, ma presentandosi come portatori di uno stile di vita spensierato e cazzone.

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Face, il Lil Pump russo

Face è un artista che conosce bene la polizia, dato che se la trova spesso a fare controlli ai suoi concerti. Ha 20 anni ed è praticamente il Lil Pump russo, come tra l'altro cerca di identificarsi lui a forza di "ESKERE". Come Pharaoh, porta capelli lunghi in opposizione all'immagine tipica dell'uomo russo, macho e muscoloso. E rappa inserendo parolacce inglesi varie nei suoi testi in russo, scandalizzando buona parte della società russa: sebbene per noi "FUCK" sia ormai una parola come un'altra, in Russia non è necessariamente così. Face ci marcia sopra, parlando di droga, di quanto sia figo e di quanto gli piaccia mandare tutto e tutti affanculo, dito medio all'obiettivo. Musicalmente parlando, i suoi pezzi hanno una certa influenza alternative rock. Bassi e chitarre compaiono sporadicamente nelle sue produzioni, e a momenti la fiera della provocazione si interrompe per lasciare spazio a pensieri sulla depressione delle grandi città.

"In Russia i rapper non sono solo considerati rivoluzionari per quello che dicono, a volte avere un sound dall'appeal globale e un'immagine figa vale più di qualsiasi parola", spiega Nikolai. Fare rap "contro" qualcosa, in Russia, significa anche solo adottare uno stile di vita antitetico rispetto a quello che viene considerato "normale" dalle istituzioni e dalla società. Resta che Face ha comunque espresso opinioni politiche, come per esempio in questa intervista con DAZED: "La polizia dovrebbe proteggerci, ma da queste parti non puoi non spaventarti quando te li trovi di fronte. Non c'è libertà di espressione, la gente non osa dire nulla e non sembra cambiato niente dai tempi dell'Unione, dai tempi di Stalin. La povertà è il nostro più grande problema". Face, come tanti altri russi, è triste e insoddisfatto. Con la sua musica, offre un modo per fuggire temporaneamente da tutto ciò che non funziona nel suo paese.

Husky, l'eremita siberiano

Husky, o Хаски, vede ancora molti dei suoi colleghi sotto una luce negativa. "Il rap russo è spesso, ancora oggi, un'adattamento letterale del rap americano. Gli artisti si limitano a trattare gli stessi argomenti che sentono nelle canzoni che ascoltano", dice. Dire che parlare di moda, soldi e droga sia scontato non è certo nulla di nuovo, ma è assolutamente legittimo - soprattutto se fai rap come lui. Anche la sua musica trova forza in sonorità assurdiste assimilabili al SoundCloud Rap e alle produzioni più strambe uscite negli ultimi anni, ma i suoi testi sono fortemente astratti e letterari. In "Пуля-дура" ("Trappola di Proiettili"), per esempio, racconta la sua trasformazione in un macchinario che si suicida sparandosi in testa.

Husky ha 24 anni e viene da Ulan-Ude, una città in Siberia in cui le sottoculture erano completamente assenti. "Sono cresciuto in un sobborgo industriale e impoverito di una città siberiana mezza distrutta", dice. "Non mi sono mai sentito parte della cultura hip-hop e non ho amici che ascoltano rap, quindi per me tutto questo è solo una modalità di espressione". Husky si è poi trasferito a Mosca, dove ha studiato giornalismo.

Di Husky si cominciò a parlare a livello nazionale nel 2011 per una forte controversia: la sua prima hit si intitolava "Седьмое октября", "Sette ottobre", il compleanno di Putin. Parlava di uno zar che arraffava soldi mentre lasciava morire la sua popolazione. Il suo rap è la dimostrazione che anche in Russia è possibile affrontare tematiche sociopolitiche a viso aperto. La sua musica, dice, dovrebbe raccontare "quello che succede oggi nel mondo e quello che potrebbe succedere nel futuro". Sebbene non voglia avere niente a che fare con la scena rap, Husky è però contento di affiliarsi a determinati movimenti politici e ideologici: ha partecipato a manifestazioni contro Putin, ha viaggiato assieme ad altri reporter nella regione del Donbass per documentare la sua recente guerra e ha contatti con Sachar Prilepin, scrittore e oppositore di Putin. "Non esiste alcuna censura, mi sento libero ovunque", dice.

Il rap è ormai il linguaggio dei giovani russi, dice Husky. E nell'ultimo paio d'anni se ne sono accorti anche i media nazionali. Nonostante questo, ai suoi occhi il rap è ancora sottostimato. "Nella coscienza collettiva russa, il rap è ancora uno scherzo, una gag da ragazzini". Ma i ragazzini sono tanti, e caricano canzoni su VK al ritmo di centinaia al giorno, e sanno tutti che prendere in mano un microfono e girarsi un video può aprirgli sia le porte della libertà d'espressione che, magari, quella del successo. E non ci vorrà molto prima che Face, Pharaoh, Husky o Oxxxymiron debbano cominciare a combattere per mantenere lo status di stelle del rap russo.