Auroro Borealo ha intervistato per noi Ariel Pink
Fotografia di Sasha Eisenman.

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Musica

Auroro Borealo ha intervistato per noi Ariel Pink

E tra le tante cose hanno parlato di politica italiana, Vaticano e cazzi all'aria a Bologna.

Auroro Borealo è un ragazzo che ha fatto parlare di sé per una performance al MI AMI 2018 che, sembra, ha conquistato i cuori di tutti i presenti e ha avuto una climax gloriosa con una cover di "A chi mi dice" dei Blue, suggellata con uno stage diving sul pubblico festante. Ariel Pink invece è una leggenda vivente dell'indie rock americano, re-inventore della materia chitarristica e grande artefice della Retromania teorizzata da Simon Reynolds, applicata con minuzia in album che sembrano venire da un tempo fuori dal tempo.

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Il suo nuovo album si chiama Dedicated to Bobby Jameson ed è, lo avreste detto mai, dedicato a Bobby Jameson, una grandissima figura off della storia della musica statunitense. Pubblicizzato come una superstar per un breve periodo negli anni Sessanta, aprì concerti dei Beach Boys e di Chubby Checker. Rifiutò di entrare nei Monkees e collaborò con Frank Zappa. Ma cadde presto in disgrazia per problemi vari, sia con la legge che con l'alcool, oltre che con la sua stessa salute mentale. Ma lasciamo parlare Auroro e Ariel, e vediamo che si sono detti.

Dopo aver abbandonato la 4AD con un disco prodotto in grande stile, quel capolavoro che è Pom Pom, Ariel Pink è tornato a novembre 2017 con un nuovo album. Dedicated To Bobby Jameson, uscito sotto Mexican Summer, segna il ritorno del padrino del lo-fi alle sue prime sonorità da salotto. In occasione della sua unica data italiana il 26 Agosto al TOdays Festival a Torino, abbiamo intervistato Ariel Pink e abbiamo cercato di farlo annoiare il meno possibile. Come? Parlando di politica, naturalmente.

Vuoi partire con la parte divertente o con la parte noiosa?
Con la parte divertente.

Bene, parliamo di politica. In questo momento in Italia abbiamo una situazione molto strana. Da poco ci sono state le elezioni e il presidente della Repubblica ha rifiutato la carica di un ministro dell'economia a causa di sue dichiarazioni anti-Euro. Quindi sono partite minacce di impeachment, ma ora è stato trovato un accordo e abbiamo un governo. Che cosa ne pensi?
Penso sia molto interessante perché in Italia da ciò che ho capito avete tantissimi partiti e ognuno ha un voto, la polizia, il commercio, tutti hanno voce in capitolo. L’unico politico italiano che conosco è Berlusconi – che penso fosse un personaggio positivo, le persone lo amavano nonostante i contrattempi e le battute d’arresto. Invece questo ministro è contrario all’Unione Europea? È un disastro! Non so bene che cosa stia succedendo in Europa ma penso che l’Unione Europea sia stata una cosa buona per molti paesi, sebbene il peso sia tutto sulla Germania. Non so quale sia il problema dell’Italia con l’Unione Europea, forse una questione nazionalistica.

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Il sistema politico americano è completamente diverso da quello italiano.
Non è così diverso, penso che il sistema americano sia vicino a quello europeo. I singoli stati americani stanno agli USA come le varie nazioni stanno all’Europa. È tutto connesso. Li percepisco come un continuum nell’economia mondiale, si tratta di unire differenti economie per far sì che prendano i soldi dalla stessa istituzione.

È una situazione critica perché meno di due anni fa la Gran Bretagna è uscita dall’Euro.
Sì, è una situazione molto strana e un po’ sciocca. Posso capire perché l’Inghilterra si senta così ma penso anche che abbiano fatto uno sbaglio, in una situazione peraltro complicata anche dagli avvenimenti nel medio oriente. Non so bene che cosa succede in Grecia invece, ma ricordo che un giorno hanno cercato di tirarsi fuori dall’Unione Europea e di non restituire il debito ma alla fine hanno deciso di tornare sui propri passi e sono rimasti. Non c’è via di uscita. Puoi votare chi vuoi ma è naif pensare di poter cambiare le cose. Gli stati europei hanno coesistito per secoli in uno spazio piccolo, sono stati in guerra per tanto tempo e alla fine hanno trovato un accordo basato sulla non espansione dei rispettivi imperi. Molte persone non capiscono che ogni nazione è diversa dall’altra e penso che sia un punto importante. È difficile, specialmente per gli americani, capire che cosa significhi essere una nazione.

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Se non avessi fatto il musicista di professione, che altro lavoro avresti fatto? Il politico?
Beh, c’è ancora spazio per la politica nel mio futuro, forse un giorno potrei essere il presidente italiano, ha!

Sarebbe molto divertente, forse saresti meglio dei nostri politici attuali.
Ovviamente scherzo, ma c’è da dire che molti dei politici che sono stati votati in posizioni di governo sono tutti più vecchi di me, quindi ho ancora tempo. Onestamente non penso che la musica sia qualcosa su cui fare affidamento per sempre.

In realtà uno degli ultimi presidenti del consiglio, Matteo Renzi, era solo tre anni più vecchio di te. Hai buone chance!
In questo momento non c’è comunicazione tra giovani e vecchi. C’è una grande divisione e la mia generazione è attualmente lì in mezzo tra ciò che è online e ciò che è offline, il mondo della politica mainstream. Non c’è posto per la mia generazione in termini di status quo.

Ariel Pink, fotografia promozionale.

Questo tuo sentimento traspare chiaramente nelle tue canzoni ed è per questo che un certo pubblico ti apprezza.
Penso che tu abbia ragione. Quando cominciai a fare musica avevo una mentalità universale, più vicina allo zeitgeist di quanto mi rendessi conto. All’epoca non ero molto popolare tra i miei coetanei, eppure l’unico motivo per cui tu ora stai parlando con me è perché ci sono persone più giovani di me di dieci anni che pensano che io abbia qualcosa di prezioso da dire. Ciononostante vale il detto “se loro sono dieci anni più giovani, tu sei troppo vecchio”.

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È strano ma è anche il tuo valore, e penso tu lo sappia. Ho sentito diverse volte riferirsi a te come all’Elvis della nostra generazione.
È un'idea che ci sta, soprattutto dato quello che ho visto in Russia. Non mi sono sentito una rockstar sino a che non ho suonato da quelle parti, lì mi hanno sempre trattato come una vera superstar. È dal 2004 che suono in Europa almeno una o due volte l’anno.

Com’è il pubblico italiano?
Amo il pubblico italiano, ogni volta che vengo in Italia è strabiliante perché sembra che gente di altri paesi venga in Italia specificatamente per vedere un mio concerto. Ho fatto sempre degli show molto interessanti in Italia. Vorrei che fosse così anche negli altri paesi europei ma in Italia non sai mai che cosa accadrà. È veramente fico, anche se suono per un gruppo di nostalgici comunisti: nel 2005 abbiamo suonato immediatamente dopo una festa marxista in un minuscolo squat, c’era un uomo completamente tatuato, dalla testa ai piedi, non si vedeva più la pelle. I primi due tour che abbiamo fatto in Italia sono stati un caos totale. Dormivamo a casa della gente e suonavamo in posti strani che teoricamente non potevano ospitare concerti. A Marina di Massa nel 2005 non si presentò nessuno, nemmeno il promoter che aveva fissato la data. Abbiamo suonato per zero persone. È un bel ricordo che ho, ma allo stesso tempo è una cosa terribile perché è un chiaro segnale di disconnessione tra la città e le aree di campagna.

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In Italia è pieno di freak che non sanno di essere freak.
Abbiamo fatto questo concerto a Suzzara, in provincia di Mantova, il posto più a caso in cui io sia mai stato in vita mia. Non c’è niente lì tranne un centro di igiene mentale. Avremmo dovuto suonare in un parco in un’altra città, c’era il sole ma improvvisamente ha cominciato a piovere e lo show è stato cancellato all’ultimo minuto. Nessuno parlava inglese. Volevamo comunque suonare per chi aveva acquistato i biglietti, quindi abbiamo chiesto agli organizzatori di trovare un posto in cui suonare, uno qualsiasi. Hanno trovato un posto in campagna, abbiamo guidato tra i campi in mezzo al niente fino a un fienile e abbiamo suonato lì. Per miracolo siamo riusciti a far arrivare l’impianto e a ottenere un suono decente. Nel frattempo gli organizzatori dello show hanno portato delle persone dal centro di igiene mentale a vedere il concerto. Persone disabili che ballavano. Una follia. Una cosa che non potrebbe accadere da nessun’altra parte nel mondo. Mi mancano queste cose, non mi aspetto che succedano ogni volta che vado in Italia ma mi aspetto un giusto livello di stranezza nel vostro paese, ed è ciò che mi manca della mia vita mano mano che le cose sono diventate più organizzate.

Anche se mi ricordo nel 2014 a Bologna questo tipo completamente ubriaco che tirò fuori il cazzo mentre voi stavate suonando.
Bologna fu una bomba! Penso il tipo che fosse americano o inglese, venuto a Bologna apposta per lo show, mi pare conoscesse un mio amico. Mi dispiace per le persone tra il pubblico che hanno dovuto vedere il suo cazzo.

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Ho letto un sacco di interviste su di te ma raramente hai parlato del tuo atteggiamento nei confronti del palco. Ti piace suonare dal vivo o è qualcosa che fai solo per i soldi?
Suonare dal vivo richiede molto lavoro e molta preparazione e non ti garantisce tantissimi soldi, a dire il vero. Quindi parte di me è in conflitto sul perché lo faccio, forse per i fan. O forse per me stesso. Ho una band tutta nuova ora, solo un membro è rimasto lo stesso dall’ultimo tour [Don Bolles, storico batterista dei Germs, nda]. È un nuovo inizio, e quindi è molto difficile da gestire. Devo tenere assieme la band, avere un bel suono, assicurarmi che tutti stiano bene, pensare a nuovi dischi. È un po' frustrante, ma cerco di essere ottimista.

“That’s entertainment.”
Esattamente, mi sento molto vicino a Frank Sinatra, che non era mai troppo felice né troppo triste. Il mio non è uno show dei Tame Impala, o degli MGMT, è una specie di situazione da garage, è lì che mi posiziono. Non spenso molto in luci, effetti, roba del genere.

Sei passato da un album molto corale, Pom Pom, a un album registrato in casa con pochi collaboratori fidati Dedicated To Bobby Jameson.
In Pom Pom ero io ad avere le redini del gruppo. Poco dopo Mature Themes ho dovuto sciogliere la mia band per dei casini legali, e quindi ho deciso di ingaggiare un sacco di persone per suonare sul nuovo album senza che sapessero cosa stesse succedendo. Dovevano sentirsi musicisti chiamati da me, non parte di un gruppo. Li facevo sentire parte di questa cosa per un secondo, poi li lasciavo e prendevo qualcun altro. Nessuno sapeva niente. Ecco che cos’era Pom Pom. Bobby Jameson sono solo io, con due ingegneri del suono. A lavoro finito sono arrivati dei contributi esterni, ma il lavoro principale è stato fatto nel mio salotto. Proprio come ero abituato a fare le cose prima di Before Today.

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Prima dicevi che hai cambiato tutti i membri della band?
Sì. Alcuni dei vecchi membri, persone che erano con me da quasi dieci anni, hanno deciso di fare altro. Non voglio sminuire ciò che hanno portato alla band, eravamo tutto molto uniti e forse in futuro sarà diverso, ma dovevo fare ciò che andava fatto e a questo punto della mia carriera. L'unico che non può mollare sono io, c’è il mio nome sul cartellone. Non mi aspetto che le persone dedichino la loro vita a me suonando nella mia band, ma penso che parte di ciò che fa restare i miei musicisti per così tanto tempo sia il fatto che suonare bene la mia musica è molto difficile, per cui c’è una specie di soddisfazione nel lavorarci. È una sfida per loro, e sono tra i migliori musicisti attualmente in circolazione, non si discute.

In effetti Tim Koh, il tuo storico bassista, ha dichiarato che la tua musica era tra le cose più difficili da padroneggiare che avesse dovutoimparare.
Tim farà il tour manager. Due ex-membri della mia band vogliono fare i tour manager più di ogni cosa ora, forse creo ottimi tour manager più che ottimi musicisti!

Questo approccio da mastermind mi ricorda un po' quello di Frank Zappa. Non sei un po’ stanco di essere considerato il nuovo Frank Zappa dal pubblico più vecchio e di essere considerato il padrino del pop lo-fi dal pubblico più giovane?
Penso che il mio pubblico in questo momento stia in una grande zona grigia. È un punto importante per capire ciò che faccio: ogni volta che suono dal vivo ho di fronte un sacco di persone che mi sentono per la prima volta. Deludo le persone in continuazione. Forse una piccola parte torna a vedermi, ma non la maggioranza. Non cerco di mantenere o coltivare un pubblico, i vecchi fan mi danno quasi fastidio. Faccio tutto per chi mi ascolta da poco e, spinto dall’entusiasmo, compra i biglietti per il mio concerto. Vorrei avere i fan di Miley Cyrus, fan sempre nuovi che mi seguono da meno di sei mesi. Non faccio mai affidamento sul supporto della folla, mi piace trovarmi in situazioni in cui suono di fronte a cinque persone che non mi hanno mai sentito e non sanno nemmeno come reagire al concerto. Non lo faccio per il mio ego. Cerco di ignorarlo, di limitarlo, cerco di insultarmi da solo. Quando sento gente applaudire mi dico “no, non sono io, lasciatemi in pace”.

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Spesso ti descrivono come un tipo dall’attitudine piuttosto spigolosa ma a me sembra solo che tu sia molto autocosciente. Molti artisti dichiarano di volersi evolvere continuamente, mentre il tuo obiettivo è quello di restare completamente immutato mentre è il pubblico che cambia. Come fai?
È una combinazione di fattori: la mia parte autocosciente lavora costantemente sul mio passato. Sono sempre stato consapevole di avere qualcosa di speciale sin da quando avevo cinque anni, e ogni cambiamento diluisce quella certezza. Non voglio dare alla mia musica un nuovo volto. Tengo vivo ciò che faccio ritornando al momento in cui l’ho creato e tenendone viva l’essenza. Per me l’obiettivo, ovviamente impossibile, è di restare sempre nello stesso luogo mentale. Non voglio prendere parte alla bugia che è l'evoluzione.

Ariel Pink, fotografia di Lee Hazel.

Hai aiutato a diffondere la musica di diversi talenti sconosciuti del passato come gli Emerson Brothers, Doug Hream Blunt, Gary Wilson, R. Stevie Moore, Kim Fowley. Il fatto che tu stia ridando voce a tutti questi disgraziati e derelitti è più uno sfizio o un'esigenza?
Secondo me non c'è alcun collegamento tra fama e qualità. I più grandi filosofi di sempre non sapevano come scrivere un libro e sono entrati nella storia. Sappiamo quello che Socrate pensava solo perché abbiamo gli scritti di Platone. Il più grande insegnamento che la musica mi ha dato è che tutti hanno torto e che la musica migliore è lì vicino a te, nel tuo quartiere, fatta da persone completamente invisibili alla tua vista. Quindi voglio ricordare al pubblico, con la mia visibilità, che gli invisibili esistono. Non voglio essere il miglior musicista di sempre, solo fornire esempi di persone vere e dimenticate che conducono vite vere. Tutti i miei modelli sono persone sconosciute. Gruppi e cantanti degli anni Sessanta che hanno chiuso con la musica e non stanno lì a piangere perché nessuno si ricorda di loro. Che cosa puoi fare con la tua vita? Impara a suonare uno strumento, forma una band, trova qualcuno che ti faccia un contratto, suona la tua musica e fatti pagare per viaggiare. È un ottimo modo per scoprire il mondo, se non sai bene che cosa stai facendo.

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In Italia abbiamo questo personaggio che vive sulle panchine della stazione di Rimini, si fa chiamare Magic Voice e fa della musica meravigliosa. Come lui ce ne sono migliaia nel mondo che aspettano di essere scoperti.
Sono ovunque! Sono letteralmente nel tuo quartiere. Devi solo bussare alla porta e metterli sotto contratto. Non ti attaccheranno, non ti faranno scoprire la loro musica, devi andare a scoprirtela tu se ti interessa. Sono esempi di vite vere, non esiste solo Michael Jackson.

Se ti interessa posso mandarti un po’ di questi artisti sconosciuti italiani.
Vedi, questo è un altro punto. Io capisco queste persone più di chiunque altro, mi mandano la loro musica in continuazione. E poi ci sono altre persone mi mandano la musica di altri artisti. Non voglio scoraggiarli, ma a volte ne sono sopraffatto. Scopro la musica da solo, non ho bisogno di un amico che me ne parli. È una cosa molto privata ed è sbagliato che gli altri presumano ciò che ti piace.

A questo punto non so più se voglio farti questa domanda, ma la farò ugualmente. La musica italiana ha da poco scoperto che la stranezza può diventare mainstream, quindi cominciano a esserci i tuoi primi imitatori, artisti pesantemente influenzati dal tuo songwriting e dal tuo sound. Hai qualche consiglio per loro?
Se state avendo il vostro momento e siete popolari oggi, voglio che sappiate che è solo un momento. Ecco quello che cerco di fare io: non ascolto mai chi mi fa i complimenti. Può essere bello all’inizio, ma non è qualcosa a cui affidarsi. E non ascolto nemmeno le persone a cui non piace ciò che faccio, dato che sono gente cattiva a cui non interessa parlare con me. Il mio mondo gira tutto intorno a me, non ascolto niente e nessuno quando si tratta della mia arte. Sono io, da solo, come sempre. Poi ognuno può fare musica come gli pare, in fondo è solo un lusso. Ci sono cose più importanti, come la politica o i mezzi di sussistenza.

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Sulla base di tutto quello che ci siamo detti appare chiarissimo quanto il blog di Bobby Jameson ti abbia influenzato, al punto da volergli dedicare il tuo ultimo album. La sua storia personale è come un monito sullo showbiz americano. Come ti sei sentito quando hai scoperto il suo blog?
Leggere il suo blog è stato come leggere un libro per la prima volta. Il libro di una persona che voleva e doveva scrivere, ma non era uno scrittore. La sua musica è per me solo un contorno, non è nemmeno il punto fondamentale di questa faccenda. A interessarmi è piuttosto la sua storia, il fatto che abbia vissuto così a lungo e per quasi trent'anni sia stato completamente separato dal mondo, al punto che tutti pensavano fosse morto. Si credeva una rockstar, ma la scena di Los Angeles non lo considerava. E quindi ha rinunciato al suo sogno, e lo ha raccontato in questo blog usando uno stile diretto e chiaro, senza inventarsi niente. Avrà sicuramente avuto i suoi rancori, ma parla a ragion veduta. La sua voce è stata così importante per me perché l'ho percepita come un atto fatto da lui per se stesso, è qualcosa di cristallino che non troverai mai in un catalogo o su un servizio di streaming. Il medium del blog e internet sono la fine di tutto; dei libri, della musica. Ma questo è un libro che non leggerai né troverai da nessun’altra parte e nessuno potrà spiegartelo in un modo migliore. Mi ha commosso.

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A proposito del disco nuovo, come ti è venuta l’idea del logo “Ariel Pink” con il cazzo che sborra?
L’ha fatto Robert Beatty, l’illustratore che ha realizzato le copertine dei Tame Impala. Mi piace perché è duro ma anche morbido, è un font ma non è un font.

Ciò che ci hanno sempre detto è che la musica italiana tra gli anni Sessanta e gli Ottanta è tra le più influenti di sempre. C’è qualche musicista italiano del passato che ti piace?
A parte la musica della mafia che è molto importante per la storia della musica americana? Scherzi a parte, ci sono un sacco di musicisti italiani che mi piacciono. A partire da Vivaldi, che ci ha portato a Bach. Poi mi vengono in mente i Metamorfosi, i Goblin, Giorgio Moroder, ma sono sicuro che ce ne siano di migliori. Penso che l’italiano sia una lingua bellissima e che la storia italiana, ma in generale la storia delle cose, sia veramente preziosa. Serve per combattere il processo di mcdonaldsificazione, di cocacolizzazione. State diventando tutti sempre più americani. Forse alla fine saremo tutti più cinesi, cosa che mi piace molto a dire la verità, ma voi avete 500 anni di storia. L'America che cos'ha? Le storie vanno tenute in vita, storie di eroi e di rockstar. Non ce ne sono tante nella mia cultura. Abbiamo le TV, creiamo un sacco di contenuti, ma sono tutti finti e vuoti. Anche la storia dei giudei e dei cristiani, il Vaticano, sono davvero importanti.

Il vaticano è anche troppo importante, in Italia.
Lo so, lo so, ma ho un debole per il cattolicesimo. Instilla nei suoi fedeli un senso di colpa, e in un mondo in cui la gente fa molto fatica a sentirsi in colpa questo è un bene. Anche se questo rende i cattolici bersagli facili. Stiamo vivendo un momento storico fortemente anti-religioso, ironicamente sta accadendo ciò che i cristiani hanno sempre profetizzato. È un puzzle molto strano: non puoi capirlo pienamente finché tutte le tessere non saranno al posto giusto.

Sul lato positivo abbiamo Papa Francesco, che sta tenendo un’attitudine positiva.
Lo so! C’erano dei suoi funzionari che sono venuti a un mio show a Roma! Sono stato molto onorato di avere membri del Vaticano a un mio concerto. È incredibile. Onestamente, penso che i cattolici siano brava gente. Non i preti però, ha!

Ma questa è un’altra storia, non so se vogliamo davvero affrontarla in questo momento.
Magari sì, non voglio essere assassinato la prossima volta che vengo nel vostro paese.

Siamo pacifici, nessuno ci farebbe del male. Finché ci sarà la mafia a controllare la situazione non avremo problemi con il Medio Oriente.
Il Medio Oriente è un’altra questione nella quale è meglio non addentrarci. Ad ogni modo, penso che Dio tornerà una volta che ci saremo liberati di Dio. L'assenza di fede è una nuova fede.

È di questo che parla "Time to Meet Your God"?
Sì, tutti dovrebbero accettare che tutto finisce. Il cristianesimo è nato per spaventare le persone con l'aldilà così da fargli condurre una vita migliore. Se non credi nella vita dopo la morte non c'è niente che ti impedisca di perdere il controllo. Gesù era un artista della truffa. Quanto è geniale spingere la gente a comportarsi bene con lo spauracchio dell'inferno? Avrebbe avuto il mio voto già solo per questo.

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