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Musica

10 favorites SPECIALE: Opal Tapes Vs. OOBE

Intervista al fondatore della label Stephen Bishop, e un listone parzialissimo con il suo meglio, compilato dal producer torinese Yari Mal

"Il rumore è, per definizione, qualcosa che non vuoi" mi dice al telefono Stephen Bishop—fondatore di Opal Tapes e producer come Basic House—con una voce che esce in vivavoce dal ricevitore satura di fastidiose frequenze medio-alte, proprio come la maggior parte delle cassette uscite per la sua label. Regno d'elezione di suoni ovattati, nastri che fischiano e riverberi da cesso, Opal Tapes sta sviluppando più di qualsiasi altra etichetta contemporanea un discorso artistico molto coerente, e anche molto contemporaneo. Il che, chiariamoci, non vuol dire piegarsi al paraculismo fichetto di turno, piuttosto avere la capacità di produrre qualcosa che si può mettere perfettamente in relazione con tante componenti della società e della cultura di oggi.

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Affascinato dai "suoni rotti, dall'approccio amatoriale, da crak, fischi, disturbi di segnale", Stephen ha lanciato la label un paio di anni fa, scegliendo di dedicarsi principalmente alle casette per lo stesso motivo per cui altre etichette l'hanno fatto: sono comode e poco costose da produrre oltre che molto belle da guardare e collezionate, considerato che la maggior parte degli interessati ascolterà comunque le release in mp3. Il generico "suono" di Opal Tapes (declinato, ovviamente, in modo diverso da ogni artista) riunisce le carreggiate dei suoni "giusti" e "sbagliati", quelli appropriati alla costruzione di un groove "funzionante" con quelli che strabordano e creano disordine, ma lo fa rimanendo più o meno sempre legato, almeno concettualmente, alla musica da ballo di varia derivazione. Un gioco libero, non solo con il rovesciamento dei luoghi comuni ritmici della dance, ma con l'idea di quest'ultima come esperienza: il beat che diventa impressione alla fine della notte, riverbero della fattanza e della fatica fisica di ballare, che si disperde oltre le mura del club, in strada, nella memoria.

"La gente, oramai, ha imparato ad apprezzare il suono in maniera pura, libera dagli standard, ed è oramai diffusissima la possibilità di ascoltare musica su degli impianti grandi, che ti permettono di apprezzarne le sfumature e immergertici dentro," continua Stephen "e ci sono molte riflessioni che questa idea può ispirare, sulla musica in sè, sull'estetica, e sul modo i cui viviamo, in generale" per cui comunque l'idea di dance music resta importante. ", non ci trovo niente di sbagliato o superificiale, credo sia un modo di apprezzare la musica e di passare il tempo migliore di altri."

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Ad ascoltare alcune delle uscite, comunque, e ad osservare molte delle grafiche che cura lui stesso (con uno stile a metà tra l'architettura radicale e degli fumetti scrausi) si direbbe quasi che l'interesse di Stephen per la musica sia più plastico e spaziale che strettamente sonoro. Lo conferma lui stesso: "ultimamente mi interessano soprattutto gli artisti che in qualche modo mi sembrano più costruire delle architetture, delle sculture, con una struttura molto definita, ma dai confini e dalle fondamente piuttosto sfumati, confusi. Un buon esempio può essere l'album di Yves De Mey". Quasi più un progetto curatoriale che una semplice serie di uscite, anche se mr. Bishop non si ritrova molto in questo ruolo: "faccio semplicemente uscire la musica che mi piace, non ho mai visto il mio lavoro come parte del mondo dell'arte."

OOBE, Foto di Paola Lesina

Diverse uscite OT sono firmate da artisti italiani. Fra questi c'è OOBE, acronimo di "Out Of Body Experience", l'esperienza psichedelica-standard più conosciuta e ricercata tra le tante, nonché una delle più millantate dai cialtroni di ogni dove. In particolare, è una condizione spirituale che si può verificare durante la fase ipnagogica o per l'effetto di varie sostanze, tra cui la ketamina.

Insomma sì, c'è un progetto di musica elettronica chiamato così, eppure dietro non c'è né un fricchettone goano ma Yari Mal, un ex-Too Young To Love (eh, sì) che ha riscoperto il suo lato psichedelico e ha deciso di esorcizzarlo con una forma di house negativa, da oltre lo specchio. Oltre il dub, qua il vuoto non risuona più, ma risucchia scorie pop-trash di ogni tipo e le rimpiazzata con le loro controparti maligne. Su Opal Yari ha pubblicato in solo, ma ultimamente si è visto anche in compagnia di Aniello, commilitone Opal con cui ha formato il progetto Abele & Caino, e bazzica spesso le altre entità della Torino esoterica in cui ci è già capitato di inciampare.

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Dato che giovedì 28 novembre Basic House e OOBE suoneranno insieme a Milano, in uno showcase dell'etichetta che comprende anche lo psicotico Wanda Group, abbiamo chiesto a Yari di fabbricarci una lista delle sue tracce preferite tra le uscite Opal. Non potevamo chiederlo a Stephen perché non si fa scegliere a un padre quale dei suoi bambini preferisce. Se siete in zona vedete di non perdervi la serata.

Naka Naka-000020

HOLOVR - I

HUERCO S - ELMA

MCMXCI (1991) - Untitled 2

Lumigraph - Patty Hearst

Patricia - Melting

OOBE-SFTCR VIII

OND TON - Further From Life

Shapednoise - Until Human Voices Wake Us

Aniello - 05