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Musica

The Haxan Cloak dev'essere il più peso, sempre

Bobby Krlic ci ha parlato di Björk, guerriglia sonora e dei suoi progetti futuri.

Foto per gentile concessione di Samantha Marble

È appena scccata la mezzanotte di una notte buia e tempestosa quando The Haxan Cloak (AKA Bobby Krlic) prende possesso del palco di Basilica Soundscape, un festival di arti sperimentali, film, musica e letteratura ad Hudson, New York, appena arrivato al quarto anno di attività. L'evento prende nome dalla Basilica, una ex-fonderia poi divenuta fabbrica di colla e in seguito abbandonata, in cui il festival si tiene. Costruita nel 1880 con grande impegno architettonico, è ora una sala concerti e cattedrale dell'avanguardia, grazie agli sforzi dell'ex-bassista di Hole e Smashing Pumking Melissa Auf Der Maur e del regista Tony Stone.

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Il set oscuro e assordante di Krlic ha fatto parte di un bill che contava anche Actress, HEALTH, Jenny Hval e Wolf Eyes, e si è mosso tra texture ambientali, droni trascinanti e sfuriate di elettricità statica che hanno strattonato i presenti, dando loro abastanza beat da far tremare le ginocchia, incantate dai più statici act che avevano preceduto THC. Più tardi il producer di Londra emigrato a Los Angeles avrebbe messo roba di Madonna e Basement Jaxx all'afterparty, perché tutti i sacerdoti del male ogni tanto devono rilassarsi. Lo abbiamo beccato poco dopo per parlare di Tri Angle, guerriglia sonora e di cosa ha in cantiere per il futuro.

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Noisey: Che ne pensi del Basilica? C'è qualcosa che ti esalta particolarmente nell'aspetto o nell'acustica?
The Haxan Cloak: Funziona benissimo con la mia musica. Adoro i dipinti che hanno commissionato [la serie "Tar and Feather" di Dan Colen]. Quando stavo lavorando al mio primo album ho fatto parecchia ricerca visuale per ispirarmi e ho trovato molte foto di fabbriche americane abbandonate, per cui si accompagna bene a quelli che sono stati i miei pensieri fissi per molto tempo.

Che genere di live set stai portando in giro in questo periodo?
Ultimamente sto suonando del materiale inedito in aggiunta allo stesso live che suono dall'uscita dell'ultimo album. È speciale perché sarà l'ultima volta che suono quei pezzi.

Come mai?
Sono due anni che giro con questo set. È il momento di tracciare un confine e aprire una nuova fase della mia carriera.

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Hai notato che il mondo della musica elettronica e quello del metal/noise sono sempre più uniti?
Mi capita spesso di suonare in contesti non prettamente elettronici. Ho suonato in chiusura all'All Tomorrow's Parties. La mia musica è prodotta e suonata con dell'elettronica, ma non lo considero un progetto completamente elettronico. Sono prima di tutto un chitarrista, ho studiato musica classica e nei miei dischi ci sono un sacco di strumenti acustici. È solo che al momento viene presentata con una strumentazione esclusivamente elettronica perché è il modo più pratico di suonare live.

E come ti vedi come DJ riseptto al modo in cui suoni live?
È dura funzionare su entrambi i fronti. Sono fortunato a riuscire a farlo. Solo resto sempre fermamente convinto che non sia il caso di modificare il mio set a seconda del posto in cui sono. Se mi chiamano a suonare devono volere quello. Non penso che un artista debba piegarsi al contesto. Se si riesce a comandare lo spazio e farlo proprio, invece di lasciarsi influenzare, l'impressione che si dà è più forte.

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Hai co-prodotto l'ultimo album di Björk, Vulnicura, e sei andato in tour con lei, occupandoti dell'elettronica nei live. In che modo ha lavorato in studio, e in che modo ti ha sorpreso?
Tutto quello che fa è sempre incredibile e istruttivo. Per essere nel giro da così tanto, è ancora decistamente entusiasta e umile, pronta a imparare cose nuove e a procurarsi nuovo materiale. Considerato quante ne ha viste e fatte in vita sua, non dà assolutamente l'impressione di essere una che le ha viste e fatte tutte. Se mi sarà concesso di fare ancora musica alla sua età, vorrei essere come lei.

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Con chi altro collaborerai in futuro?
Non posso ancora dirlo.

Come hai conosciuto il boss di Tri Angle Records Robin Carolan? Ti sei trovato bene nella famiglia Tri Angle?
Venne da me circa cinque anni fa, dopo avere ascoltato il mio album su Aurora Borealis. Ai tempi era appena uscito il primo EP di Holy Other [With U], e mi chiese di farne un remix. Robin stava a Londra in quel periodo e avevamo un amico in comune, Ben Power dei Fuck Buttons, che ci presentò. Gli parlai del progetto dietro al mio album [Excavation, del 2013] e mi chiese di farlo uscire per Tri Angle. Non mi sembrò una scelta ovvia, e mi piacque proprio per quello. Mi piaceva tanto il fatto che la sua visione curatoriale riguardo la label non fosse affatto evidente, il che la rendeva molto interessante. Mi fidai istintivamente di lui e delle sue idee. Probabilmente ero uno dei musicisti più oscuri e pesanti a uscire per lui e da lì c'è stata una sicura evoluzione. Ora ci sono Lotic e Rabit e più roba industrialeggiante. Per cui adesso mi ci sento a casa, mi sento certamente un artista Tri Angle.

Stai già lavorando a un nuovo album? Uscirà sempre su Tri Angle?
È ancora in fase embrionale, a dire il vero, ma mi sono anche appena trasferito da Londra a Los Angeles. L'ho fatto perché sapevo di aver bisogno di lavorare a materiale nuovo e volevo vedere che effetto avrebbe fatto un cambio di ambiente così radicale sul mio modo di comporre.

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Per cui ti sei spostato dal freddo e dalla pioggia nella terra di Katy Perry e delle sue "California Girls".
Mi piace Los Angeles perché è solo una facciata, dietro c'è dell'oscurità autentica, tipo gli omicidi Manson degli anni Sessanta. Un amico mi ha dato City of Quartz di Mike Davis come regalo di benvenuto, e adoro anche la LA noir di Raymond Chandler.

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Sei un amante dei field recording: hai registrato qualcosa di interessante negli ultimi tempi?
Di tutto. Di recente mi sono ritrovato a trascinare la mia valigia in stazione e mi piaceva il suono, e ho anche registrato un po' di treni qui. Oggigiorno puoi fabbricare un sacco di suoni tramite sintesi ed è una forma creativa assolutamente valida, ma quando registri dei suoni catturi anche tutto quello che c'è attorno al suono che ti interessa, perché è sempre immerso in un qualche ambiente, per cui quando inizi a editarlo e a incasinarlo, anche l'ambiente circostante cambia. È il bello dei field recording e della manipolazione: le cose che nascono per puro caso. Non può succedere con la sintesi pura, ed è la chiave di gran parte del mio sound.

Il suono tetro di Excavation contiene elementi del primo dubstep, specialmente del giro Hyperdub. Pensi che la storia del dub e del dubstep sia parte del tuo retaggio culturale?
Non direi. Non che non mi piaccia, ma non è qualcosa che stavo cercando di trovare quando ho fatto il disco. Mi sento più radicato nel drone metal, a cui mi interessava dare una scossa elettronica. A posteriori, però, devo essere d'accordo con te. Ai tempi ero sorpreso che molti magazine che trattavano musica dance ed elettronica e molti festival di quel tipo mi rivolegessero le loro attenzioni. Mi è sempre piaciuto quel tipo di musica e mi piace esserne coinvolto. In quel giro non c'è molta gente che conosca bene il lato metal del mio lavoro, per cui in quel sento mi sento abbastanza fortunato.

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Come ti rapporti col pubblico? L'intensità che generi è frutto di un atteggiamento confrontazionale?
Assolutamente. Punto sempre all'intensità massima. Una parte del mio suono è immersiva e terapeutica, mentre il resto è fatto di frequenze taglienti, realistiche e aggressive. Amo questo genere di dinamica.

Usi spesso frequenze sotto la soglia di udibilità. Sonic Warfare, l'audiolibro di Steve Goodman [AKA Kode9], spiega come la ricerca bellica stia cercando di utilizzarle come armi. Stai cercando di ingaggiare qualche tipo di guerriglia sonora?
Direi di sì. Quando suono, voglio essere la cosa più intensa di tutta la line-up. È l'indifferenza a spaventarmi. Preferisco una reazione estrema di qualunque segno a una scrollata di spalle.

Il tuo compagno di etichetta Evian Christ ha prodotto una traccia su Yeezus di Kanye e tu hai contribuito con alcune idee alla session, anche se poi non sono state incluse nel mix finale. Se dovessi produrre qualcosa pop mainstream, lo consideresti una missione da infiltrato?
Ci troviamo in un clima musicale interessante, in cui non penso che esista più il pop. Di sicuro la linea di demarcazione si sta assottigliando. Yeezus, che piaccia o no, ha fatto da ponte e ha creato qualcosa che non esisteva. Molta gente ha preso spunto da questo di recente. Se arriva una cosa che mi dà il giusto feeling e fossi orgoglioso di ciò che abbiamo creato, non penso che l'etichetta "pop" diminuisca la potenza dell'espressione. Si tratta solo di essere onesti riguardo alle proprie intenzioni.

Il tuo primo album [s/t, 2001] trattava l'argomento del viaggio verso la morte, il secondo album parla del viaggio dopo la morte. Cosa c'è dopo?
Questo è quello che dovrò scoprire. Potrebbe trattarsi di un passo indietro nel tempo.

Reincarnazione?
Può darsi. Magari tornerò indietro fino a prima del primo album.