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Musica

Cosa abbiamo ascoltato davvero questa settimana - Special guest: Vaghe Stelle

Il nostro diario di bordo onestissimo sui dischi che ci hanno accompagnato questa settimana.

Una settimana molto Kalma.

Ciao a tutti dalla redazione di Noisey. Come sapete, da qualche tempo abbiamo deciso di tenere una sorta di diario di bordo dei nostri ascolti settimanali, un po' per renderci conto del fatto che, per quanto invecchiamo, la musica che ascoltiamo è spesso molto più vecchia di noi. Così approfittiamo di questa rubrica per parlare di album che magari non sono nuovissimi, anzi che in alcuni casi sono precedenti alla nostra nascita, ma sono davvero degni di tutte le orecchie abbastanza aperte per far entrare musica e produrre sogni. E poesia. Produrre soprattutto poesia. Siccome le nostre orecchie però sono sempre le stesse, abbiamo deciso di chiedere a uno special guest ogni settimana di prestarci le sue e di confessare anche lui i propri ascolti ai lettori di Noisey. Questa settimana ospitiamo la confession on a dancefloor di Daniele Mana, conosciuto a molti di voi come Vaghe Stelle, torinese, membro della Italian New Wave nonché del trio delle meraviglie One Circle. Ma iniziamo dai vostri editor di fiducia:

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FRANCESCO BIRSA ALESSANDRI

Questa settimana è iniziata all’insegna di John Cage: mi sono sparato ascolti su ascolti dei vari Imaginary Landscapes, in una esecuzione registrata nel’95 dal Malestrom Percussion Ensemble. È bello perché gli danno spesso un tono superferoce e nervoso che non mi aspettavo. Mi è venuta voglia di risentirmeli grazie a una lecture di DJ Spooky a proposito del suo progetto Terra Nova: Sinfonia Antartica, di qualche anno fa, dopo essermi goduto alla grande il suo Optometry. Un’altra cosa che non mi aspettavo era che potesse piacermi un disco di Nicolas Jaar: è successo con la colonna sonora di Il Colore Dei Melograni che farà quasi sicuramente incazzare i puristi del film, ma che è comunque una bella passeggiata mentale. L’ho ascoltato ieri per la prima volta e sicuramente lo rifarò. Certe volte si capisce troppo che c’ha il modulare galattico e ama tantissimo spippolarlo, ma questo non rovina troppo la resa finale. Poi c’è il disco di Ariel Kalma e Robert Aiki Aubrey Lowe (o forse farei meglio a dire Lichens) di cui accennavo settimana scorsa, che mi è germogliato dentro le orecchie come la splendida creatura che è. Ascoltato fisso tutti i giorni, così come Bliss Abyss di Some Truths, che non avevo notato al momento della sua uscita. Qualcuno mi deve spiegare perché We Can Elude Control è così ignorata di più. Una cosa di cui sono molto contento è di essere finalmente riuscito a procurarmi i Live Knots di Oren Ambarchi. Bomba, chiaramente. Mi è piaciucchiato anche The Automatics Group, che pare GAS manovrato da v/Vm come un burattino. Ho provato a dare una chance agli A Place To Bury Strangers, di cui non sono mai stato un fan, con l’ultimo Transfixiation, ma continuano a sembrarmi troppo preda dei peggio luoghi comuni. Dei Cannibal Ox, invece, sono sempre stato un megafan, e lo stream del disco di ritorno mi sta gasando alquanto, anche se è un po’ troppo lungo. Un’ultima menzione la meritano i dischi con cui ho provato a darmi la carica alla mattina: Sheath di LFO, l’omonimo degli Automatic Sound Unlimited (che poi sarebbero i D’Arcangelo) e MRTVI di Huren, nessuno dei quali ha funzionato a dovere. Ciò non toglie che siano dei bei dischi.

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In ultimo vorrei dirvi che il nuovo dei Pop Group è bello, cazzo.

MATTIA COSTIOLI

Fortunate coincidenze mi hanno portato alla scoperta di The Water[s] di Mick Jenkins, che è una bomba totale e se vi sentite un pochino persi perché l’album di Kendrick deve ancora uscire, questo disco potrebbe essere la panacea delle vostre sofferenze. Ho intervistato Dargen D’Amico e ho ascoltato il suo disco, purtroppo credo che non lo farò mai più.
La traccia più bella uscita questa settimana è senza dubbio “Tie” di Cuushe, che è a sua volta molto bella. L’artwork invece è la cosa più dolce che si sia mai vista sopra un disco e se non l’avete ancora ordinato non ho proprio idea di quale sia il modo in cui vi piace spendere i soldi.
È uscito il disco nuovo di Big Sean e non è specialissimo, però la traccia con Chris Brown è figa, lui invece resta un pezzo di merda.
Ho ascoltato anche della musica jazz, pur non avendo alcuna competenza (o link diretti, elitisti maledetti) per consigliarvela, quella che mi è piaciuta di più la trovate cercando Impressions di Paolo Bernardini sull’internet. Buona fortuna.

SONIA GARCIA

Lo scorso weekend ho fatto una gita in Veneto perché il mio migliore amico è di lì e ogni tanto mi ospita nella sua magnifica magione piena di animali. Abbiamo passato tanto tempo in macchina a girellarcela in qua e là per le deprimenti pianure a sud e a nord di Verona, ascoltando principalmente Crystal Castles e Gorillaz—ho scoperto ora dopo ottant’anni che in “Untrust Us” la tipa dice “La cocaina no es buena para su salud”, stupendomene molto. Sabato sera invece siamo stati a vedere Kassem Mosse al Pika di Verona, gran bomba di set, ma la parte divertente è stata l’andata, in macchina con il nostro amico Tommaso, in cui ci siamo calati tutti i classiconi di Tiziano uno dietro l’altro e io ho ammaliato tutti con la mia magnifica voce. Serio canto da dio.
Da lunedì è cominciato il calvario pre-esame (era ieri) e mi è toccato vivere in università, dove, quando non mi interessavo di gusti musicali altrui, ho studiato durissimo con sottofondi musicali che facilitassero la concentrazione, perciò Lorenzo Senni e Steve Roach.
Martedì c’è stato il concerto dei Father Murphy, quindi tutto il giorno ho ascoltato solo loro e il nuovo dei Satan Is My Brother.
Per il resto questa settimana ho scoperto: Notstandskomitee, tedeschi, dal synth pop/industrial sempre gradito, gli eroticissimi Cora (chiunque abbia loro roba è pregato di contattarmi, non li trovo da nessuna parte) e Leven Signs e i giapponesi Vasilisk, con cui mi sono impaccata tutto ieri, dopo l’esame, mentre tremavo per la troppa caffeina e le zero ore di sonno.
Ora come ora sto ascoltando le Slits perché è appena uscito questo articolo, e mi sono ricordata che sono il mio gruppo punkettino femminile preferito.

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VIRGINIA W. RICCI

Inizio dicendo che ho scoperto che praticamente ho gli stessi gusti musicali di Daniele, altrimenti detto Vaghe Stelle, che scoprirete qui sotto cosa si ascolta, oltre che sempre più simili a quelli di Birsa, anche se con meno odio. Io e Daniele potremmo quasi essere la stessa persona se lui non fosse otto metri più alto di me—forse da lì la musica si sente un po’ meglio.

Questa settimana in particolare mi sono re-innamorata di Ariel Kalma, uno degli artisti che sento di più negli ultimi tempi, dato che ho avuto la fortuna di ascoltare il suo lavoro collaborativo con Robert Aiki e Aubrey Lowe, e qui mi accordo con l’asse Birsa-Vaghe dicendo che c'è davvero da impazzirci. Ma i miei ascolti psichedelici non sono finiti qui, anzi direi che sono solo cominciati. Spero vivamente che il 2015 sia l’anno di un genere che sta a metà tra lo psichedelico e l’ipnagogico, che chiamerei psicagogico anche se fa cagare come nome e sembra psicopedagogico, ma cercate di capire cosa intendo. Iniziamo con Oren Ambarchi, di cui ho acquistato l’ultimo lavoro, Live Knots, dal catalogo PAN, da cui mi sono riascoltata il vecchio (di tre anni fa) Knots, che ho messo qui sopra, e già qui dovreste capire da che tipo di musica adoro farmi lanciare in orbita. Restiamo sulla stessa lunghezza d’onda e passiamo al mio terzo amore della settimana che è stato Voyage to Arcturus dell’ukraino Vakula, un album che, per sua stessa ammissione, è una colonna sonora ideale dell’omonimo libro di inizio Novecento in cui un uomo lasciava tutto e si dirigeva verso la luminosissima stella Arturo. È davvero splendido, ascoltatevelo. Chiudete gli occhi, rilassatevi e ascoltatelo tipo alle sei del mattino quando tornate a casa stanotte/domattina. Promesso.
La nozione che Arturo sia una delle stelle più luminose che riusciamo a vedere, nonché una gigante arancione, nonché quella che sta giusto dietro il Grande Carro, la possiedo anche perché lunedì sono andata a sentire lo show divulgativo-strumentale dei Deproducers con l’astrofisico Fabio Peri, che dirige il Planetario di Milano.
Continuando con ascolti che farebbero bene ad essere accompagnati da qualche tipo di sostanza, anche solo della cioccolata, mi sono riascoltata lo splendido EP di Dave Saved uscito lo scorso anno per Gang Of Ducks. Un altro album che mi sono sentita tanto e che è un viaggio (lo dice pure all’inizio, un viaggio di più di 10 ore verso l’Africa) è questo di Fela Kuti e De La Soul, Fela Soul. UN CLASSICO.
Ora spostiamoci da un altro lato della psichedelia con questo album tutto riverberato dei maginifici Gandalf, che mi fa venire da piangere, ma per davvero, soprattutto perché è il loro unico, quindi è come avere per le mani una gemma inestimabile. L'album si chiama come loro e se non lo conoscete fatevi un favore e rimediate immediatamente. Da ultimo è mio intento segnalarvi uno tra i migliori dischi usciti finora nel 2015, che è Wild Strawberries degli Eternal Tapestry, risale a solo tre giorni fa, ma è riuscito, solo in tre giorni, a trafiggermi il cervello completamente.

VAGHE STELLE

Questa settimana ho ascoltato tre dischi a rotazione: il mixtape di Drake If you’re reading this it’s too late, Summer Mix di The Automatics Group e An Evolutionary Music di Ariel Kalma. Vi parlerò però più Ariel Kalma siccome di Drake sapete già tutto mentre Summer Mix è roba da nerd che non leggono Noisey.

An Evolutionary Music è una raccolta di materiale registrato dal '72 al '79 ristampato da una delle mie etichette preferite, RVNG. Questo è un disco che potrei ascoltare un giorno intero in repeat senza mai stancarmi, dentro c’è tutto quello che ho sempre cercato di mettere nella mia musica: psichedelia, ritmiche che sfiorano il mantra tribale e una forte dose emozionale. L’ultimo mixtape di Drake invece è un po meno EMO del solito, poche melodie strappa mutandine ma i beat sono sempre di altissima qualità. Summer Mix è un disco decisamente concettuale basato sulla rielaborazione di alcune hit dance tramite un algoritmo matematico di cui non ho voglia di parlare (anche perchè non saprei da dove iniziare). Il risultato nonostante le premesse però è molto figo ed ascoltabile.