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Musica

Storia della censura musicale in Russia

Censurare è sempre stata una grande passione per i russi.

Tenendo in conto che la Russia è sempre stata una nazione in cui la libertà di espressione era quantomeno recintata, non ci stupisce che durante il regime di Stalin furono più le creazioni intellettuali e artistiche censurate di quelle che sono venute alla luce. La stessa procedura censoria è stata attuata, con le dovute differenze, in ogni regime autoritario o totalitario che (non) si rispetti.

All'inizio Stalin si concentrò soprattutto sui grandi compositori: leggenda vuole che assistesse alle loro opere seduto in un cantuccio, nessuno sapeva che fosse lì, e a fine spettacolo le opzioni fossero due: se chiamava a rapporto l'autore e si tirava giù un due vodke con lui, tutto bene, se invece il compositore non sentiva la chiamata era il momento di temere per la sua opera, perché stava a significare che non era stata approvata. Questo, per esempio, è successo al famoso Shostakovich nel 1936, quando Stalin è andato a vedere la sua Lady Macbeth. Anzi, andò pure peggio: la trama disturbò talmente tanto Stalin che dicono che si alzò prima della fine—nonostante si trattasse di un'opera acclamatissima in ogni angolo del globo rendendo molto famoso il giovane compositore russo. Da lì in poi le repliche furono interrotte.

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Pravda, la rivista di regime, intitolò la recensione dell'opera con un titolo più o meno simile a "minestrone al posto di musica," dove per minestrone, molto educatamente, intendevano certamente merda. Il povero Shostakovich non aveva idea di cosa gli sarebbe successo da lì in poi. La recensione fondamentalmente raccontava di come l'opera fosse una schifezza borghese piena di accuse velate al Partito, ma la parte più pesante fu che, oltre a cancellare tutte le repliche di Lady Macbeth, a Shostakovich toccò ricevere visite regolari della polizia. Il compositore non pubblicò più nulla fino a due anni più tardi, quando uscì la sua Quinta Sinfonia. Fu censurato, ovviamente. C'è una parte buffa in tutto questo: pare che nel 1949 Shostakovich fece una telefonata con Stalin, il quale, a quanto gli disse, non aveva la più pallida idea della censura operata nei suoi confronti, e anzi era sbigottito e gli assicurò che non vedeva alcuna ragione per censurare le sue opere. Non si capisce perché sul veto, però, c'era la firma di Stalin stesso. Nel 1948 venne firmato un documento in cui si disponeva di tenere sotto controllo i compositori che si vedessero influenzati dalla musica occidentale. Il documento fu firmato da un certo Andrei Zhdanov e sancì la piena dipendenza della musica dalla politica.

In particolare, il testo "invitava" i compositori sovietici a scrivere musica il più normale possibile, che non lasciasse nulla all'immaginazione, nessuna divagazione atonale e così via. La melodia doveva essere riconoscibile e doveva seguire le armonie tipiche della musica tradizionale russa e l'estetica del diciannovesimo secolo.

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In realtà la censura aveva anche il suo lato positivo, se così si può dire: compositori come Prokofiev (quello di Pierino e il Lupo) e lo stesso Shoshtakovich, non ebbero altre punizioni se non avvertimenti e ammonizioni. Se invece entravi nei ranghi dei compositori di regime, le tue opere erano pagate e anche bene, perché diventavano parte della propaganda.

Con la morte di Stalin nel 1953 le cose non cambiarono di molto. Nello stesso giorno del decesso, il documento censorio venne rinnovato così come la tendenza del governo russo ad esercitare un controllo pressante sulle opere.

I leader sovietici dovettero rapportarsi alla nascita e alla diffusione del rock and roll, oltre a dover affrontare il fastidiosissimo e pericolosissimo jazz, generi musicali che, indipendentemente dal controllo del regime, si stavano sviluppando tutto intorno alla Russia.

Il commercio di vinili in Russia, come potrete immaginare, era abbastanza complesso, quasi impossibile. La musica di Elvis, Lewis, Ellington e Armstrong era vista come un rischio per il Partito. Ok, quando ti proibiscono una cosa è il momento di darci dentro con l'inventiva. In questo caso i russi iniziarono a contrabbandare vinili stampandoli nelle radiografie. Così, tra costole, crani e femori trovavamo pure dell'ottima musica. La musica delle ossa, così come venne conosciuta appena il traffico fu scoperto, diventò il nuovo problema principale della censura russa. Il governo iniziò a combattere con le stesse armi: con copie taroccate di disco-radiografie che però, dopo i primi secondi di musica, iniziavano a diffondere un messaggio politico. La pirateria governativa, tuttavia, non riuscì a fermare il traffico di dischi e in Russia nacque una vera e propria rete di persone che si scambiavano i dischi su cassetta.

La censura continuò ancora per molti anni, fino al punto in cui Julio Iglesias veniva tacciato di fascismo. Lo stesso successe con David Byrne e i Talking Heads, che attentavano ai valori del socialismo. In particolare, il brano "Life During Wartime," che possiamo immaginare perché non piacesse molto. Più in là Tina Turner fu censurata perché troppo sexy.

Ma ora fortunatamente c'è lui.