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Musica

Poveri Afterhours

Ho ascoltato la riedizione ampliata di "Hai Paura Del Buio" perché mi voglio male

La vita di Manuel Agnelli non è come ce la immaginiamo. I suoi problemi sono gli stessi di uno qualsiasi dei colletti bianchi yuppie frustrati che popolano le tavole calde all’ora di pranzo nei giorni feriali, con la monovolume, una vita grigia e una moglie rompipalle da cui cerca di star lontano il più possibile facendosi assegnare lavori extra che lo trattengono in ufficio fino a tardi. Questa è l’unica ipotesi plausibile. Altrimenti non si spiega per quale motivo gli Afterhours siano in giro ininterrottamente da anni tra progetti e riciclaggi di ogni sorta. Quelli con una buona memoria si ricorderanno Jack on Tour, in onda su Deejay Tv qualche anno fa. In parole povere, consisteva in un viaggio oltreoceano per fare non si sa bene cosa, se non simulare goffamente di esportare il rock italiano in bettole deserte piene di ubriaconi che non avevano la benché minima idea di quel che stesse accadendo. Sia come sia, un buon motivo per star lontano da casa, dalla pay tv e dai panni da stendere, esattamente come lo sono quei meeting in posti esotici che fanno i dirigenti d’azienda. Poi sono arrivati, in ordine: il nuovo disco Padania e l'annesso estenuante tour, che ha senza dubbio tradito le aspettative, quantomeno per quel che riguarda il margine di guadagno sperato.

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Come rimediare? Un invito a nozze: stiamocene ancora un po’ in giro e facciamo un’iniziativa assieme a XL per fare luce sul panorama artistico emergente italiano! Poi si può discutere sul termine “emergente”, d’accordo. Ho cercato su Google ed è uscito fuori "forse cercavi ultraquarantenni." Ma vabé, questo è un altro discorso che ora non ci interessa. Voci di corridoio dicono che anche in questo caso di quattrini se ne siano visti pochi, e si sa come sono certe mogli: tutti quei corsi di yoga, le borse griffate e l’estetista, non si pagheranno certo da soli. Eccoci così giunti all’ultima iniziativa dei già rinominati Stakanovhours: una riedizione di Hai paura del buio? il famoso disco del 1997. Adesso scagli la prima pietra chi non ha celebrato la cifra tonda del diciassettesimo anniversario di un’opera. È all’ordine del giorno! Nella fattispecie ogni traccia dell’album è stata reincisa in collaborazione con un misto di ospiti internazionali e nostrani. Tutti, chi più chi meno, hanno fatto un ottimo lavoro. Ammesso che l’obiettivo fosse romperci le palle con delle canzoni che già conosciamo e farci sapere che il cantante dei Jet è ancora vivo.

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Non poteva mancare una sfilza di video teaser in bianco e nero delle sessioni di registrazione, perché bisogna essere social, bisogna essere guerrilla marketing, altrimenti cosa esistono a fare gli stagisti? Nel caso ve lo stesse chiedendo, la bestemmia che apre 1.9.9.6 è scomparsa, sostituita da uno sproloquio di Bennato che ci fa subito presagire al peggio. Il presagio diventa presto realtà. Sorvoliamo sull’accento di Greg Dulli in "Male Di Miele", poveraccio, di meglio non potevano fare, purtroppo però il risultato sa molto di Albania. Quando parte "Rapace" con l'overdrive ci si fa qualche illusione, poi però attacca a cantare Giuliano Sangiorgi e quel briciolo di pazienza rimasto va a farsi benedire, il ragazzo riesce a colorare qualsiasi ritornello di verde coniglio. L’atmosfera è quella di un demo amatoriale inciso da una cover band di paese incompresa e che non riesce a trovare ingaggi ai matrimoni perché è difficile far ballare la salsa sulle note di "Vieni Dentro". L’espressione aurea di questa sensazione covereccia è data dai Ministri, che reinterpretano "Sui Giovani D’Oggi Ci Scatarro Su" con tutto il loro bagaglio di rimandi a quella specie di Skate Punk alla Blink 182 con le converse nere con le borchie, che di scatarri ne meritano a iosa.

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Andando avanti, è presto detto, ci sono i soliti immancabili. A Il Teatro degli Orrori per fortuna capita il pezzo più corto, ma non per questo meno patetico: Capovilla sbiascica ma gli va dato atto di esser riuscito nell'arduo compito di rendere ancor più incomprensibile il testo di "Dea", e naturalmente non poteva far mancare un verso recitato con il suo stile da ubriacone del cazzo. Vasco Brondi, che ve lo dico a fare, sono passato avanti senza ascoltare, ma sono pronto a metterci la mano sul fuoco che stona dove può. E poi ancora: Eugenio Finardi, Marta sui Tubi (quante bestemmie), Coso dei Subsonica… tutti rispondenti alla voce “quello che passa il convento” tra i crediti finali. Il destino infingardo ha assegnato ai Bachi da Pietra "Punto G", ed è trapelata questa notizia simpatica secondo cui pare gli abbiano prima dovuto spiegare cosa fosse. Tra le apparizioni internazionali, Mark Lanegan alle prese con "Pelle" e Joan as Policewoman in "Senza Finestra" rappresentano forse le uniche due tracce che si potrebbero in qualche maniera salvare, ammesso che a qualcuno freghi effettivamente qualcosa. Per il resto suona tutto come una specie di marcia funebre nostalgica priva di senso e che ci avrebbe messo in imbarazzo anche se fosse uscita come allegato di XL a 9,90 €.

Io gli Afterhours ai tempi li ho apprezzati molto, e come me c'è ancora gente in giro che per un po', in un modo o in un altro, ha voluto bene a Manuel Agnelli quindi, ok, li abbiamo ascoltati. Poi, come alle feste del liceo, alla spicciolata ce ne siamo andati verso altri lidi, lasciando un gran casino e il proprietario di casa a pulire. Nell’Afterhours-Party odierno, assieme a un sacco di lattine vuote, sono rimaste solo le trentacinquenni divorziate che condividono su Facebook—compulsivamente e con scadenza settimanale—pezzi tipo "Lasciami Leccare L’Adrenalina" o "Punto G", nel disperato tentativo di lanciare messaggi subliminali all’ex marito per fargli credere che stiano conducendo una vita sessualmente attiva. Stiamo parlando di casi disperati, che ai tempi avevano come nome su MSN BabyFiducia_82 e Varanasi_Baby, quando era già irrimediabilmente tardi e fuori luogo. Forse è per loro che la band si è immolata, e per le adolescenti che ancora non erano nate quando Agnelli aveva più o meno gli stessi capelli e qualche Tora! Tora! in meno sulle spalle. Che invidia, quando eravamo noi dei pivelli queste cose non accadevano, in ogni caso erano davvero bei tempi, i ragazzi sembravano meno goffi nel proporre trovate per non annoiarsi e trovare di che pagare il mutuo. Fatto sta che noi poveri catastrofisti e disfattisti dobbiamo già fare i conti con un sacco di merda a cui non riusciamo più a star dietro. Il mercato è straziato dalla programmazione studiata minuziosamente e scientificamente calcolata per far uscire dischi in corrispondenza delle transizioni bancarie emesse dai genitori verso i figli studenti fuorisede e fuoricorso, che sciamano in massa alla Feltrinelli o alla Fnac dove ogni sabato c’è un esponente di quel che non sappiamo neanche bene se definire indie, cantautorato italiano o chissà cosa. La situazione è già abbastanza critica per mettersi a star dietro anche alle riesumazioni. È triste starsene a casa quelle sere primaverili un po’ malinconiche, con il frigorifero vuoto e le tribune politiche in tv, lo sappiamo.. Però, cari Afterhours, dateci tregua e fateci risolvere una cosa per volta. Prendetevi il tempo per scrivere un libro che non si inculerà nessuno, o magari provate a diventare delle tweetstar. E poi: siamo nel merdossisismo e contemporaneo 2014, non nel merdosissimo e non contemporaneo 1997: se avete bisogno di soldi ora c’è sempre l'elemosina 2.0 del crowdfounding.

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