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Musica

Gli avvocati giapponesi della dance vogliono farla finita con la repressione

In Giappone c'è una legge che impedisce di fatto di ballare nei club, e non sono pochi quelli a volerla abolire

Siamo a Rappongi, lo squallido quartiere della meravigliosa vita notturna di Tokyo. Sgomitando tra folle di ragazze dipinte come bamboline manga in compagnia dei loro fidanzati nigeriani dinoccolati, riusciamo a scivolare in una discoteca multipiano e iniziamo a scioglierci al ritmo della techno che esce pulsante da pareti di speaker. Il fantasma di Micheal Jackson si è impossessato delle nostre gambe da soli cinque minuti, quando, nel bel mezzo di un moonwalk pazzesco, qualcuno ci tocca la spalla. Con gentile fermezza un componente dello staff indirizza la nostra attenzione ad una parete dove un cartello illuminato da una strobo reca la scritta "vietato ballare." "Vietato": nessuna eccezione. Nonostante le mie innocenti intenzioni di twerking selvaggio la situazione è stata completamente stroncata.

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Questo scenario surreale è diventato rapidamente la norma in Giappone, dove, per legge, i locali devono munirsi di "licenze per il ballo" per permettere ai loro ospiti di dimenarsi gli uni contro gli altri. Se non fosse sufficiente, i club devono chiudere ad orari improbabili, mezzanotte o l'una. Ovviamente, pochissimi posti in realtà seguono le regole. Ho vissuto a Tokyo dal 2003 al 2005, e la vita notturna locale non aveva nulla da invidiare a quella di ogni altra città globale—selvaggia, colorata, senza fuso orario. Fino a poco tempo fa questa legge sul divieto di danza è stata ignorata largamente sia dai proprietari dei club che dalla stessa polizia, per la quale rappresenta solo un'anomalia legale, uno stupido scarabocchio su un libro di diritto.

Stando a quanto ha scritto James Hadfield su Time Out Japan, questa situazione di mutua illegalità è completamente cambiata nel 2010, quando uno studente universitario è morto in una rissa fuori da una discoteca di Osaka: l'ennesimo fatto in un quadro più ampio di scandali legati alla vita notturna. "La polizia di Osaka ha istituito in reazione agli avvenimenti una repressione sistematizzata di tutti i club che non stavano rispettando la legge fueiho"—nome giapponese delle norme anti ballo—spiega Hadfield. Nel giro di 18 mesi dozzine di locali sono stati chiusi, trasformando la scena dei beach party in un'inquietante area morta. Jesse Mann, un DJ di Brooklyn che suona spesso in Giappone, ha recentemente fatto un giro da quelle parti "Anche in una bellissima domenica pomeriggio, i ristoranti erano praticamente deserti per tutto il lungomare. Nessun suono dagli speaker dei locali, era tutto assolutamente vuoto e tranquillo, come un posto perfettamente preparato per un party poco prima che arrivino i primi ospiti."

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Perché proprio ora? L'articolo del Time Out Japan cerca di spiegare come mai la polizia ha deciso di iniziare ad applicare la legge fueiho dopo anni di tolleranza. Pare che il punto sia concentrare l'attenzione lontano da una certa recente stupidità burocratica della politica giapponese, speculando su ansie allarmiste amplificate dai media riguardo la facile corruttibilità della gioventù giapponese odierna. Tuttavia, perfino in Giappone, in cui a volte effettivamente certe assurdità quasi kafkiane sembrano essere la norma, non poter ballare in una maledetta discoteca è un'assurdità del cazzo. Questa politica repressiva ha finito per riunire tutti i lavoratori della vita notturna giapponese sotto la bandiera dell'eliminazione di questa legge insensata; in pochi mesi il numero degli attivisti aderenti all'iniziativa si è moltiplicato, i loro sforzi, un po' a singhiozzi, hanno fatto progredire la situazione in modo promettente.

La più importante associazione di attivisti si chiama Let's Dance ed è un consorzio di proprietari di grandi club, giornalisti musicali e DJ, il cui risultato più grande finora è stato quello di mettere in piedi una petizione che ha circolato nel web per più di un anno. Dopo aver raccolto 155.879 firme di supporto, un anno fa Let's Dance ha inviato il testo in parlamento. È difficile giudicare l'incisività di questo tipo di petizione nell'agenda politica giapponese, tuttavia Youko Asanuma, un'avvocatessa di Let's Dance che ha contribuito come giornalista ad un libro che racconta l'argomento, insiste sul fatto che la petizione ha avuto un certo successo. "Siamo riusciti ad attirare l'attenzione di alcuni politici che ora stanno attivamente cercando di far votare l'eliminazione della legge." Mike Sunda, giornalista musicale del Japan Times, sostiene che il cambiamento sia molto vicino. "Ultimamente tutta la vita politica è stata assorbita dalle elezioni generali, non credo ci siano state molte possibilità per i politici di concentrarsi su qualcos'altro, speriamo ora di poter vedere qualche progresso."

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Nel frattempo, un gruppo di avvocati di Let's Dance ha creato una sezione, che hanno chiamato Dance Lawyers (figata di nome). Le loro capacità legali sono assolutamente cruciali in questa battaglia, specialmente nel momento in cui i proprietari di piccoli locali sono sfiniti dall'essere continuamente trascinati in tribunale. Il Club Noon, un locale leggendario di Osaka, è stato chiuso lo scorso anno per violazione della Fueiho; è stato organizzato un festival di quattro giorni intitolato "Save the Club Noon" come risposta alla chiusura ed è appena stato finanziato per quattro milioni di yen—ovvero un milione in più del budget previsto—un documentario con lo stesso titolo che racconterà lo svolgimento dei fatti.

Il successo di "Save the Club Noon" dimostra che, se da un lato la battaglia legale contro la legge Fueiho è fondamentale, dall'altro sensibilizzare le persone all'argomento è altrettanto importante. L'obiettivo è quello di dare un'idea differente della vita notturna, convincendo le persone che il clubbing non è il male e che anzi ha un importante valore sia a livello culturale che a livello economico. Un piccolo collettivo, chiamato "Kurabu per Karuchaa o Mamoru Kai" (Associazione per la tutela dei club e della cultura) sta lavorando con il cantante hip-hop Zeebra sfruttandone il successo proprio per agire su scala sempre più vasta. I gruppi di protesta prendono come riferimento Berlino, una specie di paese delle meraviglie per la vita notturna, in cui le discoteche attirano addirittura turisti dall'estero in cerca di un weekend all'insegna del clubbing di qualità. Let's Dance ha chiesto consulenze alla Berlin Club Commission, un'entità che lavora alla mediazione tra gli interessi dei proprietari dei club e quelli dei politici, e giornali molto seguiti favorevoli alla causa come l'Asahi Shimbun, hanno pubblicato approfondimenti analizzando come il progetto di una Mecca del party 24 ore su 24 abbia contribuito allo sviluppo di una cultura del clubbing fiorente. Asanuma, che al momento abita proprio a Berlino, pensa che ora i tempi siano maturi "per riuscire ad ottenere il più grande cambiamento degli ultimi decenni" nonostante sia complicato cambiare l'immagine negativa delle discoteche presente nella testa dei politici, appartenenti ad un'altra generazione "la maggior parte dei politici è cresciuta senza fare nessuna esperienza di clubbing, a differenza dei politici berlinesi, che invece ne hanno una conoscenza maggiore e di conseguenza comprendono i motivi per cui si tratta di una scena culturale che vale la pena di proteggere e valorizzare."

Per il momento il movimento contro la legge Fueiho sta lavorando su differenti fronti. La petizione è stata presentata in maggio e negli ultimi mesi la polizia ha aumentato il numero dei controlli e delle irruzioni come risposta alla provocazione. "Queste visite indesiderate sono ritorsioni" ha scritto Hadfield, mentre un avvocato del movimento, Takahiro Saito ha dichiarato "I comandi della polizia giapponese hanno già reso nota la loro opinione: non esistono basi condivisibili per cui la legge sul clubbing vada cambiata o abrogata." La lotta del Giappone contro la "dance police" è assonante al malcontento newyorkese per la cosiddetta Cabaret Law, che associa una licenza specifica alla possibilità di lasciar ballare le persone nei locali. La legge risaliva al 1926 e aveva malcelati obiettivi razzisti: si volevano reprimere i jazz club multirazziali di Harlem. Giuliani aveva poi resuscitato il pacchetto di regolamentazioni a metà anni Novanta, come parte della sua campagna per la qualità della vita che prevedeva la messa al bando dei rave, e Bloomberg ha successivamente tentato di proporre una "licenza per la nightlife" per sostituire e migliorare la Cabaret Law, peggiorando di fatto la situazione tra le proteste dei gestori dei locali.

Che il Giappone segua o meno il percorso tumultuoso tracciato da New York, di sicuro la questione è controversa. Uno dei principali critici del movimento Let's Dance non è infatti un politico ottuso o una nonna noiosa, ma Terre Thaemlitz, AKA DJ Sprinkles, una dj e producer queer attiva in Giappone. "L'approccio di movimenti come Let's Dance, basato sull'idea dell'eliminazione del ballo dalla regolamentazione governativa, non tiene conto di quanti differenti ambiti sono interessati dalla legge Fueiho." Riferendosi a quanto la legge influenzi anche altre parti della società, regolamentando una parte delle attività di bordelli, strip club e hotel dell'amore, Thaemelitz pone l'accento sulla necessità di una visione più allargata, che non escluda chi vive in condizioni più disagiate. Probabilmente, quindi, battersi per il diritto di ballare è una cosa più complessa di quanto sembri.