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Musica

La guida di Noisey agli inni italiani dei mondiali di calcio

Un viaggio nelle corde vocali del pallone azzurro da Morricone a Emis Killa.

Sono una donna ----> odio il calcio. Questa equazione semplificata autoimposta del mio genere e degli stereotipi ad esso connessi mi fa pensare che ho tanti limiti, anch'essi autoimposti, ma almeno non concedo a uno sport di impossessarsi dei miei ultimi neuroni rimasti rendendomi asservita alla causa calcistica come una sorta di automa deviato. Potere alle donne! Riconosco però che la deviazione mentale di masse di tifosi ha portato a fenomeni di massa interessanti da analizzare. Ma chi sono io per analizzare le cose del calcio? Non sono mica L'Orso, purtroppo per me. Quello che posso limitarmi a fare in quanto donna e in quanto foriera di infinite supercazzole sul mondo musicale è stilare un'analisi approfondita di quei brandelli della musica italiana creati appositamente in onore dei Mondiali di Calcio. Da questa analisi ho dedotto che siamo partiti benissimo (il primo brano dell'elenco è stato scritto dal signor Morricone in persona), ma siamo giunti a un evidente sgualcimento mentale e musicale nelle ultime edizioni, fino ad arrivare all'anno 2014, con un cifro di canzoni dedicate al Mondiale (l'ultima, quella di Emis Killa, è uscita oggi), nessuna delle quali riesce nemmeno lontanamente a calibrarsi con le perle iniziali. Comunque vi lascio il beneficio del dubbio, almeno finché non avrete scorso insieme a me questi pezzi di storia. Vado in ordine cronologico, in modo da dare una dignità documentaristica a questo percorso. Ah quanto ci tengo alla dignità.

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Argentina 1978: Morricone - El Mundial

Morricone, riconoscibile dall'uso fine dei cori accompagnati alla melodia flautesca, dà il primo tocco di musica seria italiana e mondiale nel 1978, quando è stato scelto come compositore ufficiale per i Mondiali di calcio, accompagnato dall'orchestra filarmonica argentina. Chiaramente questo è un inno che si ricordano in pochi, forse perché la melodia non è propriamente da stadio, non c'è alcun passaggio di particolare impatto e il coro inscenato è troppo melodicamente complesso per essere riprodotto dalle schiere di tifosi. In ogni caso ha la sua bella dose di epicità, di italianità e di argentinità, anche perché le due nazioni sono legate da tantissimi elementi, anche se questa epicità, mi duole dirlo al Maestro Morricone, ha vaghi echi holly&benjiani (con effetto retroattivo). Nonostante tutto, godiamoci questo intervento di gran classe, dato che mai più avremo un inno firmato da un italiano che si distingue per delicatezza compositiva e professionalità. Forse la troppa delicatezza, però, l'ha reso un non-inno e Morricone chiude così il suo rapporto con i mondiali, lasciando spazio a un declino quasi regolare, a una marcia verso la morte della musica. Ennio, che ti devo dire, sono felice che tu ti sia smarcato presto da questo degrado.

Spagna 1982: I MASTERS - Mundial Da Da Da

Questa è la prima volta in cui arriviamo a una vera e propria sigla-tributo (postuma alla vittoria), ed è la prima volta che qualcuno che non è Morricone mette mano a un pezzo mondialcalcio. Proprio per questo è una merda. Anche la versione originale era una merda. Non posso infierire troppo su questo pezzo perché è una cover e perché non si tratta di musicisti professionisti e con un seguito come… Mmmh aspetta che mi faccio venire in mente un esempio calzante… Come I NEGRAMARO. Quindi accolgo questo tentativo come una simpatica cagata fra amici che non fa male a nessuno, tranne che a me, ma poco, più che male è un fastidio. Bravi ragazzi, forza Azzurri sempre.

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Sì.

Italia 90: EDOARDO BENNATO & GIANNA NANNINI - Un'estate italiana (aka Notti Magiche)

I due ribelli della musica italiana, uniti dalle loro bandane, dalle loro voci rocke e dalla loro passione smodata per il tricolore in versione calcistica. Sarai pure ribelle nella vita, cara Gianna, sarai pure un sognatore tutto frullato con la chitarra e l'armonica a bocca, caro Bennato, ma non si scappa al calcio, il vero trait-d'union della nostra florida Nazione. Per questo inno epico, gonfio d'orgoglio patriottico e synth sbizzarriti, è stato scomodato addirittura Giorgione Moroder, che aveva composto il brano "To Be Number One" il cui testo era di Tom Whitlock (liricista di "Take My Breathe Away," l'inno di Top Gun—anche lì in combo con Moroder, mica cazzi). Il pezzo era chiaramente una bomba, così come il pupazzetto CIAO, la mascotte dei mondiali, e il clima che si respirava in quei giorni da queste parti (ricordo ancora giri in alfetta insieme al mio babbo con bandiere italiane sbandierate e questo brano in sottofondo e io cinquenne senza consapevolezza che gioivo del clima di gioia e nazionalismo ad ogni vittoria dell'Italia). Guardate che bella la versione live alla cerimonia di apertura (in rigoroso playback), godetevela che da qui in poi la strada è tutta in discesa. Talmente era una bomba che è riuscito a vendere tante copie del singolo quante forse mai più nella storia italiana e a scalare addirittura le classifiche internazionali, arrivando in vetta anche in Svizzera, quando ancora gli svizzeri non ci odiavano.

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USA 1994 Ruggeri, Ranieri, Abatantuono e alcuni calciatori - Italia Ancora

Sulla scia delle svariate performance per gruppi di gente a caso tipo live aid, ecco finalmente un inno che coniuga l'originalità con la merda. Qui addirittura cantano i calciatori, ma non è il peggio che può succedere. "Italia Ancora" è un inno che non ha portato gran bene, soprattutto al codino Baggio che si ricorderà per sempre di quel rigore e si convertirà definitivamente al buddismo. Il trio delle meraviglie Ruggeri (ancora coi capelli, ancora con la sigaretta in studio), Ranieri e Abatantuono ci regalano una canzone corale e parlata, come da tradizione di quegli anni. A livello visivo questo video non si discosta da altri del suo stesso genere e dalle regie originalissime che fanno un uso delicatissimo di elementi come la sovrapposizione delle immagini (tipo un mixer con le onde del mare, viva il romanticismo) e le riprese in studio dei cantanti indaffarati con le cuffie e a contatto sensuale con il filtro antipop. Il pezzo inizia con il rap di Maldini che sembra la versione da centro di recupero dell'inizio di "Battito Animale" per poi proseguire con un monologo di Abatantuono sui beni culturali italiani direttamente dal Ministero del Turismo e delle Infrastrutture. Il bellissimo ritornello lascia solo un attimo di tregua fino all'assolo vocale di Ranieri che—stranamente—ricalca "O'paese d'o sole" di Del Monaco, accompagnato da urla black a caso. A salvare la situazione dovrebbe arrivare il beffardo Enrico Ruggeri, il cui excursus canoro è chiaramente una parte di "Ricominciamo". Insomma questo medley di ovvietà riunisce in maniera incredibilmente sintetica e agghiacciante un patriottismo funzionale al calcio, un orgoglio storico-culturale fatiscente, un asservimento becero a modelli statunitensi e la presenza del rocker, del calciatore, del napoletano e del comico a caso per racchiudere di nuovo ogni stereotipo. Però calma, eravamo nel mezzo degli anni Novanta e lì gli stereotipi erano ancora parte integrante della cultura videomusicale del nostro Paese, come di altri, i supergruppi eterogenei uniti per una causa superiore erano all'ordine del giorno (ci ricordiamo di "USA For Italy" degli Squallor, un capolavoro). C'è sicuramente qualcosa di peggio di questo (spoiler: in fondo).

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Francia 1998: CLAUDIO BAGLIONI - Da me a te

Baglioni da un certo in punto in poi ha iniziato a perdere un attimo mordente e tentare di compensare questo accidente con svaghi lirici tipicamente minghiani (mi riferisco a ciò che avvenne da "Cuore d'Aliante" in poi), in questo caso riscontriamo una tendenza alla vaghezza di una narrazione epica intrecciata al racconto di una storia d'amore, intrecciata a sua volta con… indovina… il calcio. Forse però questo terzo elemento narrativo è il meno fastidioso, se si vuole guardare il quadro generale di un brano che non ha una struttura musicale degna del Baglioni, vuol essere un'arietta, puntuata di piano da Momenti di Gloria, con schitarrate hard che sembrano più scatarrate e Baglioni agonizzante. Il testo, ecco, il testo è quella cosa che vi dicevo, un urlo in mezzo al cielo, un azzurro lungo un sogno, cose che vogliono dire qualcosa solo se ti sei tirato giù lo stesso acido di lui, Branduardi e il Minghi di "Decenni". Gran bel trip. Soprattutto quando include giochi di parole e figure etimologiche che fan breccia solo sulle signorine che hanno abbandonato la propria smemo qualche decennio fa, tipo "storie senza una storia".

Germania 2006: Pooh - Cuore Azzurro

Premetto che amo tanto i Pooh, mi piace sempre come riescono a tirare fuori dalla banalità le cose banali pur dicendo cose banali, e stavolta credo che siano riusciti talmente tanto nell'intento da tirare fuori un inno alla nazionale di calcio che riesce a racchiudere tutti gli stereotipi insieme, dai testi baglioneschi ("ali grandi per volare e il coraggio di volere per non crederci mai a metà") al videocollage di cose del calcio e calciatori che si mettono le cuffie inframmezzati a loro in studio che ci credono tantissimo con i pugnetti, fino al coro fatto con i cori da stadio e alla tipica strisciata di chitarra rocchenroll. I Pooh, con questo inno, sono riusciti ad essere talmente aderenti all'idea che si ha di un inno per l'Italia ai mondiali, che si sono resi praticamente bidimensionali (cosa difficile perché sono in quattro) e proprio per questo motivo—anche se l'Italia ha vinto—il loro inno è rimasto praticamente non in secondo, ma in terzo piano, è stato quasi dimenticato, perché sovrastato prima da questo:

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Poi da questo

Sì, sono i Finley.

Forse per colpa dei Finley, nel 2010 c'è una damnatio memoriae delle sigle italiane (oltre ai Finley, credo abbia contribuito all'affossamento di creatività italiana l'onnipresente Waka Waka), arriviamo quindi ai giorni nostri:

Brasile 2014: Mina - La palla è rotonda

A questo punto io credo che ingaggiare Mina funzioni così. "Ciao Mina mi canteresti una canzone che parla del menu del mio ristorante?" "Certo ragazzi: costine, vitello tonnato, insalata caprese digestivo cedrata Tassoniiiii" "Grazie Mina" "Prego, scusate ho un'altra chiamata in linea. Pronto?" "Pronto sì ciao Mina, siamo quelli delle Pagine Gialle, non è che ti va di cantarci le prime venti pagine della lettera F sezione parrucchiere?" "Certo ragazzi con sommo piacere." Dev'essere andata così anche per il calcio.

REPPEPE' - IL BALLO DEL GOAL

Vince il premio della critica Mia Martini il mio inno preferito di tutti i mondiali 2014, il più onesto di tutti (molto più onesto dei successivi due e molto meno barocco di quella scornata di Mina). Questo Reppepe' è una danza kuduro che forse voleva essere anche un omaggio al Brasile. Va bene così ragazzi. Mi ricorda la bellezza dello sforzo dei tifosi di impegnarsi in una composizione creativa. Mi piacciono anche le rime che questi ragazzi hanno scovato (guarda e impara Emis Killa):
1) Di certo non è un pazzo / ma il suo piede è come un razzo
2) Il faraone con la cresta manda tutti fuori di testa
Per me siete voi i vincitori morali di questo contest, anche perché guardate con chi vi scontrate:

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NEGRAMARO - Un Amore Così Grande

I Negramaro ci mostrano subito che hanno una strumentazione moderna per rovinare le canzoni della tradizione italiana, oltretutto ancillandole beceramente alla causa calcistica. Temo di capire che questo brano è stato scelto, oltre che per lasciare a Sangiorgi l'agio di stridere come suo solito, per la presenza della parola "Azzurro." Uella, i Negramaro hanno un Kaoss Pad, caaazzoo, hanno un Kaoss Pad come Aphex Twin. Peccato che (sai, come quei famosi synth del disco di Brunori) il kaosspadista dei Negramaro lo utilizzi per fare una strascicata inutile (a 123bpm) all'interno della ballata incalzante roccheggiante petulante più brutta degli ultimi tempi—una strisciata che ricorda il dolce suono delle zanzare che a sua volta ricorda il calore umano estivo del pubblico appiccicato che ritrova la coesione per i Mondiali di calcio. Poetico. Bisogna rendere merito alla band del fatto che uno, ascoltando questo inno, si dimentichi che trattasi di cover, dato che il miasma dello stile Negramaro si è diffuso talmente a fondo, e questa versione è talmente putrida che riesce a far dimenticare che è una cover. Bravi ragazzi, bel lavoro.

Se vogliamo parlare del video, be', be', è sicuramente altrettanto originale: attenzione, i Negramaro suonano in uno stadio vuoto. Per me un esempio eclatante di distopia positiva. Come mi piacerebbe una realtà postapocalittica in cui finalmente i quattro poveri accompagnatori di Sangiorgi sono costretti a vivere, come ultimi esseri umani sulla faccia della Terra, ascoltando costantemente i lamenti del loro frontman. Un supplizio che comunque non auguro ai poveri ragazzi, già costretti a convivere con questa piaga. Altri elementi che mi infastidiscono: la mosca di Sangiorgi, il Rickenbacker meno utile della storia, l'headbanging sul nulla, la disposizione circolare della band.

EMIS KILLA - Maracanà

Non so se essere contenta perché questo pezzo è in grado di eclissare lo schifo dei Negramaro o perché questo pezzo è evidentemente brutto, quindi è abbastanza palese che quello dei Negramaro va oltre la bruttezza. Se vigesse la regola matematica per cui due negativi insieme fanno un positivo, dovrei iniziare a pensare che l'unica soluzione è asportarmi i timpani permanentemente. Partirei, nell'analisi di questo pezzo, da un dato che mi inquieta abbastanza: tutti questi giochi sulle favelas, sul sogno dei piccoli poveri brasiliani di giocare a calcio e andare in un grande stadio sono i temi più ipocriti con cui si possa approcciare l'argomento Mondiali, soprattutto quelli di quest'anno, per la cui realizzazione ci sono scontri quotidiani e i piccoli brasiliani delle favelas forse non stanno sognando il Maracanà, ma tant'è. Questa forma di imperialismo culturale un po' cieca con cui si vede la faccia bella del Mondiale e si racconta il sogno brasiliano è forse la cosa che mi urta di più, più di Emis Killa e più di Big Fish che gli ha scritto il pezzo. Non che questo sia uno dei pezzi peggiori di Fish, intendiamoci (vi ricordo questo), ma a parte essere un esproprio culturale avvilente di ritmi di samba e schemi modali bossa-nova (cosa che aveva fatto molto meglio Gianni Morandi in "Banane e Lampone") è cantato da un non-rapper da discount che tira rime che finiscono tute con à come facevo io circa 25 anni fa (anni 3, NdR). Per il resto, il video consta praticamente solo di Emis Killa che allarga le braccia in tutte le vie di Rio (ho notato che ha la stessa sciarpina di Fedez) e di alcuni meninos de rua assoldati per l'occasione. Non vorrei fare la nostalgica e dire che un tempo, al posto di Fish e Sangiorgi avevamo Moroder e Morricone, anzi voglio rendermi utile nei confronti della comunità canzoni mondiali, quindi ho un suggerimento per il prossimo giro: Winners of Amici di Maria De Filippi All Stars che interpretano la cover di questo grande, fortissimo inno azzurro:

Se anche tu ami i Negramaro segui Virginia su Twitter: @virginia_W_