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Musica

L'alfabeto di Alphabet

Abbiamo fatto due chiacchiere con lo staff della festa del venerdì al Rocket di Milano: Alphabet.

Un locale sul Naviglio Grande—il Rocket—e un'estetica glam e friendly, ma come specificano gli stessi organizzatori, non necessariamente "di genere". Alphabet è questo in buona sostanza, ma non solo. C'è molto altro dietro alla clubnight che ormai da due anni costituisce il principale contenitore di divertimento e creatività della zona, il venerdì sera. Per saperne di più abbiamo deciso di intervistare il suo ideatore, Luca Crescenzi, e tutto lo staff alphabet, una domanda a testa, così nessuno si è offeso.

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PS. Ok, non abbiamo proprio chiesto l'alfabeto, ma capiteci, suonava bene nel titolo.

Che atmosfera cercate di creare attraverso Alphabet?
Luca Crescenzi: Ho sempre pensato che Alphabet avrebbe dovuto essere una serata alla quale io per primo sarei voluto andare ogni settimana. Quindi un ambiente aperto a tutti, etero e gay, con una selezione musicale coinvolgente e ‘happy’, in cui ogni sera ti trovi una sorpresa: un piccolo concerto di una band electro-pop, un guest DJ, un giovane designer che interpreta il mood della serata Alphabet e veste i nostri ‘skater’ (i pattinatori che accolgono i nostri clienti ogni venerdì sera), il video creato ad hoc da un artista o il launch party per l’uscita di un nuovo magazine. E soprattutto un posto dove, una volta entrati, ci si senta a casa. In che modo declinate il termine “underground” riferito alla vostra clubnight?
Michele Modica: Alphabet si ispira ai principali club underground che hanno fatto storia, il Blitz di Londra (la culla dei New Romantics, chiuso a metà degli anni ’80) o il Mudd di New York (frequentato da personaggi più alternativi rispetto al coevo Studio 54). Cerchiamo di declinare questo concetto adattandolo al 21° secolo, attraverso la scelta di una location con una forte impronta underground (il Rocket), il genere musicale, i dj-guest che ospitiamo mensilmente (come il duo elettronico Avec Sans, per esempio), le collaborazioni con brand che si rifanno a quell’immaginario (Sue Clowes, che vestiva Boy George negli anni ‘80), la tipologia di pubblico giovane con una forte personalità musicale e artistica, legato a un gusto street e contemporaneo.

Quali sono i migliori momenti di Alphabet che ricordate? Anche aneddoti divertenti/bizzarri.
Simona Perrini: Una sera si è presentata all'ingresso una simpaticissima nonnina 70enne che, molto cortesemente, ha chiesto di poter entrare per "un ultimo ballo prima di andare a dormire". E poi la rubrica "hot"! Un reggiseno ritrovato a fine serata sulle casse della consolle: stiamo ancora cercando la proprietaria (e no, non è della nostra dj…)! Oppure la sera in cui abbiamo trovato una t-shirt strappata e le tubature divelte in una delle toilette: a quanto pare dev'essere stato un incontro decisamente focoso! O per concludere la coppia di impazienti, impegnati in una seduta di sesso orale nel privé. C’è un percorso musicale particolare che intraprendete durante la serata?
Enza Van De Kamp: Assolutamente sì. Fin dall’inizio l’idea che ci ha portati fin qui era quella di offrire al nostro pubblico qualcosa di diverso ma senza tirarcela troppo. Un’esperienza musicale che fondesse una serie di influenze differenti, vecchie e nuove, passando per generi diversi ma in equilibrio tra loro: dalla nu-disco all’elettronica, con alcune influenze house e persino rock. Volevamo creare un dancefloor infuocato che potesse coinvolgere un pubblico eterogeneo come il nostro, senza annoiare mai! In che modo si differenzia Alphabet dalle clubnight milanesi con target affine? Ci sono eventuali influenze estere?
Gianni De Nisi: Credo che la differenza stia nell’aver trovato il giusto mix di elementi (luogo, tipologia di pubblico, musica) che insieme hanno colmato un piccolo vuoto nella nightlife cittadina. Il nostro obiettivo non è mai stato quello di andare in competizione con le altre realtà della vita notturna milanese. Semmai dare una nuova proposta al pubblico, che si è sempre più connotato col tempo.
Non so dire quanto l’estero ci influenzi. Di sicuro abbiamo spesso ospiti provenienti da fuori: da Ricky Hall, personaggio seguitissimo soprattutto sui social che ci ha conquistato con il suo mood da hipster londinese, ad Alexis Knox, celebrity stylist e creativa britannica, a Florian Sailer, DJ del Club Sandwich a Parigi.

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