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Musica

I vinili più pazzi del mondo

Una retrospettiva sui vinili dalle forme e colori più bizzarri della storia, perché il nero è un evergreen ma ogni tanto annoia.

È appena passato il record store day e nelle nostre menti impera una domanda: perché comprare supporti fisici nel 2015? La maggior parte della musica, se non tutta, è disponibile al download digitale, quindi cosa porta un musicista a voler stampare la sua roba, passando peraltro per un processo non poco complicato, e cosa porta gli acquirenti a volere in mano un prodotto concreto? Ad eccezione dei Luddisti e dei DJ che usano solo vinili, il mondo non ha bisogno del vinile, ciononostante il mercato vinilico è addirittura in crescita.

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Non fraintendetemi, adoro i vinili. A parte la qualità del suono, sono un modo splendido per supportare gli artisti, che aiuta a mantenere in vita supporti utili anche ai DJ. Oltre a ciò, sono un bel modo per gli artisti di avere un riconoscimento concreto e sono l'unico modo per non distruggere il mercato dei negozi di dischi. Inoltre, avere una bella copertina di disco da appendere al muro o addirittura uno scaffale pieno di dischi ci aiuta a ricordarci delle cose che ci piacciono, e a ricordarlo anche a chi viene a casa nostra. Quindi nonostante i ragionevoli dubbi dovuti (ne abbiamo parlato parecchio) al takeover delle major sul Record Store Day, sul fatto che non aiuti realmente le piccole label, gli artisti emergenti o i negozi, c'è sicuramente tanto di buono nella celebrazione di un prodotto come il vinile.

La vera domanda è: perché la maggior parte degli artisti continua a stampare quei tristi vinili neri? Perché non oltrepassare quel limite? I musicisti hanno sempre trovato alternative fighissime alla stampa in nero, e gli ultimi anni non sono da meno quanto a profusione di colore. Ma ci sono parecchie eccezioni a questa regola. Ad Hoc ha provato a capire perché gli artisti più sperimentali restino ancorati al "Feticismo della comodità." Ma anche se si tratta di una questione puramente estetica, sorprende il fatto che l'occhio in certi casi non voglia la sua parte in un formato che è fatto apposta per essere un prodotto artistico sinestetico. E il discorso riguarda più da vicino la musica elettronica, che per definizione è all'avanguardia in questo campo. A difesa di chi resta incollato alla tradizione c'è da dire che il nero sta bene con tutto e che in effetti il vinile colorato è un pochino più scarso quanto a qualità del suono rispetto al vinile nero.

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Black City di Matthew Dear è uscito con un totem abbastanza esplicativo del contenuto oscuro e futuristico dell'album.

Ad ogni modo, gli esempi di artisti che hanno stravolto la nostra idea di vinile sono tanti e sono splendidi. Ci sono stati vinili colorati dai colori più disparati, gradi di trasparenza e forme che hanno reso quei prodotti vere e proprie opere d'arte. Ad esempio l'EP Collage di Nick Hook o "Emerge from Smoke", singolo di Shlohmo.

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"Emerge From Smoke/Ode 2 Tha Whip" di Shlohmo

Questi dischi sono in bianco e nero, ma datoche sono semi-opachi le ombre fanno un gioco di forme se guardate in controluce. Sembra un lavoro di acquerello di un pittore.

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Nick Hook' - 'Collage V.1'

Collage include un documentario su Nick Hook, ed è uscito per Serato, che butta fuori un sacco di dischi molto interessanti. E dato che è uno di quei dischi che un DJ tiene sul giradischi per un bel po', è giusto che sia bello da guardare, o no?

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'No Reason' EP di Giraffage è uscito come 12" coloratissimo in una fodera altrettanto figa.

No Reason EP di Giraffage è totalmente opaco, ma la profondità del modo in cui i rossi son mischiati coi bianchi sembra farlo provenire da un altro pianeta, sembrano nuvole e terra che si fondono insieme—un'altra volta la sinestesia tra musica e vista è rispettata.

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Forse una delle release più assurde in tema di album è questa reissue di "Fuck The Police" di J Dilla, singolo che ha spezzato la tradizione di dischi rotondi in favore di una forma che ricorda da vicino quella di un distintivo da poliziotto. Questa ironia è adorabile. Dato che è un 9" si può suonare su qualsiasi turntable.

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Sounds of the Earth - NASA

Per guardarla da tutta un'altra prospettiva, il disco d'oro Sounds of Earth record che la NASA ha inviato nell'iperspazio un paio di anni fa è forse il miglior disco fisico di tutti i tempi. I Daft Punk sarebbero d'accordo.

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La copertina di 'Extraterrestria' di DJ QBert funge anche da controller. Serio.

Parlando di packaging innovativi, ci sono alcune sleeve parecchio avanti che sono anche oggetti funzionali in sé e per sé. Come, per esempio, la copertina di Extraterrestria, LP di DJ Qbert, che Thud Rumble ha trasformato in un mini-controller per DJ. Premendo i bottoni della copertina si controllano le funzioni di un'app per DJ creata per l'occasione.

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"Syro" di Aphex Twin

E poi arriva Aphex Twin, che è sempre stato abbastanza imprevedibile, infatti il suo ultimo album Syro non ci ha delusi. L'edizione limitata trinitaria dell'LP, creata in collaborazione con The Designer's Republic, ha una bonus track stampata direttamente sulla sleeve. Forse se la suonate a ripetizione può darsi che vi spacchi il lettore, ma cazzo, questa è innovazione. Il tutto è confezionato anche con un artwork stampato dentro la plastica, ovviamente col faccione di Richard D. James.

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Frenemies EP di Felicita

Si merita di essere menzionato anche Frenemies, EP di Felicita, un 12" giallo taxi contenuto in una borsa altrettanto gialla, insieme a una paperella di gomma. Certo, un po' troppa plastica e un po' troppo giallo, ma estivo e giocoso come la musica di Felicita.

Purtroppo quest'anno ci sono state pochissime uscite che sono fuoriuscite dal recinto del classico nero-tondo. Mattate come quella dei Flaming Lips (il cui disco era un feto di caramelle commestibile—seriamente) o i palloni di elio di Jack White sono molto lontane dalla serietà discografica di questi ultimi mesi.

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Deru - Obverse Box

L'artista ambient Deru ha dato una svolta ammirevole, anche se costosa, al disco tradizionale. Ogni traccia del suo splendido 1979 era accoppiata a un video, e potevi comprare tutto il pacchetto sotto forma di una Obverse Box. La scatola è un piccolo proiettore che contiene i video musicali, di una forma bizzarra, fatta in legno. E costa 1000 dollari. Non è certo quell'album del Wu Tang che costa una trilionata—no, non l'ha comprato Skrillex—ma non è esattamente alla portata di tutti.

Ok, non abbiamo realmente bisogno di questi dischi, non ne abbiamo necessità pratica. Ma quello che deduciamo da esperimenti di questo tipo è che la creatività visiva e musicale sono due lati della stessa medaglia, che è meglio che si incentivino a vicenda anziché essere presenti uno alla volta. Ma se siete tra i pochi esseri umani dotati di passione e con un po' di soldi da parte che vogliono comprarsi dei dischi, fatelo, nonostante magari siano dei classici vinili neri, siete bravi lo stesso. Un appello invece va fatto alle label: dato che avete i soldi per far stampare trenta miliardi di reissue, almeno prendete esempio da quella di Dilla e dateci modo di pensare che queste reissue abbiano un senso.