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Musica

Ho provato a farmi piacere Ellebi ma non ci sono riuscita

Ho provato a fare chiarezza sui sentimenti che fioriscono in me quando ascolto le cover della Youtuber Ellebi, ma ho fallito.
Sonia Garcia
Milan, IT

Mi trovo in un particolare stato confusionale in cui convivo con incredulità, ammirazione e repulsione per un unico oggetto, sento dunque il dovere di confessare che questo post serve più a me che a voi. I tre sentimenti che ho appena elencato, nel mio caso, sono come gli ingredienti di una di quelle torte dolcissime e stucchevolissime, il cui piacere nel mangiarle è praticamente nullo e anzi, dopo la prima fetta viene proprio voglia di sgottare.

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Non sto parlando dell’imminente inizio del Festival di Sanremo, ma di un fenomeno—aiuto—prettamente legato al ruolo della RETE e a tutti quegli accattivanti pipponi su quanto è fondamentale per la condivisione di idee, contenuti, e in questo caso, di virtuosismo canoro. Parlo delle cover su Youtube. Chi sa cantare solitamente sente il viscerale bisogno di farlo sapere a chiunque lo circondi (fisicamente e non), ed è a questo che servono i talent show liceali, provinciali, nazionali, etc. Oggi, per tutte quelle persone che hanno avuto la grazia di nascere in anni strategici, esiste pure Youtube, e i giovani talenti che al posto di Simona Ventura smascellante a X Factor, preferiscono la ben più tangibile e non meno affidabile gloria della rete sono molti, moltissimi. La giovane talentuosa del momento è lei, Ellebi, il cui vero nome poteva essere Laura Boldrini e invece è Laura Bramucci. In molti ne hanno già parlato, definendola “La regina delle cover italiane su Youtube” dalla voce “che vibra sottile, ma che la senti arrivare prima sotto pelle e poi nel cuore, che ti emoziona e vuoi risentire, ancora e ancora.” Mi sono regolarmente imbattuta non tanto in gente che condivideva i suoi video su Facebook, ma in gente che commentava i video condivisi dagli artisti coverizzati, i quali non esitavano a mostrarsi estasiati, rapiti e a volte proprio innamorati della dolce Laura. In effetti, le sue cover snaturano così tanto i brani originali che lo zampillo d'interesse nei suoi confronti è inevitabile, quando la si ascolta (per “interesse” intendo anche irritazione.) Sono quasi tutti rifacimenti di pezzi italiani dal genere estremamente variegato—Guè Pequeno, Articolo 31, Vasco Rossi, Dargen D’amico, Fabri Fibra, Gazebo Penguins, Kate Nash, Daniele Silvestri—che lei standardizza senza il minimo scrupolo a un pop sognante e melenso, con tanto di chitarra (o pianoforte) e voce da fatina dei boschi. Uno di quei tipi di canzone che farebbe breccia nel cuore di qualsiasi neogenitore, ma anche in quello di mio cugino di sette anni.

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Ho potuto constatare che la giovane femmina dal look indie sbarazzino e dalla voce pulitissima ed eterea era effettivamente ciò che IL POPOLO DI INTERNET stava aspettando: più di duemila persone su Youtube e Facebook, con visualizzazioni dei suoi video a volte superiori a quelle dei pezzi originali. Bella per te, popolo di Internet.

Questa poetica non attecchisce su di me, e sicuramente è solo un motivo in più per interrogarmi sulla mia salute psichica, ma a mia difesa posso dire che tutte le persone con cui ho avuto modo di parlare di Ellebi hanno sorprendentemente manifestato i miei stessi svantaggi, con tanto di “non riesco a capire se mi fa cagare o la odio” (cit. Mattia Costioli).

Sentitevi ‘sta cover degli ARTICOLO 31 e poi riditemi.

C’è qualcosa di nefasto, di orripilante, che sinceramente impedisce al mio cuore di zampillare di felicità come apparentemente avviene a mezzo Internet, è inutile negarlo. Come definire e soprattutto giustificare questa reazione senza sembrare mestruata psicopatica? Quello che ho più letto nei post che parlano di lei è il generico incanto per l’azione poetizzante del suo gesto, specie sui pezzi rap, che di norma sono fatti per essere cantati con faccia e voce abbrutita e se non lo fate non siete credibili, oppure siete Ellebi. Laura impone ai suoi ascoltatori due semplici mosse: arrendersi alla realtà che la sua è una “bella voce” e riflettere sui testi delle canzoni da lei reinterpretate.

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Sulla “bella voce” c’è poco da dire, se non che la dolce Laura è oggettivamente un usignolino intonato e aggraziato, quando canta. Anche io lo ero a dieci anni quando il nostro maestro di canto alle elementari ci faceva cantare uno per uno Adeste Fideles. Una volta mi disse proprio “Sei intonata, brava!” e io mi emozionai—questo per sottolineare come il concetto di “bella voce” sia un’oggettività estendibile a tante, tante persone, anche alle più insospettabili. È sul secondo punto che mi intrippo sempre. Di solito gli artisti, a maggior ragione se rapper, compongono i propri pezzi senza considerare l’avvento di una qualche principessina del canto che li destrutturi. Inevitabile quindi ritrovarsi a ragionare sulla profondità emotiva e lessicale (…) di una canzone come “Rose Nere” di Guè Pequeno, se si è davanti a un’ugola prodigiosa che la reinterpreta.

Per i Gazebo Penguins invece il processo è diverso, quasi opposto. La cover di “È finito il caffè” è tutto sommato orecchiabile—”orecchiabile” è l’aggettivo più politicamente corretto che riesco a formulare per la musica di Ellebi—pulita, ma la reazione più frequente è stata questa:

Non c’è bisogno di essere hardcorini-emocore con la passione per la musica italiana di merda per cogliere un certo errore del sistema, quasi impalpabile, ma pur sempre reale. [La verità è che ascoltando questo pezzo ho solo provato dolore, ma non voglio fare vittimismo.]

Potrei formulare mille pensieri più o meno ragionevoli su quanto il suo operato sia ripetitivo, inutile, spiacevole da sentire perché smielato, superficiale, imbarazzante. D’altra parte però è altrettanto imbarazzante prendersi male per così poco, povera Ellebi, alla fine le sue cover possono risultare piacevoli se vissute come entità a sè stanti, lontane dai brani originari, incastonate in un loro universo di colori pastello e smancerie simili. Bisogna solo vedere quanta voglia uno ha di calarsi in quell'universo, io personalmente poca. Del suo potenziale, però, si sono accorti tutti i VIP da lei coverizzati, ed è anche merito del loro sincero entusiamo se di qui a poco verrà invitata a Unomattina a parlare dell’importanza di Internet e di Youtube per un giovane artista “che non vuole piegarsi al talent show televisivo” nel 2014.

Ho provato a fare chiarezza sui sentimenti che fioriscono in me quando ascolto le sue canzoni, ma ho fallito. Il suono della sua voce è capace di stimolarmi orticaria prolungata e disorientamento/meraviglia in percentuali altalenanti, con un attuale vantaggio dell’orticaria—abbiate pietà di me. Ellebi è la dimostrazione che l’equilibrio tra bene e male esiste, è tangibile, ma per niente piacevole. Non resta che tornare in me e alla domanda “Ti piace Ellebi?” rispondere con “È brava, ma non mi piace”, sempre che la cosa abbia senso e soprattutto che ci sia qualcuno con lo sbatti di chiedermelo.

Se ti piace Ellebi e vuoi insultare Sonia Garcia, seguila su Twitter @acideyes