FYI.

This story is over 5 years old.

Musica

Il più grande compositore sordo del Giappone non è né sordo, né un compositore.

Sul serio, qui c'è uno scandalo coi controcoglioni.

Se siete essere viventi, probabilmente avrete giocato a Resident Evil. Probabilmente ne conoscerete la colonna sonora, che è fantastica. Ma una cosa che probabilmente non sapevate è che fu composta da un uomo di nome Mamoru Samuragochi, un tizio sordo che era anche il più grande compositore di classica contemporanea di tutto il Giappone. Un’altra cosa che probabilmente non sapevate è che, stando a quanto è saltato fuori nelle ultime 24 ore, sembrerebbe che questo tizio dica un gran mucchio di stronzate.

Pubblicità

Il New York Times riporta che Samuragochi avrebbe ammesso di aver usato un ghostwriter per più di due decadi, il che è ancor più sconcertante, se si pensa che il pattinatore artistico giapponese Daisuke Takahashi avrebbe dovuto usare una delle sue composizioni per il suo numero alle Olimpiadi di Sochi. E, per rendere il tutto ancora più assurdo, il suo ghostwriter Takashi Niigaki si è fatto avanti affermando che Samuragochi non sarebbe neppure sordo.

Samuragochi, immortalato con i capelli che gli coprono le orecchie, forse per nascondere il fatto che ci sente.

Ieri Samuragochi ha ingoiato il rospo e ha ammesso di aver utilizzato un ghostwriter dal 1996, inclusa la colonna sonora di Resident Evil e il pezzo con cui avrebbe dovuto pattinare Takahashi. Niigaki, un semi-sconosciuto professore/compositore giapponese, sostiene di essersi sentito in dovere di fare i conti con il proprio senso di colpa quando è venuto a sapere che Takahashi avrebbe utilizzato il pezzo che aveva composto come ghostwriter. Forse in maniera un po’ contradditoria, Niigaki ha venduto la storia del ghostwriting a un tabloid giapponese, e ha affermato in un’intervista che Samuragochi l’ha più volte pregato di non esporre la storia, o si sarebbe ammazzato. Alla fine di tutto questa vicenda ha i connotati di uno scandalo a dir poco fantastico—personaggi pubblici caduti in disgrazia, videogiochi, tabloid, minacce di suicidio, e un’altra bella aggiunta alla stramba stratificazione delle già estremamente strambe storie costruite dai media intorno alle Olimpiadi di Sochi.