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Musica

Siamo andati a sentire il "Siddharta" da otto ore di Billy Corgan

Perché, voi non l'avreste fatto?

Siamo a 20 miglia a nord di Chicago e Billy Corgan sta vendendo biglietti della lotteria. Gli enormi occhi blu spalancati, è la prima persona che vedo quando faccio il mio ingresso da Madame ZuZu, l'intimo caffè che ha aperto nel 2012 a Highland Park. Un biglietto da 10$ strappato dal blocchetto che tiene in mano vi darà l’opportunità di vincere il poster stampato appositamente per l’evento, una performance musicale ambient di una durata dalle 8 alle 9 ore, ispirata in tempo reale dalla lettura del romanzo di Herman Hesse Siddhartha. La stampa grigia e a basso contrasto è in mostra all’entrata del negozio. Bill ha timbrato—non firmato—il retro.

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Sono in anticipo di 45 minuti e ZuZu si sta già affollando, ma non è ancora pieno, dunque prendo posto a un tavolo, dove degli estranei chiacchierano per ingannare l’attesa. Un uomo con i capelli a coda di cavallo sta disegnando un labirinto su una pergamena—è così che si guadagna da vivere, lo farebbe anche gratis, ma ha una figlia da mantenere. Un suo libro sta per essere messo in vendita nei negozi Target e ha un contratto con un pezzo grosso dello spettacolo, di cui però non può dire molto al momento, viene dall’Oregon, e tornerebbe là volentieri se non dovesse condividere la custodia della figlia di due anni con l’ex-moglie, che vive nei sobborghi a nord della città. Di notte si sveglia in preda al panico, ci confessa, perché in Illinois non ci sono montagne.

Tra tutti i sobborghi che circondano Chicago, Highland Park vanta senza dubbio la scena controculturale più florida e ricca, con negozi di libri e di chitarre brulicano tra le botteghe di artigianato e i piccoli alimentari; molta gente suona in una band, adolescenti e giovani adulti indossano outfit preconfezionati molto simili a quelli che i ragazzi di Chicago raccattavano dai negozi di seconda mano non molti anni fa, e durante la performance di Bill vedo circa una sei paia di orecchie decorate con dilatatori. I loro genitori, gli yuppie gli Highland Park, sono ricchi ed eccentrici: mentre guidavo verso Zuzu, ho passato un’insegna LED che pubblicizzava i prossimi eventi della Società delle Orchidee di Chicago, e ho guidato tra i campi ghiacciati di un country club passando di fianco una donna bianca a bordo di una Jaguar nera, sulla cui targa sta scritto “GUANTI”.

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In aggiunta ai biglietti della lotteria, Billy elargisce cestini di tè “Elixir” avvolti nel cellophane, t-shirt in edizione limitata stampate appositamente per l’evento ($60, vendute in barattoli di vetro), e un’edizione standard delle magliette di Madame ZuZu ($30, niente barattolo). Ricorda en passant che la salvia del suo giardino è in vendita: $10 a sacchetto. Oggetti di antiquariato—kitsch orientale, anch’esso acquistabile—sono allineati lungo le pareti. I cartellini del prezzo penzolano dai colli delle geishe di ceramica.

L’evento avrebbe dovuto svolgersi a mezzogiorno, ma allo scoccare di quell’ora Billy si sta appena sistemando. Si mette a smanettare nella sottospecie di sala macchine che occupa la sezione anteriore del negozio. I blocchi dei synth modulari incombono verso il soffitto, bloccando la luce del sole. Conto sette blocchi, poi ci sono i pedali per gli effetti, le console, i pre-amplificatori, e altri moduli compatti disseminati di cavi e bottoni. Una Roland SH-7 riposa su un banchetto, minuscola in confronto a tutto il resto.

Mentre Billy giocherella con i vari pulsanti, una barista distribuisce il programma stampato su dei cartoncini. È una donna giovane e minuta, con scarpe basse e un vestito morbido che copre una maglietta trasparente con un leone cinese stampato sul retro. Chiede a ogni membro del pubblico se gradirebbe delle informazioni sull’evento prima di porgergli il cartoncino, su cui un messaggio sgrammaticato dell’artista declama:

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“LA MIA SPERANZA È DI IMBARCARMI IN UN VIAGGIO MUSICALE; NON CON LE CANZONI, ATTENZIONE, MA ESPLORANDO LA TRAMA SPAZIALE CHE SI NASCONDE DIETRO QUESTA POTENTE, EMOZIONANTE PROSA; E COME TANTISSIMI BAGLIORI NELL’OCCHIO DELLA MENTE, CATTURARE CIÒ CHE È IN COSTANTE CAMBIAMENTO, MA IMMOBILE”

Sorseggio del tè verde da 6$ mentre ascolto il Disegnatore di Labirinti e il suo nuovo amico Ingegnere Informatico borbottare qualcosa sui divorzi. Il tè è servito in una minuscola brocca di vetro con cui dovresti teoricamente versarlo in una minuscola tazzina di ceramica. Non sono un esperto di tè, ma a quanto ne so io, il tè verde dovrebbe avere un sapore delicato; lo lasci in infusione a una temperatura più bassa rispetto a quello nero, e non per molto. Questo tè verde picchia forte. Questo tè verde sa di un misto di cicoria e polvere da sparo.

È l’una e finalmente Billy è pronto. Nessuno presenta l’evento. La barista chiede a tutti di spegnere i telefoni (del tutto, niente modalità aereo, se ti vede usare un cellulare ti chiede di andartene, l’attrezzatura è molto sensibile) e poi uno dei due tecnici del suono schiaccia “play” su un MacBook. Il primo capitolo di Siddharta di Herman Hesse, letto da Adrian Praetzellis per LibriVox nel 2008, inizia a diffondersi per la stanza attraverso le casse.

Forse è stato ingenuo da parte mia, ma avevo immaginato che Billy avrebbe letto il libro per tutto il giorno. Le blaterazioni promozionali dell’evento dicevano che “la lettura del testo” avrebbe accompagnato “qualsiasi cosa verrà creata”, e forse sto cercando il pelo nell’uovo, ma se pubblicizzi qualcosa come una “lettura”, si suppone che qualcosa verrà letto dal vivo. In un certo senso speravo che Billy per un attimo si spogliasse della propria celebrità e si aprisse a noi attraverso la lettura di questo tomo decrepito, a lui tanto caro. Eppure eccomi qui, ad ascoltare l’MP3 di un professore di Inglese che declama la prosa di Hesse, mentre aspetto che qualcosa succeda.

Ci vuole un po’. Billy passa i primi venti minuti attaccando cavi nei vari moduli del synth o districandoli da una matassa ai suoi piedi. Perfino trascinando un intero ammasso di fili e liberando quello che gli serve da un grumo informe. Mi viene in mente un bambino che gioca con uno di quei kit elettronici che avrebbero dovuto farti appassionare precocemente alla scienza. Indossa un paio di pantaloni grigi e un maglione a righe di una o due taglie più piccolo, quindi ogni volta che si abbassa concede al pubblico la visione del sue chiappe. Le sue maniglie dell’amore fanno capolino tra i vestiti. Per tutta la durata della performance, si tira su i pantaloni con fare compulsivo. È pelato e nervoso, un Charlie Brown troppo cresciuto.