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Musica

La Palermo di Louis Dee e Big Joe

Louis Dee e Big joe ci hanno portato a spasso per i quartieri palermitani in cui sono cresciuti e nei luoghi dove è nato il collettivo Killa Soul‬.
Mattia Costioli
Milan, IT

Tutte le foto di Francesca Rea

Louis Dee e Big Joe sono una parte fondamentale del cuore pulsante che è il collettivo Killa Soul, a Palermo. Intorno alla realtà gravitano musicisti che nel corso degli anni sono riusciti a superare largamente i confini dei loro quartieri, di Palermo e della Sicilia stessa, fino ad essere realtà riconosciute nazionalmente. Johnny Marsiglia, Stokka, MadBuddy, Big Joe e Louis Dee hanno costruito un collettivo che negli anni ha definito la propria cifra stilistica: unica e riconoscibile.

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Nel corso degli anni la musica, ma forse la vita più in generale, ha allontanato alcuni degli esponenti di Killa Soul dal capoluogo siciliano, ma le loro radici si diramano profonde nelle strade dei loro quartieri. Un po' perché le storie di quartiere ci fanno impazzire, un po' perché Louis è appena uscito con Sto Bene All'Inferno un disco che è una discreta cinquina e in cui almeno due dita sono da attribuire alle produzioni di Joe, gli abbiamo chiesto di farci fare un giro per le strade dei quartieri in cui sono cresciuti, per capire la storia e l'estetica su cui poggiano i loro riferimenti culturali.

Tutte le foto sono state scattate con un iPhone da Francesca Rea, che li ha seguiti in una passeggiata attraverso le vie a cui sono più legati Louis e Joe non sono cresciuti nello stesso posto, ma vengono rispettivamente dal Capo e da Ballarò, due quartieri centrali della città.

Le prime tre foto del servizio sono state scattate al ristorante Da Mimì, nel quartiere del Capo, e Louis abbozza una risata mentre mi spiega che da qualche parte esisteranno foto identiche del padre di Joe dietro al bancone, ma anche di suo nonno e del padre di suo nonno. È un locale aperto da quasi sessant'anni ed è il posto in Joe è cresciuto, in un certo senso anche musicalmente, perché ci vuole una certa dose di coraggio per decidere che la propria musica vale abbastanza per dedicarle le proprio energie, anche quando la strada che ti indicano il destino e la famiglia sembra essere un'altra.

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Il Capo è il quartiere di Joe, mentre Ballarò è quello di Louis, ma si sono conosciuti, così come il resto della crew Killa Soul, in Piazzale Ungheria, che è il ritrovo dei rappusi palermitani. In realtà tutto è cominciato perché Joe frequentava la sorella di Johnny Marsiglia, che ai tempi era il ragazzo più tamarro e girava con un Gilera Runner giallo fluorescente. Al di fuori delle serie tv è difficile che il ragazzo di tua sorella entri nel circolo delle tue persone preferite, ma a volte capita qualche eccezione e in questo caso sono capitati dei dischi d'eccezione.

Il quartiere del Capo è come un piccolo paesino all'interno della città, con i propri punti di riferimenti e le proprie barriere a delimitarlo dal resto del mondo. Nella foto qui sopra Louis e Joe si trovano in una piazzetta che confina con il muro di un asilo nido, molto vicino al centro geografico del quartiere.

Louis mi spiega che il quartiere ha le proprie scuole e che sono riconoscibili rispetto a quelle dei quartieri più esclusivi della città, "hanno un fascino crudo e realista, ma pur sempre un fascino. È uno di quei quartieri super religiosi dove ci sono processioni e cerimonie molto estreme, ma comunque affascinanti se guardate dal giusto punto di vista". Joe è cresciuto immerso in queste credenze popolari che, insieme ad altri elementi, contribuiscono a creare un legame molto forte tra abitanti e territorio, costruendo mattone su mattone un confine culturale tra chi arriva da dove arrivi tu e gli altri.

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Eppure il quartiere, al contrario di quanto potrebbe sembrare, non è ancorato alle proprie tradizioni, ma è capace di cambiare, di includere le realtà che nascono al suo interno, anziché escluderle o allontanarle. Forse è questo uno dei motivi che lega così tanto questi musicisti alle strade in cui sono cresciuti.

"Qualche tempo fa è passato un signore su una Fiat Uno vecchissima e i finestrini abbassati, da cui uscivano ondate di 'Boom Clap'. Sul momento ci ha fatto un po' strano, ma poi l'abbiamo fermato per fare due chiacchiere ed è stata una bella soddisfazione sapere che la nostra musica arriva anche agli abitanti di Palermo, anche se la cultura rap è molto inferiore rispetto alle altre città italiane".

La macchina (in questo caso in riserva) è una sorta di passaggio fondamentale per Joe e per i rapper che scrivono barre sopra ai suoi beat, e mi spiegano che la prova del nove di ogni produzione è l'impianto della sua Classe A: "È una cosa che sosteneva pure Dr. Dre, che il banco di prova fosse l'interno della sua Bentley".

Nonostante la crisi e i problemi, a Palermo ogni famiglia ha tre o quattro macchine, ed il traffico si comporta di conseguenza, cioè paralizzando la città. Se riesci a guidare a Palermo, puoi guidare ovunque. Se riesci a guidare a Palermo sotto la pioggia, puoi guidare in Formula Uno.

Nella piazza qui sopra, in cui sullo sfondo si vede la Chiesa Del Carmine, dal giovedì notte alla domenica si svolge un mercato delle pulci, in cui si può trovare dal servizio del thè al radiatore per la macchina: "All'interno puoi trovarci anche cose rubate, ma probabilmente non le ha rubate chi le sta vendendo. Comunque è un posto bello, nonostante le sue contraddizioni", mi racconta Louis.

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Questo è uno dei controsensi di Palermo, in cui ci sono luoghi estremamente affascinanti, ma con storie difficilissime, interi quartieri in cui la crisi ha colpito con una brutalità doppia rispetto al resto del Paese e la gente si arrangia come può. L'insieme di strade e persone visto in un servizio fotografico risulta senz'altro affascinante e folkloristico, ma la verità è che ci sono molti problemi e difficoltà. Questo è un punto su cui entrambi si soffermano mentre mi descrivono i loro quartieri, ed è Louis quello che sembra più genuinamente affascinato da Palermo.

La loro passeggiata prosegue verso casa di Louis e nella scena spunta Mattia, suo figlio.

A Palermo esistono veri e propri blocchi, come il condominio che si staglia alle loro spalle qua sopra e, se ti piace il genere, certi posti fanno davvero effetto: "Se guardi questo palazzo sembra la copertina di un disco", mi dice Louis.

Quando gli faccio notare la ringhiera murata lui prosegue dicendomi che "è come se fosse un residence, basta escludere il prato, la piscina e il campo da basket, ma tieni solo il cemento". All'interno di questi palazzi nel quartiere Ballarò talvolta capita che le case vengano occupate, se gli inquilini si assentano per periodi troppo lunghi di tempo, "è un quartiere difficili in cui la disoccupazione genera situazioni al limite".

"Abbiamo voluto dedicare una foto perché il colpo d'occhio merita, è un pezzo di realtà che non volevamo trascurare, anche se non eravamo sicuri sulla scelta", conclude Joe.

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A Palermo c'è una vasta comunità africana e alcune vie del quartiere sono popolate da tanti piccoli negozi che che restano aperti tutta la notte, pur di far quadrare i conti. Tutta la situazione è molto abusiva, ma a Palermo non c'è mai il rischio di avere fame e non trovare qualcuno che voglia cucinare per te.

"Prima di aprire un'attività bisogna farsi sempre un paio di domande, ma a Palermo forse devi fartene quattro o cinque". Nessuno dei due vuole che Palermo sembri tutta merda dal loro racconto, la verità è soltanto che questi quartieri non sono posti in cui le opportunità vengono regalate, quindi bisogna imparare a rapportarsi con tutti e capire il mondo che gli gira attorno. In questo senso il rap ritrova una funzione nobile di allontare dalla realtà e dallo schifo che si sta raccontando: "Noi siamo cresciuti nella merda, abbiamo scelto di non infilarci le mani e di farne una storia da poter raccontare".

Crescere in certi quartieri ti porta a sognare meno e di parlare della realtà che ti circonda, e il mood di Killa Soul è estremamente realista, così realista da permettere a chi non conosce la realtà raccontata di farne esperienza diretta.

La foto qua sopra è il piazzale davanti alla Chiesa Del Carmine e non è uno scorcio più insolito di tanti altri che capita di vedere in giro per il quartiere Ballarò, un po' come in tutte le periferie d'Italia, da Torino a Lecce.

Nella foto qui sopra si può vedere il mercato in un momento morto, qui in particolare di solito espongono le bici e questa via è la stessa in cui si trova Box Tat2, lo studio di un grande amico di Joe e Louis.

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Questa foto di Louis che parla al telefono è proprio all'interno dello studio, che è immerso nella zona più popolare del quartiere e Christian Boatta, il proprietario, è molto orgoglioso di farne parte, quindi se vi piace un certo mood e non avete paura degli aghi, la prossima volta che passate da Palermo dovreste fare una tappa, perché in casa Unlimited Struggle e Killa Soul, ma anche per l'intero Ballarò, è una specie di istituzione.

L'ultima foto ritrae Mattia che scatta una foto a Joe e Louis. Nelle scuole del Ballarò c'è l'integrazione tra le persone è molto più forte che altrove, specie nelle scuole, dove ci sono bambini con trascorsi, vissuti e nazionalità diverse. "Sono contento che Mattia cresca in quartiere come Ballarò e che possa frequentare anche altri posti", mi spiega Louis, ma è un'opinione condivisa pure da Joe, che ha ben presente quanto sia formativo crescere in quartiere. Quelli che durante l'infanzia sembrano svantaggi sono sempre rivalutabili quando si diventa grandi.

"Già fa freestyle a quattro anni, il prossimo disco di Killa Soul sarà il suo, è già scritto". In realtà il processo è già cominciato e Mattia è un grande protagonista di Sto Bene All'Inferno, ci sono pezzi in cui si racconta del periodo in cui Louis e la famiglia aspettavano la nascita di questo bambino e il brano "Qualcosa Non Va" si chiude con una registrazione di Mattia che dice "mio papà è il migliore rapper del mondo, e voglio rappare come lui".

Sto Bene All'Inferno è fuori ora, puoi trovarlo nel negozio di Unlimited Struggle o su iTunes.

Parleremo ancora di quartieri, segui Mattia su Twitter: mattia__C