Artwork by Re Delle AringheDa queste parti, lo sapete bene, non ci piace per niente quando ci si crogiola nel nostalgismo, quando ci si accuccia nel confortevole ventre del passato. È stupido, è immaturo, e in termini culturali è come negare ogni possibilità di ricombinazione degli stimoli esterni in senso progressivo, positivo. Tutt'altra cosa è invece fare i conti con un'eredità culturale, fosse anche pesante, e mettercisi in posizione dialettica secondo ottiche interessanti. In questo senso, l'idea di hauntology smette di essere prigioniera della sua stessa retromania e diventa anzi contemporaneamente critica del presente e del passato insieme.È un discorso che vale per le idee che il critico Antonio Ciarletta ha messo in gioco quando ha iniziato a codificare un'idea di Italian Occult Psychedelia, o meglio per la maniera in cui ci si relazionavano gli artisti di quella scena italiana (che, chiariamolo, esisteva già ed era affiatata e coesa molto prima che le si trovasse un nome) che riconosceva come provenienti da un territorio comune di riferimenti e suggestioni. Per una spiegazione più esaustiva, rimando al bellissimo saggio comparso originariamente su Blow Up #164 e condensato qui, ma mi permetto di citare la parte più importante, tanto per capire in che mondo viviamo:Quel folklore popolare violento, oscuro, esoterico così ben tratteggiato nei saggi di un Ernesto De Martino e nei documentari di un Luigi Di Gianni, ma anche ansie relative all’età del terrorismo e quel rovescio della medaglia della dolce vita felliniana incarnato dai personaggi di Pasolini. O, ancora, un misto di cattolicesimo e cristianità gnostica fagocitato da ferali istintualità pagane.Dal punto di vista sonoro valgono tanto droni e tribalismi quanto episodi jazz-funk da library su binari elettronici e martellate pesanti post-tutto; c'è chi dipinge un'immagine surreale e atemporale del proprio territorio, chi fa smarginare i cliché horror e occulti (facendoli, col raddoppio, diventare roba seria) e chi osserva la storia con una specie di realismo magico di strada.Venendo più cocnretamente a noi: lo scorso anno le varie truppe sparese per l'Italia si sono radunate a Roma (ovviamente al Dal Verme) per la prima volta con l'intenzione precisa di fare il punto della situazione e stringere un patto di ferro tra gli artisti, ed è congrandissimo piacere che tutti i supporters di questa musica salutano la seconda edizione del festival. 3, 4 e 5 aprile, semrpe a Roma e sempre a Dal Verme, con alcuni nomi che tornano e altri che invece si presentanto per la prima volta. Con anche un paio (i GustoForte, e il nuovo progetto di Simon "TAC" Balestrazzi, Dream Weapon Ritual) che stanno nell'underground occulto da molto prima che apparissero i vari Father Murphy, Valerio Cosi, Cannibal Movie o La Piramide Di Sangue.Il nome scelto per il raduno è Thalassa, come il mare che circonda la nostra bella penisola infestata, ed è anche il nome di questa compilation riassuntiva che NO=FI, label di casa a Dal Verme e mamma di molti di questi artisti insieme a papà Boring Machines, ha curato per dare un'ennesima testimonianza di come oggi in Italia l'underground sia vitale, potente e si prenda decisamente sul serio. Noi ve la presentiamo in anteprima esclusiva, convinti che l'ascolto vi farà venire voglia di andare a fare i meta-fricchettoni a Roma.
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