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Musica

Il viaggio di Shablo tra Mate e Spirito

Mate y Espìritu di Shablo è soprattutto un viaggio, durato quasi dieci anni e cominciato prima ancora che il suo disco da solista precedente vedesse la luce.
Mattia Costioli
Milan, IT

Shablo mi spiega che per il video di "Superstition", che potete guardare qua sotto in anteprima, si sono voluti ispirare a Fargo e che è stato girato da Pepsy Romanoff in Alaska. Alaska… In effetti ogni volta che ci si trova a parlare con il produttore originario di Buenos Aires è quasi come fare un giro del pianeta, e non si può mai sapere di preciso in quale posto nel mondo si trovi quando gli telefoni dal grigiume del tuo ufficio nella periferia Sud di Milano.

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Mate y Espìritu è soprattutto un viaggio, durato quasi dieci anni e cominciato prima ancora che il suo disco da solista precedente vedesse la luce: "Le idee per i primi pezzi mi sono venute dieci minuti dopo aver chiuso The Second Feeling, quando ancora vivevo in Olanda, ma il disco ha fatto tappe ovunque, dal Perù a New York", mi racconta Shablo, che questa volta è a Milano a occuparsi degli ultimi sbattimenti prima dell'uscita del disco, che avverrà il 29 gennaio sulla neonata Avantguardia, un'etichetta e un progetto, che puntano a dare una possibilità di respiro creativo alle schiere di produttori italiani. È in quest'ottica che si può inquadrare anche la sua carriera da solista, a cui nel corso degli ultimi otto anni e con un'apice nell'album Thori & Rocce realizzato con Don Joe nel 2011, si è affiancata quella del produttore o beatmaker. Questo non significa che occuparsi di rap italiano sia necessariamente una limitazione alla creatività o che le case discografiche impongano delle scelte che limitano le aspirazioni artistiche dei musicisti, semplicemente "quando lavori come produttore con un rapper, devi imparare a rispettare le visioni del tuo committente, che magari non coincidono perfettamente con quelle che tu avresti per il rapper con cui stai lavorando".

Questo disco è una valvola di sfogo, la cui pressione è aumentata mese dopo mese, finché non ha iniziato a fare un fischio che ha fatto capire quando era il momento giusto di allentarla e lasciare che si azzerasse, ma non prima di averla fatta passare attraverso un altro centinaio di metri di tubature. Probabilmente è sbagliato definire travagliata la storia di un progetto che si sviluppa lungo un arco di tempo così lungo, ma la verità è che lo stesso Shablo, per un periodo, ha pensato che il titolo più corretto per questa raccolta fosse Timeless: "Ero convinto che quei pezzi avrebbero mantenuto un significato forte anche se seguivano correnti e mode passate, quei suoni new soul, se vogliamo dargli un nome, che in The Second Feeling erano attuali, ma che oggi, se escludiamo eccezioni come D'Angelo, non esistono più". Quell'ultimo centinaio di metri infatti è intrecciato a forma di rete e i tubi sono fatti di produttori e collaborazioni: "Ormai avevo già ascoltato il mio materiale diecimila volte ed era fondamentale uno sguardo nuovo, per questo ho coinvolto altri musicisti, da Mace a Big Joe e Charlie Charles. Ognuna delle persone accreditate in Mate y Espìritu mi ha aiutato a trovare quelle prospettive che io non riuscivo a intuire".

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Non deve essere facile condensare otto anni di musica in undici tracce e da quel punto di vista l'assistenza di Mace è stata fondamentale, oltre che per un motivo puramente tecnico e compositivo (come ad esempio nelle batterie di "Miss You", o nel drop di "Superstition"), anche per una sorta di direzione artistica naturale che è riuscito a dare al disco, visto che ai tempi dell'uscita di The Second Feeling, nel 2008, era proprio lui a ricoprire il ruolo di label manager dell'etichetta Barely Legal Records. Mace si è preso anche l'ingrato compito di aiutare Shablo nella dolorosa selezione di queste undici tracce, di modo che risultassero organiche e rappresentative di un percorso che ha tante radici in comune con i suoni dell'hip-hop, anche se alcune hanno scavato la terra in direzioni imprevedibili.

In effetti "Remember" (di cui abbiamo già raccontato la storia in maniera approfondita) è nata nel momento in cui è morto un beat per Marracash e ha fatto il percorso inverso, tanto per fare un esempio, di "No More Sorrow", che nel 2007 avrebbe dovuto far parte di The Second Feeling e alla fine è diventato uno dei pezzi più romantici e melodici nella discografia dei Club Dogo. Le continue contaminazioni tra il mondo del rap e quello della musica strumentale sembrano quasi creare due personalità nella figura di musicista di Shablo, che a volte si toccano, altre volte si limitano a confrontarsi: "In realtà in The Second Feeling non c'erano molti nomi legati alla scena rap e la stessa Poopatch non sarebbe mai stata accreditata sul loro disco, se non fosse stato per quel pezzo, inizialmente previsto per il mio album". Poopatch che è presente anche su Mate y Espìritu con lo pseudonimo di Mica Ela e la voce abbassata di cinque semitoni nell'ultima traccia "In Your Mind", realizzata con la partecipazione di Charlie Charles.

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Una delle immagini scattate da Shablo durante il viaggio sul Rio delle Amazzoni.

Forse, dal punto di vista del tema del viaggio, il pezzo con Charlie e Mica Ela è uno dei più infiniti, dato che è cominciato in Perù, dove Shablo ha scritto i testi per la cantante per poi registrarlo nella Foresta Amazzonica, durante un viaggio di un mese nell'ormai lontanissimo 2009. Il brano, che inizialmente non doveva far parte di Mate y Espìritu, era arrivato ad un punto morto in cui la produzione non incontrava più il gusto del suo produttore, che però continuava ad essere convinto da quella linea vocale registrata dall'altra parte del mondo: "A quel punto ho contattato Luca Mauceri, un appassionato compositore di musica classica e polistrumentista per ripartire da un arrangiamento totalmente differente. Ho utilizzato tutte le sue registrazioni come dei samples e ho rifatto tutto da capo, di modo che suonassero omogenei con quella voce pitchata verso il basso, ma mi mancava ancora la batteria e ho deciso di provare a mettere insieme questa suggestione di un brano orchestrale che si incastrasse su una batteria trap". La programmazione di quella batteria viene affidata a Charlie Charles e il disco improvvisamente passa da dieci a undici tracce. "Charlie a volte mi fa morire perché ci mettiamo a parlare e ci sono tutta una serie di artisti e rapper americani, così come italiani, che lui non ha mai mai sentito nominare e che, tanto per specificarlo, restano fondamentali per la mia formazione. Il valore del suo contributo è stato quello di poter includere nel brano una pagina artisticamente bianca, per certi versi. È anche questo il bello di lavorare con lui, che è totalmente libero dai condizionamenti del passato".

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Anche le idee primordiali di molti degli altri pezzi sono nate poco dopo l'uscita di The Second Feeling e uno dei pochi brani a conservare gran parte delle forme con cui è stato composto inizialmente è "Who I Am", realizzato ad Amsterdam insieme alla cantante Ninthe: "Nel 2008 girava voce che Pharrell avesse convocato questa voce bellissima nella sua suite d'albergo, dopo che l'aveva scoperta durante un tour, per farsi fare un concerto privato. Lei alla fine è effettivamente andata a farsi produrre un disco negli Stati Uniti dai Neptunes, e quando ho sentito quelle voci ho avuto una grande curiosità di conoscerla e di fare musica insieme".

Altri pezzi dal periodo olandese sono quelli con Raffaella Herbert e Caprice, ma nel corso degli anni sono stati ribaltati e stravolti più volte, fino a meno di tre mesi fa: "C'è stato un grosso lavoro di aggiornamento e, in qualche misura, di confronto con me stesso". In questo senso la collaborazione con Big Joe assume un significato ancora più profondo, dato che il beatmaker palermitano, oltre ad aver fatto un percorso per qualche verso simile a quello di Shablo (nell'amore per i suoni di Detroit e J Dilla), ha affermato in più interviste che uno dei dischi ad averlo formato, o addirittura ispirato a produrre, è stato proprio The Second Feeling: "Per me questa cosa è stata una specie di passaggio di testimone e mi è piaciuto molto coinvolgerlo in questo lavoro, oltre che nei progetti legati ad Avantguardia, per un discorso umano e di rispetto reciproco".

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La copertina di Mate y Espìritu

Artisticamente parlando Shablo è evidentemente affascinato dalle figure che dirigono l'orchestra, dal ruolo del regista, dalla direzione dei progetti e la sua musica, così come tutte le iniziative legate ad essa, acquista tanto più valore quanto più sono numerosi i nodi della rete che riesce a tessere intorno a sé. Questo disco è solo l'ultima delle dimostrazioni: "Io so sempre dove voglio andare, ma è fondamentale avere una squadra che ti aiuti ad arrivarci e quella è la parte del mio lavoro che mi piace di più. Sono convinto che, a meno di rarissime eccezioni e spunti di genialità assoluta, in questo ambiente sia fondamentale circondarsi di fantasia e creatività, anche se c'è il rischio che tutte le persone che ti aiutano a compiere il viaggio", mi spiega mentre si rammarica della scarsa attenzione che il pubblico presta ai crediti, un po' come quando tutti si alzano appena partono i titoli di coda.

Quella del pubblico è un'altra questione che non è facile affrontare, quando la tua personalità artistica firma sia Thori & Rocce che Mate y Espìritu: "Quello che ho notato nel tempo è che la maggior parte del pubblico che mi conosce, quello che è arrivato a me grazie alle produzioni del rap italiano, non è interessato a questo discorso musicale. Se dovessi azzardare una percentuale direi che di quel pubblico solo un venti percento può essere intrigato da queste sonorità. Allo stesso tempo, paradossalmente, c'è un altro venti percento a cui interessa solo questo mio aspetto creativo, e non ha alcun gusto per il rap. Quindi a volte becco hating da entrambe le direzioni, ma va bene così. È normale quando dai al pubblico cose completamente diverse e finisci per creare un po' di confusione. Dal punto di vista del marketing non è la mossa più furba di tutte, ma mi permette di sentirmi realizzato".

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Anche tra cinque, dieci, vent'anni Shablo si immagina impegnato in progetti da solista: "Farò sempre dei dischi di questo tipo e, anche se fare la produzione rap mi diverte, voglio continuare a dare un senso a quello che faccio e coprire un altro lato della medaglia. Mate y Espìritu punta a chiudere un capitolo sulle derivazioni dalla black music e quei suoni new soul dell'r&b che sto affrontando da molti anni e oggi è il momento perfetto per farlo: in giro c'è una grandissima fusione tra i generi e, rispetto a The Second Feeling, questo lavoro ha un respiro molto più ampio.

Non credo che cercherò di risolvere il problema di convivenza tra le mie identità artistiche, anche perché questo disco, così come tutto il progetto legato ad Avantguardia, deve soprattutto soddisfare un'urgenza creativa profonda. Chi sarà in grado di abbracciare questo multiverso è benvenuto nel mio mondo, nella sua totalità, altrimenti puo prendere solo l'aspetto che preferisce. Il bello dell'arte è proprio questo".

Mate y Espìritu è disponibile in preorder e, fino al 29 gennaio, allo stesso prezzo del disco si può ricevere in regalo anche The Second Feeling, il primo lavoro da solista di Shablo.

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