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Musica

Un giro nell'assurda scena noise indonesiana

I cui concerti, il più delle volte, avvengono per strada.

Terror:Incognita di Adythia Utama

Il quarto Paese più popolato del mondo, che include centinaia di isole vulcaniche tra il Sudest asiatico e l'Australia, è il luogo in cui si annida una scena noise impegnata e frammentaria. Nel documentario Bising: Noise & Experimental Music Scene in Indonesia, tre filmmaker indonesiani (che sono, a loro volta, musicisti noise) ci portano in giro per il loro Paese e documentano una comunità per cui l'harsh noise e gli esperimenti sonori in forma libera sono molto più comuni che altrove.

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Secondo i registi, la scena è cresciuta molto, inizialmente si trattava solo di una manciata di artisti, ora invece è un vero e proprio movimento. E mentre trovare posti in cui suonare e grosse audience risulta ancora un problema (come sempre, per chi fa noise), quantomeno non c'è lo stesso clima di repressione che VICE aveva documentato nei confronti della scena punk indonesiana.

"Il fatto che ci sia una scena noise o avant-garde in espansione è splendido e di grande ispirazione," mi dice Jason Kudo, un mezzo della band sperimentale di Brooklyn Ora Iso, che di recente è stata in tour in Indonesia. Gli Ora Iso giravano con i Jogja Noise Bombers, che fanno concerti selvaggi in posti non convenzionali (tipo la strada) e organizzano un festival annuale. "Se non fosse stato per loro non so che avrei fatto laggiù. Si sono presi cura di me praticamente ogni giorno, quando sono stato a Jogja. Sono tra le persone più generose e genuine che abbia mai incontrato."

Negli Stati Uniti, come nota Kudo, i musicisti e i loro fan forse danno per scontata la fortuna che hanno a poter accedere a spazi creativi e locali. In un posto come l'Indonesia, invece, gli sforzi per mantenere vive le sottoculture richiedono così tanta dedizione da diventare, più che un hobby, un lavoro. Abbiamo parlato con il co-direttore di Bising Riar Rizaldi dell'evoluzione della scena noise indonesiana, dell'importanza di documentarla, e del ruolo del noise nel comunicare la propria frustrazione alla società indonesiana.

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I filmmaker stanno organizzando proiezioni in giro per il mondo. Guardate il trailer e state attenti alla loro pagina Facebook, perché potrebbero arrivare anche dalle vostre parti.

Come ti chiami, quanti anni hai, da dove vieni e come sei coinvolto in questo progetto?
Riar: Mi chiamo Riar Rizaldi, ho ventiquattro anni e vengo da Bandung, Indonesia. Ho co-diretto questo film.

Come si vive in Indonesia? Com'è la relazione della scena noise con la società?
Be', dipende molto dalla città in cui stai. Io ho vissuto a Jakarta e Bandung e posso dire che lì la situazione è caotica. A volte è molto stressante stare qui. C'è parecchia corruzione, tantissimo traffico, intolleranza religiosa, salari bassi, e alla maggior parte della gente non frega niente dell'arte. Però se stai a Jogja le cose sono diverse. Credo sia più rilassante lì. Infatti è lì che sta molta della gente che alimenta la scena noise, per loro il noise è una piattaforma con cui esprimere una rabbia, far fuoriuscire un caos ancora più grande di quello che sta attorno a loro ogni giorno.

Perché avete chiamato il film Bising (che significa “rumoroso”)?
L'idea è nata dal nostro producer Danif Pradana. Lui e Adythia Utama fecero un finto trailer, appunto, di un documentario sul noise indonesiano. Misero il trailer online ed ebbe un enorme successo, quindi iniziarono a sviluppare l'idea di fare un film vero e proprio. Adythia mi chiese di aiutarlo. Dopodiché, Danif (il producer), Adythia (il regista), ed io iniziammo a girare il film. Siamo tutti e tre filmmaker, e tutti e tre siamo abbastanza attivi nella scena noise/sperimentale. E il nostro pensiero era che la scena noise indonesiana fosse sottovalutata, anche dai locali.

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Sodadosa fotografato da Jaddah Bakar

In che progetti siete coinvolti?
Io suonavo con video analogici sincronizzati e dispositivi elettronici che costruisco io. Ero anche membro del duo/band Mati Gabah Jasus, mettevamo insieme improvvisazioni di tromba e noise. Adythia suona dal 2005 con il moniker Individual Distortion, mette insieme harsh noise, grind e breakcore. Danif ha un progetto noisy-drone chiamato Kenshiro. Ha anche un progetto harsh noise chiamato Kalimayat, che dura dal 2004 o 2005.

Come hai iniziato a interessarti a questa scena?
Una band giapponese che si chiama Incapacitants è stata la ragione principale per cui mi sono interessato al noise. Ho visto un loro live su Internet nel 2006, e mi ha lasciato perplesso. Non sapevo nemmeno esistesse una musica di questo genere. Mi dicevo: "Perché un tizio urla in un microfono e l'altro tizio gioca con pedali ed effetti strani? Questa roba è estrema!" Pensa come può essere, per un adolescente, trovare qualcosa di estremo: praticamente il paradiso. Da lì in poi ho iniziato a cercare altri artisti, ho iniziato un mio progetto, ho incontrato altra gente che condivideva il mio interesse nel noise e nella musica sperimentale, e ho iniziato a organizzare show ed eventi con quel particolare focus.

Da dove è nata la scena noise che documentate qui?
Alcuni dicono che la scena noise è nata negli anni Novanta quando alcuni ragazzi iniziarono a impazzire per i dischi di Merzbow, a suonare nei cimiteri, robe del genere. Non ci sono molte prove di quei momenti, però. Nessun video, nessuna registrazione. Quindi anche per questa ragione era importante che registrassimo noi, per dare agli artisti un luogo in cui parlare del loro approccio con il noise. Dovevamo dare al mondo la prova concreta dell'esistenza di questa scena.

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Chi sono i musicisti principali di questa scena?
Ci sono progetti nati intorno al 2004-2005 come Kalimayat (da Jakarta), Sodadosa (da Jogja), Bertanduk! (da Jakarta) e Aneka Digital Safari (da Bandung) che hanno influenzato parecchio la scena di oggi. Alcuni facevano noise anche prima, ma si avvicinavano di più al territorio dell'arte contemporanea che a quello strettamente musicale, tranne i progetti Worldhate e Mournphagy di fine anni Novanta. Anche To Die, band di Jogja, è parecchio influente: inizialmente facevano grindcore/punk, ma poi la mente dietro al progetto, Indra Menus, ha cambiato totalmente le carte in tavola e sono diventati un gruppo freeform. Soprattutto Netlabel ha avuto un ruolo molto importante nello sviluppo della scena noise indonesiana. Yes No Wave Music è la netlabel più importante e quella che ha permesso di creare connessioni forti.

Quanta gente era coinvolta?
Quando sono entrato io nella scena, forse all'incirca una decina di persone. Alcuni avevano i propri progetti, uscivano con i loro demo fatti in casa, facevano tre o quattro show e poi scomparivano. In pochi erano attivi costantemente. Adesso però le cose stanno cambiando, dato che sempre più gente si prende bene del noise e così le scene locali, nelle singole città, iniziano a vivere di vita propria. Oltretutto, in Indonesia iniziano ad arrivare un po' più di artisti internazionali. Adesso più o meno tutti i weekend ci sono concerti di musica noise o sperimentale.

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In che città si è sviluppata la scena noise?
Appena iniziato il nostro documentario, le città in cui c'erano concerti noise erano Jogja, Bandung e Jakarta. Gli artisti noise di Jakarta e Bandung spesso andavano a Jogja per suonare, e vice versa. Nel 2011-2012 un sacco di altra gente, in altre città, ha iniziato a fare nuovi progetti noise. Sembra che la scena stia destando attenzione, che si stia espandendo. Alcuni di quelli che oggi alimentano la scena vengono dal punk o dal metal. Mi ricordo ancora il periodo in cui ho iniziato a vedere sempre più foto di gente che armeggiava con pedalini sulla mia timeline di Facebook. Adesso anche in Borneo puoi trovare concerti noise.

Mi puoi raccontare qualcosa di più sulla relazione tra la scena noise e quella punk?
La maggior parte della gente che anima la scena noise oggi viene dall'hardcore punk o dalle scuole d'arte. La scena punk è molto vicina a quella noise, come credo succeda a parecchie sottoculture in Indonesia. Dividere un palco è abbastanza comune per artisti punk e noise. I musicisti noise spesso suonano a concerti punk DIY e viceversa.

Ci sono artisti che includono anche elementi tradizionali della musica indonesiana?
Non credo, nella scena noise. Altrove, soprattutto nella scena sperimentale, ci sono artisti che includono anche la tradizione. Mi vengono in mente i Senyawa di Jogja, che sono davvero una bomba.

È complicato procurarsi gli strumenti in Indonesia?
Non è difficilissimo procurarsi pedali e altre cose standard. A Bandung c'è lo STORN System che produce synth e altra roba che va molto bene, anche come prezzi, per gli artisti noise. Anche se parecchi si costruiscono ancora gli strumenti da soli. Sempre più persone, anzi, si costruiscono i propri synth. Anche questo aspetto della cultura musicale indonesiana è un piccolo tesoro, dato che il materiale per costruire synth è limitato, quindi bisogna essere fantasiosi. Date un'occhiata a questo blog che raccoglie un archivio di synth DIY indonesiani. Lo cura Lintang Radittya, un geniale produttore di synth che viene da Jogja ed è conosciuto col nome di Kenalirangkai Pakai. Ha prodotto strumenti per un sacco di musicisti noise.

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Jogja Noise Bombers fotografati da Denan Bagus

Dimmi di più del Jogja Noise Bombing e dei loro concerti in strada.
La Jogja Noise Bombing è una crew di maghi. Sono un gruppo di persone convinte che la musica noise possa essere portata in ogni luogo, in ogni momento. Per questo organizzano concerti noise per strada, nei ristoranti, nei bar, in gallerie d'arte, dappertutto insomma. Organizzano anche la Jogja Noise Bombing Week, un evento in cui promuovono per un'intera settimana la loro attività, e la Jogja Noise Bombing Fest, un vero e proprio festival noise di due giorni, in posti stranissimi. Metà degli artisti vengono da altri Paesi. Una volta lo fecero in un ristorante di pollo fritto. Oltre a ciò, fanno workshop che vanno dalla costruzione base di synth a cose più elaborate. Penso che al momento siano il gruppo più influente. Ci sono cose simili anche in altre città, come Surabaya. Lì c'è un evento, il Melawan Kebisingan Kota (che potremmo tradurre come Noise contro la Città). C'è gente in alcune isole del Borneo che inizia a fare la propria versione di guerrilla noise.

La scena indonesiana è connessa a scene straniere?
Sì, ci sono artisti che vengono qui regolarmente. Da poco, anche i musicisti indonesiani hanno iniziato a girare in altri Paesi. La nostra scena è abbastanza connessa con quelle di Paesi vicini come Singapore e Malesia.

Il noise indonesiano è politicamente impegnato?
Mi piacerebbe molto, ma in realtà non ne ho idea, credo che qui ci sia più che altro la tendenza di fare noise solo per il piacere del volume alto e dell'aggressività legata a questa musica. Alcuni mettono nelle proprie performance anche dello spoken word, spesso ispirato a letteratura di sinistra. C'era questa band, Liwoth, che forse adesso si è sciolta. Fanno parodia della cultura islamica, che è abbastanza forte dato che la blasfemia è vietata dalla legge qui. Nelle loro performance si prendevano gioco dei canti religiosi islamici, utilizzavano hijab in modo provocatorio e cose di questo genere.

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Argot fotografato da Remon Red

Le autorità sono mai intervenute nei confronti di artisti noise?
No, non credo, fino ad ora. A Bandung di solito non sono le autorità a scontrarsi con i musicisti, ma i vicini. A volte fermano i concerti per via del volume troppo alto.

Ci sono conflitti tra cultura o religione indonesiana e scena noise?
Come per l'autorità, di solito non c'è un aperto conflitto. La scena è popolata da gente direi non proprio religiosa, almeno, per la maggior parte. Oltre alla maggioranza islamica, qui siamo conosciuti per la tendenza ad essere superstiziosi. C'è stato un evento nel 2010 in cui suonava l'artista noise francese DJ Urine. Al suo concerto a Bandung voleva collaborare con il musicista tradizionale Sundawani. Al concerto invitammo anche questo gruppo di performer noise pazzi di nome AKU, e una band horror-punk, Kelelawar Malam, che si prende parecchio gioco delle superstizioni. Gli AKU utilizzano sangue e robe tetre nelle loro performance, e i Kelelawar Malam avevano messo in scena una sorta di rituale di magia nera. E tutt'un tratto i musicisti tradizionali lì presenti si sono presi malissimo e ci hanno detto che avevamo invitato degli spiriti maligni a questo concerto. Tre amici miei hanno notato che gli strumenti stavano suonando da soli e che il palco stava tremando. Anche se io personalmente non credo nella superstizione, questi musicisti tradizionali si sono arrabbiati parecchio. Quindi abbiamo finito il concerto in fretta e furia, per fare meno danni possibile. È stato assurdo.

I registi di Bising, Riar Rizaldi & Adythia Utama

Come avete girato il film? Quanto tempo vi ci è voluto? Mi racconti com'è andata?
Ci sono voluti quattro anni e mezzo. Abbiamo viaggiato parecchio (da Jogja a Tokyo) per intervistare gente, raccogliere footage e fare ricerca, questo per i primi due anni. Quasi tutti noi lavoriamo. Adythia stava lavorando con quest'azienda giapponese che voleva documentarsi su una band di teen idol indonesiani, e io studiavo all'estero, quindi per altri due anni il film rimase intatto, fermo lì. A inizio 2013 abbiamo cominciato con l'editing, e abbiamo finito nel 2014. La prima si è tenuta ad Hong Kong, poi hanno proiettato il film all'Underground Film and Music Festival di Losanna, in Svizzera. Ora si può vedere in parecchi posti, in giro per il mondo. Per ora l'abbiamo portato in 12 Paesi, tra l'Asia e l'Europa. Stiamo cercando una distribuzione interessata al DVD, vorremmo fare un altro film. Ora siamo in fase di pre-produzione di un altro documentario su questa dance indonesiana chiamata Funkot e la sua relazione con la scena dance giapponese, in cui il Funkot ha preso piede molto più che qui. Spero che riusciremo a finirlo l'anno prossimo, in modo far conoscere al mondo, dopo il nostro noise, questa assurda musica dance velocissima la cui scena è piena di MDMA, casino e bassi pesanti.

Cosa vi augurate per Bising?
Speriamo che, con il nostro film, la scena noise indonesiana possa essere riconosciuta a livello internazionale. Vogliamo che tutti conoscano il nostro noise.

"Apa kabar?" è il modo in cui Reed Dunlea dice ciao in indonesiano.