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Musica

Storia di Red Ronnie, mistico incompreso della musica italiana

Dagli anni Settanta, Gabriele Ansaloni regala all'Italia la sua visione tutta particolare del giornalismo musicale. Genio o cialtrone? Cerchiamo di capirlo.
Una bella polaroid di Red con Vasco che sembra uno dei Killing Joke o Peter Gabriel dopo na cofana di tortellini.

In questi due anni c'è stata una moria tale di rockstar e popstar che uno pensa: forse il pop/rock sta morendo proprio adesso. Ci sono altri segnali sostanziali di malessere del rock, a parte questo, ovvero: il concetto d'icona sta cambiando forma, MTV—che dagli anni Ottanta ha contribuito a creare miti (ricordate "Video Killed the Radio Star"?)—sta evaporando (aggiorniamola con una "Web Killed the Video Star").

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Oggi la videomusica è alla portata di tutti, i programmi musicali stanno sparendo, sostituiti da un nuovo uso domestico, individuale, suscettibile degli umori del pubblico, che dall'iniziale curiosità attiva del primo YouTube si ritrova ora nel baratro mentale del "vediamo un po' a caso", essendo l'offerta e la domanda molto squilibrate, come qualità e soprattutto come quantità. Diciamo che l'immagine ha spodestato completamente non solo la musica, ma anche lo stesso supporto che la ospita. Nei Novanta Lucio Dalla, durante un'intervista promozionale del suo live Amen, prevedeva una situazione del genere. All'epoca, quello che diceva sembrava quasi una banalità, perché non ci eravamo resi conto che la cosa si sarebbe estremizzata del doppio. E quindi che alternative abbiamo? Siamo condannati a rimpiangere i cadaveri? Be', in questa nostra analisi del fenomeno c'è un personaggio che io definirei simpaticamente uno zombie della materia: ovvero l'"evergreen" Red Ronnie (quando i giochi di parole diventano paradossali), che ultimamente sta vivendo un ritorno mediatico che non ci aspettavamo.

Red Ronnie e Lucio Dalla: fu quest'ultimo a far capire a Red che Prince era un genio. Prima di allora pensava con lungimiranza fosse un semplice emulo di Hendrix.

Appunto perché profeta della morte del settore, in ogni intervista non manca di far notare quanto il periodo storico attuale sia una merda: nello stesso tempo però la sua tv web non rappresenta una vera resistenza a questa cosa, quanto piuttosto un fedele specchio dei tempi che corrono, come abbiamo detto, tempi estremamente alla deriva. E questo in qualche modo funziona, suo malgrado. La morte del rock, dicevamo: se voglio scoprire chi è morto questo mese mi sintonizzo sul Facebook di Red Ronnie e lo scoprirò tramite un "Nooooo (morto di turno) nooo", oppure a un più epico e misterioso "buon viaggio nell'altra dimensione".

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È una reazione standardizzata ma di presa universale, futuribile, addirittura paragonabile al discorso di un androide in fissa con la meta new age che ci porta a riflettere sul caso Ansaloni in maniera diversa. Se è arrivata a occuparsene anche Virginia (cosa che mi ha sorpreso), vuol dire che Red ha una capacità di bucare la notizia fuori dal comune. È tornato all'attacco con la storia dei talent nell'immediata morte di Prince, proferendo testuali parole:

Insomma, ci s'intigna. Nonostante questa ossessione insensata non mi trovo molto d'accordo con Virgi, più che altro perché critica Red Ronnie con i metri—per carità, sacrosanti ma non sempre necessari—della realtà. E invece dietro Ansaloni c'è dell'altro, cioè l'assurdo.

Un servizio giornalistico sobrio in linea col personaggio: lucidissimo.

Andiamo per ordine. Virginia si ricorda a malapena, per sua stessa ammissione, il passato di Ronnie: noi invece ce lo ricordiamo bene. Andavamo alle medie col diario di

Be Bop a Lula

, la trasmissione di Red a base di VHS che negli anni Ottanta ospitava musicisti scottanti mandando servizi su Krisma e Gaznevada, ma anche roba dall'estero mai sentita tipo i Virgin Prunes, i Pere Ubu e le riprese erano di uno spontaneismo naif che superavano il punk di Julien Temple per entrare DIRETTAMENTE nel genere amateur/pornografico. Le interviste in inglese erano formulate in maniera incomprensibile, ciononostante comunque i cantanti riuscivano a rispondere miracolosamente (non senza fatica, nel tentativo di uscirne vivi): con tecniche subliminali Red mandava spesso una sua collaboratrice a Londra per intervistare la gente e poi la DOPPIAVA in postproduzione(!). Insomma, lo seguivamo perché rispetto agli altri stava fuori, aveva il coraggio (o la faccia tosta) di proporre l'improponibile in una qualità prepotentemente lo-fi che ci faceva sviaggiare. E non è che oggi sia cambiato: pretendere che lui veda le cose con gli occhi della razionalità è come pretendere che un cane vada a lavorare in automobile. La sua televisione è sempre stata basata su un qualcosa che non è improvvisazione come molti e lui stesso dice, ma approssimazione totale: sì, dal punto di vista tecnico Red si fa trovare il piattino tutto perfetto, certo. Dice bene quando tesse le lodi dei suoi entourage, ovvio. Tutto funziona alla grande… Ma poi, forte di questa perfezione, lui smonta la scena come un tarlo che si mangia un pianoforte. Perciò al

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Roxy Bar

, nei lontani anni Novanta, riusciva a far jammare personaggi lontani anni luce fra loro, in modo "cotto e magnato", ottenendo per il 99 percento dei casi performance penose e per questo memorabili (ricordo se non erro un "bellissimo" duetto 99 Posse-Jovanotti che però fu in qualche modo profetico rispetto a certe virate del mercato). E non è che chiedevamo altro, era il bello di un programma completamente weird: come definire altrimenti le cazziate che faceva in diretta a chi fumava, beveva si drogava? Completamente fuori dal mondo, tanto che quando lo vedevi t'infastidivano non tanto le sue arringhe ma sapere che il giorno prima erano arrivati i Motörhead in studio e fumavano e bevevano come degli stronzi senza che lui dicesse

"A"

. Oppure invitava gli Afa e questi parlavano di prendersi le pasticche e fare i nomadi psichici, poi li metteva a discutere con un prete cercando lo scontro, e il prete magari era pure d'accordo con loro!

Sempre durante una mitologica puntata di Roxy Bar, il nostro invitò i C.C.C.C. e gli Hijokaidan, in sostanza due tra i più violenti act di noise giapponese sulla Terra, col risultato che la gente a casa mandò messaggi di disappunto e le scolaresche in studio (perché ci andavano un sacco di mocciosi) passarono tutta la performance con le orecchie tappate. Lui cercò di blastare i giapponesi per tutta la loro permanenza in studio (eh, oramai Red era nel pensiero positivo Jovanottiano ao…), uscendone però umiliato e sconfitto dalle loro grandissime risposte (cosa che succedeva praticamente in ogni puntata, senza che lui se ne rendesse conto… Pensava invece di fare la morale e vincere). Ad ogni modo non ho visto mai più i C.C.C.C. in nessun altro programma televisivo italiano da lì in poi, nemmeno in quelli che dicevano di essere "underground": e non solo gli fa suonare un pezzo, ma gli concede anche il bis!!! Il programma in un certo senso era come quelle cose scrause che fanno nelle TV private in culo al mondo, con l'unica differenza che c'erano i mezzi, e per questo ibrido fra il rustico e il professionale è entrato nella storia: senza dubbio era l'unico che all'epoca comunicava via chat con gli ascoltatori. E ovviamente l'allucinazione mentale di Red faceva la differenza, mischiando tutte queste intuizioni in un magma idrocefalo.

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D'altronde la sua carriera è partita come DJ che mandava principalmente punk e dopo aver prodotto Throbbing Gristle, Rats, e anche la storica raccolta Great Complotto, sulla grandissima e seminale scena no wave di Pordenone, in quanto grande amico di Miss XoX (il capoccia degli Hitler SS e degli Andy Warhol Banana Technicolor per intenderci… Mica 'no stronzo) tutte le rotelle a posto non doveva averle.

Uno dei primi a sostenere il post-punk in Italia, nel '77 asseriva che la polizia aveva rotto le palle e si dichiarava dalla parte degli studenti che sfondavano vetrine: l'ambiente era quello della Bologna di Pazienza. Genesis P-Orridge come sapete gli era tanto amico che voleva regalargli un piercing al cazzo (Red rifiutò con garbo l'offerta, ma non possiamo biasimarlo per questo, volendo essere onesti). Possiamo dire quello che vogliamo ma io sta gentaccia l'ho conosciuta grazie a lui e ai suoi programmi. Programmi neanche troppo di merda, considerato che metà della roba anni Ottanta l'ha pensata con Bonvi: se critichiamo Red Ronnie in toto, dobbiamo criticare implicitamente anche l'esimio Maestro, e non è carino. Onestamente non so quando Red Ronnie abbia preso la piega mistico/moralista/fantaprimitivista che è la cifra attuale della sua opera. E la definirei quanto meno"post oracolare": Sergio Messina individua questo passaggio con il periodo Live Aid, quando i rocker, da sporchi e cattivi, diventano eroi positivi. Non saprei. Se così fosse non mi spiego ancora la sua fissa per San Patrignano ad esempio: lì quale buonismo può esserci? Sappiamo tutti che è stato un luogo in cui "il fine giustificava i mezzi". Mettiamo che Red Ronnie sia in buona fede (e considerato il suo scetticismo iniziale, potrebbe essere): in quel caso è stato usato, come un Tom Cruise da Scientology, perché sapevano che si sarebbe bevuto la facciata "solare" della cosa (i drogati che escono puliti dalla comunità come il bucato dalla lavatrice, perdonatemi la battuta).

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Voi credete di sapere davvero perché è stato appresso alla Moratti tutto quel tempo? Per me ancora rimane un mistero che mi fa aggrottare le sopracciglia, secondo me non lo sa neppure lui: forse gli piaceva l'idea di andare in vacanza in Africa. Un po' come adesso che pubblicizza degli olii essenziali parecchio equivoci e ci tiene a far sapere che li usa davvero, con tanto di video POV in cui è nudo al cesso, anche se poi per lui hanno una valenza curativa quasi MAGICA che appunto… Vogliamo criticare il voodoo? Ok, ma difficile fare un discorso scientifico a chi ci crede e basta.

Enrico Cantelmi: Ciao Red Ronnie,non ho dubbi sul fatto che usi prodotti BeC..ma per quanto riguarda il dentifricio sul sito BeC si enfatizza che nella formula il "Fluoro" viene assorbito benissimo…A tal proposito vorrei che ti documentassi sul fluoro perché risulta dannoso per la salute ed in effetti i pediatri non lo prescrivono più come invece facevano fino a 7/8 anni fa…Studi anche recenti evidenziano la tossicità del fluoro.personalmente uso solo paste dentifricie senza fluoro che compero in erboristeria e costano la metà di quello della BeC.
Red Ronnie: Ti assicuro che il dentifricio è anche un disinfettante. Lo uso per fare gargarismi nella gola
Davide Paolone: Il fluoro è tossico se viene ingerito.

Ecco, a questo proposito veniamo appunto all'uso dei media che Red fa oggi. Partendo proprio dalla promozione degli olii essenziali, che va dalle riprese del bagno a improvvise virate fuori dalla finestra dove "c'è il sole (sic.)" a dialoghi a tu per tu con l'ascoltatore anzi il "visualizzatore", notiamo uno stile che supera il film The Visit : il suo faccione permea qualsiasi sua trasmissione, girata con webcam e telefonino, con un approccio che è poi quello dei "regazzini" che si sparano selfie e video da soli per cuccare. Non è paragonabile a nulla di visto prima, anche perché le riprese sono storte, pazzoidi, anti-camera a mano e seguono il filo della mente di Red, che passa da palo in frasca senza alcun criterio intelligibile.

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La cosa più dirompente sono le dirette via Facebook che avvengono a caso, a orari imprecisati, in maniera totalmente anarchica: legge i messaggi in diretta e commenta in diretta, non ci si capisce un cazzo, ce li fa anche vedere i messaggi, riprendendo il computer con la webcam, l'immagine che mangia se stessa. Cadono i microfoni, a volte fissa un vinile che gira e basta (eh sì, perché spinge il vinile lui! Che è la fissa di tutti gli "intenditori" odierni…); queste cose dovrebbe farle un dilettante qualunque, non un professionista come è Red, no? Per non parlare dell'approccio sulle video-interviste: libero da freni, monta moviole digitali in diretta col computer, svelando l'effetto rewind delle immagini che si arrotolano in modo catartico, sempre riprese come se ci fosse un occhio esterno al di fuori del suo che tutto vede e tutto sente. E poi dice con voce medianica"siamo tutti alla ricerca della verità vi mostro la verità", registrando le prove degli sparuti gruppi che vanno a suonare da lui, infilandosi in porte e portoni improvvisamente aperte. Il Barone Rosso di Red Ronnie è una trasmissione social, fatta letteralmente in casa (sua) e in qualche modo è la sua ostinazione a fare televisione anche in un contesto che apparentemente l'annullerebbe. E qui sta il bello.

Quello che ti fa vedere le dirette di Red Ronnie non è il fatto che presenti qualcosa di nuovo, ma il fatto che ci sia lui a parlare in libertà, rubare la scena, votarsi a quello che è a tutti gli effetti un

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one man show

anche quando ci sono gli invitati. Che non sono certo la crema dell'innovazione o del genio, anzi: sono completamente accessori e in buona parte fanno cacare (e lui se gli segnali qualcosa mica si informa, figurati). In questo senso le sue critiche ai talent non hanno ragione di avere tutta questa risonanza, ma lui in quanto visionario fuori controllo sì. È un altro paio di maniche. Tra l'altro Red non ha mai cambiato il mondo: se caca il cazzo ai carnivori, non per questo diventano vegani, anzi. Ansaloni ha fatto collezione di diti medi quasi quanto i Minor Threat per gli alcolisti. Volendo anche credere a qualche conversione bisognerebbe fare una statistica per capire quant'è durata. Perché l'unica cosa degna di nota è Red in sé, in quanto cellula impazzita del mondo dello spettacolo.

Il picco più alto della produzione del presentatore, però, sono senza dubbio i video "messianici", o "per iniziati". Sono indefinibili: girati giocando con le possibilità limitate degli effetti presettati della webcam, con approccio totalmente naif senza nessuna pretesa artistica. Nonostante ciò hanno una patina lisergica e lanciano messaggi all'umanità che sembrano uscire dalla bocca uno stregone vecchio stile o di un profeta digitale scoppiato: vediamone un paio.

Qui Red Ronnie in pratica fa il manifesto della sua attuale programmazione: guardare in camera come se si parlasse negli occhi degli spettatore nella pretesa di una verità che appunto è solo " per pochi eletti" che sanno alzare lo sguardo.

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Prima di vendere gli olii essenziali, Ansaloni già aveva capito il trucco per arrivare alle masse: riprenderle, fotografarle, fargli rivedere se stessi come in uno specchio. L'idea dell'apparecchio mediatico che "ruba l'anima", in un primitivismo di ritorno, è suggestiva perché a costo della "verità" lo stesso Red se la fa rubare dai computer dei suoi fedelissimi.

Realtà che dà speranza

vs

emozioni drogate: la lotta di Red Ronnie contro i media che non vogliono mostrare la verità l'ha riportato a combattere in un bunker (il sottoscala del Barone Rosso). Da lì parte la ricerca di una trasmissione/ realtà a tutti i costi che diventa quasi iperrealismo.

In questo video Red sembra Aldo Moro in acido che ci dice: la crisi è un'invenzione, tutto passerà. Sarà vero? Allora non dobbiamo preoccuparci più dei talent, saranno presto spazzati via pure loro.

Questa è invece la prima poesia mai ascoltata dalla penna di Red Ronnie: la summa della sua esperienza psichedelica (che c'è, c'è…. Ma mica ce la racconta così…)

Questi video girati nel 2009 contengono il seme di quello che saranno le future incursioni web del nostro Gabriele Ansaloni, votati a un tipo di intrattenimento in cui presentatore e programma sono la stessa cosa. La questione non è quindi che Ronnie faccia discorsi da vecchio (i giovani certe volte ne fanno di peggio, anzi: scoprono spesso l'acqua calda), non è neanche che non sia coerente, perché fondamentale non lo è mai stato (già il passare da Be Bop a Lula all'imbarazzante Una Rotonda sul Mare—per quanto divulgativa dei merdosi anni Sessanta—fu la palesata definitiva), non si tratta neanche di rivalutarlo da coglione a genio (cosa che spesso ci rimproverano; ma se approfondire il cursus honorum di un soggetto scomodo è rivalutazione, allora vattelappesca). Pensate solo alla quantità di filmati inediti che ha e che non tira fuori, e non parlo di Vasco e compagnia, ma di quello che a voi sta più a cuore, magari il gruppo no wave italiano che nei Settanta si cacavano in tre: perché non approfittare per fargli svuotare gli archivi incitandolo via web, invece di snobbarlo facendo per forza gli intelletuali de sta minchia?

Ecco qui una bella polaroid di Red con Vasco che sembra uno dei Killing Joke o Peter Gabriel dopo na cofana di tortellini. (Foto via)

Si tratta solo di immergersi nel suo mondo parallelo evidentemente alterato, lasciando le altre valutazioni a quando spunterà una nuova classe politica, una nuova televisione, una nuova realtà che preveda un minimo di raziocinio. Per ora non è così, e Red Ronnie nonostante tutto rimane "interessante" paladino dell'alla cazzo di cane, del random visuale, del caos, e in definitiva dell'opposto dei "valori" che crede di divulgare. Ma non lo dite alla Moratti, sennò sgama per quale motivo ha perso.

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