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Musica

Quando punk e reggae lottavano insieme contro il razzismo

Syd Shelton ha fotografato il movimento londinese Rock Against Racism, che negli anni Settanta univano punk e rude boy nella lotta al razzismo.

Quando Syd Shelton​ tornò a Londra nel 1977 dopo cinque anni passati in Australia, rimase scioccato da quanto le cose erano cambiate. "La recessione aveva gravato sugli standard di vita della classe operaia, durante il governo Callaghan​, e tutto questo si avvicina molto a quello che sta succedendo oggi," spiega. "Ogni volta che succede, c'è sempre un improvviso incremento di adesioni al National Front​, il partito inglese di estrema destra per eccellenza." Syd sentiva il profondo bisogno di ostacolare questo processo, e la sua vita è cambiata da quando ha avuto modo di conoscere uno dei fondatori della campagna Rock Against Racism​ (RAR), Red Saunders. Di lì a poco è diventato fotografo e designer ufficiale dell'iniziativa, e le sue foto venivano pubblicati nella rivista/zine Temporary Hoarding. Il prossimo mese a Londra inaugurerà una mostra suoi suoi lavori, e noi l'abbiamo beccato per saperne di più di quegli anni così selvaggi e tormentati.

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Noisey: Che ideali c'erano dietro al RAR?
Syd: Mettere band bianche e nere sullo stesso palco è già in sé un'azione politica. Non ci salivamo per urlare "Distruggete il National Front" o populismi del genere, preferivamo estendere il tema e parlare dello Zimbabwe, dell'apartheid in Sudafrica, dell'Irlanda del nord, di sessismo e omofobia. Volevamo che fosse più un "Guardate, il National Front non è solo contro la gente nera, ma pure contro tutta questa serie di cose."

Perché la mostra copre solo il periodo 1977-1981?
Come ha detto Jerry Dammers​ degli Specials, quelli erano gli anni del 2-tone​ e se abbiamo avuto così tanto successo era anche perché le band allora in circolazione erano multietniche. Dopodiché l'intesa tra noi ha iniziato a scemare, per certi versi. Eravamo tutti molto esausti, il che è comprensibile dopo cinque anni che portavamo avanti la nostra causa in quel modo. Certo, ovvio, la lotta al razzismo non smette mai di essere attuale, vedi le recenti politiche anti-accoglienza dei rifugiati dilaganti in tutta Europa. Non siamo nati razzisti, l'abbiamo semplicemente imparato, e per capirlo basta dare un rapido sguardo al Daily Mail. Non si può non schierarsi apertamente, in una situazione del genere.

Paul Simonon, The Clash, RAR Carnival 1. Victoria Park, Londra, 1978

Alla gente annoiano i musicisti politicizzati, ma questo movimento è la prova definitiva che questi ultimi possono davvero fare la differenza.
Siamo stati fortunati perché punk e reggae andavano d'accordissimo. Entrambi avevano quella componente etica DIY che è stata di assoluto stimolo per tutti quanti, ed eravamo convinti avrebbe cambiato il mondo. Non so se qualcuno lo sente ancora oggi, quello stimolo.

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Parlaci della foto dei due skinhead, poco più in basso.
Un gruppo di skinhead antirazzisti per un po' ha indossato la spilla RAR, ed è stata una presa di posizione lodevole, perché Hoxton a quei tempi era prevalentemente di destra. C'era un tizio che, alla rotonda di Old Street, aveva dipinto un'enorme Union Jack su tutta la facciata del suo blocco, ed era solito insultare qualsiasi nero passasse di lì. Era completamente pazzo. Andavamo lì e lo sfottevamo. I ragazzini come noi erano visti come coraggiosi. Era molto più difficile essere antirazzista in quegli anni, che oggi. In una delle foto si vede bene la polizia che pretende di difendere la gente e intanto fa il saluto nazista. Un'idea del genere oggi è semplicemente folle.

Pensi che il rapporto con la polizia fosse peggiore, ai tempi?
Non dico che oggi sia tutto splendido, ma allora gli sbirri erano esageratamente razzisti. Riesci davvero a immaginare a qualcuno che fa il sieg heil, e viene comunque difeso dalla polizia? Quelli mi ridevano in faccia, mentre gli urlavo contro "Fascista di merda". E pure di gusto, ridevano.

Tulse Hill Comprehensive School. Brixton, Londra, 1976.

Parlaci della vostra manifestazione più grande.
È stata a un carnevale a Vicky Park. L'azione più significativa di tutte. Abbiamo deciso che non avremmo fatto un semplice concerto, ma una manifestazione di massa. Abbiamo fatto da Trafalgar Square a Victoria Park a piedi in sei ore, e c'erano circa centomila persone. Alle quattro di pomeriggio, la gente scendeva da Charing Cross Road cantando le canzoni dei Clash. Sono sceso in piazza alle sette di mattina e non mi è stato possibile muovermi fino alle undici e mezza, dato che solo lì c'erano diecimila persone. La gente arrivava da ogni parte del paese, c'erano treni, autobus, macchine stracolmi di manifestanti. Pure l'anziana signora ebrea da cui di solito compravo le sigarette a Bethnal Green Road era venuta, la signora Greer. Quando era molto giovane aveva lottato contro Moseley e le camicie nere​, negli anni Trenta, e quella volta ha detto di essere stata davanti al suo negozio per sei ore ad applaudire. Ha aggiunto che è stato il più bel giorno della sua vita: "Tutti questi fantastici giovani con questi tagli di capelli meravigliosi e vestiti. Da dove sono arrivati?"

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E invece la foto al concerto di Victoria Park?
Quella foto è la più famosa in assoluto. Un'altra roba fantastica era l'energia. C'è un film che si chiama Rude Boy fatto dai Clash, e ci sono scene in cui è ripreso, con White Riot e centomila persone che pogano sotto. È semplicemente straordinario vedere l'energia scaturita da quel concerto. Ed è pure stato dopo la marcia di sette miglia, in cui hanno tutti ballato come pazzi comunque.

Come si distinguevano gli skin razzisti da quelli antirazzisti?
Quelli antirazzisti in genere indossavano le spille RAR. Altre che potevamo tenere erano quelle con scritto "Skins Against The Nazis." C'è una foto di una donna chiamata Sharon Spike, che un tempo era razzista, poi è venuta a un concerto RAR, ha cambiato idea ed è diventata attivista nel movimento. Ha visto i benefici di avere band bianche e nere a suonare sullo stesso palco e ha pensato, "Cazzo, una bomba."

Skinhead antirazzisti. Hoxton, Londra, 1978.

È un bene che la gente si accorga di stare sbagliando, a volte. Perché hai deciso di tenere anche foto di skin razzisti?
Perché anche loro facevano parte di quella realtà, e non volevo creare soltanto​ una galleria degli eroi. Volevo mostrare anche il nemico. Mi piace questa foto qua sotto perché quando l'ho scattata stavo tremando. Il tipo era davvero enorme e quando l'ho fermato per fotografarlo ha cominciato a dire stronzate su stronzate, così gli ho risposto "Non capisci un cazzo zio." E quello già contraeva i pugni. Pure dalla foto è evidente, mi stava per colpire. Allora gli ho detto "Grazie" e sono corso via.

Il libro di Syd Shelton, Rock Against Racism, è acquistabile qui dal primo ottobre. Segui Noisey su Facebook e Twitter.