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Musica

Hey, Papa: le chitarre elettriche appartengono a Satana

Quindi o entra il Demonio nel Vaticano, o il Vaticano esce dal rock'n'roll.
Giacomo Stefanini
Milan, IT

Dalla sua fondazione un paio di migliaia di anni fa, la Chiesa Cattolica Romana è stata oggetto di svariate controversie: dalla vendita delle indulgenze alle crociate, dal ruolo delle donne alla censura dell'omosessualità, dalla protezione offerta ai pedofili al dibattito sugli anticoncezionali. Oggi diamo per scontato che la religione cattolica, e con essa i suoi ministri e le sue chiese, sia diffusa in tutto il mondo, ma c'è stato un momento nella storia in cui alcuni posti avevano religioni e istituzioni religiose diverse, una morale diversa, una cultura diversa, e queste sono state in alcuni casi violentemente schiacciate e represse, in altri discretamente incorporate e colonizzate dal cattolicesimo.

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Oggi, nel Ventunesimo secolo, non ci sono più terre da conquistare né territori da difendere. Ma nelle democrazie occidentali, dal secondo dopoguerra, si è creato uno Stato senza confini: la cultura giovanile. I suoi confini si espandono ovunque si trovino relativismo culturale, libero arbitrio, autodeterminazione individuale, esplorazione degli stati di coscienza, libertà sessuale/relazionale, una certa idiozia, alcol e, ovviamente, rock'n'roll. Questa musica, nata come mera manifestazione di energia giovanile sessualmente carica, si è immediatamente trasformata in un potente strumento unificatore per milioni di persone. Io e la mia maglietta dei Motörhead sappiamo di avere dei fratelli in ogni parte del mondo. I nostri altari sono i palchi, le nostre acquasantiere i bar, le nostre croci le chitarre. La Chiesa non ha mai avuto nulla a che fare con tutto ciò. Non c'è mai stato un papa amato dalla comunità del rock'n'roll. Il papa predica la moderazione e il rock'n'roll venera l'esagerazione; il papa prega in silenzio, il rock'n'roll è il culto del rumore; il papa veste cotone bianco, il rock'n'roll si copre di pelle nera. Siamo una manica di deficienti senza futuro, ma c'è una cosa di cui siamo sicuri: non vogliamo avere nulla a che fare con il papa.

Papa Francesco, che da quando ha ereditato il titolo di Pontefice si comporta come un bambino finito a dirigere il Consiglio di Amministrazione di una multinazionale miliardaria –"Chi sono io per giudicare?" Sei il capo dell'organizzazione culturalmente responsabile per la costante violazione dei diritti civili degli omosessuali, ecco chi sei– è ora il soggetto di un'ennesima campagna di appropriazione culturale. Con la nuova operazione commerciale messa in piedi da non so chi, ma approvata dal Vaticano, la voce di Papa Francesco apparirà su un album in uscita per Believe Digital, con gli arrangiamenti di Tony Pagliuca de Le Orme. Si può già ascoltare il primo singolo "Wake Up! Go! Go! Forward!" (il cui titolo si permette di correggere l'incorreggibile per definizione, che nello stesso discorso riportato nel pezzo dice in un inglese non perfetto "Wake up! Go! Go ahead!"). Rolling Stone USA nel recensirlo cita i Godspeed You! Black Emperor e definisce la traccia "commovente". Ascoltiamola insieme qui sotto.

Ok, devo dire che quando la voce del papa, del vescovo di Roma, del Pontefice Massimo, del Sovrano di Città del Vaticano si infrange contro un muro di chitarre distorte, una lacrima l'ho versata. Perché sono sicuro che quando Ike Turner si trovò a rattoppare il suo amplificatore rovinato dalla pioggia prima di registrare "Rocket 88", quando Link Wray in un raptus artistico pugnalò il cono di cartone del suo Fender con un cacciavite, quando Jimi Hendrix lasciò che il feedback riempisse il parco di Monterey, l'urlo di quelle chitarre era un urlo di libertà, un urlo che la Chiesa dei tempi chiamò satanico e anticristiano, e che oggi tenta di utilizzare per i soliti giochi di potere. Lo dico una volta per tutte: LE CHITARRE ELETTRICHE APPARTENGONO A SATANA! Anche perché questa canzone, faccio a meno di precisarlo, è una merda di proporzioni colossali. Synth e pianoforte fanno a pugni tra di loro, la chitarra distorta entra a cazzo di cane, il finale con il cantante adolescente che ulula in latino da brividi. Ma anche Francesco capitanasse i Litfiba dell'Ottantatrè (sai che ridere?), sarebbe pur sempre gravissimo riconoscerne anche solo una vaga attinenza al mondo della musica rock.

Speriamo che almeno velocizzi le pratiche per ammettere Keith Richards al prossimo conclave.

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