Orrore a 33 Giri presenta: Valentina OK, transessuale neomelodica

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Musica

Orrore a 33 Giri presenta: Valentina OK, transessuale neomelodica

Vi raccontiamo la storia di questa splendida anomalia della musica napoletana, sarei una pazza se non la conoscerei.

La scena dei neomelodici napoletani è un universo a parte nella storia mondiale della musica, un microcosmo che vive di vita propria e si alimenta secondo le proprie incredibili regole e convenzioni, un ambiente tipicamente maschilista e patriarcale, ancestrale come pochi—roba che se Brian Eno e David Byrne per caso lo scoprissero ci farebbero sopra tonnellate di compilation e documentari.

Questo è il contesto nel quale si inserisce la perla rara dei neomelodici: la transessuale Valentina OK.

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Nata Ciro Adorato, Valentina muove i suoi primi passi nello star system partenopeo a metà degli anni Novanta, conquistando tutti con un mix di dance tamarra, testi provocatori e inni LGBT, veicolati tramite gli organi di propaganda neomelodici che rispondono al nome di "Reti Locali". Il botto vero arriva quando la comica Natalia Porcaro propone una parodia di Valentina con il personaggio di Natasha, quella del tormentone "Sesso Senza Cuore", resa celebre nella trasmissione L'Ottavo Nano con Serena Dandini, Corrado Guzzanti e il resto della crew. Da quel momento, vari big della TV si accorgono dell'originale e gente come Carlo Freccero e Maurizio Costanzo cominciano a chiamare Valentina OK per portare un po' di folklore nei loro salotti buoni.

Ma Valentina OK è molto di più: voce baritonale in falsetto, messaggi di speranza in salsa techno dedicati ai giovani che non hanno il coraggio di dichiararsi al mondo e happy music per il pubblico dei più piccoli; a riguardo Valentina ha dichiarato in un'intervista a Pride (che vi consigliamo alla stragrande di leggere): "Moltissimi bambini che non sanno come dire ai loro genitori che sono trans mi scrivono o vogliono parlare con me. Io ho risposto a molti di loro e sono stato anche a telefono. Molti bambini che ho aiutato ora sono diventate certi pezzi di femmine."

La sua hit più importante è senza dubbio "OK", innanzitutto perché completa il nome d'arte di Valentina un po' come la canzone dance "Volo" fece con Fabio. Poi perché diventa un vero tormentone grazie al mix di tematiche scomode e testi sgrammaticati come "sarei una pazza se non ci verrei" e "se aspetterai cinque minuti e io non ci sarei", spingendo infine la già citata Natalia Porcaro a parodiarla. Particolarmente croccante la versione in inglese dall'emblematico titolo "OK (english version)".

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Esattamente come a "Vamos A La Playa" dei Righeira seguì il soundlike "No Tengo Dinero" che ne riprendeva tematiche e sonorità, così per Valentina arriva "Me Sento Femmena", agrodolce melodia che bilancia perfettamente i temi caratteristici della musica neomelodica e l'orgoglio LGBT.

Tuttavia il capolavoro di Valentina OK rimane a nostro modesto ma indiscusso parere la canzone "Ragazzo Gay": un vero e proprio inno al coming out sulle note di una sigla TV dei Cavalieri Dello Zodiaco. Il messaggio di Valentina non può essere fermato, e risulta più attuale che mai. "L'anima non ha colore, né sesso, né età". Quindi, caro ragazzo della Napoli vecchia, esci spensierato dalla cameretta senza più temere niente, che come dice Valentina "ti faranno piangere, bere le tue lacrime" ma "tu non lasciarti andare mai (…) e alla fine vincerai".

La coraggiosa epopea di Valentina ha purtroppo un esito tragico: nel 2014, a soli 46 anni, si spegne a causa di un tumore al fegato che aveva tenuto nascosto per far sì che il mondo la ricordasse sempre bella e celebre come all'apice del successo.

Rossana Russomanno è la donna che le è stata più vicina nell'ultimo periodo della sua vita, diventando la sua migliore amica. Per intenderci, nel video del funerale Rossana è la persona che legge per lei una toccante lettera scritta di suo pugno. Le abbiamo chiesto di raccontarci il suo personale ricordo su Valentina:

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"Valentina era una donna incredibile (io la considero una donna, sebbene lei avesse ancora tutto da uomo—non si è mai voluta operare). Era allegra, spiritosa, ma soprattutto generosa. È morta in povertà, perché tutto quello che ha guadagnato lo ha speso per il bene di chi le stava attorno. Era una donna che dava tutto. Tutto quello che aveva lo metteva a disposizione degli altri. Questo è stato il suo peccato, forse, perché molti ne hanno approfittato.

Ci siamo conosciute in ospedale, ero ricoverata per dei problemi miei. Un infermiere entrò nel reparto e disse 'c'è Valentina, la famosa cantante, che è ricoverata qui e nessuno la vuole in camera'. Io dissi: 'fatela venire qua, la voglio io, Valentina, sarei contenta, anzi, orgogliosa, di averla in camera con me'. Da lì in poi lei mi fu molto grata, passammo tutto il periodo in ospedale sempre insieme, al punto che quando fu il momento di essere dimesse io uscii un giorno prima e lei mi scrisse un messaggio: 'Rossana mi manchi!'.

La nostra era un'amicizia sincera, senza secondi fini, e lei lo sapeva. Non a caso mi telefonava spesso, anche due o tre volte al giorno, per avere consigli.

Quando Valentina ha avuto il malore che poi l'ha portata in coma, mi chiamò al telefono e mi disse 'non mi abbandonare, solo tu mi puoi capire'. Sono stata con lei al telefono finché non l'hanno portata in ospedale. Mi voleva un bene dell'anima e io a lei.

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La notte dopo la morte di Valentina io tornai a casa e andai a letto, a notte fonda mi svegliai ed era come se ci fosse qualcuno lì con me che mi teneva la mano: ho scritto una lettera per Valentina, ma non scrivevo io, era come se qualcuno mi guidasse. Tant'è vero che la mattina dopo la feci leggere a mia figlia: 'Chiara va bene?' Le chiesi. 'Mamma, è perfetta'. E non avevo fatto errori, di notte, alle 3. Il giorno dopo chiesi se potevo leggerla sull'altare. Al suo funerale la chiamavano Ciro, invece la mia lettera era indirizzata a Valentina. Ci fu un applauso incredibile.

Spesso uscivamo insieme la sera, ci divertivamo, lei ci faceva ridere un sacco perché era simpatica, era divertente, era una donna che ti faceva piacere frequentare. Le piaceva molto mangiare—questo ve lo posso assicurare: quando venne a casa mia portò di tutto e di più. Aveva voglia di vivere, lei, non voleva morire. Quando a volte ho momenti di difficoltà invoco lei. Mi manca molto, come amica.

Valentina merita di essere ricordata, cosa che non molti hanno fatto. È stata la prima, dalle nostre parti, ad aprire una strada che poi altri hanno percorso con maggior successo. All'epoca c'era pudore, ma Valentina è sempre stata bella, aperta, ha messo alla mercè di tutti la sua condizione. Non si vergognava, è stata una persona sincera.

Valentina scherzava molto con gli uomini. Una sera uscimmo insieme, uno volle un passaggio, glielo demmo e alla fine volle il numero di Valentina; il giorno dopo lui telefonò e disse che voleva uscire con lei, al che Valentina mi disse 'io lo mando a quel Paese', proprio come nelle sue canzoni.

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Valentina era unica, era bella. Ho foto artistiche di Valentina, e anche foto naturali, lì in bella mostra nel mio salotto. Per me Valentina fa parte della famiglia."

Di lei rimangono sette album (ne trovate cinque su iTunes) e alcune illustri collaborazioni: Eugenio Bennato la lanciò a teatro nel 1995 con lo spettacolo Gli Angeli Del Sud, Leopoldo Mastelloni pubblicò un album insieme a lei, contenente una splendida cover in napoletano di "Con Il Nastro Rosa" di Lucio Battisti, ma soprattutto John Turturro la volle per un cameo nel suo documentario sulla musica napoletana, Passione, del 2010 (scordatevi i neomelodici veraci che avrebbero fatto la gioia di Eno e Byrne, la pellicola era incentrata su quelli bravi).

Seppur tra alti e bassi e con diversi momenti al limite del ridicolo, Valentina OK rappresenta un esempio di speranza e di coraggio non solo per la comunità LGBT ma per l'umanità, un irriverente e fragile fiore cresciuto nel deserto. Il mondo ha bisogno di altre Valentina OK.

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