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Musica

Guida per principianti a Nick Cave

Non siete fan sfegatati di King Ink? Prima vergognatevi, poi rimediate con questa breve guida a una carriera lunghissima e gloriosa

Nick Cave è ormai così assimilato alla sua leggenda che è piuttosto facile dipingerne una caricatura, linee nere regolari e ombre ad angolo come in un Moya. Un signore oscuro di melanconia malevola, una specie Darth Vader del rock, capace di far piangere giornalisti insulsi di mezzo mondo schiacciandoli (metaforicamente) sotto il tacco dei suoi stivali con un grugnito o una mezza risposta. La verità, tuttavia, è molto più sottile, gratificante e divertente. Nick Cave emana tanta materia oscura quanto illuminazione spirituale e lui e la sua cricca sono un atto di classe a tutto tondo.

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Rockstar, romanziere, sceneggiatore, predicatore, forgiato da qualche sostanza elementale che ha poi dato origine a provocazione, vitriolo e volgarità, Nick Cave è incredibilmente prolifico e fastidiosamente erudito. Lui e la sua band vi guideranno attraverso lande di dissolutezza dionisiaca fino a farvi approdare sulle sponde del fiume Stige. Se volete violenza, caos e la bellezza viscerale del sublime, allora qui ne troverete in abbondanza. Se invece volete qualche ballata libidonosa, istrionismo impettito e due bei baffi da porno attore… Va bene lo stesso, ci sono anche quelli.

La sua famosa band, The Bad Seeds, ha avuto una formazione così mutevole che non è il caso di metterci ad elencarne i membri… Anche perché servirebbe una sinossi per ognuno di loro, dato che sono ed erano tutti dei musicisti incredibili oltre che spesso famosi anche prima di entrare nella cricca di Nick. Nella storia non c'è mai stata una band con un nome più azzeccato del loro. Invecchiando hanno solo acquisito gusto, come il vino buono o come le esperienze sessuali, che col passare degli anni diventano esilaranti, azzardate e sempre più strambe.

Tutto è cominciano con una band in una scuola d'arte della periferia di Melbourne, dapprima chiamata Boys Next Door e presto rinominata The Birthday Party: una ferale collezione di presenze sul palcoscenico, ad uno stadio embrionale, ma già cariche di infuocata presenza artistica. I ragazzi hanno composto tre dischi capaci di definire la loro epoca prima di scappare a Berlino Ovest e reinventarsi come The Bad Seeds, nome con cui avrebbero prodotto 15 album e un progetto parallelo. Nel frattempo Cave ha composto un paio di romanzi e qualche sceneggiatura, la più recente è stata la base per il film 20,000 Days On Earth.

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Quello che sto cercando di dire è che questa immagine che abbiamo oggi di Nick Cave, ovvero di un compositore di ballate tragiche e partner artistico di Kylie, è soltanto una minima parte di una storia musicale più ampia ed epica. Quindi, spinti dalle raffiche di ristampe che stanno uscendo di Nick Cave & The Bad Seeds (la prossima proprio il 9 marzo), ho messo insieme quella che potremmo definire una controversa selezioni di canzoni per introdurre un nuovo ascoltatore a questo gruppo.

Tenetevi il cappello ben incollato alla testa, la situazione potrebbe diventare apocalittica.

“JUNKYARD” DA JUNKYARD – THE BIRTHDAY PARTY

Dato che stiamo cercando di fornire un contesto, sarà meglio cominciare dai Birthday Party. Questo classicone dal loro terzo e ultimo album, prima che tutto si trasformasse in cacca, vi vi riempierà le orecchie di cera e l'anima di bellezza. Fatto coi mezzi di produzione più scadenti che si possano immaginare, il risultato è praticamente un pezzo garage di Iggy & The Stooges con qualche abrasione postuma: un mix sporco di punk, blues e quel pizzico di rockabilly che non guasta. Sopra delle percussione da rito voodoo, le chitarre si muovono su una rete di filo spinato e il basso sembra un temporale catastrofico, mentre Cave si lamenta come un fantasma senza pace. Sembra un dipinto di rabbia e fluidi corporei, composto davanti a un materasso sfatto. È un vortice imprevedibile di omicidi e improvvisazione anarchica, e questo è ciò che lo rende un ottimo punto di partenza.

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“THE CARNY” DA YOUR FUNERAL MY TRIAL

La title track di questo disco del '86 è una ballata gospel molto elegante, di cui "The Carny" rappresenta un po' la sorella gemella (vissuta segregata in cantina per 25 anni). È l'essenza putrida della permanenza di Cave a Berlino, distillata direttamente dalla Repubblica di Weimar e alle prese con un abbraccio non così solenne con Burt Bacharach. In modo approprioata mette insieme tutte le vertiginose paure di un romanzo horror-fantasy, ma nella mia mente resterà per sempre legata al vino rosso e a un loro concerto a Edimburgo sfociato in una notte passata a dormire sui gradini di un caseggiato. Fu un'esperienza scomoda, solitaria, fredda e dolorosa, ma assolutamente di valore. Un po' come questa canzone…

“THE MERCY SEAT” DA TENDER PREY

Registrata in una veste differente, la versione su disco di questa canzone è buona, ma non gode certo della vitalità che acquista quando viene suonata dal vivo. È stata composta durante gli anni berlinesi di Nick, mentre la sua immaginazione era un fiume in piena e stava scrivendo un romanzo intitolato And The Ass Saw The Angel. Il testo racconta di un condannato a morte che riflette sulla sua colpevolezza e sull'imminente esecuzione. Più avanti, l'unico e vero man in black ne fece una cover francamente incredibile.

“INTO MY ARMS” DA THE BOATMAN’S CALL

Un album soffuso, pieno di tenerezza e cuori spezzati, nato dalla fine di una relazione con PJ Harvey (seriamente, provate a immaginarvi le chiacchiere da letto tra sti due) che lo aveva lasciato a pezzi in una maniera piuttosto evidente. Una roba in grado di rivaleggiare con i grandi standard, specialmente nell'attacco del testo: "I don't believe in an interventionist God…but I know, darling, that you do" uno dei più bei versi della musica pop di sempre. Una ninna nanna cantata da un uomo finalmente vulnerabile: semplice, evocativa e irresistibile. In questo brano si sente più che mai, anche se in una maniera discreta ed elegante, tutta la sua ammirazione per Leonard Cohen e, come vale quasi sempre per Cave, c'è una bellezza agrodolce che sta tutta nel dolore espresso. È l'unica canzone che potreste suonare tanto a un matrimonio quanto a un funerale, e andrebbe perfettamente bene a entrambi.

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“HEATHEN CHILD” DA GRINDERMAN 2

In nome di una crisi musicale di mezza età, al grido di "chi se ne fotte" e, probebilmente, per approfittare di qualche giorno libero, Cave e i tre Bad Seeds Warren Ellis, Jim Sclavunous e Martyn P. Casey crearono i Grinderman, una lasciva blues band caricata a porno, psichedelia e casino. Due album, e un primissimo singolo che la diceva lunga già dal titolo: "No Pussy Blues". "Heathen Child", invece, è assai più ambigua del solito, ha un testo che evoca contemporaneamente i mostri della Universal e le favole dei fratelli Grimm ed è un ascolto mooolto interessante. Il video l'ha diretto il vecchio compare John Hillcoat, e vede protagonista uan ragazza tormentata da demoni psicosessuali, tra cui due mostruosi Krishna e Buddha, e Cave e soci vestiti da centurioni che sparano laser dagli occhi. Sì, avete letto bene.

“JUBILEE STREET” DA PUSH THE SKY AWAY

Ed eccoci quasi arrivati al giorno d'oggi, con Cave che se la gioca tra la canonizzazione in vita e la necessità di godersi la mezza età, per quanto possibile a uno capace di trasformarsi da stronzo coi fiocchi a gesùcristo nell'arco di una canzone. Continua a chiacchierare ampiamente coi suoi demoni e i suoi desideri nel progetto Grinderman e, così facendo, ha permesso ai Bad Seeds di esplorare temi più celestiali. Una trasfigurazione che ha dato vita a uno degli album più belli della sua carriera: Push The Sky Away, del 2013. Dalle luci intermittenti di "Mermaids" agli incredibili versi di "Higgs Boson Blues", è un album senza una sola caduta di tono. Solo lui poteva prendere un pezzo moralmente ambiguo come "Jubilee Street", che parte raccontando aborti e prostituzione, e chiuderlo con: "I’m transforming, I’m vibrating, I’m glowing, I’m flying… Look at me now." Amen.