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Musica

La label di Mina ha pubblicato i dischi più assurdi della storia d'Italia

Mentre si allontanava dalle scene italiane, Mina fondava la PDU, etichetta con cui ha pubblicato capolavori Kraut e Free Jazz.
mina

Nel 1967 Mina è la popstar numero uno in Italia, macina successi ed è una figura di primissimo piano anche in televisione. Ha fatto film e caroselli e tutto quello che può venirvi in mente a livello di successo nazionalpopolare.

Stanca però di dover discutere le sue scelte con i discografici e di dover sottostare ad alcuni diktat come l'annuale partecipazione al Festival di Sanremo, forse le prime avvisaglie di quella stanchezza che la porterà a un prematuro abbandono delle scene, decide di fondare un'etichetta indipendente insieme al padre Giacomo. Si chiama PDU (Platten Durcharbeitung Ultraphone) e nasce per permetterle di pubblicare con tranquillità e in autonomia i propri dischi. Da allora è a tutt'oggi l'unica etichetta per la quale abbia più inciso.

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Nel 1967 Mina è la popstar numero uno in Italia, macina successi ed è una figura di primissimo piano anche in televisione.

Il primo album che pubblica si intitola proprio Dedicato a Mio Padre , ma presto comincia a pubblicare anche altri artisti, come I Domodossola, gruppo vocale famoso per la versione italiana di "Oh happy day", e Marisa Sacchetto, altra esponente di quella che veniva chiamata "musica leggera", specializzata in canzoni d'amore. In parallelo, nel 1970 in particolare, pubblica anche varie cose di musica brasiliana, ma non certo tropicalismo spinto. Fino a qui niente di strano, no? Bé, già a partire dal 1972 le cose cambiano. E non poco.

Di fianco a questa produzione pop, che continuerà, incominciano a uscire per l'etichetta della Signora Mazzini dischi davvero assurdi, tra i più sperimentali pubblicati in Italia in quel periodo, e le stampe italiane di alcuni assoluti capolavori del fiorente movimento kraut-kosmische. La PDU non solo pubblica roba propria, ma prende anche in distribuzione italiana (facendo le proprie stampe—addirittura quadrifoniche, come nel caso di certi dischi dei Popol Vuh) etichette quali Brain, Ohr e Kosmische Musik, in pratica le cattedrali di quanto di più incredibile e psichedelico veniva dalla Germania in quegli anni.

Del resto il nome Platten Durcharbeitung Ultraphone, ovvero "Produzione Dischi Ultrafonici", non era il nome più ovvio per un'etichetta italiana di musica nazionalpopolare.

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Del resto il nome Platten Durcharbeitung Ultraphone, ovvero "Produzione Dischi Ultrafonici", non era il nome più ovvio per un'etichetta italiana di musica nazionalpopolare. I più maligni potrebbero pensare che la scelta fosse legata alla sede nel Liechtenstein e agli uffici in Svizzera per ragioni fiscali, ma noi preferiamo pensare all'amore della Nostra per i corrieri cosmici tedeschi.

Tra le uscite di quel 1972 abbiamo la stampa italiana di un disco francese ai confini tra il free jazz e la musica concreta/elettroacustica, presente addirittura nella fondamentale lista dei Nurse With Wound, punto di riferimento per chiunque ami le musiche storte.

E tre gemme quali Känguru dei Guru Guru, lo spirituale, infinito, Hosianna Mantra dei Popol Vuh e l'osticissimo, incredibile, Irrlicht, esordio di Klaus Schulze, che aveva già abbandonato dopo un album sia i Tangerine Dream che gli Ash Ra Tempel:

Si prosegue poi ancora a slalom tra i dischi della padrona di casa e dei soliti Domodossola e Sacchetto, con qualche puntata nel prog e sporadiche eccezioni, per poi arrivare all'esplosione del 1974. In quell'anno Mina pubblica il fondamentale Ictus di Andrea Centazzo (in seguito riattribuito più correttamente al trio Centazzo-Battiston-Feruglio), che mischia improvvisazione jazz all'elettronica e a forti influenze orientali, l'unico album dei Cincinnato di Varese, buon disco di prog/jazz-rock, paragonabile al più noto esordio dei Dedalus, ma più inquadrato, e l'esordio del collettivo prog-folk francese Lyonesse (che pubblicò tre album e un live, tutto su PDU, niente in Francia) di cui non si trova molto su Internet se non il terzo album, Tristan De Lyonesse .

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La cavalcata gloriosa della PDU prosegue col disco collaborativo tra Klaus Aulehla e Riccardo Zappa (tra i più grandi chitarristi italiani, autore da solista di almeno un paio di gemme), una sorta di Simon & Garfunkel più depressi e psichedelici

Seguirono la pubblicazione del Gruppo Contemporaneo di Guido Mazzon, tra i maggiori esponenti di quello che veniva chiamato Nuovo Jazz Italiano, che provava a mischiare la tradizione jazzistica italiana con gli esperimenti fatti oltreoceano da gente come Don Cherry e Ornette Coleman e le stampe italiane di capolavori come Seligpreisung e Einsjäger & Siebenjäger dei Popol Vuh, Zeit dei Tangerine Dream—monolite di ambient cosmica uscito due anni prima—oltre che quella della collaborazione tra gli Ash Ra Tempel e nientemeno che Timothy Leary, scrittore, psicologo, forse il più famoso promotore dell'uso dell'LSD a scopo ricreativo e di espansione della coscienza. E, infine, le ripubblicazioni di due capolavori come l'esordio omonimo e Galactic Supermarket dei Cosmic Jokers (gruppo in realtà mai esistito, i cui dischi erano composti da jam tossiche tra musicisti quali Manuel Göttsching e Klaus Schulze, registrate in cambio di droga e pubblicate di nascosto da Rolf-Ulrich Kaiser per la sua label Kosmische Musik).

Se fino a qua non foste abbastanza stupiti, nel '74 la PDU aggiunge al suo favoloso e assurdo catalogo un disco di Giorgio Gaslini intitolato Colloquio con Malcolm X:mode_rgb():quality(96)/discogs-images/R-5173849-1386519908-8260.jpeg.jpg) (jazz con spoken word).

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Nel '75 escono su PDU jazzisti quali Franco Cerri e Gaetano Liguori. Il secondo, uno dei musicisti più politicizzati dell'epoca, era solito suonare nelle fabbriche, incidere dischi per il Cile, e andare di persona in luoghi come l'Eritrea, il Senegal o la Siria.

Sempre in quell'anno, Mina ripubblicò il capolavoro In Den Gärten Pharaos dei Popol Vuh, l'esordio di Roberto Cacciapaglia, Sonanzeuscito su Ohr e probabilmente il massimo esempio di musica cosmica fatta da un italiano (prima di guardare al minimalismo con il successivo, fondamentale, Sei Note in Logica , che uscirà per Philips) e Inventions for Electric Guitar di Manuel Göttsching, capolavoro ipnotico e trance cui manca solo la cassa per anticipare la techno (cosa che farà qualche anno dopo con E2E4 ).

Anche il '76 continua alternando Mina e Marisa Sacchetto a Guido Mazzon, i Popol Vuh, i Lyonesse e cose come l'esordio di Luigi Grechi—fratello di De Gregori sotto pseudonimo—non certo un corriere cosmico, ma pur sempre autore di un cantautorato molto diverso dal paradigma sanremese, un altro capolavoro di Andrea Centazzo, stavolta a nome Elektriktus, elettronica krauta con poco da invidiare ai modelli stranieri, come mai più si è vista in Italia:

In quell'anno la PDU pubblica la ristampa dell'esordio dei Tangerine Dream, uscito sei anni prima (forse il loro album più ostico), e di quello degli Ash Ra Tempel, datato 1971.

E infine Tarot di Walter Wegmüller, disco stupendo e tra i più ricercati dai collezionisti di tutto il mondo, uscito tre anni prima in Germania e l'anno prima in Francia. Uno degli assoluti capolavori del krautrock più estremo e difficile, suite basata sui tarocchi (mazzo di carte compreso nel packaging dell'album su stampa originale), interamente imbevuta in un oceano di acido:

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Potremmo anche fermarci, dopo questa perla, ma in realtà la PDU continua ancora per qualche anno a fare uscire jazz (tra cui Romano Mussolini), classica, un'altra gemma dei Popol Vuh (la colonna sonora di Nosferatu) e un altro disco italiano incredibile, prodotto in casa PDU come già Ictus e Elektriktus: il misterioso Midnight In Space a nome Hydrus, space ambient ampiamente in anticipo su Brian Eno o Steve Roach.

Le uscite off poi cominciano a diradarsi: il live dei Lyonesse, un altro disco di Luigi Grechi, viene ristampata ancora una volta la collaborazione tra Leary e gli Ash Ra Tempel, ma la label smette di pubblicare perfino Marisa Sacchetto e c'è ancora spazio soltanto per un paio di uscite dei Popol Vuh in mezzo a quella che finisce per diventare sempre più l'etichetta funzionale a fare uscire i dischi della titolare.

Così saranno più o meno le cose fino a oggi, con rare eccezioni, tra cui un paio di dischi del figlio Massimiliano Pani, qualcosa di Enrico Ruggeri, e la fortunata parentesi Audio 2, grandissimo successo nel 1995. A guardarla oggi, sembrano passati secoli dai tempi in cui la PDU pubblicava alcuni dei dischi più bruciati di tutti i tempi. L'etichetta nel frattempo ha cambiato distribuzione varie volte, passando anche per EMI e per un paio di anni per le mani di Berlusconi sotto RTI—che intanto pubblicava Fiorello, Cristina D'Avena e gli 883—finendo poi in casa Sony.

Ssarebbe facile ma anche un po' disonesto proporre un parallelismo tra la "buona" Mina che pubblica la musica sperimentale e la "cattiva" Caterina Caselli che pubblica i Negramaro.

Non è molto chiaro il legame tra la stessa Mina e questi dischi, e sarebbe facile ma anche un po' disonesto proporre un parallelismo tra la "buona" Mina che pubblica la musica sperimentale e la "cattiva" Caterina Caselli che pubblica i Negramaro. Ovviamente, inoltre, non possiamo sapere quali di queste scelte siano effettivamente state fatte dalla stessa Mina, o da suo padre, o da qualche altro collaboratore. Però resta il fatto che questi dischi sono usciti, sono usciti in Italia, e sono usciti per quell'etichetta.

Sarebbe bello poterne parlare con qualcuno che ha vissuto la storia da vicino, e approfondire ulteriormente la storia di una delle parentesi più sperimentali e creative della discografia italiana (ok, svizzera). Per il momento accontentiamoci di godere di tutta questa roba, magari pensando a una Mina sdraiata sul divano in condizioni alterate che si spara i Popol Vuh a cannone.

Federico si spara i Popol Vuh a cannone anche in condizioni non alterate. Seguilo su Twitter: @justthatsome.