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Musica

Ave alle compositrici femminili italiane

Parliamo de "La questione femminile in Italia" grazie a una raccolta di materiale per libraries composto esclusivamente da donne.

La notizia delle sindachesse in Italia ha fatto esplodere un nuovo interesse per il mondo femminile, colpendo, al contempo, il buzzurro di turno e l’intellettuale porporato: eppure non è per niente una novità, ce ne sono già state di sindache in questo paese, no? La nostra memoria è troppo corta, purtroppo, tanto che queste eroine sembrano rimaste da sempre avvolte in un alone di mistero.

Stessa cosa accade in musica, laddove spesso il fondamentale apporto storico della donna non viene sufficientemente rilevato. A cosa è dovuta questa damnatio memoriae? Dobbiamo accusare in maniera prevedibile il machismo—oramai dato fin troppo per scontato nella società—o dar la colpa semplicemente alla sobrietà delle protagoniste, che ai riflettori e alla caducità della fama preferiscono la concretezza dei fatti? Il dubbio su questa questione sorge, infatti, ascoltando la mixtape La Questione Femminile in Italia, recentemente diffusa via internet e che contro ogni previsione è curata da due ometti: Oscar Sentimento ed Egisto Sopor aka Polysick.

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Il primo si definisce “ archeologo streocratico” e capoccia del progetto Stereocrazia, che appunto scava nei meandri della storia alla ricerca di reperti musicali (e non solo) pregiatissimi, il secondo invece già lo conosciamo bene ed è un’assoluta garanzia di qualità.

L’ascolto della mixtape è sorprendente: puri lampi di genio, esperimenti audaci, suoni di un’altra galassia—tanto che verrebbe il sospetto che si tratti di un fake prodotto ad hoc, sulla scia dell’esperimento Extreme Music From Africa di William Bennett, poi rivelatosi un riuscitissimo falso. E invece no, è tutta roba autentica: parto di amazzoni che talvolta per insabbiare le tracce e sviare le indagini si appellano con sigle di fantasia, pioniere della teoria dell’invisibilità di residentsiana memoria. Addirittura confondono genere e sessualità mettendo in dubbio la stessa “questione”, come se alla fine non avesse importanza di fronte al cosmo dei suoni. Ma c’è anche un alto tasso di spiritualità per cui la musica, oltre che dal tempo, è al di fuori delle logiche commerciali: tanto che di loro si potrebbe fantasticare come eremite custodi di secolari segreti musicali dedite a smanopolare muri di sintetizzatori modulari a mo' di oracoli (usati con criterio, cribbio… Non come certi colleghi uomini oggigiorno che fanno una pernacchia attaccando cento cavi).

Ho fatto un paio di domande ai due compilatori per avere ragguagli su questa scena sotterranea, ma dal peso specifico superiore—tanto che la copertina dell’operazione ritrae Ivana Mattei, proprietaria della storica e famigerata Cometa Edizioni e, pare, anche compositrice, ovviamente in azione nell’ombra della luce (anche lei era avvezza a nascondersi dietro pseudonimi).

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Noisey Italia

Noisey: Prima di tutto: come avete avuto l’idea di tale iniziativa? Io sono davvero rimasto colpito all’ascolto di queste perle che penso siano sconosciute ai più.
Oscar: L’artefice della “grandiosa iniziativa” è Egisto aka Polysick che al picco alcalino delle nostre conversazioncine private attorno a limoni con buccia edibile e meloni mantovani IGP, ha avuto questo slancio oserei dire “alta moda,” coinvolgendomi nella stesura di un mixettino-tributo all’epopea della library italiana al femminile. Perché chiamare questa mixtape proprio “la questione femminile in Italia” e non semplicemente “libraries al femminile?”
Perché trattasi di “questione” a tutti gli effetti, da analizzare, approfondire e risolvere. Con la differenza che qui siamo in area/vertigine—da volata altissima—diversamente da altre questioncine minori, più terrene, ginecocentriche, cui potrebbe far pensare il titolo del mix.

Secondo voi esiste una differenza di stile fra le libraries femminili e quelle maschili oppure possiamo parlare di parità assoluta o di altrettanta “disparità” necessaria?
Parliamo di territori in cui, spesso, è il mistero stesso ad apporre la firma sui brani. Con questo voglio dire che quando sei convinto di ascoltare un brano per sonorizzazioni composto da un uomo, potrebbe esserci una donna dietro, e viceversa. Così, all’infinito. L’interesse per la questione femminile nelle libraries vi è venuto perché secondo voi le compositrici sono sempre messe in secondo piano e oscurate dai colleghi maschi? Eppure credevo che non l’exploit di… Che ne so.. Una Daniela Casa, da poco salita sul podio dei personaggi di culto e che nella raccolta è presente col soprannome di Elageron, fossero stati messi molti puntini sulle i…
Be', i puntini mi pare siano stati messi soltanto sulla “i” di Daniela Casa. E neanche integralmente, vista la mole di materiale che compare dal nulla quando meno te lo aspetti. Sulle altre protagoniste non mi risulta siano state spese parole, almeno per il momento. Comunque, tornando a noi, l’interesse per la cosa credo sia da ritrovare nelle (quasi) quotidiane elucubrazioni attorno alla figura di Maria Teresa Luciani, al mistero che l’avvolge. Si è addirittura arrivati a pensare possa essere un personaggio sovraterreno, legato a certa mitologia sonora ancora tutta da decifrare. Oppure una pacatissima sorella ritiratasi in un convento dalle parti di San Maledetto. Tu e Polysick siete senza dubbio degli appassionati del genere: come avete proceduto per la selezione del materiale? Avete avuto accesso ad archivi radiofonici? Oppure avete rippato da originali? O ancora: vi siete affidati ai più reticenti collezionisti di Soulseek?
Tutte le tue ipotesi sono esatte, ad eccezione degli archivi radiofonici.

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La maggior parte dei brani è davvero oscura nelle atmosfere, è come se ci venisse rivelata una “altra parte del cielo” che sembra più che altro “l’altra faccia della luna”. Mi riferisco ai brani di Floriana Bozzalla, o roba simile… A volte risultano minacciosi, e della “delicatezza” (che si potrebbe aspettare da una donna, secondo una mente media maschile) non c’è traccia. È dovuto alle vostre scelte o in generale trattasi di roba spigolosa?

Le concessioni all’easy (dal cocktail al bozzetto sonoro folkloristico), pregne di “delicatezza,” come dici tu, sono frequenti in produzioni che non hanno niente a vedere con quelle da cui provengono i brani scelti, ma non catturano la nostra attenzione, anzi, in alcuni casi l’effetto che ne sortisce è così zuccherino da sentire il bisogno d’alcalinizzare immediatamente. Così, la selezione si è orientata sui brani più metapsichici, quelli giusti per sonorizzarsi una sana sessioncina di levitazione.

Possiamo tracciare un profilo di queste artiste? Qualche nota biografica sparsa per capire brevemente chi abbiamo di fronte?

Impossibile: nessuno di noi sa niente. Sappiamo qualcosa giusto di

Giulia De Mutiis

, poi

Giulia Alessandroni

, in seguito al matrimonio col

Maestro

. Attorno a tutte le altre, tranne qualche improntina tecnica lasciata qui e là, regna il mistero più assoluto, come giusto che sia.

Una cosa che non riesco a capire è l’annata dei rispettivi brani, che non è neppure menzionata. Si direbbe una fascia temporale che va dai Settanta agli Ottanta o erro?

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Eeeessatto!

Si sente una via italiana alla tradizione di Delia Derbyshire o di Pauline Olivieros, ma anche al jazz più psichedelico e teso, o alla musica sacra rivoltata in occultismo, il tutto reso in maniera inedita. Quali sono i veri punti di riferimento secondo voi di queste eroine? Addirittura sento echi carpenteriani davvero eccezionali.

Dipende. Una come Serenella Marega ad esempio è stata co-fondatrice di

Nuove Proposte Sonore

con Teresa Rampazzi (presso lo studio di Fonologia di Firenze diretto da Piero Grossi): il background accademico sembra essere una costante nella formazione di molte compositrici, ma ci sono eccezioni. E comunque la fantasia e la voglia di osare restano il motore principale: altrimenti come si spiega, ad esempio, l'uso arrogante e brutale dell'eco a nastro in "Telescopi" della Bozzalla?

Per quale motivo per tanti anni sono rimaste all’oscuro? C’è un mistero dietro a queste musiciste? È come una vera e propria “setta”?

Non parlerei di sètta, ma c'è sicuramente un piccolo—per ora—culto intorno a figure umbratili e magnetiche come appunto Maria Teresa Luciani, Serenella Marega o Floriana Bozzalla. Non è facile seguirne le tracce e occasionalmente riemerge qualcosa della loro produzione: forse anche perché spesso si tratta di esperimenti al limite della non-music, valgano come esempio i panorami cittadini allucinati della Luciani, un ibrido didattico-lisergico con pochi paralleli (sia in Italia che all'estero). E infatti era un’insegnante, ha scritto diversi libri divulgativi musicali.

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Sentendo la potenza della musica del vostro mix penso che forse sarebbe ora di creare un “pink database” come succede alla biblioteca nazionale braidense per le compositrici. Ci state pensando su?

Sì, è in laboratorio

La Questione Femminile 2

. Anche se contemporaneamente stiamo lavorando sulla “Questione clericale”.

Ma perché proprio due uomini compilano ciò e non una donna, come sarebbe auspicabile?

Effettivamente tra i feedback ricevuti dal mix si fanno notare le lamentele di certe donne toccate nell'orgoglio della questioncina causa mancato coinvolgimento, ma siamo ben disposti a prendere in considerazione eventuali collaborazioni, purché ci si muova sempre su territori dal forte impatto alcalinizzante.

Uscirà un vinile di questa esperienza?

Chi lo sa, anche se qualche propostina è arrivata….

Be' onestamente non vediamo l’ora di metterlo sul giradischi. Nel frattempo, gentile pubblico misto, non state con le mani in mano. Aprite cuore mente e orecchie e ascoltate la mixtape soprattutto come un invito a cercare, approfondire e divulgare questo autentico e prezioso matriarcato sonico. Perché sì, “la musica è una donna”: e non lo dico io, ma un ragazzetto di buone speranze chiamato Richard Wagner.

PS: Gli autori della mixtape consigliano di accompagnare l’ascolto gustando un limone puro con una grattuggiatina di zenzero. Se il sapore è troppo violento, allungare a piacimento con acqua tiepida o fredda.

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