Di solito il momento in cui vi raccontiamo le cose che ci hanno fatto saltare suIla sedia è fissato per il venerdì, ma ho potuto ascoltare la traccia che c'è qui sopra soltanto sabato e da allora è in heavy rotation sul canale 8 del mio cervello ed è probabilmente la canzone più bella che ho ascoltato da un (bel) po' di tempo a questa parte.A passarmi questo gioiellino è stato Alberto Pagnin, di cui dovreste ricordarvi col nome di Bodwan (se non vi ricordate, volate a rimediare) e Klune è un che nasce a gennaio 2014 in un piccolo studio poco fuori Padova. I ragazzi sono in tre, Alberto, appunto, Giulio, che suona la chitarra e Giovanni, che è il padrone della bellissima voce che dovreste già avere nelle orecchie, e se non ce l'avete fareste meglio a premere il tastone arancione.
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Un po' per il mio background dalla musica elettronica, quando compongo parto da una base ritmica o da una melodia, successivamente introduco dei synth o degli effetti, e da qui si integra con il resto degli strumenti e si lavora alle strutture (punto che si rivela quasi sempre l'aspetto più complicato). I vari strumenti diventano a loro volta dei colori aggiuntivi. Giulio ha fatto un gran lavoro sulle chitarre, ha creato delle melodie che si incastrano bene tra loro e diventano un tappeto ritmico nel ritornello. Ci siamo concentrati molto sul senso di spazio e abbiamo cercato di renderlo al meglio utilizzando tanti riverberi diversi. Giovanni poi ha scritto il testo del brano e la melodia è uscita in modo davvero spontaneo.“Hope” rappresenta ciò che ci piace ascoltare. Nessuno di noi tre è musicista a tempo pieno e di questi tempi (soprattutto con la musica) non resta che fare bene ciò che ti piace senza avere troppe aspettative e continuando a darci dentro.