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Musica

Levante non fa più una vita di merda

Abbiamo parlato con Levante di come si diventa una popstar senza fare un talent, di indie rock, SxSW e di Populous.
Mattia Costioli
Milan, IT

Probabilmente non vi interessa, ma ci tengo a farvi sapere che quella a Levante è stata la prima intervista che io abbia mai fatto (escludendo i magici anni del giornalino scolastico) e grazie al Cielo oggi il dominio su cui giaceva l'intervista non esiste più e quindi, dopo che il mio editor ha bocciato quel bellissimo articolo che avevo scritto su Lorde perché sembravo una ragazzina impazzita, ho deciso di riprovarci (ah-ah) con Levante.

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Siccome qui su Noisey siamo convinti che l'indie rock abbia ucciso il pop italiano, forse è interessante capire meglio quale sia stato il percorso di una ragazza che quest'estate condividerà il palco con Lo Stato Sociale, I Cani e altre cose che fanno parte di quel mondo, ma che non ha problemi a citare "Chandelier" come riferimento per la sua musica.

Da ieri è disponibile in tutti i posti che vendono la musica Abbi Cura Di Te, il secondo album di Levante e un paio di settimane fa sono andato a trovarla negli uffici di Carosello Records, la sua nuova etichetta, da cui si gode di una vista bellissima su Piazza Beccaria e l'Università Statale. Se state cercando un'etichetta con una bella vista, allora scegliete loro.

Levante: Ehi, ma questa sono io.

Noisey: Sì, stavo ascoltando il tuo disco poco fa. Stai funzionando anche senza connessione internet, tipo un virus. Ti ricordi che io e te abbiamo già parlato? Era appena uscita "Alfonso", due anni fa.
Sì! Però dall'uscita del disco è passato un solo anno. Ho aspettato tantissimo prima dell'album, per un periodo ho portato in giro una singola canzone, solo dopo ho cominciato a suonare tutto il disco.

Come cambia la vita quando passi da fare da spalla a Gazzè ad avere un palco per te e il tuo album?
La cosa che cambia veramente è non essere più terrorizzati dall'andare al bar per pagare l'affitto, ma la rivoluzione più grande che ha coinvolto la mia vita è il potermi dedicare completamente alla musica. Fintanto che nessuno ti prende sul serio le cose non cambiano, mentre per me sono cambiate. Quindi, siccome so già che tutti me lo chiedono: no, non è più una vita di merda.

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Ok, ma come ci sei arrivata a questo punto? Perché sai, il tuo percorso è strano, sei forse l'unico esempio di cantante pop emergente che all'incrocio tra un talent show e la trafila indie ha deciso di tagliare e uscire di strada. Voglio dire, anche se canterai al Mi Ami, non è stato quello il tuo percorso…
Oggi un certo tipo di musica passa attraverso la televisione, e la televisione deve arrivare a tutti. Non esiste più il "Dio Musica", quindi il pop finisce con l'essere svilito. Il risultato è che le persone in qualche modo cambiano i loro parametri e quando arriva un pop come il mio viene scambiato per musica indie, perché non rientra nei canoni del pop italiano classico di questi anni. In realtà il pop bello in Italia esiste, solo che è allo sbaraglio, tanto che la mia musica viene considerata una cosa difficile, mentre si tratta di pop leggero, molto leggero.

Ad esempio tu cosa ascolti?
Mi piace variare i miei ascolti, ma sono cresciuta con le donne, dalla Consoli a Meg e Cristina Donà. Ho ascoltato tantissimo Björk, anche se ultimamente un po' meno, Janis Joplin, Alanis Morissette, Tori Amos… Ho amato tantissimo le donne.

Sei una che segue le uscite del martedì venerdì?
Assolutamente no, mi informo un po' se non sento parlare di un mio artista preferito per qualche tempo. Non sono un'ascoltatrice ordinata, mi lascio cadere le cose addosso, solitamente. Nell'ultimo periodo mi sono innamorata di Giulio Frausin, il bassista dei Mellow Mood che porta avanti un progetto personale che si chiama The Sleeping Tree; ha fatto un disco che si chiama Painless [click per ascoltare in streaming, ndr] ed è magnifico, quando l'ho sentito mi sono sentita orgogliosa di condividere le stesse radici e penso che Giulio sia un artista super valido, da seguire.

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Ho avuto poco tempo da dedicare agli altri, sarò onesta, però come ti dicevo mi lascio travolgere dalle cose, ad esempio ho appena scoperto una cantante che non conoscevo e si chiama Natalia LaFourcade e da qualche tempo ha un singolo in radio che mi fa impazzare: voce, chitarra e questo mood flamenco che io trovo stupendo. Un altro pezzo che mi ha sconvolto è "Chandelier" di Sia.

Se ho capito tutti i tuoi riferimenti sono nel pop, giusto? Non sei una che quando esce il disco di Fabri Fibra lo cerca e se lo ascolta.
No, non ho quel tipo di curiosità.

Quindi come inquadri il tuo pubblico? Loro cosa ascoltano?
È tanto vario, a volte mi sono ritrovata dopo i concerti ad autografare dischi e fare foto con i bambini, che chiedono ai genitori di essere portati al concerto, ma allo stesso tempo ci sono i sessantenni. Sinceramente per quanto "Alfonso" fosse orecchiabile non sono sicura che vorrei sentire un bambino cantarla… Mediamente direi che le persone ai miei concerti vanno dai 16 ai 40, quindi un pubblico piuttosto eterogeneo, anche se mancano i ragazzini, probabilmente perché ho un'immagine poco trasgressiva e le mie canzoni non sono così immediate; qualcuno ha definito il mio un pop elegante, quindi è normale che non faccia molto colpo su un ragazzino.

Secondo me tante persone ti mettono nelle playlist con I Cani e Baustelle.
Però loro fanno musica indipendente e molto più ricercata e sono convinta che ci siano fan de I Cani e Baustelle che mi rifiutano totalmente, non immaginano nemmeno di ascoltarmi, mentre altri mi adorano.

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Sei senza bandiera.
Totalmente, però sono sicura di fare pop, poi ognuno mi inserisca nella categoria che ritiene opportuna, anche se non vorrei mai privarmi della possibilità di fare un disco metal. Non ho dei pregiudizi nei confronti degli altri generi musicali e un po' si sente anche nei dischi. C'è una spaccatura forte in Manuale Distruzione, in cui manca una costanza di fondo, nonostante alla fine sia sempre io a scrivere le canzoni.

E con questo pop come ci sei finita al SxSW? Mi racconti qualcosa di quei giorni e del tour US in generale?
Stupendo, perché è una manifestazione che raccoglie tantissima musica e sempre diversa: puoi trovarti il concerto punk e quello jazz nella stessa via e puoi ascoltare qualsiasi genere tu voglia sentire. A me è successo di passeggiare per strade e trovarmi gli Incubus a suonare in un cortile qualsiasi, il che ti fa pensare quanto per loro sia poco importante la nomea di un gruppo. Mi sono accorto che le persone ad Austin vogliono sapere cosa fai, non chi sei.

Sono stati tre giorni intensissimi e di cui mi sono resa conto solo successivamente, perché mentre sei lì non hai tempo di fermarti a pensare. Ho cantato tantissimo perché ho fatto diversi showcase e ho capito che il livello da quelle parti è altissimo, anche se alcuni concerti mi hanno delusa. C'è davvero una gran voglia di perfezione che da vedere è incredibile.

Il mio spettacolo era di una quarantina di minuti e prevedeva dei brani da Manuale Distruzione a cui, dopo il 23 marzo, ho aggiunto "Ciao Per Sempre", che ho suonato ad Austin, Los Angeles e New York.

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Hai incontrato altri italiani?
Ho incontrato i JoyCut, che là sono molto amati e fanno dei tour da diverso tempo, ma in generale ho incontrato tanti italiani, sia perché c'è una comunità italiana molto diffusa e presente ovunque, sia perché c'erano molti addetti ai lavori in trasferta. A Los Angeles e a New York sono stata accolta da persone che già mi conoscevano ed è stato molto bello.

Il festival di Austin è una cosa che tutti dovrebbero fare, perché la città si trasforma e diventa un incubatore di idee che ti sprona a fare di più con la tua musica.

Tu ti senti una popstar?
No, però penso che il mio disco dovrebbe essere primo in classifica. Però quelli sono sogni, la realtà è che dovrò morire per diventare un'icona pop come altri.

Ma quando penso ai prodotti pop di questi tempi mi immagino uno che è arrivato primo, secondo o terzo a un talent show, qualcosa del genere. Invece tu hai dimostrato che esiste ancora un percorso diverso, che è sfuggito da tanti metri di giudizio.
Il mio percorso è quello di una persona che ha iniziato a scrivere la prima canzone a 9 anni, a suonare la chitarra a 12 e a 13 ha fatto il primo provino con Teddy Reno, che ha suonato una vita intera nella sua stanza ed è finita nelle mani di gente sbagliata, ha firmato contratti sbagliati, che poi sono scaduti. Si è sbattuta per trovare i discografici giusti e intanto ha lavorato per pagarsi il primo disco. È il percorso di una persona che con presunzione ha fatto il percorso credibile di un artista, ma non condanno chi fa un talent, perché non necessariamente si tratta di una strada meno agognata, soltanto spera che quella possibilità gli permetta di vivere di musica, senza per forza diventare una star.

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Il vero problema è questo: non esiste una fascia media, siamo divisi tra pezzenti e star, ma quella del precario è una situazione che non riguarda soltanto i cantanti o i cantautori. Io penso di meritare un posto in classifica, per ciò che vale ormai una classifica vendite nel momento in cui per fare un disco di platino bastano cinquantamila copie.

È tutto relativo, forse la popstar di cui parli tu è quella televisiva. Forse pensi a Nina Zilli che sta facendo Italia's Got Talent o a Fragola? Oppure alle Donatella all'Isola dei Famosi? Per me una popstar è Malika Ayane, che fa Sanremo, è in classifica, passa in radio e ha una sua integrità artistica. Il problema è che dobbiamo confrontarci con popstar estere come Lorde.

Vuoi mai paragonare Lorde a Fragola? Ma lui è bravissimo, per carità so che scrive le sue canzoni e suona molto bene la chitarra, però si tratta di televisione: quanto è vera la televisione? Chi lo sa se ti piace veramente il brano che ti sto cantando se te lo faccio ascoltare dopo una gara ed essere entrato ogni giorno in casa tua.

Un po' mi piace che tu sia sincera su questo, tipo: ciao, questa è musica leggera, è così, prenditela.
Però non mi sento schiava degli altri, faccio questa musica perché piace a me, se non fosse così mi sentirei infelice e a quel punto sarebbe meglio continuare a fare la cameriera.

E questo nuovo Abbi Cura Di Te l'hai scritto mentre scoprivi com'è stare su un palco?
Sì, anche perché il mio primo disco ha avuto un periodo di gestazione molto lungo, quindi in un anno sono riuscita a chiudere questo disco mentre stavo ancora portando in giro il precedente, dato che il singolo era uscito quasi un anno prima. La cosa che mi ha fatto strano è stata la gente che mi diceva "ah che figo, sei tornata". Se ci pensi questo è un po' un dramma, la musica viene divorata e digerita nel giro di una settimana e secondo me è un disastro.

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Però tutti vogliono la loro occasione, io penso non stia all'ascoltatore dedicare la stessa attenzione ad ogni uscita, deve essere il disco a guadagnarsi il suo tempo e il suo spazio.
Finché la musica mi verrà in modo così naturale non mi pongo il problema, anche se un po' mi spaventa questo flusso così veloce.

Senti, ma tu conoscevi Noisey? Perché io ho un po' timore di questa intervista… La tua non è proprio la musica più facile da trovare tra le nostre pagine, diciamo che siamo orientati verso cose un po' più """"hardcore"""" o sperimentali. Non so, hip-hop, techno…
Sì l'avevo intuito un pochino, però ad esempio prima mi parlavi di Fabri Fibra e forse il mio percorso, la gavetta che ho fatto, potrebbe essere assimilabile a quella di un rapper. Mh, di techno mi sa che non conosco proprio nulla…

Ad esempio Tiziano Ferro ha fatto il corista per i Sottotono.
Ecco, lui è una popstar che ha fatto la gavetta, ma anche Cesare Cremonini lo è. Non saprei, continuo a pensare di essere un po' un pesce fuor d'acqua perché ultimamente non credo sia uscito qualcosa di nuova e slegato dai talent, quindi forse è per questo che le persone non riescono a collocarmi e la prima domanda fanno quando mi vedono arrivare accompagnata solo dalla chitarra è "ti ho già vista in televisione?".

La gavetta non è più concepita nella musica di questo tipo, ed è un peccato, quando in realtà io sono lì a provare che si può arrivare in alto con il pop senza partecipare a un talent. Voglio portare tutti agli MTV Music Awards… A vederli. Riuscirò a trovare degli accrediti, no?

Quanto è grande il merito di INRI nel tuo percorso? Mi parli un po' dell'etichetta?
Tanto per cominciare INRI è una famiglia intelligente che mi ha fatto firmare con Carosello, quindi in qualche modo mi ha ceduta. Loro mi hanno salvata da una cattiva reputazione che avevo nei confronti dei discografici, perché sono nati come discografici e sono poi passati dall'altra parte della barricata. La realtà dell'etichetta è quella di una realtà molto piccola, ma fortissima: si basa tutto sulla sincerità della musica e lavorano soltanto con gli artisti che gli piacciono, anche se non vendono i miliardi di dischi. Con loro i primi passi sono divisi al cinquanta e cinquanta e ci si spende l'uno per l'altra.

Mi hanno lasciata libera di fare ed è grazie a loro che ho potuto comporre il mio primo disco. All'interno di INRI non ci sono delle popstar, ma credo che ci sia un po' di purezza della musica, che è ciò che mi ha spinto a firmare adesso con Carosello: l'indipendenza da alcuni meccanismi con la forza comunicativa di una major.

Prima di chiudere, mi è venuta in mente una cosa. Sai che a SxSW c'era un altro ragazzo italiano che a noi piace tanto. Posso fartelo ascoltare?
Certo, come si chiama?

Populous, questo è un brano con una ragazza giapponese che fa dream pop.
Molto bello, mi ricorda Lykke Li. O anche Flume, lui dici che fa dream pop?

Abbi Cura Di Te da ieri è disponibile ovunque.
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