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Musica

Abbiamo parlato con i Centauri della giornata in studio alle Officine Meccaniche

Li abbiamo contattati per farci raccontare l'esperienza e ci siamo fatti spedire anche qualche foto di una loro normale sessione di registrazione.

I Centauri sono una vera anomalia musicale. Tanto per cominciare si tratta dell'unico gruppo di folk spaziale che conosca. Le loro canzoni parlano di fenomeni paranormali, pianeti lontani e astronavi, ma lo fanno utilizzando chitarre acustiche, pianoforte e tromba, invece dei muri di synth modulari che ci si aspetterebbe (anche se non riescono a rinunciare a un po' di theremin e chitarra elettrica per recuperare quel feeling cosmico). Sono come degli hillbilly provenienti da Saturno, un collettivo di busker intergalattici, Centauri tanto nel senso di cowboy a cavallo quanto nel senso di Alpha Centauri.

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La seconda caratteristica che rende peculiare questo quartetto è il suo approccio alla parte non musicale dell'arte. I Centauri sono una band totalmente anticommerciale. Due dei membri della spedizione cosmica sono anche i peggiori imprenditori musicali dell'universo: Superfreak (voce, tastiere) gestisce Lepers Produtcions [sic], etichetta che da più di dieci anni ha adottato il metodo della distribuzione gratuita per la propria musica, costruendo così un catalogo impressionante di dischi virtuali, invendibili in quanto regalati, di progetti dai nomi assurdi e dal suono ancora più assurdo, dal kraut rock all'indie rock minimale, dall'elettronica sperimentale alla no wave—un vero tesoro sepolto nelle profondità della rete; Tab_ularasa (chitarra elettrica, theremin, voce) gestisce Bubca Records e DestroYO, due etichette le cui uscite si trovano spesso su cassette comprate ai mercatini e riciclate, o su CD-r del supermercato, in tirature da meno di trenta copie con copertine disegnate a mano, vendute a prezzo di costo o regalate in preda all'ubriachezza post concerto.

Questa attitudine econo si riflette anche nei loro metodi: una ciclofficina come sala di registrazione, strumentazione recuperata e rattoppata, lo-fi come strumento dell'urgenza espressiva. Per questo abbiamo trovato molto interessante l'idea di spedirli per un giorno alle Officine Meccaniche di Milano insieme a Hector Castillo, a registrare in un ambiente ultra-professionale, con strumenti di qualità inarrivabile. Qualche giorno fa li abbiamo contattati via email per farci raccontare l'esperienza, e ci siamo fatti spedire anche qualche foto di una loro normale sessione di registrazione, per capire meglio di che banda di mattacchioni stiamo parlando.

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Qual è il vostro solito ambiente/metodo di registrazione?
Noi Centauri siamo soliti registrare nella ciclofficina Unza! che è la nostra mamma. Registriamo in presa diretta per prendere il suono degli strumenti insieme allo spazio che ci ospita. Poi aggiungiamo nelle sovraincisioni altri strumenti e lo spazio intergalattico.

Dalla ciclofficina alle Officine Meccaniche c'è una bella differenza. Com'è stato lavorare con Hector?
Nelle Officine è stato tutto più semplice, il groviglio di cavi che ci accompagna da sempre non c'era più, si sentiva tutto ed eravamo anche più belli. Hector è stato subito vicino alla nostra propensione ultraterrena e ci ha aiutati nel costruire le nostre canzoni sbilenche.

Quali strumenti avete usato alle Officine che normalmente non vi potreste permettere? Immagino che là ci fosse ogni ben di dio.
Entrare nelle Officine Meccaniche è come essere nella stanza dei giochi definitiva: avevamo a disposizione praticamente tutto. Per ottimizzare il tempo a disposizione però abbiamo scelto di non perderci nelle milioni di possibilità che ci si aprivano. Abbiamo quindi usato i nostri strumenti con due grosse eccezioni. Superfreak ha ceduto a uno Steinway & Sons Gran Coda (Hector ha chiesto se l'intonazione andasse bene, poi ci ha sentito suonare e ha capito che non avevamo idea di cosa fosse l'intonazione), Tab_ ularasa si era portato tutto da casa, ma non ha resistito a un Fender Princeton dicendo "se andava bene ai Velvet Underground, va bene anche per me".

Quante canzoni siete riusciti a registrare? Erano pezzi già pronti o avete composto qualcosa lì sul momento?
Abbiamo registrato e mixato cinque pezzi in due giorni: tre di questi erano erano pezzi già scritti che avevamo suonato molto dal vivo. Gli altri due pezzi erano due embrioni che sposano l'animo più coraggioso dell'esplorazione spaziale: abbiamo lasciato che gli umori del luogo influenzassero la nostra musica e ci permettessero il giusto livello di astrazione per un viaggio al di fuori delle nostre misere spoglie mortali (quest'ultima cosa forse è un po' esagerata).

Siete soddisfatti delle canzoni che avete registrato? Che cosa ci farete?
Siamo molto soddisfatti, le canzoni sono bellissime e già da tempo cercavamo di registrarle con un taglio diverso. Le utilizzeremo subito per uno split con i Dead Horses, la nostra band preferita di Ferrara.

Vi sembra di aver imparato qualcosa dall’esperienza in studio?
Di sicuro abbiamo imparato a prendere scelte rapide a esagerare con i cori, a venderci alle Major e a guardare i vincitori di Grammy latino americani con rispetto.