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Musica

Indianizer - Neon Hawaii

La band torinese al suo esordio con un album tutt'altro che spensierato, al contrario di quanto si potrebbe pensare.

Il dato di fatto architettonico-meteorologico-esoterico che associa Torino al grigio e all'oscuro è un'etichetta che chi viene da quelle parti non si toglierà mai di dosso. Effettivamente una città come Torino dà a molti l'impressione di chiuderti in una scatola di nebbia e pietra, e costringerti a girare sempre lo stesso angolo come negli incubi peggiori o in qualche numero di Dylan Dog particolarmente asfissiante.

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Sarà per reazione a questa nomea che a Torino, ultimamente, nascono band e progetti che sembrano allontanarsi diametralmente dagli standard antropologici del luogo. Così sono arrivati i Foxhound, i Niagara, i Drink To Me e parecchie altre band sabaude che impugnano camicie fiorite, tropici e un immaginario assolato e lo traspongono in suono. Il risultato è ovviamente qualcosa di interessantissimo e malinconico, un genere che potremmo definire rock-saudade perché, nonostante il velo di Maya così colorato e spensieratissimo, il sottofondo rimane pur sempre un dionisiaco malessere piemontese—si sa che il Piemonte è il Portogallo d'Italia.

Una formazione esistente dal 2013, ma che è al suo debut discografico, si chiama Indianizer ed è un assemblaggio Zord di membri di altre band (vedi Deian e Lorsoglabro, Maniaxxx, Foxhound, Jumpin' Quails), che ora sono dediti al famoso processo di indianizzazione, che è quello che succede quando passi per l'indianizer, descritto dalla band come "un tasto speciale che ti permette di nuotare in fondo agli oceani con enormi balene bianche, ti trasforma in un lichene, ti fa diventare un minuscolo granello di sabbia perso in mezzo a milioni di altri su una pachidermica spiaggia tropicale, in attesa della fine."

Parlavamo di saudade sabauda, ed eccovi serviti.

Credo fosse Genesis P-Orridge ad aver detto, una volta, che ogni musica dovrebbe essere psichedelica. Aggiungo che ogni musica dovrebbe essere malinconica. E quindi con questo album psichedelico-melancolico travestito da roba tropicale e feliciona, gli Indianizer mettono piede sul triste panorama musicale italiano presentandosi già come progetto nato per stanare prima di tutto se stesso: per prendersi poco sul serio nelle intenzioni (con tracce dal titolo "Why Why Hawaii?"), ma parecchio sul serio musicalmente. Nonostante i diversi layer sonori, l'intero album è stato registrato in presa diretta, in due giorni, da Federico Pianciola presso i Mandala Studio di Torino.

Neon Hawaii è una storia che passa per ognuno di quei luoghi che sono ancora mitologicamente incontaminati, ma in realtà vivono dell'immagine di se stessi. Vi renderete conto, ascoltandolo, che nonostante tutta la presentazione, le propulsioni psichedeliche dai tratti floydiani, più che animal-collectivi (ma a me ricordano anche un po' i danesi Oh No Ono), e le continue intromissioni di elementi disturbanti e disallineati dall'immagine allegra di ukulele-spiaggia-cocktail—come riverberi incalzanti, filtri alieni e voci metalliche o pitchate—rendono quest'album perfetto per una giornata di pioggia e per l'inverno che sta, come potrete immaginare, arrivando.

Hanno fatto molto bene, dunque, questi ragazzi a destabilizzarci ulteriormente scegliendo di pubblicare il loro debut il 26 Ottobre. Qui sotto vi presentiamo lo streaming esclusivo, fatevi un giro e poi acquistate l'album via Edison Box / Piccola Bottega Popolare.

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