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Musica

Breve storia del rapporto tra sintetizzatori e heavy metal

Terence Hannum dei Locrian spiega il profondo impatto dei sintetizzatori su tutta la musica pesante, dai Queen agli Iron Maiden ai Mayhem.

Illustrazione a cura di Sleep Sparrow

Da quando i Queen iniziarono a regnare sul mercato discografico internazionale, ci tennero a specificare che nessuno, nei loro album, suonava i synth e nessuno l'avrebbe mai fatto. Ribadirono il concetto persino nel retro di copertina del loro album del 1974 Sheer Heart Attack nei cui credits appariva un deciso “No Synthesizer”—affermazione che chiariva il loro impegno nel fronte anti-synth. Per circa una decina d'anni, fino a The Game, uscito nel 1984, i Queen furono fermi nel loro giudizio nei confronti dell'utilizzo dei synth nella loro musica: utilizzarli avrebbe significato una sorta di depotenziamento della loro pienezza tecnica (anche se magari qualcuno, all'epoca, avrebbe dovuto far notare a Brian May e soci che le band più in voga di quell'epoca—Depeche Mode, Frankie Goes to Hollywood e tante altre—definivano il proprio sound anche grazie ai synth e, più in generale, alle influenze della musica elettronica nelle loro sperimentazioni sonore). Cito questo esempio per chiarire fin da subito che quest'attitudine anti-synth ha afflitto il metal in lungo e in largo: nasce come una reazione a una serie di mini-tendenze all'interno del circuito hard che effettivamente lo rendevano sempre meno hard, tipo il black metal sinfonico o altre cagate. La sostanza di questa opposizione era chiara: i synth sono per deboli. Una posizione molto simile fu presa dai Rage Against the Machine nelle note del loro album omonimo del 1992.

Personalmente, sono convinto che i synth e il metal, checché se ne dica, vadano molto d'accordo tra loro, e ci sono un bel po' di esempi che potrei apportare a favore della mia tesi. Per band come Black Sabbath, Sadist, Abruptum o Dream Theater, i sintetizzatori hanno regnato sovrani, sono stati anzi elementi che hanno permesso di definire un genere. Le evoluzioni tecnologiche da analogico a digitale e, più recentemente, di nuovo verso l'analogico, sono rispecchiate fedelmente in alcuni di questi album.

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ELIMINATORS

Prima di entrare nel merito dell'heavy metal, sarebbe opportuno dare un'occhiata a tre aree in cui i synth la facevano da padroni, generi musicali in cui il synth era un elemento fondamentale che ebbero una grossa influenza sul metallo: se pensiamo al prog-rock, alla musica psichedelica e al Krautrock siamo già sulla strada giusta.

Per quanto riguarda il prog, potremmo iniziare da una band come gli Yes, il cui secondo tastierista Rick Wakeman era una specie di guru dei synth. Suonava molto spesso circondato da una specie di cabina-armadio sintetica, indossando un mantello sbrilluccicante e tenendo alle sue spalle uno specchio, in modo che il pubblico potesse seguire le sue mosse da ogni prospettiva. Suonò anche coi Black Sabbath nel loro album del '73 Sabbath Bloody Sabbath. Anche Keith Emerson di Emerson Lake & Palmer era solito circondarsi di mura di synth quando suonava dal vivo—oltre a prendere letteralmente a pugnalate il suo Hammond. Questo eccesso di strumentazione—sintetizzatori modulari, organi, mellotron, e così via—e questo approccio teatrale al ruolo di mago dei synth [che è un po' quello che in Italia fa Boosta, ma con un dito solo, NdT] era di solito sostenuto dalla maestria dei musicisti: Emerson era in grado di suonare Bach voltato dall'altra parte, Wakeman lo stesso ma con Brahms. Spostando la prospettiva, ricordiamo che anche la band prog-rock canadese Rush ebbe un enorme successo grazie alla profusione di synth di 2112, il loro album del '76—profusione che continuò, rinvigorita, nel loro successo dell'anno seguente A Farewell to Kings.

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Dall'altro lato c'è la musica cosmica, altrimenti detta “Krautrock”, che ha preso piede in Germania, in cui band come Tangerine Dream, Popol Vuh, Can, Kraftwerk e molte altre combinavano il rock e l'elettronica per creare nuove sonorità. Conrad Schnitzler, ex membro dei Tangerine Dream e fondatore dei Kluster, è anche responsabile di "Silvester Anfang", intro del debut album dei Mayhem, Deathcrush—datato 1987.

Appena fuori dall'orbita del rock psichedelico, gli Hawkwind—con il loro doppio fronte sintetico di Del Dettmar e Dik Mik—hanno ridefinito il ruolo dei sintetizzatori. Nel documentario per la BBC Hawkwind: Do Not Panic, il duo Mik/Dettmar giocava sul fatto di non avere alcuna esperienza a riguardo, di non utilizzare i synth come esercizio intellettuale (à la Karlheinz Stockhausen), o come vetrina dei propri virtuosismi, ma di prenderli più che altro come mezzo per intimorire la propria audience. Ne è prova l'esistenza di speaker ad hoc chiamati “Eliminator,” e lo stesso Mik, più volte, espresse il suo desiderio di “istigare la violenza sonica” tramite essi.

Mi sembra chiaro che questi estremi di tecnica e violenza portino direttamente all'heavy metal—un genere che celebra sia l'abilità virtuosa che la capacità di suonare più forte, più velocemente e di essere in generale più aggressivi ed estremi nell'utilizzo dei propri strumenti, siano essi reali o sintetici. Probabilmente il pioniere dell'uso del synth in un contesto heavy metal tout court è stato Tony Iommi in Sabbath Bloody Sabbath, anche se già aveva giocato coi synth in Master of Reality, e col mellotron in Vol. 4. Ma fu con Sabbath Bloody Sabbath che il prog e il metal convolarono a nozze, dato che a maneggiare le tastiere non c'era solo Iommi, ma anche, come dicevamo, il mago Rick Wakeman.

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Quando uscì nel 1970, III dei Led Zeppelin portò al centro della scena un nuovo utilizzo del Moog, maneggiato da John Paul Jones, che lo utilizzava per creare nuove texture sonore. Negli album successivi, i synth nelle mani dello stesso Jones e di Jimmy Page iniziarono a popolare in maniera più incisiva i live e le registrazioni della band. Page compose addirittura una colonna sonora (mai utilizzata) del film di Kenneth Anger Lucifer Rising usando un theremin per combinare facilmente due dei suoi principali interessi: occulto e musica elettronica. Queste connessioni ebbero poi un'influenza massiccia sul successivo sviluppo dell'heavy metal.

ULTERIOR MOTIVES

I synth iniziarono a infestare sempre più album metal nel corso degli anni Ottanta, anche perché si scoprì che quella tecnologia poteva essere utile anche a contenere i costi. I primi synth degli anni Settanta erano molto grossi e costosi—molte di quelle macchine non erano nemmeno state pensate per essere spostate da un luogo all'altro, figuriamoci portarsele in tour. Con la proliferazione della sintesi FM nei primi anni Ottanta, quindi, ci fu un grosso abbattimento di costi. Anche se la sintesi FM era già ampiamente utilizzata nei sistemi modulari Buchla sin dagli anni Sessanta, col tempo diventò il modo per eccellenza con cui i synth replicavano il timbro di altri strumenti—da lì il synth diventò un valido sostituto per gli strumenti a corda, per i cori e per mille altri suoni. Tutto d'un tratto una band poteva comportarsi, dal vivo, come se si portasse dietro un'orchestra. Per esempio il debut solista di Ozzy Osbourne, Blizzard of Ozz, del 1980, vedeva un Don Airey post-Rainbow e pre-Whitesnake che faceva pazzie ai synth. In un lasso di tempo di pochissimi anni, Airy si era visto passare dal pesantissimo Moog analogico di “Mr. Crowley” a “Here I Go Again”, che a quanto pare era suonata da tre tizi dotati di Yamaha DX7.

Forse la svolta più assurda di quegli anni, però, arrivò dagli Iron Maiden, che nel loro album del 1983 Piece of Mind dichiararono “No synthesizers or ulterior motives” ("Niente sintetizzatori o secondi fini"). Nel 1986, tre anni più tardi quindi, quei secondi fini vennero rivelati col loro album Somewhere in Time, che faceva un uso pesantissimo di chitarre-synth. Come prevedibile, questa nuova strumentazione, inedita per una band hard rock, sbigottì parecchi critici. D'altro canto, però, aprì le porte per un'accettazione spassionata dei synth in Seventh Son of a Seventh Son che incontrò il pieno favore sia dei critici che del pubbblico.

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Prima di Seventh Son of a Seventh Son, credo di poter dire che l'uso più completo delle tastiere fosse stato quello della formazione glam Queensryche nell'incredibile album del 1986 Rage for Order, in cui la band sperimentò un approccio decisamente più vicino al prog. I temi sottolineati dai synth erano più astratti: controllo della popolazione, intelligenze artificiali, robot—e il vocalist Geoff Tate, col producer Neil Kernon, con il loro utilizzo di armi sintetiche, non solo contribuirono a sottolineare i concetti portanti dell'album, ma misero le basi per due dei loro album fondamentali, Operation: Mindcrime ed Empire.

A volte, invece, il tastierista se ne stava nell'ombra. Come succede per l'album dell'81 dei Thin Lizzy, Renegade, in cui la band dà un timido segnale mettendo per la prima volta nei credits il proprio tastierista Darren Wharton. Il quale però, nonostante l'onore di essere annoverato tra i credits e come autore dei pezzi, non appariva nemmeno una volta in foto con la band. Era lì, ma era invisibile, anche se bisogna dargli il merito di aver scritto il pezzo più bello dell'album, l'opening atmosferico "Angel of Death". C'è da dire comunque che l'ultimo album dei Thin Lizzy, Thunder and Lightning del 1983, diede uno spazio ancora maggiore alle tastiere.

Nel frattempo il potere delle tastierone nel rock'n'roll continuava a estendere il suo dominio. Arrivò a King Diamond, che ne fece abbondante uso sia per i Mercyful Fate che per i suoi concept album da solista (come l'immortale Abigail) e arrivò anche a band come i Faith No More che si rivelarono immediatamente entusiasti dei synth. Dalla metà degli anni Ottanta, il loro tastierista Roddy Bottum con i suoi due E-Mu EMAX contribuì a forgiare il loro sound distintivo.

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In ogni caso, probabilmente l'uso più interessante dei tastieroni all'interno dell'ambito heavy metal è stato fatto non tanto dalle band metallare, quanto da uno dei maestri della kosmische musik tedesca, Conrad Schnitzler. Schnitzler è stato uno dei membri originari dei Tangerine Dream ed ha co-fondato i Kluster (che poi sono diventati i Cluster pionieri dell'ambient che tutti conosciamo) prima di registrare album di elettronica fondamentali con il suo nome proprio.

La storia della sua partecipazione al classicone black metal dei Mayhem Deathcrush è particolarmente interessante. In un'intervista con The Quietus, il bassista dei Mayhem NecroButcher spiega che Euronymous “aveva l'indirizzo di Schnitzler, quindi è andato a trovarlo. Ha suonato alla porta, ma la moglie di Conrad Schnitzler, spaventata, ha detto al marito che c'era un tipo strano fuori da casa loro, che sembrava voler entrare. Conrad non osò aprire la porta e disse alla moglie di non preoccuparsi, che probabilmente se ne sarebbe andato via presto, ma così non fu, e lui continuò ad aspettare lì fuori. Alla fine Conrad cedette e lo invitò a prendersi un tè. E poi si misero a chiacchierare." Il risultato fu una delle intro più fighe—oltre che uno dei connubi più assurdi—della storia del metal.

"SILVESTER ANFANG"

Mentre i synth diventavano un macchinario sempre più alla portata di tutti, prese piede questa moda per cui ogni band, quando entrava in studio per registrare, se ne trovava uno lì, con cui giocare nei momenti morti. Di solito era una macchinetta digitale con un sacco di preset dentro. Nel mondo del metal questa gag portò ad un sacco di intro o interludi atmosferici a caso tra un pezzo e l'altro. Quest'utilizzo frammentario dei synth era diffuso in particolare prima degli anni Novanta, ma non vogliamo occuparcene in questo luogo. Ad ogni modo, sappiate che quell'abbondare di intro/outro inquietanti nel fondamentale album degli Obituary Cause of Death, così come nei dischi di Pestilence, Iced Earth, Coroner, Sepultura, Toxik, Resurrection e un sacco di altri. Quindi, anche se queste band non sono famose per l'utilizzo dei synth durante i live o nei loro pezzi, in qualche modo anche per loro i synth sono stati fondamentali, non fosse che per l'atmosfera necessaria di cui avevano bisogno per i loro album.

Gli anni Novanta sono stati uno dei periodi più succosi per quanto riguarda l'utilizzo dei synth nel metallo. Un sacco di sottogeneri stavano affiorando, e con queste aperture alla novità ci si apriva automaticamente anche ai tastieroni, che fossero sullo splendido album gothic-metal dei Tiamat Wildhoney, datato 1994, sull'altrettanto valido disco del '95 degli Skepticism, pionieri del funeral doom, intitolato Stormcrowfleet. Che fosse il caso dell'album dei Godflesh che divise pubblico e critica nel 1994, intitolato Selfless (il cui sound anticipava di una decina d'anni i Jesu, aka la band successiva di Justin Broadrick), in cui la band utilizzava i synth per la prima volta, oltre che la drum machine con cui il sound dei Godflesh si rese così riconoscibile. Per ulteriori esempi dell'ossessione con i synth che corre lungo tutti gli anni Novanta, basta nominare questi tre album fondamentali: The Key di quei bizzarri death-metallari della Florida chiamati Nocturnus, Above the Light dei thrasher italiani Sadist e In the Nightside Eclipse della band black metal norvegese Emperor.

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Poco fa notavo come i pionieri del metallo sintetico vadano cercati nel prog, nel krautrock e nello space rock, ma non c'erano solo loro: un'altra grossa ombra sintetica sul metal è stata quella gettata dalle colonne sonore dei film horror. In un'intervista del 2014 per Decibel Magazine, Ihsahn degli Emperor ha confessato: "Devo ammettere che sì, ascoltavamo un sacco di black metal, ma anche un sacco di colonne sonore. Colonne sonore dei film horror. Da questi suoni grandiosi, enormi, giganteschi, abbiamo tratto molta ispirazione.”

Quest'influenza delle atmosfere horror era chiaro non solo per quanto riguarda gli Emperor, ma anche nel lavoro di band a loro affini come Burzum, Enslaved e Thorns. Più si spingevano le barriere del metallo, più si ampliava il raggio delle influenze da cui questo genere veniva via via forgiato—nonostante sia sbagliato pensare che negli anni Novanta il genere si sia spinto soltanto in avanti. Ci sono state, come ci saranno sempre, scuole di pensiero più tradizionaliste che negano in assoluto l'ingresso delle tastiere dal portone del metal, anche se questi reazionari si dovevano scontrare con gli stessi pionieri del metal, dai Neurosis ai Satyricon, che in barba ai barbosi esploravano nuove possibilità sintetiche sia nei loro live che in studio. La famosa frase "No keyboards” che a volte diventava “No keyboards, no female vocals” riassume bene i sentimenti dei più reazionari, tra cui possiamo sicuramente contare il gruppo black metal ceco Maniac Butcher, che della negazione di donne e tastiere faceva manifesto.

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Negli anni Novanta, con tutto quello che stava cambiando intorno, non stupiva che alcune band dure e pure si fissassero con argomenti di questo genere e ci tenessero a ribadirli appena possibile, oltre che rimanere incagliate in pose da veri metallari (cosa che fortunatamente nella maggior parte dei casi si esaurì insieme ad altre minchiate degli anni Novanta). Viene da pensare che questo tipo di reazioni provenienti dai metallari più "true" derivassero dalla crescita di gruppi metal sinfonici come i finlandesi Nightwish, o in opposizione alla crescente popolarità di band come Limbonic Art o Dimmu Borgir (popolarità derivante da vere e proprie opere sinfoniche heavy metal come Enthrone Darkness Triumphant). Per molti metallari estremisti, negare le tastiere andava di pari passo con l'incoraggiare sonorità più grezze—nonostante personalmente trovi che uno dei dischi più grezzi di quell'epoca sia il primo 7" degli Abruptum, intitolato Evil.

Tutta quella negatività poteva forse essere ricondotta anche alla performance live. Probabilmente sono stati i Nocturnus a fornire la descrizione più valida dell'uso delle tastiere durante i concerti metal, quando, intervistati per il documentario del '91 Hard ‘N’ Heavy: Grindcore, il loro tastierista Louis Panzer ammette che “l'unica cosa in cui una tastiera ti limita è il movimento, non te ne puoi andare molto in giro. Me ne sto incastrato là dietro e posso thrashare solamente lì, sul posto.”

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La band black metal finlandese Beherit ha reso la questione ancora più complicata con Drawing Down the Moon, un album pesantemente sintetico considerato un classico assoluto del black metal. Uscito nel 1993, sarà il loro ultimo album metal convenzionale—anche se è tutto tranne che convenzionale. Drawing Down the Moon crea un'atmosfera plumbea, con voci sussurrate, passaggi ambient e black metal pestone. Con il seguito uscito nel 1994 H418ov21.C rinunciarono completamente al metal, dedicandosi a un puro dark ambient.

In quasi ogni sottogenere dell'heavy metal, i sintetizzatori continueranno a dominare. Prendiamo i Cynic, che nella loro opera progressive death metal Focus (1993) usarono le tastiere sia su disco che live, o la gothic doom band britannica My Dying Bride, che si affidò fortemente ai sintetizzatori sull'album del 1993 Turn Loose the Swans. Gli americani Today is the Day usarono i tastieroni sul loro album omonimo del 1996 per aumentare il casino. Addirittura i Voivod usarono i synth per la prima volta su Angel Rat del 1991 e The Outer Limits del 1993, suonati dal chitarrista Piggy e dal batterista Away. Gli anni Novanta furono un'epoca d'oro per i synth nell'heavy metal, aprendo la strada alle sperimentazioni del nuovo millennio.

THE OUTER LIMITS

Ho un ricordo preciso di quando vidi il muro di sintetizzatori all'interno di un negozio di strumenti usati nel 1989 e chiesi il prezzo di un synth dall'aspetto interessante. Era bianco e aveva una grande plancia con un sacco di lucine. Sembrava uno di quelli che si vedevano nei video musicali o sulle copertine degli album. Non sapevo cosa fosse in grado di fare, sapevo solo che Mic Michaeli aveva un sacco di tastiere attorno a lui nel video di “The Final Countdown” degli Europe e questo assomigliava a quelle robe lì. Quando chiesi il prezzo al venditore, lui rise e mi disse che avrei speso di meno comprando un'auto. Cosa che non avrei potuto fare neanche volendo, visto che avevo dieci anni.

Finii per comprarmi un Casio SK-5, completo di suono "latrato di cane" e possibilità di campionamento (beccati questa, Rick Wakeman). Passerà un decennio prima che, dopo aver ricevuto un Moog polveroso, cominci ad avere più esperienze con sintetizzatori analogici e digitali.

I dischi senza synth si dividono equamente tra eccellenti e pessimi (e allo stesso modo, album e band con i synth possono fare schifo). Quello che ho tentato di fare è condurci fino all'epoca di band come Pinkish Black, o il pozzo senza fondo di basse dei Sunn O))) (che da 3: Flight of the Behemoth si avvalgono anche del Moog), o il passaggio dei Wolves in the Throne Room all'utilizzo di soli synth (come i Beherit), o Author & Punisher, WOLD, Summoning, False, e molte, molte altre, grazie alle quali il panorama del metal continua ad allargarsi e differenziarsi. Non riuscirei mai a scrivere una storia completa del sintetizzatore nell'heavy metal. So perfettamente di aver lasciato fuori una montagna di album e live importanti (e vi incoraggio a postare i vostri preferiti nei commenti). Non considero affatto finito questo progetto, piuttosto credo sia un inizio di rivalutazione di uno strumento per cui ho un'ossessione che risale agli inizi della mia carriera e non è mai passata, e si estende su molti generi, dal synth-pop all'industrial. Ma, per me, analizzare il suo impatto sull'heavy metal è stata la cosa più affascinante, perché il synth ci è sempre stato, e ci sarà fino alla fine.

Terence Hannum è un artista e professore di arte che suona nei Locrian e negli Holy Circle. Seguilo su Twitter.

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