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Musica

Howard Shore ci ha svelato come ha composto la colonna sonora de "Il Pasto Nudo"

Tra visioni drogate, musica marocchina e il sax di Ornette Coleman, la leggendaria colonna sonora sta per essere ristampata in vinile.

Nel 1991, David Cronenberg diresse un adattamento per il grande schermo del famigerato capolavoro di William S. Burroughs Il Pasto Nudo (Naked Lunch), arruolando il collaboratore di sempre Howard Shore per musicare le due ore di paranoia, droghe e stranezze sessuali che ne uscirono fuori. Shore, che è amico di Cronenberg da quando erano ragazzini, ha realizzato le musiche di quasi tutti i film del regista, oltre che per Il Signore Degli Anelli e Lo Hobbit, The Departed e The Aviator di Scorsese, e il recente Spotlight di Tom McCarthy, premiato come miglior film agli Oscar. Non c'è bisogno di dirvi che Shore ha un bel po' di Oscar e Golden Globe allineati sullo scaffale, oltre a un bel po' di altri premi e nomination.

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Di recente, Howard Shore ha stretto alleanza con Mondo per fare uscire in vinile tre delle sue colonne sonore per film di Cronenberg: Il Pasto Nudo, Inseparabili (Dead Ringers, 1998) e Crash (1996). Gli abbiamo chiesto di chiacchierare con noi a proposito de Il Pasto Nudo, per raccontarci come ha usato la musica marocchina e il jazz di Ornette Coleman per trasportare gli spettatori nell' “Interzona.”

Noisey: Come vi siete conosciuti tu e Cronenberg?
Howard Shore: Avevamo amici in comune e siamo cresciuti nello stesso quartiere di Toronto. Ci siamo conosciuti quando avevo quattordici anni, David ha un paio d'anni più di me.

Com'è il vostro processo di collaborazione, interagite molto o ti lascia semplicemente libero di fare le tue cose?
È molto intuitivo. David mi manda sempre gli script molto presto, al che io mi studio il materiale originale e inizio a pensare al progetto. Poi discutiamo di chi reciterà nel film e quando girano io mi reco spesso sul set. Cerco di assorbire quello che a lui interessa e fare un lavoro che rifletta le sue idee riguardo la storia.

La musica de Il Pasto Nudo trasporta lo spettatore in una sorta di spazio mentale jazz-paranoico. Come ti sei approcciato a questo film?
Il Pasto Nudo è ambientato in un mondo chiamato “Interzona,” e leggendo il romanzo di Burroughs sapevo che era da qualche parte in Nord Africa. La colonna sonora combina la musica nordafricana dei Master Musicians of JaJouka, e Ornette Coleman, che veniva dallo stesso contesto culturale di Burroughs. Ho provato a lavorare con l'idea di mescolare il bebop newyorkese e la musica marocchina.

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È stato difficile intrecciare questi generi?
No, perché esisteva una registrazione che Ornette fece nei tardi anni Sessanta quando andò al villagio di Jajouka, sui monti Ahl-Srif fuori Tangeri. Lì registrò “Midnight Sunrise”,che poi uscì su Dancing in Your Head, del 1977. Quella canzone incarna il suono che cercavo: bebop alla Charlie Parker suonato da una orchestra marocchina. Ornette ai tempi viveva ad Amsterdam, per cui l'ho contattato e ci siamo incontrati a Londra per lavorare assieme. Abbiamo discusso molto dei primi dischi di Charlie Parker, per poi metterci a registrare in studio con la London Philharmonic.

Quindi la presenza di Ornette Coleman lo rende coerente con l'epoca in cui fu scritto il romanzo. Vi si adatta in maniera naturale.
The Shape of Jazz to Come di Ornette fu un album veramente rivoluzionario, e uscì più o meno nello stesso periodo di Il Pasto Nudo. Il romanzo è del 1959, per cui c'è una vera connessione tra il modo di scrivere di Burroughs e la musica di Ornette.

Ci sono parti orchestrali molto normali, che poi conducono ad allucinazioni drogate fatte di ottoni sguaiati. Era una tua maniera di costruire intensità dissonanti?
L'ho pensata come un'esplorazione sonora del colonialismo in Nord Africa. L'orchestra inglese, sol suo suono elegante rappresenta la colonizzazione del Marocco, ma ci sono anche le zone più estreme, sfuggite alla colonizzazione.

Spesso infatti la musica ti prende alla sprovvista: mentre segui le conversazioni tra i personaggi può capitarti di venire colpito da un sassofono molto pronunciato che diventa quasi parte della scena.
È il bello di Ornette Coleman. È un genio della musica. Purtroppo lo abbiamo perso lo scorso anno, e la sua mancanza si sente, ma io mi sento molto fortunato ad aver potuto pasare del tempo in studio con lui a registrare. Abbiamo anche suonato quella colonna sonora dal vivo un paio di volte: una a Belfast con la Ulster Orchestra, e una durante una proiezione del film con il figlio di Ornette, Denardo e il bassista francese Barre Phillips, che ha suonato anche nella versione originale. Ne abbiamo fatta anche una al Barbican di Londra con la BBC Concert Orchestra. E sempre stato molto divertente poter accompagnare una proiezione del film suonando dal vivo.

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Hai lavorato con molti musicisti famosi nel corso degli anni. Cosa ti è rimasto più impresso del lavorare con Coleman?
Negli anni Settanta ero il direttore musicale del Saturday Night Live, e mi capitava di decidere io quali artisti bookare. Nel 1978, invitai Ornette col suo gruppo Primetime, e fu fantastico. Ornette è un grandissimo artista, ma quella era la sua prima apparizione televisiva in assoluto. La sua vera grandezza derivava dal fatto che sapeva toccare gente di tutte le età. Anche se suonava jazz, riusciva a sporgersi ben oltre. Era molto bravo a esprimere le sue idee attraverso la musica. Era un genio e ripeto: sono stato fortunatissimo a poter lavorare con lui.

E invece cosa ti paice del lavorare con David Cronenberg?
Abbiamo una profonda connessione, che forse deriva solo dal fatto di essere cresciuti assieme, nello stesso quartiere. Abbiamo la stessa visione del mondo. David è molto intellettuale, probabilmente la persona più colta e con le letture migliori che conosco. Mi è sempre interessato stare in contatto con lui perché le sue idee sono sempre molto interessanti. Lui indica sempre la via, e e io lo seguo. Negli ultimi trent'anni ho scritto colonne sonore per quindici suoi film, ma non ci guardiamo mai ale spalle, ogni volta siamo concentrati sulla prossima avventura. Cerchiamo di non ripetere mai qualcosa che abbiamo già fatto, David cerca sempre di innovare quello che i suoi film possono essere e possono contenere. È anche un ottimo scrittore, ha sempre idee nuove e fresche.

Noisey Italia