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Musica

Capibara, il Justin Timberlake italiano

Capibara, oltre a regalarci un inedito del suo disco, ci parla di quanto adora i cuccioli, Tizianone Ferro e Justin Timberlake.
Sonia Garcia
Milan, IT

Se siete persone ammodo Luca Albino aka Capibara lo conoscete già e queste prime righe di introduzione vi saranno completamente inutili. Anzi sicuro come la morte che passerete direttamente al pezzo in streaming e all'intervista—non fatelo. Se non conoscete Capibara vi conviene ceccarvi le ultime produzioni di White Forest e scoprire che è l'autore di Jordan, LP uscito un paio di settimane fa per la suddetta etichetta, il tutto sempre rimanendo ben coscienti di non essere persone ammodo.

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Settimana scorsa Luca è passato dai nostri immacolati uffici—per l'esattezza il giorno dopo il live assieme a Godblesscomputers, Go Dugong, in apertura a Gaslamp Killer—accompagnato dal buon Matteo Lo Valvo, Audio Engineer/Distribution Manager dell'etichetta di cui è cofondatore. Insieme ci siamo chiusi in sala riunioni e abbiamo parlato per un'ora di Canini&Gattini, nonché di Tizianone Ferro, dei nostri licei e a tratti di Jordan—ma comunque con moderazione.

Smascherata la natura Caniniegattinesca di Luca, non ho esitato neanche per un istante a metterlo al corrente dell'esistenza di Mattia, il gatto di Mattia Costioli, nota celebrità del web, ottenendo la più tipica delle reazioni, ovvero la negazione dell'evidenza ("Ma che stai dicendo? Ma è vero? Non ci credo… Dai non è vero, non esiste").

Conscio del fatto che la lettura di tematiche del genere possa portare via anni di vita, Luca ha deciso di regalarci una traccia inedita che inizialmente doveva finire su Jordan"poi per un fatto di pippe mentali mie non l'ho inserita"—e che vi farà da colonna sonora all'intervista poco più in basso. Così, per non appesantirsi mentre si parla di cuccioli e di 111. La traccia è in free download, non abbiate pietà.

Noisey: Com’è andata ieri?

Luca: Ieri la situazione era abbastanza buona, però vedere poche persone per un nome così importante come Gaslamp Killer è stato un po’ strano. Vabe’, per il resto ci siamo divertiti. Lui un genio, un matto.

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Parliamo di White Forest. Mi sembra un momento più che positivo, no?

Sì stiamo diventando sempre di più. Alcuni se ne vanno, altri fanno da tutor ai nuovi entrati… Siamo quasi sulla decina adesso. Eravamo partiti in due.

In chat prima mi dicevi che ti piace Noyz…

Ma guarda, a Roma esiste la trinità: Totti, Noyz e il Papa. E io su uno dei tre non ci credo, sugli altri sì.

Ottimo. Come sta andando con Jordan?.

Jordan sta andando bene, non me l’aspettavo proprio. Ora vediamo, ho detto di averlo finito in un anno ma in realtà l’ho finito nelle ultime due settimane. Ho fatto tre tracce in undici mesi e le altre dodici in due settimane, più o meno. Tipo l’ultima che ho fatto è stata “Toro”, Millemmi mi ha mandato la voce il giorno prima della chiusura. Le prime furono “Jordan” stessa e “TV Party”. È stato strano perché alcune le ho scritte in treno, a casa, altre al mare da strafatto alle cinque di mattina—”TV Party” è nata così. Jordan è quello che più o meno è Capibara da quando è nato a due settimane fa.

Con dentro un botto di riferimenti alla roba che ti sei ascoltato in tutti questi anni, mi pare di intuire.

Quello che mi ha influenzato molto è Justin Timberlake, nella struttura delle canzoni. Soprattutto negli ultimi due album. A parte che The 20/20 Experience 2 of 2 è una cagata assurda, mentre la parte uno, The 20/20 Experience, è un capolavoro. Mi ha ispirato molto perchè i primi due terzi delle mie tracce sono “normali”, mentre l’ultimo terzo cambia del tutto, tipo moshpit. È una cosa che ho appreso ascoltandomi i vari “What Goes Around Comes Around”.

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Che bella.

È una traccia r’n’b che poi ha un cambio semi 2step-drum ‘n bass…

È bellissima, davvero. Ma quindi tu sei il Justin Timberlake italiano?

A livello di figa sì.

Chiaro.

Ero molto ironico… comunque, è un pezzo del 2007, cioè di un po’ di anni fa. È una roba che nessuno ha più fatto nel pop.

Boh io mi aspettavo tu mi tirassi fuori prima di tutto l’hip hop old school, un po’ come Godblesscomputers qualche tempo fa, non Justin. Spacchi ancora di più se mi tiri fuori Justin.

Justin Timberlake è stato uno dei più grandi ispiratori, ma in realtà ho avuto molte altre influenze. Tipo, il pezzo con Platonick Dive è un misto tra Moderat e National, come tipo di melodie. Poi ho anche roba più afrobeat e altre più tranquille… mi ascolto davvero di tutto. Adesso sto chiuso con Mezzosangue, ma la settimana prima mi stavo a risentire il primo disco dei The Weekend, due generi completamente opposti.

Allora te lo ascolti pure te il rap.

Alle medie o ti ascoltavi l’hip hop, o il metal oppure guardavi MTV. Io per fortuna sono capitato nell’hip hop. L’unica cosa positiva di Roma è che a rap è messa bene, per forza di cose sono cresciuto così. Cypress Hill, Wu-Tang Clan, ma anche Limp Bizkit quando avevo quindici anni… già allora mi ascoltavo tutto. La cassetta di Odio Pieno l’ho consumata. Il Danno per me è tutto. L’altro giorno stavo guardando una sua intervista, quando parla, quando racconta le cose io impazzisco. È come quando Federico Buffa parla dell’NBA… direi che il Danno è il Buffa del rap.

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Ah ecco, quindi segui l’NBA?

Purtroppo faccio le quattro di mattina per seguirmela, sì. Tifo pure una squadra di merda, gli Atlanta Hawks, che escono subito.

C’entra qualcosa col tuo disco? Te l’avranno chiesto in pochi immagino…

Tutti pensano che Jordan sia dedicato a Micheal Jordan… È figo perché sto scoprendo che ognuno vede un Jordan diverso, da Micheal a altre cose. In realtà è solo una ragazza perfetta, che in quanto perfetta è inesistente. È dedicato a questa persona. Poi dato che non esiste potrebbe anche essere un vaso.

“James Harden” è un tributo, giusto?

Be’ sì, anche se gli Houston Rockers mi stanno sul cazzo, lui resta il mio giocatore preferito.

E il tema della donna ideale si lega anche alle singole tracce o è una specie di contenitore più astratto?

Mi è venuto in mente tutto quando ho scritto “Jordan”, dopo una classica storia d’amore deludente. Ho sempre preso come punto di riferimento una donna, anche in “James Harden”, per dire. Mi sono immaginato come ci avrebbe potuto ballare una ragazza, mentre alcune le ho semplicemente dedicate ad altre figure femminili. Di mezzo ci sono sempre loro.

Solo figa.

Sì, volevo essere più poetico, ma sì.

In ogni caso è un disco pieno dei featuring più svariati.

Siamo tutti amici, anche se non siamo sotto la stessa etichetta, e neanche viviamo nella stessa città molto spesso. E magari non facciamo neanche le stesse cose normalmente. Quei featuring li ho fatti perché mi piaceva vedere come gli altri interpretavano la mia musica. Alcuni si sono semplicemente appoggiati e ci hanno cantato sopra, altri hanno preso e hanno stravolto tutto. Questo è molto vicino alla natura dell’hip hop, non esiste un album hip hop senza feat.

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Esatto.

La struttura dell’album è così, campionamenti di film, video, etc. Eessendo cresciuto ascoltando quella roba lì, è naturale che nell'album si senta.

Tu e Godblesscomputers in quel senso siete diversissimi dai 12 Inch Plastic Toys [Andrea e Lorenzo, cofondatori di White Forest Records].

Il bello di WFR è che, per esempio, io e Lorenzo siamo due persone diversissime. Penso l’unica cosa che abbiamo in comune sono i gattini.

Neanche i gattini veri, le gif.

Certo. Le nostre conversazioni sono o insulti, o gif di animaletti.

Mi sembra comprensibile. Tu sei iscritto a Canini&Gattini?

Luca: Chi non lo è?

Matteo: Io no, però sono su Imboschi.

Giusto, pure io. Luca se non sei iscritto dovresti provvedere subito.

[Segue momento di imbosco furente sulle seguenti pagine: Imboschi, Cucciolini, foto di ricci]

Che dire. A questo punto mi sembra strano tu non abbia dedicato una traccia a un gattino.

È vero, ci stava… faccio un EP dedicato ai gatti. Ma non solo, magari anche ai cuccioli di ippopotamo. Tra l’altro ho scoperto che ci sono i capibara al bioparco di Roma e ancora non ci sono andato…

Davvero?

Sì, un mio amico mi fa “Oh ci stanno i capibara al bioparco” e mi manda la foto di un capibara che caga nella vasca mentre l’altro accanto sta bevendo.

Altra domanda mai fatta, credo. Cosa si cela dietro il tuo nome?

Ti faccio la risposta breve: il capibara è brutto, peloso e in alcuni casi anche domestico. Se tu lo abbandoni muore di crepacuore. Sono io.

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Bene, quindi agli animaletti non hai dedicato tracce, ma direttamente il nome. Più che rispettoso.

Esatto, vedi. Pure Gaslamp Killer ieri mi fa “Oh Capibara, like the animal, so cute!”

Apposto. Per il futuro che piani hai?

Come secondo estratto pensavamo a “Toro”. Stiamo coinvolgendo alcuni street artist e videomaker di Roma per il video, dovrebbe venire una roba abbastanza grossa. Spero.

Da quanto tempo fai musica?

Marzo 2013. Nel 2008 ho conosciuto lui [Matteo Lo Valvo] sui social e abbiamo cominciato a prenderci bene per le stesse cose. Ho avuto la fortuna che alle elementari la maestra di musica ci faceva suonare la tastiera, e non il classico flauto. Da lì è iniziato tutto. Ho suonato un po’ tutti gli strumenti: pianoforte, chitarra, etc. A chitarra ero una schiappa, però almeno ho imparato a leggere gli spartiti e tutto il resto. Alla fine non è impossibile imparare da soli, basta essere un po’ nerd, non avere amici, non uscire e sei lì. Se hai queste tre qualità stai sicuro che impari.

Io alle medie l’ho suonato il flauto comunque, e mi piaceva di brutto…

Che brutto, mamma mia. Ma perché credi che tutti i migliori musicisti vengano dall’Inghilterra? Perché là sono tutti polistrumentisti, la musica la studiano da quando sono piccoli fino alle superiori. Il più scarso là sa suonare la chitarra. Qui invece saresti visto come il più figo, vedi Mannarino e gran parte dei cantautori italiani di adesso.

L’unico vero capo è Tizianone Ferro.

Allora, il primo album di Tiziano è un buon album r’n’b e pop, ma pure fico a livelli di basi. Anche il secondo è bello, ma nel primo c’è molta più ricercatezza. Ascoltatelo se non l’hai fatto.

Lo farò, anche perché di quello conosco solo le più famose. 111 però ce l’ho a casa in copia fisica.

È lui il vero Justin Timberlake italiano, altro che.

Sonia Garcia è fan di Tiziano Ferro, seguila su Twitter: @acideyes