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Musica

Le 10 canzoni che detestiamo profondamente per colpa degli spot pubblicitari

Avete presente il fenomeno per cui sentite una canzone talmente tante volte da volervi distruggere i timpani? Molto spesso è colpa degli spot pubblicitari.

Jimmy Page e Robert Plant hanno sempre vietato che la loro musica venisse usata per film o spot pubblicitari, salvo rare eccezioni, ed un motivo valido ce l'avevano eccome. Innanzitutto non sarebbe stato dignitoso sentir parlare di incontinenza femminile sulle note di uno dei loro più grandi successi, tipo "Immigrant Song," "anche io avevo quei problemi… Ma con il nuovo patellone non si nota!"—ecco. Quello che si sono evitati, soprattutto, è che il loro famoso riff di chitarra in fa minore diventasse lo spunto per suscitare, nei loro fan, una vaga sensazione di nausea.

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Altri, però, non sono stati così fortunati e sono stati costretti a scendere al compromesso di concedere il proprio pezzo come leitmotiv per immagini concepite al fine di propinarti a tutti i costi lozioni anticalvizie e prodotti miracolosi per l'igiene orale. Questo può permettere a una band di arrivare al grande pubblico, ma può anche rappresentare la corsia preferenziale per l'inferno.

Adele ne sa qualcosa, dato che, in effetti, "Rolling in the deep" deve una parte della sua popolarità anche alla campagna BMW di cui era colonna sonora. Ma parliamo in questo caso di eventi ancora al limite della tolleranza, anche perché il pezzo in questione, non si sa perché, non era fastidioso e continua a non esserlo—nonostante, oltre al suo decorso pubblicitario, venga abusato da quasi ogni candidata ai talent show che voglia dar prova della propria obesità vocale.

Oggi vorrei, invece, focalizzarmi proprio su quei pezzi che già in partenza erano troppo deboli per diventare un successo, troppo fastidiosi per diventare un classico, ma che—nonostante queste loro limitazioni strutturali—sono stati resuscitati da pubblicitari dall'orecchio fine che hanno pensato di utilizzarli come motivetti per campagne martellanti.

La conseguenza ovvia è che, a posteriori, anche solo l'ascolto dell'intro di una di queste tracce fortunate provochi nel destinatario reazioni violenti come: avventarsi sulla radio, ingerire tutta la confezione di antistaminici, picchiare forte il capo contro il muro—cose che si fanno per ovviare a quelle situazioni aberranti in cui preferiresti misurare le pulsazioni ritmiche di un martello pneumatico piuttosto che ascoltare per l'ennesima volta il tormentone pubblicitario incriminato.

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[I gestori di telefonia mobile hanno una gestione diabolica delle musiche per i loro spot e di solito la traccia che scelgono come rappresentativa della loro nuova campagna avrà sì la fortuna di ottenere un discreto successo, ma sarà anche destinata a diventare repellente per la maggior parte della popolazione mondiale dotata di orecchie.

I peggiori, in questo caso, sono i pubblicitari della Wind, capaci di trasformare una hit, già votata ad un triste travaglio come tormentone estivo, nel segnale immediato per un impulso nevrotico da reflusso esofageo.

Ma mettiamo giù i telefonini e torniamo ad ampliare il campo, iniziando la nostra rievocazione storica delle vittime più barbarizzate da questo spietato sistema:

Natalie Imbruglia - Shiver

Il brano ci aveva abbastanza convinti quando lanciò il terzo album dell'artista australiana nel non troppo lontano 2005. Due anni dopo (DUE ANNI, lo chiamano tempismo): la doccia gelida. Come se mancassero di fantasia o di connessione internet, ce lo vediamo riproposto in uno spot. Questo fastidioso cortometraggio aveva la peculiare caratteristica di andare puntualmente in onda ogni qualvolta si decideva di dire addio a grassi saturi e carboidrati, e di essere addirittura più irritante della canzone stessa. Qui una donna magrissima, dalle fattezze che ricordavano un ibrido tra Sherry Birkin e Nina Persson, fagocitava snack al cioccolato bianco nel completo disprezzo della razza umana.

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Midge Ure – Breathe

How Long is a Swatch Minute? Gli ultimi istanti di una partita di basket, l'attesa ad un appuntamento, la nascita di un figlio, il salto nel vuoto, i primi passi sulla luna, i primi momenti di incontenibile autolesionismo per cui, ancora prima che il minuto sia passato, avevi voglia di strapparti le orecchie dal cranio.

Frou Frou- It's good to be in love

Tipica storia edulcorata da romanzo Harmony in cui si finisce in due a mangiare un gelato (erano i tempi in cui al cyber sex si preferiva ancora il petting). Sentimentalismi a gogo con sfumature da commedia teen statunitense anni Novanta. Un fastidio infinito che nemmeno altre pubblicità di gelati con jingle peggiori sono riuscite a sormontare.

Andreas Johnson - Glorious

Che la crema di nocciole spalmabile sia qualcosa di glorioso e difficilmente sostituibile nelle fasi acute di depressione post-rottura, è una legge universale. Il fatto che per sponsorizzarla si scelga una canzone che—associata al prodotto—trasmetta inquietudine, resta uno dei più grandi misteri del marketing. Risultato: al termine dello spot, stomaco chiuso per almeno tre o quattro ore.

Village People – Go West

I classici di solito stufano già troppo in quanto tali, ma usati in una pubblicità, e per di più di una compagnia telefonica in cui vediamo gente emozionarsi fino alle lacrime per un modem adsl, diventano un ordigno da suicidio musicale.

Ace of Base - Life is a flower

Complice nella scelta del brano anche il testo con parole come "free", "smile" e "flower" che ben si sposavano con il mood del prodotto sponsorizzato. Ed in effetti chiedere ad una donna di sorridere per i suoi proteggi slip nuovi potrebbe essere una buona terapia per affrontare la fase premestruale con ottimismo.

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Keane – Everybody's changing

Peggio della suoneria del cellulare c'è solo il diventare la nuova sigla per lo spot di un operatore telefonico. In questo caso si trascende poiché la stessa canzone viene utilizzata anche durante l'attesa al servizio clienti. Inutile scappare per preservare la melodia dall'inevitabile rifiuto spasmodico. Il gestore in questione è proprio il tuo.

Klaxons – Golden Skans

Probabilmente più del brano, che ha il suo fascino, sono state le folte chiome della band ad ispirare l'azienda. Nobile gesto di prostituzione intellettuale in nome di una battaglia davvero difficile, quella alle doppie punte.

The Calling – Wherever you will go

Una mongolfiera che attraversa le verdi valli ed atterra in una grande prateria. In un mulino bianco una Milf dai capelli rossi sforna leccornie ipercaloriche su di un'elegante tavola apparecchiata. Un uomo con un bambino scende dal velivolo ed abbraccia la donna, che, come da copione, si abbandona ad un bacio appassionato. Cosa c'è di più romantico? La canzone, quella dei The Calling, trasformata immediatamente in hit da #pornfood per coppie di mezza età.

Gary Go – Wonderful

Non solo vittima della sindrome da "one hit wonder," ma anche della pubblicità. A salvare la nave che affonda (quella di Gary Go) il protagonista dello spot in questione, un aitante occidentale dalle spalle di marmo, che sceso dall'auto in tutta la sua eleganza, oltre a fare la sua degna figura, pone fine a quel tormento terribile che ha accompagnato lo spettatore per quasi 45 secondi, spegnendo la musica.

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Train – Drive by

La capacità di trasformare un successo in un decesso cronico. È successo ai Maroon 5, è ricapitato con Lykke Li, hanno perseverato con Mika (ripetutamente) ed infine il colpo di grazia con i Train, privati del loro momento di gloria con la hit giusta. E nel caso qualcuno avesse ancora una minima soglia di sopportazione, lo spot offre anche gag comiche da pelle d'oca e tremolio della palpebra.

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