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Musica

Un EP dallo spazio, davvero.

Bad Panda Records ha prodotto un EP realizzato unicamente con i suoni registrati dalla NASA negli ultimi 40 anni.
Mattia Costioli
Milan, IT

Dopo aver visto Interstellar la mia vita non è stata più così divertente, voglio dire, non che prima fosse questo gran spasso, ma vivere constantemente con la sensazione che Hans Zimmer sia pronto a incappucciarti e lanciarti dentro un buco nero è a tutti gli effetti un peggioramento della situazione.

Qualche tempo fa la NASA ha aperto il suo canale SoundCloud mettendo a disposizione dell'umanità una libreria sterminata di suoni, dal rumore dei razzi durante il decollo fino alla "musica" che produce il passaggio di una cometa, passando per tutte le comunicazioni tra astronauti e Houston. È chiaro come un EP realizzato unicamente utilizzando questi materiale fosse l'ultima cosa di cui avevo bisogno, ma questa è un'altra cosa che ho imparato dai film di Nolan.

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L'idea è nata dal collettivo Fabrica Music Area e l'EP è uscito per Bad Panda Records e gli artisti coinvolti sono Francesco Novara, Yakamoto Kotzuga, Edisonnoside, Geremia Vinattieri e JWCM. The Creators Project ha fatto due chiacchiere con ognuno e qui sotto trovate i loro viaggi, spaziali e non, la musica invece è qua sopra, ça va sans dire.

"Express 999" by Francesco Novara

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Francesco Novara si è ispirato alle atmosfere dell'anime Galaxy Express 999 di Leiji Matsumoto, in cui c'è un treno a vapore che viaggia tra i pianeti.

"La musica è come un'estensione del mio corpo, dei miei pensieri, dei miei sentimenti. In questo case il suono ha viaggiato da molto lontano, creando un collegamento invisibile tra me e luoghi che non potrò mai nemmeno immaginare di raggiungere. È qualcosa di incredibile. I viaggiatori sono sempre pieni di storie interessanti e bellissime da raccontare”.

"Yellowknife Bay" by Edisonnoside & Yakamoto Kotzuga

Imaggine via.

Questa canzone è stata pensata come colonna sonora per il video dell'atterraggio di Curiosity su Marte.

Yakamoto crede che “Sia incredibile poter ascoltare questi suoni, che in realtà non esistono, specialmente se arrivano da posti lontani anni luce. Lo Spazio mi ha sempre affascinato e credo che che l'esplorazione spaziale sia il punto più alto raggiunto dall'umanità". In tutti i sensi (scusate).

"V1 | 130" by Geremia Vinattieri

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Geremia Vinattieri si è ispirato alla missione Voyager 1, partita nel 1977 e che ha recentemente raggiunto i confini dello spazio interstellare. La cosa più affascinante di questi posto è che in realtà non c'è nessun tipo di rumore, perché il suono non ha mezzi attraverso cui propagarsi, tuttavia ci sono vibrazioni e frequenze che possono essere tradotte in onde sonore (ok, non ho idea di come questa cosa funzioni, prendetela un po' come viene). Al momento la sonda Voyager 1 è a tutti gli effetti l'oggetto umano più lontano dal suo posto di fabbricazione.

“Per ricreare la sensazione di questo viaggio ho creato un tema ciclico che fosse in grado di imitare la rotazione della sonda V1 nello spazio aperto. Per la linea di basso ho creato uno strumento partendo dalla sintesi granulare di una registrazione chiamata "Giraffes in Space". Per il tema sono partito da un piccolo sample di "Kepler: Star KIC7671081B Light Curve Waves to Sound", le percussioni e batterie rimanente sono tutti sample presi dalle registrazioni dalle sonde Voyager 1 e Voyager 2".

“Ho scoperto che la struttura principale ricorrente in questi suoni è una sorta di pulsazione regolare creata da qualche elemento melodico sconosciuto, quindi nella composizione finale ho inserito qualche piccola variazione nel pattern, mentre qualcosa più corposa attorno al tema, di modo da rompere quell'effetto ipnotico. Le variazioni rappresentano un po' gli incontri fatti da Voyager 1: pianeti, lune e asteroidi. Imagining the big variations as representation of the huge encounters of V1: planets, moons, and asteroids. Così come la sonda, anche la traccia finisce perdendosi in una nebulosa di suoni indefiniti”.

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"Corona Borealis" by JWCM

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La traccia di JWCM è un tributo a Carl Sagan: la Corona Boreale era la sua costellazione preferita.

“L'idea era di riuscire a creare due atmosfere: una melodia che fosse una specie di reminescenza del canto materno, e un'altra che fosse esattamente l'opposto, spaventosa e sconosciuta, che sono un po' gli aggettivi più adatti per descrivere l'universo. Per quanto mi riguarda ciò che è stato più affascinante in questo progetto era l'idea di lavorare con una materia prima che arriva da così lontano. Il mistero intorno alle origini di questi suoni è di per sè affascinante. Tempo, spazio, gravità, tutto quanto si muove e potrebbe nascondere un messaggio. È questo che contribuisce a rendere i suoni così magici. Fare musica con i file della NASA è stato come dipingere a colori usando soltanto bianco e nero, abbiamo dovuto prendere questo suoni e trasformarli in un linguaggio che fossimo in grado di capire, di usare per comunicare delle emozioni".

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