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Musica

Dopo "Formation", Beyoncé non è più la stessa

Con questo video a sorpresa, Beyoncé ha preso controllo dell'industria musicale mainstream.

Beyoncé è una performer. Ciò detto, ci ha invitati ad assistere alla sua liberazione in "Formation", ma ha anche bisogno che noi ne siamo testimoni—per capire davvero; per capirla come artista. Ciò di cui siamo stati testimoni, con l'uscita di "Formation", è una lezione di come un'artista pop possa articolare una visione politica che si distanzia palesemente dal pensiero dominante senza venire etichettata come didattica ed essere marginalizzata dai media. E non era possibile relegare "Formation" a una quieta quasi-esistenza nell'etere di Internet, perché è una canzone pop troppo bella. Il suo trascinante beat trap è stato abilmente concepito dal producer Mike WiLL Made It; il testo, scritto in collaborazione con Swae Lee dei Rae Sremmurd, ha il giusto equilibrio tra arroganza, sensualità e versi memorabili; il look, stilizzato da Shiona Turini e Marni Senofonte, ha catturato l'attenzione dei blogger, e la regia del video ha una perfetta patina artistoide-pop-documentaristica.

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“Formation” è una complessa meditazione sull'essere donna e nera, sugli Stati Uniti d'America e sul capitalismo. E l'afro-americanità che questo video articola non è una specie di costume astratto e fico che si può togliere a comando. C'è una specificità nell'essere nera e donna.

È “My daddy Alabama, Momma Louisiana / You mix that negro with that Creole make a Texas bama”. È ventisei donne nere di varie forme e gradazioni che ballano in sincrono. È seminterrati bui con grandi specchi in cui si agitano gloriosamente fianchi di maschi queer di colore. È avversione al sole, vestiti dal collo alto, corsetti e cosce allargate. È la voce di Messy Mya dall'oltretomba che chiede che cos'è successo a New Orleans. È il seno delle donne nere senza reggiseno che ballonzola in corridoi dai muri coperti di librerie e broccato. È case sottacqua perché undici anni fa l'uragano Katrina ha comunicato al mondo che il razzismo sistemico e istituzionalizzato è ancora reale e incorporato dallo Stato. "Formation" è Big Freedia, la regina della bounce music, che annuncia per a nome di Beyoncé e di se stessa: “I did not come to play with you hoes / I came to slay, bitch”. È Gucci Spring 16, Chanel pre-autunno, vestiti vintage e personalizzati. È la previsione della venuta di un Bill Gates nero. È la larghezza delle cosmologie nere che significa che la preghiera avviene sulle strade, nelle verande, sulle barche, nelle chiese e nei parcheggi. "Formation" è capelli blu, sguardo penetrante e fila e fila di parrucche rubate in vendita. È matrimoni etero neri in cui le mogli sono non-monogame e ricompensano i propri amanti con cene al Red Lobster, shopping, voli in elicottero e la possibilità di passaggi in radio. È le parole "Stop Shooting Us" scritte su un muro. "Formation" è un posto magico dove le auto della polizia affondano sotto il peso della donna nera; dove le squadre antisommossa si arrendono alla complessità ritmica di ragazzi neri; e dove le ragazze nere giocano senza preoccupazioni e restrizioni. "Formation" è un giornale chiamato The Truth con una foto di Martin Luther King Jr. e le parole "Perché un rivoluzionario è stato trasformato in un leader Negro accettabile dai bianchi?" "Formation" è un avvertimento per i media mainstream, che non cerchino di togliere a Beyoncé il valore politico nato dal suo essere nera, creola, Texas Bama. Ma è anche un avvertimento per la popolazione nera, che abbandonino i tentativi di rendersi rispettabili dal mainstream, dissezionando ossessivamente e ammonendo Beyoncé per cose assurde come la pettinatura di sua figlia (che, per la cronaca, a Beyoncé piace—"baby hair and afros").

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L'impatto di "Formation" deriva esattamente da questa ricchezza di voci. Mae Gwendolyn Brooks sostiene che le scrittrici di colore abbiano spesso usato voci multiple nei propri lavori perché questo permette loro di "comunicare una varietà di discorsi". Non come mezzo per integrarli nel mainstream bianco ma, al contrario, di "rimanere sul confine del discorso, parlando dal punto di vista privilegiato dell'insider/outsider". In "Formation", la coreografia pone letteralmente i corpi delle donne nere in forma di linee e confini che permettono loro di essere fisicamente dentro e fuori una moltitudine di punti di osservazione. E questa coreografia rivela una realizzazione di un tipo specifico di libertà femminista nera del Ventunesimo Secolo negli Stati Uniti d'America: ambiziosa, spirituale, decisa, sessuale, capitalista, amorevole e comune.

In termini di contenuto e presentazione, "Formation" è una canzone-video politica eccellente, ma l'estensione della sua popolarità e del suo impatto sono possibili grazie all'acume di Beyoncé quando si tratta di marketing e business. "Formation" è uscita senza alcun preavviso il giorno dopo quello che sarebbe stato il ventunesimo compleanno di Travyon Martin e il giorno prima del Super Bowl in cui era prevista una performance di Beyoncé. Era impossibile non parlare di "Formation", che si volesse entrare nel merito del suo esplicito supporto per il movimento #BlackLivesMatter oppure no. Era impossibile non chiedersi se Beyoncé l'avrebbe eseguita al Super Bowl. Con l'uscita inaspettata di "Formation" su Tidal alla vigilia del più grande evento sportivo degli Stati Uniti, Beyoncé ha trasformato il Super Bowl e lo spettacolo dei Coldplay durante l'intervallo in un opening act per la prima esecuzione live delal sua nuova canzone sull'essere nera e donna, sulla razza negli Stati Uniti e sul capitalismo. Alla sua performance, ovviamente, è seguita la pubblicità del suo prossimo tour.

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Beyoncé ha tenuto la sua prima lezione di marketing ed economia dell'industria musicale del Ventunesimo Secolo con l'uscita del suo album omonimo nel dicembre del 2013. A quel punto fu stabilito che non le serviva il marketing tradizionale per far uscire la sua musica e farla fruttare economicamente. Le bastava un video di trenta secondi per i suoi trenta milioni di follower su Instagram in cui annunciava di avere messo su iTunes 14 nuove canzoni e 17 nuovi video. In tre giorni, il suo album era in cima alla classifica di iTunes in 104 Paesi.

Nei mesi seguenti i post sul quello stesso account Instagram artefice del successo del suo album si ridussero a una manciata, mentre i caricamenti su www.beyonce.com crebbero. Molte pop star non avrebbero la forza di lasciar perdere un pubblico di oltre trenta milioni di persone. Beyoncé sì. Deve aver deciso che Instagram non le serviva più; e, a giudicare dalla velocità con cui "Formation" sta accumulando visite su YouTube, aveva ragione. E ora che c'è TIDAL Beyoncé non ha nemmeno più bisogno di iTunes. Ora pubblica la sua musica direttamente sul servizio di streaming che in parte possiede e carica i propri video sul suo sito e su YouTube. Inoltre, l'unico pezzo di industria accreditato alla fine di "Formation" è Parkwood Entertainment—la compagnia di Beyoncé—, e anche questo è un passo che si distanzia dal suo album che conteneva Columbia Records tra i credits.

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Con l'uscita di "Formation", Beyoncé è passata dal manipolare l'industria musicale della cultura pop all'usurparla. Ed è questa la libertà, quando sei una pop star femmina e nera in un Paese capitalista. Come canta nell'ultimo verso di "Formation", lanciando uno sguardo deciso in camera da sotto la visiera del cappello a tesa larga: “best revenge is your paper”.

La performance di Beyoncé nella parte di se stessa in "Formation" ha un che di risoluto e implacabile. Ha chiamato le donne "bitch" e ci ha chiesto di inchinarci nel 2013. Questa volta dice alle donne di "mettersi in formazione", di provare che "hanno un po' di coordinazione" e di "uccidere o sarete eliminate". Le femministe nere americane degli anni Settanta e Ottanta affermavano che le donne dovevano lavorare assieme per sopravvivere all'eterosessismo, al razzismo, al patriarcato e alla misoginia. La cosa più affascinante del testo di "Formation" è che la coordinazione nera, femminista e capitalista che Beyoncé appoggia non è una questione di sopravvivenza, ma di totale dominazione—l'istruzione è di "uccidere" e in effetti, l'abilità di una donna di "uccidere" è un requisito base. E, se pure questa presa di posizione può potenzialmente alienare una porzione di donne, può anche servire da appello per alzare le aspettative di realizzazione personale delle donne nere—a dispetto delle stesse forme di violenza e oppressione che ci troviamo ad affrontare.

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Angela Davis ha scritto che Billie Holiday, mettendo la canzone “Strange Fruit” (con la sua viscerale descrizione di un linciaggio a danni di persone di colore) al centro della propria scaletta live nel 1939, cambiò il modo di ascoltare tutte le canzoni precedenti a quella e alterò definitivamente il modo di ascoltare ogni canzone futura. "Formation" è la canzone e il video corrispondente nella carriera di Beyoncé. C'è una chiarezza, una coesione e un controllo estetico, lirico, politico, di immaginario e di cultura pop in "Formation" che è profondo e incommensurabile. La sua discografia non può più essere ascoltata nello stesso modo.

Lo scorso autunno ho tenuto un corso di studi all'Università di Waterloo, chiamato Gender and Performance, incentrato sull'album omonimo di Beyoncé. Se ne è parlato molto sulla stampa, e le reazioni erano di due tipi: c'era chi era assolutamente felice che Beyoncé venisse studiata con rigore intellettuale, e c'era chi pensava che la sua inclusione come oggetto di studio universitario segnasse il declino dell'educazione post-secondaria. Il mio corso analizzava i video dell'album tramite i temi del femminismo, della razza e della sessualità. Gli studenti hanno imparato a utilizzare l'afrofemminismo e la teoria critica della razza per analizzare i testi e l'immaginario dei video. È stata un'esperienza molto importante e istruttiva per me come docente, perché non avevo mai avuto studenti da subito interessati direttamente dalla materia—erano cresciuti con Beyoncé, conoscevano la sua opera, ma non avevano mai considerato profondamente il suo contesto storico, politico e culturale. Se "Formation" fosse uscita prima di questo corso, le discussioni sarebbero state molto diverse. La canzone e il video hanno un effetto significativo sulla lettura dei lavori precedenti di Beyoncé e allo stesso tempo fissano uno standard per i suoi lavori futuri, e lo standard non è più alto, ma è su un asse completamente diverso.

Oltre alla risonanza e all'importanza per la sua carriera, "Formation" è forse lo standard dall'impatto più profondo anche per ogni artista mainstream che voglia entrare nel dibattito politico senza perdere l'attenzione del pubblico di massa. Lo spettacolo dell'intervallo al Super Bowl è stato un viscerale promemoria di che cos'è stata e potrebbe tornare a essere la musica nera in America. Nell'anno del cinquantesimo anniversario della formazione del Partito delle Pantere Nere, le ventotto ballerine nere di Beyoncé hanno dominato il palco con berretti militari, stivali da combattimento col tacco, pettinature afro e cuoio nero. È stata un'ode all'era delle lotte per i diritti civili sull'altare del Super Bowl. Proprio come Billie Holiday ha riportato in auge la consapevolezza sociale con "Strange Fruit", "Formation" ha il potenziale di far tornare sotto i riflettori della musica nera pop la lotta per la libertà: dal razzismo anti-neri, dalla violenza di Stato e dalla povertà istituzionalizzata. È un cambiamento che farebbe bene a tutti.

Dr. Naila Keleta-Mae insegna Theatre and Performance allaUniversity of Waterloo, dove continua le ricerche su razza, genere e performance. Seguila su Twitter.

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